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Autore: Tomoko_chan    15/12/2012    4 recensioni
Perchè il mondo cerca la felicità, perchè non c'è felicità senza dolore.
Il cammino della vita è arduo, ma insieme si raggiunge la felicità.
"Eri la mia forza, anche se non lo sapevi. E lo sei tuttora.
Sei tutto ciò per cui vivo, ora che ho più di venti anni.
Perché spero di vederti, un giorno, a venti anni, a trenta, a cinquanta o quando saremo vecchi e decrepiti.
Ma ti voglio rivedere.
E stavolta sarò io a stupirti, sarò io a portarti dei fiori.
Il più grande rimorso è averti lasciato indietro." Dal diario di Itachi.
Attenzione: continuo di Dopo la guerra, Vita a Konoha. La storia può essere letta così com'è, perchè è presente un riassunto a inizio storia.
A gran richiesta una nuova trama, con nuovi (o vecchi?) nemici.
I personaggi sono lievemente OOC, solo perchè sono cresciuti, evitiamo fraintendimenti.
Sono presenti inoltre altre due coppie, che però non sono presenti nella lista. E molti personaggi!
Enjoy it!
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Shikamaru/Ino
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le storie dei Ninjia, Naruto negli anni.'
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Caldo e freddo

La notte era trascorsa ed anche l’alba era sorta mentre la squadra in missione si avviava verso le porte del villaggio con i malfattori catturati.
Hinata alzava lo sguardo e perdeva i suoi occhi nel cielo bianco, segno che presto avrebbe cominciato a piovere.
-Affrettiamoci.
Sasuke le passò accanto correndo controvento e la superò, seguito da tutta la squadra. Lei rimaneva indietro, trasportata dai suoi pensieri. Era turbata, temeva di avere ragione, non si sentiva pronta.
Non riusciva ad immaginarsi in quel cambiamento, non si capacitava di come fosse successo. Ora poteva  solamente cercare una certezza.
Tornò a casa velocemente, si fece una doccia, pulì e bendò ferite superficiali. Infine indossò una magliettina blu, i pantaloni scuri e una giacca  bianca e celeste.
Naruto ovviamente non c’era. Erano tornati in mattinata, ma non aveva fatto in tempo a vederlo prima che andasse alla magione. Un po’ ne era sollevata: quel ragazzo aveva il potere di leggergli l’anima, di capire i suoi stati d’animo fino nel profondo in un nanosecondo. Poteva essere leggermente ritardato in altre cose –e aveva ritardato di molto a capire che Hinata nutrisse un amore sconfinato per lui da anni- ma quanto si trattava di capire Hinata, lui era un maestro.
Non aveva il coraggio di parlargli, in quel momento, vedeva solo il nero della situazione.
Voleva solamente andare da Sakura per togliersi tutti i dubbi, e così fece.
Andò in ospedale, ma gli dissero che Sakura, per motivi piuttosto importanti, avrebbe ritardato fino alle nove di quella mattina. Esattamente un ora più tardi.
Una gentile infermiera l’accompagnò d’innanzi all’ufficio dell’Haruno e la fece accomodare in una delle poltrone della sala d’aspetto.
Hinata si mise comoda, per quanto potesse cercare di esserlo. Si sentiva come coricata su di un letto di spilli. Aveva paura di muoversi, di sbagliare qualcosa e di rimanere ferita. Era completamente in tensione.
 
Naruto era in tensione.
Stava seduto nell’ufficio dell’Hokage, disabitato e forse, per sempre, non suo. Era un tumulto di pensieri: si chiedeva se Hinata fosse tornata, se Sakura avesse trovato quelle lettere e le avesse date agli anziani, se Tsunade fosse sopravvissuta.
Stava con i gomiti sul tavolo e la faccia tra le mani, incapace di muoversi.
Pensava, si faceva tante domande e rifletteva. Era in grado di diventare Hokage? Si, si rispondeva. Sarebbe riuscito a convincere gli anziani di questo? Non ne era sicuro.
“Oh, Hinata, ma dove sei?” si diceva ora, pensando alla ragazza dagli occhi perlacei “Solo tu potresti rincuorarmi”.
Il rumore ritmico di qualcuno che bussava alla porta lo destò dai suoi pensieri.
La testa di Sakura sbucò dalla porta –Posso?
-Certo.
Entrò e si chiuse la porta alle spalle.
-Sapevo di trovarti qui, Naruto.
-Come mai, Sakura-chan?
-Perché l’altalena dell’accademia non c’è più- gli fece l’occhiolino lei, avvicinandosi.
Posò una lettera rilegata sul tavolo –Pensavo volessi avere questa- disse, sospingendola verso di lui.
Il biondo la prese in fretta tra le mani, curioso, e la guardò stupito. Piccole scritte che indicavano l’ora e il mittente in inchiostro nero, piccoli ideogrammi con uno stile ben noto. Jiraya l’aveva scritta per farla leggere agli anziani, era una di quelle famose lettere di raccomandazione.
-Gli anziani hanno letto e discusso le lettere durante la notte.- disse la rosa ben interpretando lo stupore dell’amico. –Questa mattina decideranno chi sarà il sesto Hokage. Ho pensato che nell’attesa ti andasse di sapere cosa dice il tuo sensei su di te.
Naruto sorrise a trenta due denti –Grazie Sakura-chan.- il suo sorriso andò scemando –Sakura… la nonna Tsunade come sta?
La ragazza negò col capo, gli occhi chiusi, senza dire nulla. Non andava affatto bene.
Annunciò di dover andare a lavorare ed uscì dall’ufficio.
Si rigirò nelle mani la busta ruvida, con quella scrittura pratica e perfetta. Se c’era una cosa in cui Jiraya fosse stato diligente, era di certo la scrittura. Aprì la busta e sfilò i fogli di carta.
Notò con quanta cura il suo sensei aveva scritto ogni ideogramma, con quanta cura avesse tenuto ai particolari. Cominciò quindi a leggere.
 
Cordiali saluti a voi, anziani.
Scrivo questa lettera nel caso in cui ci fosse qualche dubbio nella candidatura di Naruto Uzumaki per il posto di Hokage. Conosco questo ragazzo da anni, anzi, fin da quando era nella pancia della sua cara madre, Kushina Uzumaki. Credo che vi ricorderete bene di lei, della donna forte ed ironica che era. E ricorderete perfettamente il sacrificio compiuto da lei e dal suo promesso sposo, Minato Namikaze, padre di Naruto. Ricorderete bene l’intelligenza, l’animo buono e la potenza del Lampo Giallo di Konoha.
E’ nato da due persone meravigliose e importanti per Konoha, ma ci tengo a dire che non è grazie a loro che siamo qui a parlare di Naruto per il ruolo di Hokage. Se questo ventenne non avesse trovato la forza per combattere e, soprattutto, per vivere, non avrebbe superato i 5 anni di età. È orfano, è sempre stato solo fin da piccolo. L’unico che li aiutò in quel periodo fu il Terzo. Sapevo dell’esistenza di questo bambino e mi pento con tutto il cuore, dopo averlo conosciuto, di non averlo preso con me in tenere età.
Avevo riposto tutte le mie speranze in Minato, nella sua forza, ero convinto fosse la promessa, il bambino della profezia. Ma era morto e tutti i miei desideri erano crollati di colpo; egoisticamente, ho abbandonato il suo erede. Naruto è sempre stato solo, Dio solo sa come sia riuscito a non diventare una persona tenebrosa, cruda, vendicativa e malevola. E’ un ragazzo, un uomo, di natura buona, nonostante le avversità della vita. Questo mi meraviglia e non sono capace di dare una spiegazione. Naruto è semplicemente la persona giusta, perché è buona, intelligente, dolce, ironico e amorevole. Non è perfetto e non sono buonista abbastanza da ammetterlo, ma credo fermamente che qualsiasi suo difetto sia facilmente messo in ombra dalle sue virtù.
Lui è il bambino della profezia, l’unico in grado di spezzare la linea d’odio. E se gli darete la possibilità di diventare Hokage, entrerà nella storia.
Jiraya.
 
Naruto ripose la lettera nella busta e, serrando gli occhi, poggiò la schiena nella poltrona imbottita. Inspirò, si perse nel ricordo di quell’uomo tanto buono quanto strano.
C’era sempre, per lui.
 
 
Sakura aveva trovato la ragazza seduta sconfortata su quella poltrona. Incontrò il suo sguardo e la vide stringere i pugni sulle gambe, per poi alzarsi.
-Sakura-chan.- la salutò, la solita voce pacata, ma con un che di emozione.
-Hinata! Quando sei tornata?- infilò la chiave nella serratura e fece per invitarla ad entrare nel suo ufficio subito dopo di lei.
Entrarono immediatamente e la rosa andò all’attaccapanni a muro, sfilandosi il cappotto pesante ed indossando il camice.
-Giusto questa mattina.
-Naruto non mi ha detto niente!
-Ancora non lo sa.
E qui, Sakura cominciò ad insospettirsi, assottigliò gli occhi e la invitò a sedersi davanti a lei.
-Ho preferito passare prima da te.- disse scostando la poltroncina di cuoio nero per accomodarsi.
-Come mai?- le mani incrociate e il mento appoggiatovi, la testa leggermente inclinata ad osservarla –Qualcuno si è ferito durante la missione? Avete trovato qualche malato grave da farmi vedere?
-Sakura…- chiamò piano Hinata, che aveva capito che la dottoressa era entrata in gioco.
-Hai forse qualche ferita grave? Eppure non mi sembra, sei soltanto un po’ pallida.
-Sakura-chan..
-Naruto ha forse qualche tipo di problema? Ha una disnfusione…
-Sakura!- alzò leggermente la voce, giusto per non farla continuare.
-Cosa?
-Ho un ritardo di quasi un mese.
L’espressione in quel momento della giovane dottoressa era indescrivibile: gli occhi verdi sgranati, la bocca a formare una piccola “o” e il rossore che prendeva spazio sul suo viso.
Anche Hinata, ora, si sentiva in imbarazzo ed era diventata di un bel colore rosso acceso.
-Il tuo ciclo è regolare?
-Non sempre, ma ho avuto delle nausee ultimamente.
Sakura chiuse la bocca e deglutì –Ok Hinata, vieni con me.
Si alzò, seguita dalla Hyuga, ed andò ad aprire una piccola porta laterale d’un bianco anonimo, che celava una saletta per esaminare i pazienti.
-Mettiti qui.
La rosa le indicò un lettino marrone dove Hinata si stese. Subito, la giovane dottoressa le scoprì la pancia.
Solo in quel momento, la corvina, si accorse di aver preso un po’ di peso: guardava le mani esperte di Sakura premerle in punti precisi di quell’appena accennata rotondità, ogni tanto sentiva chiederle se le faceva male e lei negava piano col capo, tutta presa dall’osservare il suo ventre.
-Ora cercherò di capire se c’è e di quante settimane è. Ti farà un po’ male, al mio tre, inspira.
La vide annuire e ad un tratto Sakura disse “3!”.
Inspirò e sentì pressione sul ventre: il chakra verdino della ragazza e le sue mani premevano contro il ventre di lei. Aveva gli occhi chiusi, la dottoressa, tutta assorta in chissà quale marchingegno. Faceva male.
Dopo poco li riaprì, la fece sedere sul lettino e le prese le mani.
Taceva e la guardava curiosa, accrescendo la tensione di Hinata. Sospirò.
 -Saku…- fu interrotta.
-Nove settimane, Hinata. Auguri!
La ragazza sgranò gli occhi e poi,  ritornando alla calma, mise una mano nei capelli come ad accarezzare quel dolce pensiero.
Sorrise felice e si tirò giù dal lettino ed andò a stringere l’amica.
-Grazie, Sakura-chan- disse con un filo di voce.
-Non sono io che ti ho messo incinta!- scherzò lei.
-Si.. ma..- Hinata arrossì, scostandosi da lei, non sapeva che dire. Poi sorrise, di nuovo –Non una parola con Naruto, Sakura-chan!
La ragazza salutò ed uscì di tutta fretta, avviandosi verso casa. Si sentiva le gambe molli ed il suo cuore batteva forte, come quello di un uccellino.
Appena arrivata in casa, si lasciò cadere davanti alla porta.
La paura l’aveva abbandonata e si era trasformata in ansia. Ora sapeva che una piccola, minuscola vita cresceva in lei e non aveva più timore, anzi, ne era felicissima. Però sentiva pressione, ansia, tutti i dubbi salire a galla. Si chiedeva se fosse pronta, se lei e Naruto fossero stati buoni genitori.
Si domandava quale fosse il modo giusto per dirlo al suo ragazzo, ma soprattutto, quale fosse stata la sua reazione.
 
Haru non si aspettava niente di meno. Il ragazzo era arrivato e l’aveva travolta con la sua passione ardente, bruciante, col suo amore caldo e possessivo.
L’aveva presa e l’aveva coinvolta in tutto quel fuoco lì, sul divano di casa, non aspettava altro.
D’altronde glielo aveva detto: voleva avere una famiglia con lei, senza perdere tempo e senza preamboli.
Haru non era una ragazza da matrimonio, per sua fortuna. Tutto quello non le interessava, quell’assurda cerimonia, sfarzosa e senza un senso.
Era una ragazza dolce e romantica, ma non pensava che il culmine dell’amore fosse il matrimonio.
L’apice dell’amore, quello per essere felici, era il legame indivisibile.
Il conoscersi tanto affondo da non aver più bisogno di grandi parole. Il bisogno l’uno dell’altra.
Questo le bastava. Aveva la fortuna di aver trovato qualcuno che la pensasse allo stesso modo, qualcuno che amava e la rendeva felice.
Quindi si era lasciata travolgere. “Il naufragar mi è dolce in questo mare”1 mai pensiero più vero.
Villa Uchiha era un edificio enorme. Sasuke l’aveva costruita con fatica per la sua famiglia.
Ogni tanto Itachi, quando l’intravedeva mentre si scambiavano calde effusioni, si sentiva un egoista.
Si approfittava apertamente dell’ospitalità del fratello, privandolo della dolce intimità familiare al sapor di zenzero che avrebbe avuto quella casa se ci fossero stati solo lui e la sua ragazza.
Ogni volta che pensava queste cose, girava i tacchi e scompariva in un altro dei lunghi corridoi di casa Uchiha. Non poteva immaginarsi di venire allontanato e rimanere nuovamente solo.
Quel giorno, quando li vide stretti nella foga di un atto dolcissimo, preso da chi sa quale raptus uscì di casa, infischiandosene di tutte le urla offensive che il villaggio gli regalava. Imperterrito attraversò il villaggio e bussò con convinzione ad una porta poco conosciuta, ma con il nome “Uzumaki” scritto sopra in rosso.
Non ci volle molto e la porta si aprì. Una Hinata alquanto stupita apparve in tutta la sua bellezza.
Non si parlavano da un bel po’: lui l’aveva baciata e Naruto l’aveva picchiato, e la storia era finita lì.
Si rese conto che nonostante tutto ciò, il desiderio di averlo vicino in onore dei tempi passati non era svanito.
Al tempo stesso però, capì che Itachi significava guai. Era riuscito con un solo gesto a far litigare lei e Naruto e sapeva benissimo che, se il biondo lo avesse rivisto in casa sua, non avrebbe atteso molto prima di cacciarlo a suon di calci.
Guidata dal suo istinto sempre buono, scostò la porta e si spostò, invitandolo nonostante tutto a entrare.
-Dovrebbe essere il giorno più bello della mia vita, quindi non lo rovinare.- lo avvisò, mentre entrava.
L’uomo non fiatò e si andò a sedere sul divano di pelle bianca.
Una strana tensione c’era fra i due, si poteva tagliare con un coltello.
-Vuoi del tè per riscaldarti?
Il ragazzo annuì lievemente di rimando.
La scrutò mentre andava verso la cucina, fortunatamente open space.
La vide prendere la teiera e riempirla d’acqua, per poi metterla sul fuoco. Ogni tanto, con due dita, si sfiorava il ventre.
Si avvicinò cauta e si sedette di fronte a lui, sulla poltrona dello stesso colore del divano.
Si rese conto di essere osservata ed arrossì lievemente.
-Itachi…- lo chiamò con voce flebile, attendendo qualche parola.
-Ti chiedo scusa. Per l’intrusione, per averti abbandonata anni orsono, per ciò che è successo tempo fa. Prometto che chiederò scusa seriamente anche a Naruto.
Alzò lo sguardo e la vide annuire lievemente, ma non proferì parola.
-Il fatto è… che mi sento solo.
-Ma hai Sasuke, Itachi.
-So che mi vuole bene, stiamo spesso insieme, ma lui ha Haru.
Il fischio del tè sul fuoco li interruppe. Hinata si alzò, versò il liquido smeraldino in due bicchieri tipici e raggiunse Itachi. Si sedette davanti a lui, sul tavolino, e gli porse il bicchiere.
Le loro ginocchia si sfioravano, il respiro mancava.
Il moro fissò il liquido che risplendeva fra le sue mani, inspirandone il calore.
-Credo di invidiarvi, Hina-chan. Invidio te e Naruto, Sasuke e Haru. Invidio il vostro amore reciproco, l’esserci l’uno per l’altro, il desiderio di formare una famiglia- alzò lo sguardo e la vide toccarsi il ventre teneramente –Io non ho nessuno con cui condividere cose del genere.
-Quindi… quel bacio… non so dargli una spiegazione.- sospirò, fissando gli occhi scuri di lui.
-Per un attimo ho creduto di amarti. La verità è che io non so neanche cosa sia l’amore, tu sei stata l’unica ragazza con cui ho avuto un legame.
Hinata sapeva riconoscere il dolore. Lo aveva visto spesso, incontrato, si può dire, e ne aveva scritto il significato a fuoco nella mente. Guardandolo negli occhi, quegli occhi che non gli appartenevano, una placida sostituzione ai due pozzi neri che lo caratterizzavano, riusciva a scorgere la sua anima spezzarsi, infrangersi, incenerire nel fuoco.
Vide l’inferno nei suoi occhi. Hinata non era solo buona, era anche coraggiosa. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo, e lui lo sapeva, altrimenti non sarebbe andato da lei.
Gli sorrise dolcemente e gli tese la mano –Avrai presto qualcuno da amare, Itachi. Non sarai per sempre solo.
Lui abbassò lo sguardo e negò col capo. Non prese nella sua quella mano docile, anche se avrebbe tanto voluto. Inspiegabilmente, non si lasciò aiutare.
-Io…- borbottò - io non sono più io. Non ho nemmeno i miei fottuti occhi.
Irato, posò il bicchiere sul tavolino e scomparve dietro l’uscio di casa.
-La verità, Itachi, è che non vuoi essere salvato.- disse ad alta voce lei, osservando il posto vuoto lasciato nel divano.
 
Naruto era stato ore seduto nell’ufficio di Tsunade, pietrificato, a pensare al suo futuro. Tutto ciò a cui aspirava era avere una bella famiglia con Hinata e diventare Hokage. Si chiedeva se fosse riuscito a realizzare il suo sogno più grande.
Poi, verso le tre del pomeriggio, arrivò la brutta notizia.
Naruto si fece forza e si alzò, raggiungendo la camera di Tsunade. Vi trovò gli anziani, Shizune, Sakura e Arashi. Shizune osservava silenziosa la sua sensei, mentre Sakura piangeva fra le braccia di Arashi, che cercava di consolarla accarezzandole i capelli.
Il biondo si avvicinò piano alla defunta.
La donna non era più stesa su di un fouton, ma su di un letto alto e spesso.
I capelli ricadevano morbidi sul cuscino, la bocca era leggermente schiusa. Indossava un kimono bianco con disegni di draghi rossi e arancio. Aveva le mani sul petto, con in mezzo uno splendido buchè di rose gialle, che ricordavano il colore dei suoi capelli, ormai spenti.
Le accarezzò dolcemente una guancia, che era ormai fredda.
-Sei stata la cosa più simile ad una madre, per me, nonna Tsunade. Grazie.- disse in un sussurro, come se lei sola potesse sentirlo, come se stesse solamente dormendo.
Naruto si chinò e le baciò la fronte, dove una volta stava il sigillo. Poi, avvicinandosi al suo orecchio, sussurrò nuovamente un grazie stentato.
-E salutami il vecchio porco.- disse riferendosi al sensei.
-Namikaze.- qualcuno lo chiamò alle spalle, erano gli anziani.
Gli fecero cenno di seguirli e raggiunsero una piccola saletta, con un tavolo e sedie.
Si sedettero loro tre. Nella stanza erano soli.
-Domani si svolgeranno i funerali di Tsunade Senju. Entro il giorno dopo dovrai avere un bel discorso pronto da fare a tutto il villaggio. Dopo eseguirai il giuramento.
-Per?
-Non ci fare ricredere, ragazzo. Sei stato scelto per divenire il sesto Hokage della foglia.
Detto questo gli avvicinò molte lettere e Naruto riconobbe qualche nome. Era gente a cui aveva fatto del bene, durante le missioni, durante il viaggio con Jiraya. Ce n’era addirittura una di Gaara.
Il ragazzo boccheggiò, cercando qualcosa da dire.
-Non vi deluderò.- disse convinto, per poi sorridere –Quando si comincia?
 
Uscendo, dopo ben quattro ore di dibattito con gli anziani, dalla stanza, vide Hinata seduta per terra con la schiena appoggiata al muro. Era persa nei suoi pensieri, con le ginocchia vicine al petto e gli occhi chiusi.
-Hinata.
La chiamò dolcemente, richiamandola al suo mondo. La vide scattare in piedi e corrergli incontro, accucciandosi poi contro il suo petto.
-Naruto! Sono ore che ti aspetto. Qui è tutto strano, a stento ho scoperto quello che è successo a Tsunade-sama, poi ti ho cercato ovunque e mi hanno mandato qui, ma non so nemmeno perché!
-Ehi, calmati, principessa.- con una mano prese ad accarezzarle la nuca –Sei andata da Tsunade?
-Non mi hanno lasciato entrare, Naruto. Sono solo una semplice kunoichi, io!
Lui la prese per mano e cominciò a camminare. –Tranquilla, avrai modo di salutarla.
Inspiegabilmente per lei, l’Anbu d’innanzi alla porta si comportò in modo piuttosto referenziale con Naruto, si scuso per non aver fatto passare la ragazza ed aprì velocemente la porta.
Ora, sul letto della Senju, erano sparsi tanti petali di fiori.
Qualcuno vociferava che Sakura avesse dato di matto, strappato i fiori dalla defunta buttandoli a terra arrabbiata. “Alzati da quel letto, sensei, sei più forte di così!” questa frase ricorreva di bocca in bocca, apparentemente pronunziata da Sakura tempo prima.
La stanza si era riempita di sconosciuti: gente importante per la defunta, dicevano, ma erano solo dei ricchi snob.
La maggior parte delle persone che Tsunade amava erano già morti e lei, finalmente, li aveva raggiunti.
Hinata le si avvicinò, una calda lacrima solitaria percorse il suo viso, finendo sul kimono bianco della donna.
Naruto la vide inchinarsi e ringraziarla rispettosa. La donna l’aveva sempre difesa, affermando il suo valore più volte con il vecchio Hiashi.
Intanto Naruto le accarezzava dolcemente una mano, che ora erano stese lungo il letto. Aveva preparato un bigliettino, Naruto, e ora lo aveva infilato di nascosto nella mano dell’Hokage.
“Grazie di tutto, nonna Tsunade. E lo dico a nome del Villaggio, ora. Tutto grazie a te. Grazie”
Un po’ ripetitivo, vero, ma quei ringraziamenti racchiudevano tutto l’essere della donna.
Si allontanarono piano, i due, e per mano s’incamminarono verso casa.
Il cielo non era più bianco, si era fatta sera. I due si stupirono però nel vedere tutto il resto, ogni cosa, ogni tetto, ogni albero, d’un dolce bianco. La neve copriva tutta la città, accarezzandola e confortandola, premurosa. Continuava a nevicare in quel momento, e i due, stretti l’uno all’altra, camminavano verso casa, in uno strano silenzio.
Ad un tratto entrambi si fermarono e contemporaneamente dissero “ti devo dire una cosa importante!”.
Risero per il loro tempismo e alla fine si decise che toccava a Naruto cominciare.
-Non dovrei dirlo, ma fra due giorni prenderò il posto di Tsunade.- la vide sgranare gli occhi, stupita. Poi si indicò col pollice, fiero –Hai davanti il sesto Hokage!
Ed Hinata, che ora capiva (per un attimo aveva pensato che per posto intendesse morire), gli saltò addosso e lo abbracciò, mentre lui la sollevava felice.
-Sapevo che ce l’avresti fatta, Naruto-kun! Complimenti.
-E stato merito tuo, Hinata. Mi hanno dato tantissime lettere, tra cui una di Ero-sennin, una della nonna Tsunade e una tua. Era la più… strappalacrime, direi!
La ragazza arrossì vistosamente –Non credevo che te le avrebbero fatte vedere.
-E invece si, ‘ttebayò!- gli fece la linguaccia, contento –Tu invece che mi dovevi dire?- disse alzando una mano per accarezzarle il viso.
Hinata rimase per un momento in silenzio a bearsi del contatto, poi dolcemente gli prese la mano e la spostò sul suo ventre.
-Anche qualcun altro è felice per te, Naruto-kun.
Fu lui a sgranare gli occhi, stavolta, mentre lei gli regalava un sorriso felicissimo.
-Hinata…- pronunciò quel nome con dolcezza infinita –Non ci posso credere, è la cosa più bella del mondo!
La sollevò e girò più volte su se stesso, felice. Poi la strinse forte e la baciò dolcemente.
-Aspetta qui un minuto solo.- disse, con la bocca ancora sulla sua.
Naruto si scostò e si infilò velocemente in un negozio, dal quale uscì con una piccola busta.
La fece cadere a terra estraendone un cappellino per lui, che indossò subito, e una sciarpa d’un luminoso arancio, nel qualche avvolse la ragazza. Arrossirono entrambi per quel gesto premuroso, mentre Naruto le baciava dolcemente la fronte.

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Naruto era felice: in un giorno solo aveva realizzato tutti i suoi sogni.


Note1: ultimo verso dell'infinito di Leopardi. 
Il titolo è "Caldo e freddo" perchè sono le parole e concetti che ricorrono più spesso nel capitolo.
3710 parole, sta volta! Ragazzi, vi ringrazio davvero tutti per il vostro sostegno. Abbiamo raggiunto 53 recensione e, nella prima storia della serie, ho ottenuto questo risultato solo dopo che la stroia è finita!
Un ringraziamento particolare va ad Athalfuns, The breath wind e a farshid. Grazie per le vostre splendide recensioni e per le divertenti chiacchiere!
In ogni caso, le scommesse erano quasi tutte esatte (oddio, sono così banale?) quindi prendete qualcosa da bere e fate conto che l'ho offerto io u.u
Spero che mi farete sapere il vostro pensiero su questo capitolo, Besos!
   
 
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