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Autore: Panda_Ellie    14/12/2012    1 recensioni
Ogni canzone di American Idiot racconta qualcosa di Jimmy.
Lui è il Gesù di Periferia, figlio della rabbia di suo padre e dell'amore di sua madre, innamorato di Whatsername.
Jimmy è un personaggio vero, molto più fragile di quanto lui creda.
Deve imparare a crescere, a riconoscere i Saint Jimmy che la vita gli presenterà, sapendo che non è finita finché non sei sottoterra.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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City of the damned:

Saranno state le tre di mattina, e stavano tutti ballando e bevendo a volontà.
Nel locale c’era, come ogni sera, un gran casino, ed era impossibile anche solo camminare per la folla che c’era ammassata tra quattro mura.
Jimmy stava male.
Aveva anche lui trascorso la prima parte della sua serata a ridere in maniera impersonale e a muoversi rigidamente con la musica assordante ingurgitando quantità esorbitanti di alcool.
Ora stava davvero male.
Ma non era solo la nausea causata dagli alcoolici. Certo, voleva vomitare. Ma non era solo questo.
Avrebbe voluto vomitare anche tutto ciò che lo circondava e che lo stava uccidendo dentro.  Forse era già morto da un pezzo.                                                                                                                                                                 Sentiva un peso all’altezza dello stomaco, che non era causato solo dalla vodka.
Ad un certo punto, sentiva che questo vuoto avrebbe finito per inghiottirlo, come un buco nero.
E così fece l’unica cosa idiota che poteva fare.
Si chiuse in bagno, forse aspettando di essere salvato. Ma da chi? Davvero importa a qualcuno dei problemi degli altri?
Era una stanzetta piccola e malconcia, con i muri scalcinati e imbrattati di graffiti.
In quel momento, si adattava perfettamente al suo stato d’animo.
Sbatté violentemente la porta, e si sedette per terra con la testa tra le mani.
Doveva cercare di riacquistare un minimo di capacità intellettive, anche se sotto l’effetto dell’alcool  la cosa non era così semplice.
Chi c’era stata la scorsa notte nel suo letto?
Jamie… Jackie… qualcosa del genere.
O forse, con lei aveva fatto sesso due notti fa.
Ma del resto, cosa importa?
Si ricordava solo i suoi capelli biondi e quella sensazione di calore che aveva provato sulla sua pelle: un calore che trasmetteva molte sensazioni diverse, alcune anche molto belle. Però si raffreddava facilmente, e in fretta.
Appena Jimmy riaprì gli occhi, faceva di nuovo freddo.
Jamie (o Jackie…) si era rivestita in fretta e, dopo una passata di rossetto, se n’era andata.
-Non sono mai abbastanza. Qualsiasi cosa io faccia o sia, sono sempre questo idiota- pensò, guardando la sua immagine riflessa nello specchio scheggiato.
D’impulso estrasse un grosso pennarello nero, indelebile.
Cominciò, con un misto d’isteria e disperazione, a disegnare il suo autoritratto sullo specchio, ricalcando il suo riflesso rendendolo tuttavia quasi una caricatura.
Era così, lui? Pensò, guardando il risultato. Davvero appariva così agli occhi degli altri?
Beh, forse in 4D. Ma la sostanza era quella.
Guardandosi, vedeva quei capelli neri sparati in aria.
E quegli occhi verdi, cerchiati di nero anch’essi.
Jimmy era solo, immerso nel suo nero, in quella città di dannati. In quella maledettissima città della morte.
Dove quando nasci hai già un destino segnato, e sai  già quale sarà la tua fine. Altro che cattive amicizie e brutte compagnie. La verità, che nessuno voleva ammettere, era che chi nasceva in quella Sodoma del nuovo millennio era già predestinato a tutto questo.
I condannati a morte che abitavano quel luogo posto alla fine di un’altra autostrada dispersa non avrebbero mai potuto salvarlo, Jimmy lo sapeva.
Avrebbe dovuto salvarsi da solo, avrebbe dovuto uscire di lì esclusivamente con le proprie forze.
Li vedeva, i dodicenni in giro per le strade alle quattro del mattino con le bottiglie di superalcolici in mano. Le tredicenni si prostituivano nei bagni delle scuole in cambio di qualche pasticca.                                                                        I quattordicenni pieni di lividi e graffi dopo aver cercato la lite con qualcuno più forte di loro.
Quelle facce di bambini persi nel vuoto, induriti e incattiviti da quella vita straziante che conducevano.  Le facce che dovrebbero raccontare la spensieratezza dei primi anni dell’adolescenza, guardavano invece la gente con rabbia unita ad una celata richiesta di aiuto.
Ma a nessuno sembra importare davvero.
DEAD”.  Scrisse Jimmy sul muro di quel bagno.
Lo scrisse grande, in modo che tutti potessero sapere cosa li attendeva in quella città.
Che stupido.
Avvisava gli altri, quando il primo a perdersi era lui.
Il volume della musica di là era persino aumentato. Meglio, pensò Jimmy.
Urlò fino a perdere il fiato, finché i polmoni avvizziti dalla nicotina non sembrarono sul punto di scoppiare.
Urlava per non piangere come una ragazzina, urlava per cercare una liberazione da qualche parte.
Forse urlava anche per fare in modo che qualcuno lo sentisse.
Il suo omonimo del cielo sembrava ignorarlo.
Così al Gesù della Periferia non restava che urlare.
 
 


MESSAGGIO DELL’AUTRICE:
Boh, questo capitolo è un po’ moscio forse. C’è solo la depressione di Jimmy xD Tuttavia volevo dedicare almeno un capitolo a ciò che ha dentro questo ragazzo… Come sempre se il capitolo vi è piaciuto recensite, se non vi è piaciuto recensite ugualmente!
Un bacione e a presto!
-- Ellie-chan -- 
   
 
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