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Autore: Giulia White    15/12/2012    4 recensioni
Mentre camminavamo lui disse, sempre con un bel sorriso: “Ah, io sono Neal”.
“Liz” ricambiai il sorriso e gli strinsi la mano che mi stava porgendo.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neal Caffrey, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia suonò.
Ma dopo poco più di un secondo, prima ancora che mi fossi svegliata completamente, si spense.
Qualcuno mi posò un bacio sulla guancia.
“Ehi” salutai Neal facendogli una carezza sul viso.
“Ehi” mi salutò a sua volta.
Ripensai agli eventi della sera prima e sentii le forze che mi abbandonavano. Non ce la facevo ad affrontare un’altra interminabile giornata.
“Come stai?” chiesi a Neal passandogli un dito sul labbro inferiore, dove il taglio della sera precedente aveva appena cominciato a rimarginarsi.
“Un po’ indolenzito, ma sto bene. Tu?”
“Bene” sospirai, non troppo convinta, e mi accoccolai più vicina a lui per riuscire abbracciarlo.
“Che c’è?” mi chiese Neal.
“Rimaniamo qui per sempre”
Lui rise, “Mi piacerebbe”.
Rimanemmo lì un paio di minuti, poi Neal disse: “Liz, dobbiamo andare”
“No” ribattei.
“Temo di si” disse sciogliendo l’abbraccio.
“Mi sa che non vado oggi a scuola”
“Come vuoi” disse lui dopo un attimo. Mi diede un altro bacio sulla guancia e fece per alzarsi.
Lo fermai prendendolo leggermente per un braccio, lo costrinsi a sdraiarsi di nuovo e lo baciai.
“Rimani qui anche tu” dissi fissandolo negli occhi.
“Non posso. Devo andare al lavoro”
“Possono fare a meno di te per un giorno”
“Io non credo” disse dandomi un leggero bacio.
“Dì che stai male” dissi con gli occhi supplicanti.
“Non fare quella faccia” sorrise – “Non posso”
“Quale faccia?” chiesi con fare innocente, ma mantenni lo stesso sguardo.
“Sai una cosa? Va bene” esclamò Neal.
“Davvero?” mi sorpresi.
“Sì” sorrise.
Sorrisi a mia volta e lo baciai di nuovo.
 
Allungò un braccio a prendere il cellulare che aveva appoggiato sul comodino e compose un numero.
“Ehi, Peter” disse.
Mi ricordavo di Peter. L’avevo incontrato fuori da scuola quando c’era stato quel ritrovamento.
“Non sto per niente bene oggi, potete fare a meno di me per un giorno?”. Una pausa. “Certo, chiama pure quando vuoi, ciao”. Chiuse la chiamata.
“Avrò saltato si e no due giorni da quando lavoro all’FBI, poi arrivi tu e mi fai inventare una malattia per stare a casa. Hai una cattiva influenza su di me” mi disse.
“Oh, certo, sono io che influenzo te. Continua a illuderti” sorrisi.
 
Rimanemmo nel letto per un po’ di tempo, crogiolandoci nel calore e nella sensazione di benessere di quando ci si è appena svegliati.
 
“Come ha fatto Jack a sapere che saremmo stati assieme ieri sera?” chiese ad un certo punto Neal.
Mi passai una mano sul viso, “Lo sapeva perché gliel’ho detto io” dissi.
“Cosa?”
Sospirai. “Ieri sono andata da lui, sai, per fare pace. E avevamo deciso che avremmo fatto come se quella sera là non ci fosse stata. Poi tu hai chiamato, chiedendomi di uscire la sera, e io, non so, gliel’ho detto”
Neal mi guardò incredulo.
“Mi ha chiesto cosa mi avevi detto, e eravamo appena tornati amici, perché non avrei dovuto dirglielo?”
“Sai, non devi mai credere a una persona quando dice che ‘ci è passata sopra’”
“Pensavo che avrebbe potuto farlo. E invece ho fatto un casino come al solito”
“Ehi, non dire così. Non è successo niente, ok?” tentò di rassicurarmi.
“Vuoi dire che non sei arrabbiato?”
“No, figurati” sorrise – “Che altro gli hai detto?” aggiunse dopo un attimo.
Riflettei, cercando di ricordare la conversazione. “Niente. Perché?”
“Bhè, lui era così arrabbiato perché pensava che noi..insomma..andassimo a letto insieme” disse.
“Cosa?” esclamai.
“Me l’ha detto mentre tu sei andata a chiamare quei due ragazzi..”
“E tu che gli hai detto?”
“Che non era vero. Ma ovviamente non ci ha creduto”
“Non so, io non gli ho detto nient..” mi interruppi per un istante. “Non ci credo. Io lo uccido, giuro che lo uccido.”
“ChI?”
“Billie. Billie. Figurati se poteva tenere la bocca chiusa una cazzo di volta”
“Ehi, dai, calmati, di chi stai parlando?”
“Billie è il mio migliore amico. Era con me quando sono tornata da Jack. Era lui che ci ha trovato..sai, qui da me l’altra sera. E l’avrà detto a Jack, perché non l’aveva già detto ad abbastanza persone”
Presi il telefono e composi il suo numero.
“Che fai?” mi chiese Neal, che era rimasto spiazzato dalla mia sfuriata contro Billie.
“Lo chiamo!” esclamai.
“Dai, lascia perdere”
“No, è colpa sua se è successa quella cosa ieri sera, se Jack ti ha preso a pugni..”
Neal mi prese il telefono, poi mi accarezzò il viso – “Lascia perdere, ok?”
“Non voglio lasciar perdere, dammi il telefono”
“Dai, in fondo il tuo amico non ha fatto niente, parlagli quando ti darai calmata un po’”
Piantai i miei occhi nei suoi, “Sono calma, dammi il telefono”
Neal rise – “Te l’ho già detto che si vede quando menti, vero?” – poi cercò di darmi un bacio, ma mi allontanai, “Vaffanculo, Neal, dammi il telefono!” esclamai.
Lui fece una smorfia quando lo mandai a quel paese e appoggiò il telefono fuori dalla mia portata.
“Abbiamo una giornata tutta per noi e tu vuoi passarla a discutere di questo?”
“Sì!” esclamai cercando di allungarmi sopra di lui per raggiungere il cellulare, ma Neal mi fermò e di mise sopra di me, impedendomi di muovermi. Mi diede un bacio – “Davvero?” chiese.
Questa volta non risposi. Neal mi baciò di nuovo.
“Ok, questo è decisamente meglio” ammisi.
“Lo so” sorrise.
 
**
 
Rimanemmo insieme tutta la mattina.
Eravamo in cucina verso le undici quando suonò il campanello.
“Aspettavi qualcuno?” chiese Neal.
“No, decisamente no” risposi. Perché avrei dovuto aspettare qualcuno alle undici di mattina quando avrei dovuto essere a scuola? – “I miei genitori non sono di sicuro, i miei amici sono tutti a scuola..”riflettei ad alta voce mentre andavo a guardare dallo spioncino.
“No, non sono tutti a scuola” mi corressi, e aprii la porta ad Alice.
“Perché non rispondevi alle chiamate mie e di Julia..?” chiese entrando, ma si interruppe vedendo Neal. “Oh.” disse.
Seguì un silenzio imbarazzato, durante il quale Alice spostava lo sguardo da me a Neal, chiaramente indecisa su cosa fare.
“Ehm, sì, lei è Alice..” accennai a Neal, che mi guardava perplesso.
“Oh, piacere!” esclamò Neal prendendo in mano la situazione e avvicinandosi a Alice per stringerle la mano.
“Ehm, ciao, Alice” si presentò e ricambiò la stretta – “Sono un’amica di Liz”
“Ah, sì, io sono Neal. Non so se Liz ti ha detto..?” disse gettandomi un’occhiata interrogativa, evidentemente indeciso su come definire il nostro rapporto.
“Oh, sì, lo sa” gli assicurai.
“Bhè, io andrei, mi dispiace se vi ho interrotto..” disse Alice cercando di evitare che quella situazione imbarazzante procedesse oltre, e intanto passava ancora lo sguardo da me, in pigiama, e Neal, a cui avevo dato un paio di pantaloni della tuta di mio padre e una maglietta.
“Se dovete parlare io posso andare” propose Neal.
“No, assolutamente, non c’è problema. Liz, ti avevo chiamato sul cellulare ma non hai risposto, se l’avessi saputo non sarei venuta” disse Alice.
“Eh sì, qualcuno mi ha sequestrato il telefono” dissi in direzione di Neal, che si limitò a fare uno dei suoi soliti sorrisi.
“Bene, vado”
“Ti chiamo in giornata, ciao” la salutai chiudendo la porta, dopodiché scoppiai a ridere come un idiota.
Anche Neal rise.
“E’ stata una delle figure di merda più grandi della mia vita” decretai.
“Non è stata un gran che, in effetti” concordò Neal.
“Dai, andiamo a vestirci che poi usciamo per pranzo” dissi.
“Senti, ma da voi a scuola non ci va nessuno?” chiese Neal, divertito.
“Mmm” storsi la bocca “quando abbiamo voglia” risi.
“Si deve ancora portare una giustificazione per le assenze?”
“Sì”
“Ah, che bei tempi. Mi divertivo troppo a falsificare le firme dei miei genitori”
“Immagino” risi.
“E tu come fai?”
“La so fare la firma dei miei genitori, non c’è bisogno di essere Neal Caffrey per questo”
Lui ammiccò, sorridendo.
 
Uscimmo a mangiare, al nostro solito ristorante a Midtown.
Durante il pranzo a Neal suonò il telefono. Guardò il display. “E’ Peter” disse prima di rispondere.
“Ehi, Peter, dimmi” – “Ehm, sì, probabilmente ero solo un po’ stanco, sono uscito a pranzo, sarei venuto in ufficio tra poco” – “Ok, tra mezz’ora, ciao” chiuse la chiamata.
“Che è successo?” chiesi.
“E’ passato a casa mia e ha visto che non c’ero” disse Neal con disappunto – “Devo andare in ufficio”
“Ah, va bene”
“Mi dispiace, abbiamo proprio scelto il giorno sbagliato. Te l’avevo detto che c’era quel caso che ci tiene occupati da un po’, no? Bhè, lo stiamo chiudendo”
“Oh, bene! Non ti preoccupare, vai pure”
“Comunque non mi sono dimenticato di quel week end che ti avevo promesso” sorrise.
“Va bene, aspetterò quel week end” sorrisi a mia volta.
“Che cosa farai oggi?” chiese.
“Mmm, vado a prendere a pugni Jack, torno indietro, prendo a pugni Billie e intanto cerco di evitare le chiamate delle mie amiche, che inizieranno tra massimo un paio d’ore” elencai.
Neal rise, “Magari limitati solo all’ultima”.
“Non crederai davvero che lasci cadere questa storia, vero?”
“Non devi prenderla troppo sul serio. Jack è solo un ragazzino geloso, lascialo perdere”
“Sì, ma quel ragazzino ti ha preso a pugni, e questo non mi sta bene”
“Liz. Guardami. Sto bene. Sto bene, ok? Non possiamo semplicemente..passare sopra a questa storia? Continuare come se due sere, due sere, da quando ci conosciamo, non ci siano mai state?”
Riflettei un istante.
“E’ davvero questo che vuoi?” chiesi.
“Sì” rispose con decisione.
“Va bene, allora. Non andrò da Jack” accettai.
“Ok” sorrise – “Adesso devo andare, ci sentiamo presto”
“Ok..”
Mi baciò e lo guardai allontanarsi. Forse potevo davvero dimenticarmi di tutto ciò che era successo.
 
 
Nota dell’autrice: Salve a tutti :) forse dovrei nominare questo capitolo “Noia del secolo”, visto che non succede quasi niente, ma vi prometto che il prossimo sarà migliore  :D *occhi supplicanti di perdono*
Come sempre ringrazio recensori e lettori e, bhè, alla prossima! 
  
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