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Autore: Eragon36    15/12/2012    2 recensioni
Murtagh torna dall'esilio che si era autoinflitto, pronto ad aiutare il fratello Eragon ad addestrare i nuovi Cavalieri destinati a vegliare su Alagaesia. Intanto lo stesso Eragon esplora le terre che ha scelto per addestrare i suoi allievi, e trova non poche sorprese. Intanto, vecchi e nuovi nemici tentano di minare la pace del neonato regno di Nasuada, mettendolo anche a serio rischio. Il titolo significa Destino e Amore.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nei mesi seguenti, Durok divenne sempre più abile sia con la magia che con l’antica lingua, e Korgan, dopo aver lanciato il primo incantesimo per spostare quel mucchio di pietre, aveva preso a migliorare velocemente, e in poco tempo aveva raggiunto il suo compagno di studi. I due ormai erano maghi provetti, e spesso loro e Eragon tralasciavano gli allenamenti con la magia e volavano coi i rispettivi draghi addestrandosi in feroci battaglie aeree,  in cui Saphira aveva gioco facile contro i due giovani allievi, e lo stesso valeva per Eragon. Non eccellevano ancora nell’osservazione mentale, e questo impediva loro di concludere il loro addestramento. Eragon notò che i due nani faticavano ancora a rimanere saldamente in sella ai draghi, soprattutto mentre questi facevano le loro evoluzioni e loro contemporaneamente dovevano combattere sia con la spada che con la mente. Come aveva fatto Oromis, Eragon li addestrò nello scoprire e neutralizzare i vari veleni, e da quel giorno in poi essi dovettero cercarne in ogni cibo o bevanda che assumevano. Cinque volte uno di loro fu avvelenato e o Eragon o Blodhgarm dovettero curarlo, ma tutto sommato apprendevano bene. Jura e Akor, intanto, erano diventati ottimi draghi, e all’età di nove mesi Saphira dichiarò: Non ho più nulla da insegnarvi, Jura e Akor. Io con voi ho concluso. Da dopodomani noi tre andremo con Castigo, Atma e Gretiem, per aiutare Castigo ad addestrare i due cuccioli. Domani andremo in esplorazione verso nord.
Sì, maestra.
 
Nel frattempo, Eragon seguiva, anche se senza interferire, a meno che non glielo chiedesse il fratello, l’addestramento di Dana e Amdir. La ragazza, dopo i primi tempi in cui si sentiva in soggezione a fianco all’elfo, più preparato di lei, sfoderò una tenacia e una determinazione senza pari, impegna dosi al massimo per raggiungere le abilità del suo compagno di studi. Murtagh sembrava lieto di avere due allievi così intraprendenti. Erano ancora all’inizio, ma dopo due mesi di addestramento i due maestri dovevano già impegnarsi  per penetrare le loro menti. Nulla in confronto agli sforzi contro Galbatorix o Durza, ma paragonabili a quelli che Eragon aveva dovuto fare per rintracciare i membri del gruppo di stregoni di Galbatorix sulle Pianure Ardenti. Inoltre, con stupore di Eragon, la ragazza dai capelli rossi era già capace di espandere la mente, avendolo toccato per chiedergli chiarimenti sull’addestramento che Murtagh stava conducendo con lei. Eragon l’aveva riferito a Murtagh, e il fratello gli aveva chiesto di aiutarlo per fare in modo che lui potesse continuare ad addestrare Amdir e intanto lei potesse sviluppare le sue abilità. Eragon accettò con entusiasmo. Dana gli ricordava lui quando aveva la sua età: spavalda, tenace e precoce. La ragazza, una volta rimasta sola con Eragon, prese a fargli delle domande in modo assillante: Da dove venisse, se era vero che aveva ucciso uno Spettro,  domande sulla storia dei Cavalieri, sugli elfi, sui nani e sulla storia della guerra contro l’impero. Per contro, Eragon scoprì una cosa che lo lasciò stupito: l’identità del padre della ragazza. Dalle sue descrizioni infatti capì che si trattava del comandante della formazione di soldati che lui e Arya avevano battuto durante il ritorno dall’Helgrind, quell’uomo coi baffi che lui stesso aveva trafitto con un sasso nella fronte. Il Cavaliere si guardò bene dal rivelarle la verità, per paura di perdere la sua fiducia, e decise di rivelargliela solo una volta che lei avesse completato l’addestramento.
 
Il mattino dopo, Saphira si svegliò all’alba, svegliò il suo compagno di vita e lo avvisò di dove aveva intenzione di portare Jura e Akor quel giorno. Eragon approvò, e la dragonessa uscì dalla camera del Cavaliere e si diresse nel campo di addestramento, dove trovò i due draghi ad aspettarla. Insieme partirono in direzione Nord.
 
Eragon si alzò e prese a eseguire, come suo solito, la Rimgar. Un’ora dopo terminò. Erano ormai cinque anni che tutte le mattine faceva quegli esercizi, e ormai aveva raggiunto una flessibilità e una grazia sorprendente: si toccava la punta dei piedi con i capelli. Nulla a che vedere con quella del suo omonimo, però. Il vecchio elfo arrivava a toccare terra con il naso. Un giorno ci riuscirò anche io, pensò Eragon. Dopo la Rimgar si lavò e si rase. Dopo aver terminato le sue abluzioni solite, uscì e andò al campo di addestramento. Con sua sorpresa, trovò Dana ad aspettarlo. "Buongiorno, Maestro" gli disse.
Eragon guardò la ragazza dai capelli rossi e sorrise. "Buongiorno, Dana-finiarel. Tu e Atma avete riposato bene?"
"Sì, grazie."
"Lui dov’è ora?"
"E’ già con Castigo."
"Iniziamo, fratello?"
Eragon alzò gli occhi e vide Murtagh con Zar’roc sguainata. "Oggi vuoi impegnarti, Murtagh?"
Murtagh rise. "Certo. Mi devi due rivincite, Eragon. Andiamo. Ah, vedo che c’è Dana con te. Nessun progresso rilevante?"
"No" disse Eragon nell’Antica lingua. Continuando nella lingua elfica, aggiunse: "Pensavo di farle iniziare a studiare l’antica lingua, poiché con la mente ormai è abile sia a difendersi che a combattere. Stamattina inizierò le lezioni, poi la manderò nel boschetto. Amdir come procede?"
"Bene. Ancora non riesce a espandere la mente a grande distanza e a fare altro mentre lo fa, ma impara in fretta. Lui non avrà bisogno delle lezioni di Antica lingua, perciò una volta padroneggiati questi argomenti inizierò con la magia."
"Ottimo. Ora, in guardia!"
Eragon disse a Dana di allontanarsi, poi estrasse la spada e, pronunciando l’incantesimo in modo che la sua allieva non lo sentisse, disse: "Geuloth du Knifr." Il fratello fece lo stesso.
Murtagh partì all’attacco con un affondo al fianco destro di Eragon, che il ragazzo parò facilmente. Prima che avesse modo di rispondere, però, Murtagh rigirò la spada nella sua mano, e la lama cremisi scorse su Brisingr, e puntò alla spalla sinistra di Eragon, che mosse il busto per evitarla, più fulmineo di qualsiasi umano. Da quella posizione Eragon tentò un affondo al torace indifeso di Murtagh, ma appena prima che la punta smussata di Brisingr potesse toccarlo Murtagh fece un salto indietro e evitò il colpo. Eragon sorrise, e contemporaneamente al fratello riportò la spada in posizione di guardia. I due presero a studiarsi, aggirandosi senza sosta. Dopo lunghi minuti, fu Eragon a rompere la tregua, saltando verso il fratello con la spada rivolta verso i suoi piedi, parallela alle gambe. Murtagh alzò Zar’roc a difesa, e Eragon lo sorprese alzando in fretta Brisingr, per spostare la spada di Murtagh. Ormai indifeso, Murtagh si chinò fulmineo sulle ginocchia, evitando la spada diretta alla sua spalla sinistra. Eragon atterrò dieci piedi dietro Murtagh, con una capriola. Rialzandosi si voltò, e vide il fratello che stava già attaccando. Schivò l’affondo al petto flettendosi all’indietro come un arbusto al vento. Si accorse però che il Cavaliere stava calando Zar’roc su di lui, quindi si gettò a terra e rotolò di lato, mentre la spada rossa si abbatteva di taglio nel punto in cui si trovava. Rialzandosi notò che Murtagh sembrava aver perso l’equilibrio, così tentò un affondo sul fianco sinistro del fratello. Invece Murtagh levò Zar’roc e deviò Brisingr. Il colpo fu così violento che le spade volarono in aria, andando a conficcarsi nel terreno a trenta piedi di distanza, e a meno di cinque da Dana.
La ragazza raccolse le spade.
"Bè, oggi siamo pari, eh fratello?" disse Murtagh mentre si avvicinava all’allieva per riavere Zar’roc.
Eragon lo seguì. "Concordo. In due mesi sei ritornato te stesso, ti faccio le mie congratulazioni. Era tanto che non duellavo così."
I  due giunsero da Dana, che però si rifiutò di consegnare loro le lame. La ragazza guardò i due maestri e disse: "Voglio imparare anche io a combattere come voi! Quando inizieremo?"
"Presto." Le disse Eragon. "Prima devi imparare a parlare nell’antica lingua, a leggerla e a scrivere. Poi inizieremo con questo e altri argomenti."
"Va bene, maestro." E riconsegnò loro le spade. I due rimossero la magia dai fili delle lame e le rinfoderarono.
"Dana, anche oggi tu andrai con Eragon. Amdir deve ancora imparare a controllare la mente, cosa che Eragon mi dice che sai fare benissimo."
"Sì, maestro."
Eragon cercò Murtagh con la mente, e gli chiese di poter parlare con Castigo. Una volta ottenuto il permesso, si rivolse al drago rosso chiedendogli le attività e i miglioramenti di Atma il giorno prima. Una volta saputi, lo ringraziò e si ritrasse. Mentre accompagnava Dana nel luogo in cui si esercitavano di solito, Eragon gli chiese, per la prima volta: "Come si distinguono le nuvole di tempesta da quelle innocue?"
La ragazza parve sorpresa dalla domanda, ma disse: "Quelle più basse sono di tempesta, ed è più facile volarci attraverso, mentre quelle più alte sono innocue."
"Perfetto. Tu e Atma avete compreso appieno il significato di essere compagni di vita. Mi hai soddisfatto di nuovo, Dana." Poco dopo sentì che Castigo lo cercava per informarlo delle risposte del drago.
La ragazza arrossì, rendendo indistinguibili le lentiggini sulle sue guance.
"Grazie, maestro."
I due proseguirono, e quando arrivarono Eragon disse: "Bene.  Oggi inizieremo i combattimenti mentali. Difenditi!"
E attaccò la mente della ragazza a piena potenza, e la trovò protetta d forti barriere, composte perlopiù dai ricordi che lei aveva di lui. In poco tempo riuscì a prenderne possesso e immobilizzarla. Si ritrasse e le disse: "Ottimo tentativo, ma non basta. Devi imparare a difenderti anche mentre fai altro. Ora riproviamo, ma nel frattempo dovrai spostare qui quelle pietre." E indicò il mucchio che usava per gli allenamenti magici.
"Tenterò, maestro."
Ripresero a combattere, e la ragazza durò la metà, spostando le pietre.
"Non ci siamo, Dana. Devi imparare a difenderti senza pensarci. Riproviamo."
Continuarono così per circa due ore, poi Eragon disse: "Per oggi basta così." E la mandò a meditare nel boschetto. "Ti aspetto a ora di pranzo  al castello."
"Sì, Maestro."
Eragon si recò al castello e andò a verificare i progressi dei suoi allievi Korgan e Durok, che si stavano allenando con la magia assieme a Blodhgarm e a un’elfa che Eragon ricordò chiamarsi Melime. Quest’ultima lo informò che i due continuavano a fare progressi, e che volevano iniziare a parlar loro delle parole di morte. Eragon approvò, e si congedò. Attese l’ora di pranzo conversando con gli Eldunarì.
Al pomeriggio Eragon iniziò a istruire Dana sull’antica lingua. Quella sera, appena dopo il tramonto, avvertì Saphira, Jura e Akor che stavano tornando. Le chiese: Com’è andato il viaggio? Trovato nulla di interessante?
Direi proprio di sì. Ma lo vedrai con i tuoi occhi. Lo stiamo portando qui lì. Com’è andata oggi?
Dana fa progressi enormi, e non ha fallito alla richiesta sulle attività di Atma. E Murtagh è tornato quello di un tempo. Eragon le inviò le immagini del duello.
Bel combattimento, commentò la dragonessa.
Torni presto?
Eccomi. Eragon sentì un ruggito e vide tre vampate di fuoco  - una azzurra, una violacea e una arancione - rischiarare il cielo. Pochi secondi dopo Saphira atterrò sulle zampe posteriori, reggendo un masso enorme fra le zampe posteriori. Pochi attimi dopo vide anche Jura e Akor atterare, con altri due massi di dimensioni paragonabili al suo fra le zampe anteriori
Per poco non svenne quando capì che aveva davanti tre enormi pezzi di acciaio luce, i due portati da Jura e Akor erano grandi almeno il doppio di quello che aveva trovato tre anni prima sotto l’albero di Menoa. Quello di Saphira era il doppio degli altri due.
Dove l’avete trovato?
Poco distante da qui c’è un pezzo enorme di questo materiale, gli disse Jura. Abbiamo lavorato tutto il giorno per staccare questi pezzi. Il masso originale era grande come me.
Grazie, Jura. Ottimo lavoro, potete andare. A domani.
Mentre i due draghi si allontanavano, Eragon chiese a Saphira: Come l’avete trovato?
Devo ringraziare una dragonessa selvatica. Mi ha detto che c’era qualcosa di strano e ci ha accompagnati sul posto. L’ho ringraziata e ho iniziato a staccare questi pezzi assieme a Jura e Akor. Era dello stesso colore di Glaedr…
Bè, dobbiamo informare Runhon, non credi?
Già… potresti liberarla dal giuramento e lei potrebbe iniziare a forgiare nuove spade.
Giusto.
Il giorno dopo riferì del ritrovamento a Murtagh, che gli disse: "Non ti ho detto tutto ciò che mi è capitato nella du Weldenvarden… o meglio, quello che è capitato a Castigo."
Il fratello gli riferì che Castigo aveva riscontrato una carenza nelle abilità di Fìrnen, e che il drago verde necessitava di un addestramento.
Eragon lo ringraziò e gli disse: "Riesci a badare anche a Dana mentre sono via?"
"Penso che sarebbe più opportuno che venga anche lei con te…"
"Va bene."
Eragon informò Saphira della decisione, e la dragonessa non riuscì a contenere la gioia.
   
 
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