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Autore: MissdontMissaWord    16/12/2012    3 recensioni
Kurtbastian; AU
Dal prologo: “Il Dottore: vacanze speciali per tutti i gusti.”
Così recitava il volantino che Kurt aveva trovato sul parabrezza della propria auto uscendo dal suo amato lavoro alla Vogue.com
E perché no? Aveva subito pensato. Rachel sarebbe partita il giorno seguente per una crociera con i suoi padri, e lui sarebbe rimasto nella loro casa di Bushwick, in completa solitudine. E aveva il brutto presentimento si sarebbe annoiato a morte. Decise quindi di recarsi all'indirizzo indicato sul pezzo di carta.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Sebastian, Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:
nessun personaggio di questa fanfic mi appartiene ma,
se state pensando al mio regalo di Natale, mi farebbe piacere Sebastian.

 




Prologue



 

Il Dottore: vacanze speciali per tutti i gusti.
Così recitava il volantino che Kurt aveva trovato sul parabrezza della propria auto uscendo dal suo amato lavoro alla Vogue.com
E perché no? Aveva subito pensato. Rachel sarebbe partita il giorno seguente per una crociera con i suoi padri, e lui sarebbe rimasto nella loro casa di Bushwick, in completa solitudine. E aveva il brutto presentimento si sarebbe annoiato a morte. Decise quindi di recarsi all'indirizzo indicato sul pezzo di carta. Che mete turistiche gli sarebbero state proposte? Non aveva mai viaggiato molto, non perché non potesse permetterselo ma perché nessun luogo l'aveva mai attirato veramente. Quando il navigatore dell'auto indicò che aveva raggiunto Fort Lee, il ragazzo si guardò intorno perplesso. Aveva inserito l'indirizzo corretto, eppure tutto ciò che vedeva era un tendone, come quelli da circo ma di dimensioni molto ridotte rispetto ad essi. Era nel posto giusto?
Scese dalla macchina e si recò in direzione del padiglione. Un drappeggio di tessuto era leggermente scostato, lasciando intravedere l'interno.
“Entra pure.” lo invitò una voce maschile. Nonostante l'anzianità conferitagli dalla voce, l'uomo che Kurt poteva intravedere nel buio non doveva avere più di una trentina d'anni.
“Salve... Lei è il Dottore?” domandò cortesemente.
“Sono il Dottore, e sono peggio di qualsiasi zia.*” si presentò questo.
“Prego?” rimase basito.
“Oh, nulla. Nulla. Stavo solo ripassando il copione, non badare a me.” si scusò. “Dunque... In cosa posso servirti, ragazzo?”
L'adolescente inarcò un sopracciglio. Quel tipo era decisamente bizzarro.
“Ecco, ho visto uno dei suoi volantini... E beh, non ho alcun programma per Natale, quindi vorrei sapere se ha qualche località... Possibilmente il cui prezzo sia accessibile – da consigliarmi. Nessuna vacanza mi ha mai entusiasmato, ma vorrei fare un ultimo tentativo.”
L'uomo sembrava non averlo ascoltato. Mentre Kurt parlava, lui aveva preparato un caffè su un fornello elettrico e si era pettinato i capelli; sembrava dar segno di essersi dimenticato della presenza di qualcuno nella sua dimora, e improvvisamente diventato sordo. Dopo un solo istante che il silenzio aleggiava nella stanza però, si voltò verso l'ospite con entusiasmo.
“Ti trovi nel posto giusto, allora! Non ti preoccupare dei soldi. Le mie vacanze sono per tutti, paghi quando torni, e solo se sei soddisfatto... E la somma è naturalmente a tua discrezione!”
Costui verso il caffè in tre tazzine, offrendone una a Kurt.
“Strano, aspettavo un cliente per quest'ora, ma è in ritardo.” mormorò rivolgendosi a sé stesso, sotto gli occhi esterrefatti dell'altro. “Comunque,” proseguì con un gran sorriso “Mi dai un paio di indicazioni sul tipo di vacanza che vuoi, e io ti spedisco subito nel posto perfetto per te. Semplice, rapido e indolore. Non trovi?”
“Ma...” balbettò spiazzato “Non ho portato i bagagli né nulla...”
“Non ti serviranno!” lo interruppe con uno strano entusiasmo. “Giuro, se ritarda un altro minuto lo faccio rimanere qui.”
Un colpo di tosse fece tremare il polso di Kurt, che rischiò di rovesciarsi il caffé addosso.
“Sebastian?” esclamò perplesso, osservando l'ultimo arrivato.
“Checca.”
Nella voce del vecchio nemico il ragazzo scorse un pizzico di meraviglia. Era strano scorgere alcuna emozione in lui, ma dovette ritenere che si trattasse del momento opportuno: anche lui, infatti, era decisamente stupito dal vederlo lì a New York o, più precisamente, in un luogo così ambiguo com'era quello dove si trovavano in quel momento.
“Eccoci qui.” ricominciò a blaterare il Dottore. “Allora, signor Smythe... Avevi detto Parigi, no? E tu invece... Una vacanza stimolante. Quanto stimolante?”
Il francesino guardò Kurt come a volerlo sfottere. Ma certo, stimolante per lui doveva avere un significato totalmente diverso da ciò che intendevano lui e il Dottore.
“Qualcosa di insolito, ma piacevole... Non saprei.”
“Quei pantaloni sono di Christian Lacroix, vero?” lo interruppe nuovamente. Sebastian quasi scoppiò a ridere, seccando definitivamente l'altro della situazione.
“Mi ha sempre affascinato, e aver l'opportunità di conoscerlo mi ha fatto davvero piacere.” continuò.
“Lei ha conosciuto Lacroix?” ripeté incredulo.
“Certamente. E hai presente il vestito di Helen Mirren ai premi oscar del 2007? L'ho aiutato io, a idearlo.”
Kurt non era sicuro che fosse vero, ma decise di concedersi il beneficio del dubbio con quell'uomo che, a dirla tutta, ispirava fiducia.
“Lei, signore, è un genio.*” disse ammirato.
“Lo so.” rispose questo con un sorriso garbato. “E' un mio hobby.*
“Bando alle ciance.” si intromise stufo Sebastian. “Posso partire?”
“Ah, Paris, Paris... Sei così impaziente di incontrare l'amore della tua vita?” domandò il Dottore facendogli l'occhiolino e poi porgendogli il caffè che, inverosimilmente, era ancora fumante.
“Mia madre mi aspetta per cena.” lo corresse freddamente, per poi sorseggiare la bevanda.
“Solo un attimo allora, sto pensando a dove spedire il tuo amico.”
“Non è...” iniziò la mangusta.

Io sono il dottore, fa' tutto quello ti dico, non fare domande stupide e non ti allontanare.*” lo zittì subito, per poi voltarsi e andare a sbattere contro qualcosa che non c'era... O non era visibile, più che altro.
“Tutto bene?” lo interrogò preoccupato Kurt.
“E' soltanto l'inizio, poi migliorerà.*” ribatté, estraendo dalla tasca un piccolo telecomando con due unici pulsanti: uno verde e uno rosso. Premette il primo. “Non ricordavo dove l'avevo lasciata, e non funziona se sono troppo distante.” spiegò con un sorriso genuino, mentre una cabina telefonica blu si materializzava proprio di fronte a lui.
I due ospiti si guardarono sbigottiti. Cos'era appena successo?
“Mi dispiace deludervi ragazzi, ma purtroppo questo aggeggio ha troppo carburante per fare tre viaggi... E io devo andare via più tardi, quindi farete il viaggio insieme. Non preoccupatevi, arriverete ognuno alla propria meta in men che non si dica... Si tratta solo di stringervi un po' per qualche istante. Allora...” rifletté introducendosi nel piccolo spazio. “Smythe a Parigi... E il suo amico... Dunque... Oh, sì.” sembrava piuttosto deciso. “E' perfetto. Signor...”
“Checca.”
“Hummel.”
“Signor Checca Hummel,” disse divertito “le posso assicurare che sarà la vacanza più insolita e divertente della sua vita. Ora prego, entrate.”
I due ragazzi fecero come era stato loro detto nonostante l'incertezza. Dopo tutto, quell'uomo sembrava sapere ciò che faceva. Come avrebbero dovuto ammettere poco più tardi, sembrava.
Li salutò calorosamente e chiuse lo sportello.
“Sai... Non abbiamo chiesto come tornare indietro.” constatò con terrore nella voce Kurt.
“Mi farò comprare un biglietto aereo dai miei.” alzò le spalle l'altro.
“Io non so nemmeno dove sto andando!” esclamò allora, sempre più spaventato. Non aveva idea di come avrebbe potuto farlo, ma in ogni caso quella cabina non dava segno di essersi ancora mossa. Erano ancora nell'ufficio del Dottore, quindi. Cercò di aprire la porta senza riuscirci un paio di volte. Le diede una spallata, ma nulla. Solo uno scossone che fece tremare i vetri. Alla seconda spallata, lo sportello si aprì con inconsueta facilità, facendo cadere Kurt a terra e Sebastian liberarsi in una grassa risata. Il ragazzo accasciato al suolo imprecò mentalmente, per poi rendersi conto che non si trovavano nello stesso luogo di qualche minuto prima. Anche la risata dell'altro si spense.
“Okay, potrebbe anche essere che questa sia la tua destinazione... Ma perché io sono qui con te?” chiuse lo sportello con decisione. Kurt si rialzò, ma vide che la cabina non si era ancora mossa. Aspettò, osservandola. Dopo una decina di minuti, aprì lo sportello.
“Sebastian... Sei ancora qui.” gli fece notare.
Quello sbuffò nel rivedere il volto del suo acerrimo nemico.
“Carburante esaurito, sembrerebbe.” sbuffò con risentimento. Perché non aveva preso un aereo? Ora era sconvenientemente bloccato da qualche parte con quella brutta copia della vecchia Betty White.
“Vedo delle luci, dietro la collina. Magari siamo fuori da Parigi, e sono io quello che non avrà la vacanza desiderata.” tentò di risollevarlo. Sembrava davvero abbattuto e poi, anche se non conosceva la famiglia di Sebastian, sapeva che Carole si sarebbe lamentata per giorni se lui o Finn non si fossero presentati ad una cena importante, come sembrava quella del ragazzo. Figuriamoci la madre di un signorino perbene, avrebbe fatto ancora più scene.
Sebastian uscì dalla cabina. Non appena sbattè la porta alle sue spalle, questa svanì.
“Stiamo scherzando?” esclamò, facendo seguire un elenco di imprecazioni irriverenti.
Tirò un calcio ad un sasso e prese a camminare verso quello che sembrava un centro abitato di dimensioni piuttosto grandi.
“Ehi, aspetta!” strillò Kurt, inseguendolo.
Dopo aver camminato silenziosamente sotto la neve che cadeva per una decina di minuti, giunsero sul limitare della città.
Molte persone chiacchieravano tra loro. Erano vestite in modo piuttosto inusuale, anche a detta di Kurt.
“Questa non sembra Parigi.” affermò Sebastian.
“Certo che è Parigi.” lo rimbeccò l'altro. “C'è la tour eiffel, non l'hai notato?”
“Non ho detto che non è. Ho detto che non sembra, Hummel.” ribatté stizzito. “E non sembra nemmeno il ventunesimo secolo.
Grazie dell'acuta intuizione, Sebastian.” disse freddamente Kurt. “Mi scusi?” tentò di indirizzarsi ad una donna. “Excusez-moi?” Quella si voltò.
Oui?
Sauriez-vous me dire quelle journée sommes-nous?
Bien sur, nous sommes le 23 Decembre 1912.
Merci.” ringraziò cortesemente, per poi voltarsi e rivolgere un'occhiata disperata a Sebastian. Erano finiti cent'anni nel passato! A meno che non si trattasse di una rievocazione storica... Ma era tutto troppo realistico per questa opzione.
“Lo so, quando hai detto journée mi sono sentito morire anch'io, Hummel. E poi, la tua pronuncia mi ha fatto venire i brividi. E' davvero pessima, credimi, e ho sentito parlare anche Thad Harwood.
“Non ho bisogno delle tue offese per demoralizzarmi, Smythe. Hai sentito quella signora? Siamo nel 1912!”
“Oh-” disse sconfortato, sembrando realizzare il fatto solo in quel momento.
Stettero in silenzio ad osservarsi per qualche istante. Non erano più nei pessimi rapporti che avevano caratterizzato l'anno precedente, ma perché proprio loro due dovevano essersi trovati in quella sconveniente situazione?
“Okay.” fece il punto Kurt, tentando di dimostrarsi positivo nonostante l'occhiataccia che gli rivolse il ragazzo. “Importa dove siamo? Una vacanza è una vacanza. Divertiamoci e basta.”

 




Angolo della pazza sclerata logorroica autrice
Buona domenica a tutti! Nonostante abbia già una long in corso su Glee, me ne vengo fuori con queste cose assurde.
Allora.
No, non è una cross-over con il doctor Who, ma questo compare nel prologo e nell'epilogo (anche se non si tratta proprio di lui, in questo caso).
Sì, perché dovete sapere che io non scrivo come le persone normali (credo); io quando scrivo una storia ho già ben in mente cosa succederà in ogni singolo capitolo, anche i dettagli insignificanti (soprattutto quelli). Poi è solo un lavoro di mettere insieme tutte le frasi (sembrerebbe facile, vero?).
Ovviamente non vi serve sapere chi sia il doctor Who né seguire la serie per leggere questa storia. Vi basta sapere questo:

(da wikipedia) 
Il misterioso Dottore (Who in inglese significa "chi") è in realtà un extraterrestre, un Signore del Tempo (Time Lord), presunto ultimo superstite del pianeta Gallifrey, che compie viaggi spazio-temporali a bordo del TARDIS, un'astronave che all'esterno presenta l'aspetto dimesso e le dimensioni di una vecchia cabina telefonica della polizia britannica, ma in realtà ha uno spazio interno di enormi dimensioni. Il TARDIS (Time And Relative Dimension In Space, ovvero "tempo e relativa dimensione nello spazio", volutamente ambiguo) è il veicolo del Dottore e costituisce una delle tante creazioni dei Signori del Tempo, razza di cui l'ultimo esponente è il Dottore. Il TARDIS però non è una macchina, non completamente almeno: il Dottore infatti afferma che i TARDIS venivano "allevati", ed in più nella parte finale della prima stagione della nuova serie si parla del fatto che il TARDIS abbia una "propria volontà".

Ecco, detto questo, abbiamo detto tutto sul Dottore.
Ah, se qualcuno segue la serie ha riconosciuto qualche citazione, prese precisamente dalla 5x01 e dalla 6x01. Sono quelle con l'asterisco.
Ora, punto cruciale. Come nasce questa fanfiction? In un freddo sabato pomeriggio di molto tempo fa (vedi: ieri), c'era una volta il mio cervello insano che ha visto queste immagini (no, non è il mio tumblr) e ha deciso di scassare a tutti con una bella storiella (10 capitoli + prologo + epilogo, se i miei calcoli sono giusti... Avrebbe potuto essere peggio). Nel mio caso però il Dottore è rimasto nel presente, perciò tanti saluti.
La traduzione delle frasi. Mi sembra inutile, ma in ogni caso:


Scusi?
“Sì?
Sapreste dirmi che giornata siamo?
“Certamente, siamo il 23 Dicembre 1912.
“Grazie.


Infine, la storia di Lacroix. E' lì per caso, ora come ora. Inizialmente pensavo di mandare quei due poveri sfigati nel 1951, che era appunto l'anno di nascita di Lacroix, ma poi il TARDIS ha deciso di fare i suoi capricci perché secondo lui cinquant'anni nel passato erano troppo pochi. Anche cento forse, ma vabbé. La storia di Lacroix è rimasta perché la citazione che ne deriva mi piaceva troppo, e ormai non sarei riuscita a trovarvi un altro contesto.
Ecco tutto, ho finito.
Un bacio,

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