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Autore: REAwhereverIgo    16/12/2012    6 recensioni
è passato un anno dall'addio definitivo di Layton a Claire, dalla partenza di Luke e dall'ultimo caso del professore... A un certo punto Lisa, giovane neolaureata, diventa la sua nuova assistente.
Il suo comportamento fin da subito suscita curiosità in Layton... Che cosa nasconde davvero? Hershel avrà il coraggio di lasciar andare il passato per darsi un'altra opportunità?
Per chi ama la coppia laytonxclaire (come me! quanto ho pianto alla fine del gioco!) mi odierà, ma ero così triste nel pensare che quella fosse la fine per Hershel, che mai più nella vita avrebbe trovato l'amore, che ho deciso di dargli un'altra possibilità! Probabilmente sono stata un po' OOC, vi chiedo scusa... spero che la storia vi piaccia!
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13

Layton guardò Lisa, stupito di non essersene accorto prima. Era chiaro come il sole, era sempre stato evidente, ma la sua cecità non gli aveva rivelato la verità.

“Tua madre è stata molto furba, sai? Non avevo capito fin da subito l’ubicazione della spilla, ma devo ammettere che era logico che l’avesse nascosta nel luogo che più le stava a cuore” iniziò a spiegare, sorridendo. Zeus rise e si mise comodo.

“Sapevo che utilizzare te mi sarebbe tornato utile. Forza, consegnami quell’oggetto” disse maligno.

“Prima di svelarvi il mistero, voglio che tutti quanti leggiate questa lettera. So che può sembrare una perdita di tempo, ma è tutto scritto qua” rispose, passando il foglio alla ragazza.

“Puoi pensarci tu, per favore?” le chiese, facendole capire con gli occhi che aveva la situazione sotto controllo. Lei annuì e afferrò quel pezzo di carta che negli ultimi quattordici anni le aveva tenuto compagnia mentre piangeva, da sola, la sera. Le tremava un po’ la voce per l’emozione, ma cercò di non cedere alle lacrime.

“Scusami se ti disturbo proprio adesso, so che sei impegnato e mi rendo conto che non mi devi niente. Tu e mio marito siete sempre stati ottimi amici e, adesso che siamo entrambi in pericolo di vita, ho bisogno del tuo aiuto. Quando sei venuto da noi ti abbiamo parlato della Spilla di Venere, ricordi? Ti avevamo detto che non ne conoscevamo l’ubicazione ma che dovevamo scoprirne di più a causa della setta dell’Occhio di Venere. Beh, siamo riusciti a saperne un po’ di più, anche se non voglio rivelarti qui dove si trova quell’oggetto. La verità è che i membri dell’Occhio ci hanno scoperto. So per certo che conoscono la nostra identità e che anche Lisa e Logan stanno rischiando a causa delle nostre investigazioni, ma non è giusto che continuino a fare come vogliono, mettendo in pericolo la vita di persone innocenti, solo per i propri fini. È per questo che ti chiedo, ti imploro di proteggere i miei due bambini. Lisa è una ragazza impulsiva e le piace esplorare le grotte, per questo sono preoccupata. Prima o poi utilizzeranno la sua curiosità per avvicinarla, ne sono sicura.

Passando alle informazioni sulla spilla, devi sapere che l’enigma che abbiamo trovato nella grotta chi è piuttosto chiaro. Sono sicura che anche tu capirai la soluzione non appena leggerai queste parole e sono certa che tu sia la persona migliore che esista per mantenere questo segreto.

Sai, anche se Venere era una Dea molto impulsiva e libera da schemi e regole, era sempre la dea della bellezza e madre di Cupido, il dio dell’amore. Dentro di lei scorreva il sangue di un genitore e di un figlio, così nella sua spilla non c’era solo acqua di mare, ma anche i suoi sentimenti di affetto per il padre, la madre e per il suo bambino. Quando nacque Cupido, regalò a lui il gioiello, nella speranza che gli ricordasse per sempre il bene e l’amore che sua madre provava per lui. La soluzione sta vicino al cuore.

Adesso devo andare, mio marito non sa che ti sto scrivendo, né voglio che lo venga a sapere. Spero che questa lettera ti arrivi prima che sia troppo tardi. Ripongo in te tutta la mia fiducia e spero che riuscirai a rendere Lisa e Logan felici quando noi non ci saremo più. A loro va tutto il mio affetto e a te la mia riconoscenza”

La ragazza aveva letto tutto fino in fondo senza versare una lacrima. Alla fine si strinse il foglio al petto e respirò profondamente. Adesso quelle parole, che fino a quel momento erano state per lei incomprensibili, iniziavano ad acquisire un senso. Non aveva mai saputo a chi fosse destinata la lettera, non c’erano nomi o indirizzi. L’aveva trovata una mattina sopra il tavolo nella camera dei suoi genitori e l’aveva presa, incuriosita. Quella stessa sera i poliziotti erano andati a casa sua per dire a lei e a Logan che i signori Simon erano scomparsi durante una gita in una delle grotte. Aveva scoperto solo dopo che era stato l’Occhio a farli sparire e che il loro nuovo tutore, Zeus, ne era a capo.

“Cosa diavolo significa tutto questo, Layton?” lo aggredì l’uomo, ringhiando.

“Vedi, la signora Simon ha espresso in questa lettera tutto il suo amore per i figli. Lei e il marito erano così preoccupati per la loro incolumità da chiedere a me, che vivevo a migliaia di chilometri di distanza, di prendermi cura di loro. Questo perché l’affetto che un genitore prova per i figli è incalcolabile” iniziò a spiegare. Si avvicinò a Lisa e le fissò il ciondolo che aveva al collo.

“Dice anche che Venere regalò la spilla a Cupido, suo figlio, proprio per dimostrargli il suo amore. Questo non ti dice niente?” domandò a Zeus, serio. Lui rimase folgorato da quella rivelazione e fissò a sua volta la ragazza, che iniziò a sentirsi a disagio.

“Esatto, vedo che hai capito. La Spilla di Venere altro non è se non un regalo pieno di amore. I signori Simon avevano trovato il gioiello e, senza sapere come fare per nasconderlo, l’hanno dato alla persona per il quale provavano più affetto” spiegò.

“Sua figlia” esultò l’uomo, avvicinandosi a lei.

Lisa si guardò il ciondolo: era un semplice cuore che sua madre le aveva dato un paio di giorni prima della sua scomparsa. Era piccolo, con una catenina molto lunga.

“La soluzione sta vicino al cuore. La corda di questa collana pende vicino al cuore” le disse, sorridendole.

“Mamma” sussurrò la ragazza, accarezzandosi il pendente. Aveva riposto in lei il segreto della spilla, aveva voluto regalarle quel simbolo di amore materno anche a costo della propria vita. Si mise a piangere.

“Già” concluse Layton. Zeus sbuffò, stanco di tutti quei sentimentalismi, e strattonò la ragazza per un polso, avvicinandosela.

“Dammi quella spilla!” esclamò, cercando di strapparle la catenina dal collo.

“No! Non voglio!” si ribellò Lisa, lottando con tutte le forze. Il professore cercò di avvicinarsi a lei per proteggerla, ma lui si mise in mezzo, impedendogli di muoversi.

“Mi dispiace, ma quell’oggetto ci serve” si scusò, sorridendo.

“Fermo, è mio! Non puoi averlo!” continuava a gridare la ragazza, sperando di riuscire ad evitare che lo rompesse.

“Stai zitta, stupida! Tu non capisci, nessuno capisce! Mi serve!” urlò Zeus. Si attaccò al ciondolo e lo tirò verso di sé. La catenina si ruppe, scivolando via dal collo di lei.

“NO!” esclamò, cercando di recuperarlo. Ma era troppo tardi, ormai l’uomo si era allontanato di qualche passo.

Guardò l’oggetto che aveva in mano con sguardo sorpreso e sollevato.

“Finalmente è mio. Finalmente potrò controllare la vita e la morte!” esultò. Si voltò verso l’uscita, correndo via.

“Vieni con me, mi servi” gridò a lui. Come ipnotizzato, il ragazzo lasciò andare Layton e lo seguì. Come ipnotizzato…

“Lisa, come si chiama quel ragazzo?” domandò il professore. Non ebbe risposta e si voltò verso di lei: era inginocchiata a terra, la gamba ferita si era arrossata e gonfiata, e tremava.

“Mamma... Mamma…” continuava a ripetere, come in trance. Si toccava il collo nudo e aveva gli occhi vacui.

“Lisa? Lisa!” la chiamò di nuovo, ma lei non rispose. Era sotto shock.

“Dannazione, abbiamo bisogno di aiuto” ragionò, inginocchiandosi vicino a lei. Le sfiorò una spalla, ma non parve sentirlo. Semplicemente continuò a ripetere “mamma” come un’automa.

“Siamo qui, professore. Abbiamo fatto come ci ha chiesto, abbiamo attaccato una cimice al mantello di quell’uomo prima che se ne andasse. Ma qua che cosa è successo?” chiese Luke, apparendo da dietro un pilastro.

“Le domande a dopo, ragazzo mio. Dobbiamo riportarla in albergo, ha bisogno di riposarsi”

 

Dopo una ventina di minuti, davanti a una tazza di tè caldo, Lisa si sentì meglio. Aveva ancora la testa annebbiata, ma adesso riusciva a comprendere ciò che le succedeva intorno.

“D’accordo, penso che adesso abbiamo bisogno di una spiegazione generale. Mi sembra d’obbligo anche per Luke e Flora, che ne pensi?” le propose Layton, incrociando le braccia. Lei annuì.

“Sì, delle spiegazioni e… e le mie scuse” ammise.

“Spiegazioni? Scuse? Ma di che state parlando?” domandò Flora, confusa.

“Stiamo parlando del fatto che io ho lavorato con l’Occhio per tutto questo tempo” le rispose la ragazza, intristendosi.

“COSA?!” esclamarono i due ragazzini, strabuzzando gli occhi.

“Aspettate, fatela parlare” lo ammonì il professore, severo.

“Quattordici anni fa io ero solo una bambina, ancora. Avevo quindici anni e non mi rendevo conto di ciò che mi succedeva intorno. Da un po’ di tempo i miei genitori erano diventati più protettivi con me e con mio fratello Logan. Se prima avevamo la libertà di esplorare le grotte e di divertirci sulla spiaggia, adesso ci proibivano quasi di uscire di casa. Non capivo questo loro comportamento e, da adolescente qual ero, non volli dare loro ascolto. Così, una sera, io e mio fratello uscimmo e decidemmo di fare un’esplorazione notturna della grotta chi. Poco prima di entrare nella caverna, sentimmo delle voci. Incuriositi, ci avvicinammo e vedemmo degli uomini, saranno stati cinque o sei, che stavano minacciando con un coltello due prigionieri. Sono sempre stata un’imbranata e la paura, quella sera, mi fece lo sgambetto: mentre cercavamo di arretrare di soppiatto, inciampai in una roccia, cadendo e facendo rumore. Quelle persone ci sentirono e si avvicinarono, ma noi fummo più veloci e scappammo via. Ci riconobbero. Io e Logan promettemmo di non parlarne con mamma e papà, altrimenti ci avrebbero punito a vita, ma fu un errore: un paio di giorni dopo i nostri genitori morirono in un incidente” iniziò a raccontare. Si alzò e si mise alla finestra a fissare il mare.

“Ero distrutta. Eravamo rimasti soli così piccoli. Non potevamo cavarcela, per legge eravamo ancora minorenni, così fummo affidati ai servizi sociali. Alla fine qualcuno venne ad adottarci, tutti e due. Ero così felice di non dovermi separare da mio fratello che non notai lo sguardo che l’uomo ci lanciò, ma una volta a casa fu chiaro come mai aveva adottato la coppia: era il capo delle persone che avevamo visto nella grotta. Ricordo ancora come la paura mi paralizzò quando compresi in che mani fossimo finiti e la consapevolezza del fatto che ci avevano rapiti per causa mia mi fece immobilizzare. Fu lì che cominciai a parlare poco e, quel poco che dicevo, lo balbettavo. Furono anni tremendi: andavamo a scuola e al ritorno eravamo costretti a studiare archeologia e mitologia greca per aiutare l’Occhio nei suoi scopi. Ma questo, in fondo, non mi spaventava” ammise sorridendo amaramente.

“Avevo sedici anni, nel giro di soli ventiquattro mesi sarei stata maggiorenne. Logan se ne sarebbe andato anche prima, così saremmo tornati liberi entro pochissimo tempo. Che illusa” si disse.

“Non appena mio fratello divenne autonomo per la legge, scomparve. Una mattina mi svegliai e non era nel suo letto. Zeus venne da me, sorridendo malvagio, per dirmi che l’avevano portato in un posto consono al suo scopo. L’ansia, la paura, l’angoscia che provai quel giorno mi paralizzarono: stetti due ore in stato catatonico a fissare fuori dalla finestra, sperando di vederlo tornare. Ma non arrivò, né quel giorno né quelli successivi. Zeus continuava a ripetermi che, se fossi stata brava, prima o poi Logan sarebbe tornato da me, che l’avrebbe liberato. Alla fine, accettai di collaborare” sospirò.

“Mi parlò della spilla, un oggetto magico capace di riportare in vita i morti e di dare la morte ai vivi. Era una follia, pensai, una pura follia. Nessuno può controllare la vita e la morte, è da pazzi, ma loro non la pensavano così. Fu in quei mesi che arrivò lui: non sapevo come si chiamava, era lì per controllarmi. Mi stava appresso, mi controllava ogni volta che mi spostavo anche solo dal salotto alla cucina, per essere sicuri che non fuggissi. Zeus mi spiegò come avrei dovuto fare per trovare la spilla: un uomo, che anni addietro era venuto da noi per parlare con i miei di quel gioiello, aveva le risposte che stavamo cercando. Si chiamava Hershel Layton ed insegnava alla Gressenheller University a Londra. Tutto questo è accaduto circa dieci anni fa. A quel punto ho dovuto fare un corso intensivo di inglese: per tre anni ho studiato la lingua in modo ossessivo. Secondo loro dovevo essere perfetta, non dovevo sbagliare nemmeno un vocabolo per poter studiare e laurearmi col massimo dei voti. Una volta finiti i corsi, loro avrebbero pensato a farmi diventare l’assistente del professore” raccontò. Si voltò a guardarli.

“Ma col tempo i membri dell’occhio si sono diradati. Da sei rimasero solo due, Zeus e lui. Nonostante questo, il loro piano malato e folle non si fermò e, sotto il ricatto di Logan, fui costretta a continuare a stare ai loro comandi. Così, sei anni fa, mi sono iscritta alla Gressenheller e l’anno scorso mi sono laureata col massimo dei voti” concluse.

“Il resto lo sapete: sono riusciti davvero a farmi avere il posto di assistente del professore ed io sono qui con voi adesso solo a causa loro. Come sen on bastasse hanno trovato ciò che cercavano” disse arrabbiata.

“Lisa, non è colpa tua” la consolò Layton, serio.

“Sì che lo è. Non avrei mai dovuto dare loro retta, era chiaro sin dall’inizio che mio fratello non sarebbe stato lasciato libero. Adesso che hanno la spilla lo uccideranno… sempre ammesso che sia ancora vivo” ragionò disperata.

Si sedette sfinita e li guardò: Luke sembrava infuriato e Flora orripilata. Si sentiva un verme e si preparò ai loro attacchi.

“Che crudeli che sono stati! Ricattarti per farti stare ai loro ordini! Sono dei viscidi” esclamò la ragazza.

“Giusto! Dobbiamo fermarli a tutti i costi e liberare tuo fratello” annuì l’altro. Il professore sorrise.

“Sono d’accordo, dobbiamo andare da loro. Luke, hai dietro il monitor con su segnate le loro coordinate?” domandò.

“Certo! Sono ancora sulla spiaggia, vede?” rispose il ragazzino, sorridendo. Lisa era stupita: davvero volevano mettersi contro l’occhio? Era da matti! Lei certo non aveva niente da perdere, ma loro… prese una decisione in modo veloce.

“Scusatemi, esco un secondo di qui” disse, alzandosi dal tavolo.

Entrò in corridoio e si voltò verso la porta: aveva le chiavi della stanza in tasca.

“Scusatemi” sussurrò, dispiaciuta. Fece fare alla chiave due giri e poi se ne andò correndo. Non era una battaglia che loro tre dovevano combattere.

 

  
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