A Sih,
per la disponibilità e l’affetto,
per gli orari delle metropolitane
e per i consigli. ♥
Some kind of Madness
“And know, I need to know, is this real love?
Or is it just Madness keeping us a float.
But when I look back at all the crazy fights we had,
It’s like some kind of Madness was taking control.”
Mano
nella mano, che ti scalda le nocche; cuore che ti batte all’impazzata, mentre
percorri il marciapiede deserto, mentre lo segui, come ogni volta. Riesce
sempre a convincerti a fare quello che vuole lui, ma è solo perché, con quegli
occhi, come diavolo fai a dirgli di no? E allora gli vai dietro, lo assecondi,
anche se si tratta di passeggiare senza meta – passeggiare? Se quella falcata
corrisponde al passeggiare, devi avere proprio le gambe troppo corte – all’una
di notte, nel viale principale, di giorno affollatissimo, di Westernville. Di tanto in tanto, ti rivolge un’occhiata
dolce da sopra la spalla, ma non si ferma un momento; quando si mette in testa
una cosa, non lo riesci proprio a fermare.
‹‹Forse… avremmo dovuto
aspettare gli altri.›› annaspi col fiato corto per la corsa, ‹‹Erano ancora
seduti al pub.›› Lui, in risposta, torna a guardare avanti, ma puoi giurare che
stia sorridendo emozionato; un po’ divertito, certo, ma anche, in proporzione,
emozionato.
‹‹Naah,
sai com’è Blaine quando alza il gomito. Ci metteranno
un po’ a farlo alzare.›› E ridacchia con quella voce che ti fa attorcigliare lo
stomaco, quella voce che ti costringe a sorridere di rimando.
Continuate a vagare per il
viale a passo di marcia, con la luce flebile dei lampioni ad illuminare le
vostre sagome. Ti fidi ciecamente di lui, gli affideresti anche la tua stessa
vita; ed è vero che siete abbastanza sobri, da non fare stupidaggini –
soprattutto se confrontati con i vostri compagni, ancora bloccati al pub – ma
non riesci a tenere a freno la curiosità e così domandi:
‹‹Vorrei solo sapere perché noi
due, invece, abbiamo tutta questa fretta di tornare alla Dalton.››
Lui, Jeff, sorride di più; lo
avverti benissimo, sta sorridendo di più e sta stringendo di più la tua mano.
‹‹Non ho mica detto che stiamo
tornando alla Dalton?››
Il cuore accelera; il calore
che provi alla mano, d’improvviso, si trasferisce alle tue gote.
‹‹E dove? Dove mi stai
portando? Insomma, abbiamo già oltrepassato il coprifuoco. Forse dovremmo…››
Jeff si volta verso di te;
cammina all’indietro con un enorme sorriso che sa di tenerezza, di vivacità e
di esaltazione; gli occhi che brillano, che riflettono in maniera un po’ più
bella, la luce dei lampioni; la mano che non lascia la tua.
‹‹Segui davvero troppo le
regole. Dovresti fare quello che vuoi tu, ogni tanto.››
O
quello che vuoi tu, avresti voluto dirgli, ma la sua voce sembra
così convincente che non riesci a ribattere. Abbassi lo sguardo senza lasciare
che il tuo sorriso si spenga.
‹‹Ma io faccio quello che
voglio, è solo che cerco di non deludere le aspettative degli altri.›› mormori,
prima di tornare a scrutarlo di sottecchi. E lui sospira; sospira e scuote la
testa, come se ti stesse rimproverando.
‹‹Non ti fa mica bene questo,
Nicky?›› borbotta, inarcando un sopracciglio, ‹‹Dovresti dare sempre priorità a
quello che ti fa stare bene.››
Ma
se facessi sempre prima quello che mi fa stare bene,
rifletti, potrei finire col farmi male.
Se, per esempio, pensassi che questa cosa, questa cosa che stiamo vivendo, si
possa evolvere in quello che più desidero, allora noi…
I tuoi pensieri si fermano lì,
non proseguono; non osano proseguire dopo che Jeff ha lasciato la tua mano e ha
cominciato ad attraversare la strada; anzi, non sta attraversando, sta
tracciando la diagonale di un incrocio.
‹‹Ehi, aspetta.››
Chiami il suo nome, e lui
sembra fermarsi nel bel mezzo dell’incrocio; si volta verso di te e allarga le
braccia, con la sua solita espressione radiosa.
‹‹Io cerco di fare sempre quello che voglio.›› dice, e poi
all’improvviso si stende; sì, si stende sull’asfalto, con lo sguardo rivolto
verso il cielo, e tu boccheggi e sgrani gli occhi perché:
‹‹Jeff, che fai? È
pericoloso!›› gli urli da lontano, ma lui non si muove. Assume un’aria
soddisfatta e ti guarda con la coda dell’occhio, voltando appena il capo.
‹‹Non ti preoccupare, tanto non
passa nessuno.›› risponde tranquillo.
Ti porti una mano tra i capelli
e scendi dal marciapiede, avvicinandoti maggiormente a lui; il cuore adesso tamburella
forte per la paura, la paura che gli succeda qualcosa.
‹‹Non fare il cretino, alzati.
Può arrivare una macchina all’improvviso.››
Jeff fa una smorfia e guarda
davanti a sé, verso il marciapiede opposto.
‹‹Io e i miei fratelli lo facciamo
sempre, durante le vacanze.›› spiega con semplicità, continuando a non
guardarti, ‹‹Ci stendiamo, di notte, in mezzo a un incrocio e guardiamo le luci
del semaforo che cambiano colore.››
Ecco cosa sta guardando: il
semaforo. Il rosso, il giallo e il verde si alternano come impazziti e Jeff
sorride, e tu proprio non capisci cos’è che lo fa sentire così felice, dello
stare sdraiato su una superficie fredda e sporca; ma non ci mette molto a
proseguire e a coprire il tuo silenzio:
‹‹Fa sentire liberi. Davvero,
dovresti provare.››
Per un momento – un
piccolissimo momento – sei sul punto di cedere e di dargliela vinta, di
assecondare la sua euforia, ma poi il tuo buon senso parla e tu gli dai voce:
‹‹No, non se ne parla, Jeff.››
rispondi con decisione, ‹‹Andiamo via, dai.›› Fai qualche passo indietro, ma
Jeff è ancora lì, con gli occhi fissi sul semaforo.
‹‹Lo vedi? Non fai quello che
vuoi.›› I vostri sguardi si incontrano di nuovo, la severità in quello di Jeff.
‹‹Invece sì, io faccio quello
che voglio.›› ribatti, quasi piccato da quell’insinuazione.
‹‹Allora vieni a stenderti
accanto a me e dimostramelo.››
Sospiri e poi rotei gli occhi.
Jeff fa sempre così, ha un modo strano per dimostrare quanto tiene alle persone
che gli stanno intorno. Ricordi come se fosse ieri la volta in cui convinse Thad a proporsi come membro del Consiglio dicendogli
semplicemente “Se ci tieni così tanto, perché non lo fai?”; Thad
non aveva trovato un motivo valido per non dargli retta, a parte il “Non sono
all’altezza” e alla fine, quello stesso motivo non era bastato a sviarlo dal
suo intento.
Così adesso, di nuovo, ha
convinto un’altra persona a dargli retta; ha convinto te. Dunque, ti avvicini e
brontoli:
‹‹D’accordo.››
Ti stendi, proprio lì, accanto
a lui, e segui il suo sguardo, volgendolo verso le luci colorate del semaforo.
Inspiri l’aria fresca della notte e senti un brivido scivolarti lungo la
schiena, quando la sua mano raggiunge la tua e la stringe.
‹‹Voglio fare qualcosa per me,
stanotte.›› mormora Jeff e tu avverti le sue parole scorrerti dritto nelle vene,
fino al cuore impazzito.
‹‹Non lo stai già facendo?
Cioè, siamo stesi in mezzo alla strada, pensavo…››
Jeff gira il capo verso di te e
ti guarda, regalandoti la sua espressione più dolce; i suoi occhi esprimono
mille cose, mille sentimenti, uno più intenso dell’altro; e in quel momento, ti
penti di non essere abbastanza coraggioso da fare qualcosa per te stesso.
‹‹Non è questo, Nick.›› inizia
a dire e tu ti imponi di rimandare la discussione appena intrapresa con la tua coscienza;
anche volendo, non riusciresti a distogliere l’attenzione da Jeff.
‹‹Siamo amici da una vita.››
riprende, ‹‹Dividiamo la stessa stanza da quasi due anni e, ogni volta che ti
vedo o che ti parlo, mi sembra di essere al posto giusto.›› Abbassa lo sguardo
e ti rendi conto che il buon senso se ne sta andando del tutto, che il tuo
cuore sta battendo forse anche più veloce di prima, che stai nutrendo una
speranza inattesa.
‹‹Io lo so che rischio molto,
dicendoti queste cose, lo so che tu tieni tantissimo alla nostra amicizia. Ci
tengo anch’io, davvero.›› Aggrotta la fronte, apparendo combattuto ai tuoi
occhi, combattuto quanto lo sei tu, da sempre. ‹‹Però non ce la faccio più a
rimanere indifferente, non ce la faccio più a nasconderlo.››
Solleva di nuovo le iridi
chiare e tu senti che il mondo sta finendo, attorno a te e dentro di te, mentre
aspetti, con le dita serrate sulla sua mano, le parole successive.
‹‹Io sono innamorato di te,
Nick.››
Quante parole sono? Cinque? Sì,
cinque. Cinque parole allora bastano a far morire una persona e, allo stesso
tempo, a farla sentire bene dentro; in paradiso, dicono alcuni. Ma tu ti senti
anche meglio, è come se un muro insormontabile fosse stato abbattuto da un
uragano. È Jeff l’uragano; ti ha sconvolto la vita fin dal primo momento che
l’hai visto; e continua a farlo, ogni giorno con qualcosa di nuovo, ogni giorno
sempre di più.
‹‹Ti prego, di’ qualcosa.›› La
sua voce supplichevole ti arriva alle orecchie e finalmente ti riscuoti,
pensando a qualcosa di sensato da dire.
‹‹Io…››
E le auto proprio non
dovrebbero arrivare in corsa, mentre stai per dire, alla persona che ami, che
il suo amore non è a senso unico; proprio non dovresti doverti alzare in piedi
e scappare da quel rettangolo sacro che quell’incrocio è diventato per voi due;
proprio non dovresti arrancare sul marciapiede scosso dalle risate, mentre i
clacson rabbiosi delle auto ti rimbombano nelle orecchie.
‹‹Stavo dicendo una cosa seria
e… e tu ridi?›› Jeff non riesce a trattenere un sorriso, mentre, col fiato
corto per la corsa, ti osserva poggiare la schiena al muro di un edificio e
ridere a più non posso.
‹‹È che…›› gli dici tra una
risata e l’altra, ‹‹è stato divertente.››
Jeff s’imbroncia, mentre il tuo
riso diventa più flebile.
‹‹Ah, sì? La mia confessione ti
diverte?››
Fa per girare sui tacchi ed
andarsene, ma tu gli afferri il polso con delicatezza; tuttavia non è questo
che lo ferma del tutto, bensì le parole che fuoriescono dalle tue labbra
accompagnate da un sorriso.
‹‹Ti amo, Jeffie.››
Il respiro gli si blocca in gola, mentre glielo ripeti: ‹‹Ti amo da così tanto
tempo, che non me lo ricordo più. Ma avevo paura di perderti, per questo non te
l’ho detto.››
E Jeff si concede un attimo per
assimilare le tue parole; un attimo soltanto, poi si prende un labbro tra i
denti con forza – forse, per non scoppiare a piangere – e ti abbraccia, ti
stringe così forte da farti quasi male.
‹‹Sei un idiota.›› biascica con
voce un po’ tremante, ‹‹Io… Come hai potuto aspettare tutto questo tempo?››
E riesci solo a sussurrare
‹‹Non lo so.›› perché le labbra di Jeff si precipitano sulle tue e, in quel
bacio, avverti tutta l’impazienza, tutta l’attesa che lo ha preceduto; rivivi
ogni secondo passato a guardarlo, a sognarlo, a ridere con lui, a consolarlo e
a consigliarlo, e senti che per lui non è stato molto diverso, che anche lui ha
sofferto la distanza; e allora lo stringi forte a tua volta, in modo tale da
fargli sentire che tutto quello che vuoi dalla vita è stare con lui. Adesso e
per sempre.
“And I have finally seen the light,
And I have finally realized
I need your love.”
Fine.
°*°*°*°
Ebbene
sì, Sih, sono arrivata in anticipo con il tuo regalo di
Natale e devi ringraziare solo la Warbler Week – che
inizierà lunedì – per questo. Per il resto, nulla, ho pochi appunti da fare su
questa storia. Il primo riguarda il film “le pagine della nostra vita” perché
la scena dell’incrocio è parzialmente presa da lì e, guardando quel film, io
vedevo Niff da tutte le parti! Il secondo riguarda il
fatto che sono stata fissata con Madness, dei Muse, per una settimana buona – o
anche di più – e che inizialmente dovevo scrivere di Nick che cantava a Jeff
questa canzone dopo un litigio, ma proprio non ce l’ho fatta perché per me loro
sono IL fluff; però alla fine ce l’ho ficcata lo stesso la canzone. Terzo, e
poco c’entra con la storia in sé, riguarda la mia metà che, come al solito, ha
letto in anteprima la storia dandomi il suo parere, sempre prezioso, ed io devo
ringraziarla perché se lo merita proprio.
Spero
di aver fatto bene il mio dovere di Babbo Natale e che sia piaciuta a te, come
a chiunque altro l’abbia letta o la leggerà.
Grazie
di tutto, Sih, veramente. ♥
Vals~