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Autore: lexie    01/07/2007    2 recensioni
Nulla é come sembra. Dall'odio può nascere l'amore? Si, parlo di quell'amore che per essere vissuto necessita di tanto coraggio. E quanto coraggio ci vuole per tornare indietro, sapendo già come finirà?Oh...molto di più...
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo Quinto
<< Tu Chiamami Cometa Dolce e Fattissimo Poeta >>


“Lascia che ti dica che sto male, lasciami e continua a non parlare …”
Una pergamena ingiallita dal tempo ormai. Una grafia sottile ed estremamente leggera. Semplice e senza fronzoli inutili. Due mani stringevano quella lettera.
”Dannata…”appena un sussurro quello di Sirius Black.
Se ne stava seduto su un vecchio letto, in una stanza del tutto buia con Fierobecco accanto che svogliatamente staccava piccoli brandelli di carne da un piccolo corpo esanime, che poteva essere quello di una lepre.
D’un tratto l’uomo s’alzo di scatto, sentiva che stava per arrivare. Una di quelle ondate di ricordi, così intense che lasciano il corpo sconvolto a vibrare per la veemenza e la forza dei particolari anche molto dopo che sono passate.
                                                               *

Hogwarts: venti anni prima. Primi di Febbraio. In riva al lago.
”Sei un maledetto idiota, Black!Che cavolo credi di fare,eh??!!Cosa credi che ne possa uscire da tutto ciò, se non la tua morte?Come hai potuto!” urlò una ragazza dai lunghi capelli amaranto. Sembrava realmente sconvolta, mentre si stringeva nel suo mantello.
”Diamine!Lo vuoi capire che non m’importa della mia vita? La mia vita non conta nulla per me!!” rispose Sirius.
”Che non importi a te, non significa che non valga nulla per me! Sei un idiota Sirius!Un dannatissimo idiota!”
La ragazza sembrava realmente spaventata, continuava a guardarsi attorno per essere sicura che nessuno li potesse ascoltare. Anche se era notevolmente difficile che con quella temperatura così rigida, qualcun altro a parte loro fosse in giro.
”Daire…” le si era avvicinato, mentre la ragazza aveva indietreggiato un po’. Lui non vi badò e mosse altri pochi passi, così le fu di fronte. Alzò lentamente la mano destra e la pose sul viso di lei. Era calda. Daire non poté fare a meno di chiudere gli occhi sentendo quel contatto, godendo di quello scontro tra la mano calda si lui e il proprio gelido viso.
”Daire…” ripeté lui, come se il suono di quel nome fosse la migliore delle droghe e il peggiore dei crimini. Lei aprì gli occhi per perdersi in quelli di lui, inevitabilmente.
”Ci uccideranno…lo sai!”
”No, non lo faranno…”
”Sirius…ti prego…io..”
Fu un attimo. La frase le morì in gola. Lui le tappò la bocca con la sua. Lei chiuse gli occhi e si abbandonò a quella terribile colpa, le mani rapidamente si andarono a posare sul volto di lui, come a poter trarre dentro di se quanto più “di lui” potesse. Lui la strinse a sé, le mani sui suoi fianchi, a voler evitare che potesse indietreggiare ancora. Sfuggirgli ancora.
In quel momento una lacrima le rigò il viso.
Fu allora che cominciò a nevicare…
                                                               *
Stava lì, fermo e terribilmente scosso. Certi ricordi non andrebbero mai rivissuti.
All’improvviso bussarono alla porta della sua stanza.
”Sono io…” una voce ovattata arrivò dall’altro lato della porta.
” Vieni, Lunastorta…”
Uno spicchio di luce si aprì sulla moquette,mentre con un cigolio la porta veniva aperta da Remus che scivolò in fretta all’interno della stanza, richiudendo altrettanto in fretta la porta.
”Non ci credo…cioè giù c’è davvero quello che ho visto? Kreacher che fa i servizi?” domandò all’amico divertito, anche se chiaramente quello era solo un pretesto per iniziare una spinosa conversazione.
”Già…a quanto pare il sangue di Daire continua a renderla padrona in questa casa. Ormai sono due giorni che le si è buttato ai piedi, insomma come se con Daire  << avesse visto la luce >> ” rispose amareggiato Sirius.
”Ah…capisco” si limitò a rispondere Remus, avendo capito di aver scelto l’approccio sbagliato, così fu più diretto.
”Come stai?”
”Strano…”
”Come strano?”
”Fuori come una cometa…”
  
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