Aiuto... O_o
Questo è già il terzo Spin Off... ò_ò
Sono DBL dipendente! ç_ç
Ma ne vale la pena. ù_ù
Key-chan non sai quanto mi hai fatto felice dandomi i
permessi di spinoffare! *_* Grazie grazie grazie!
Stavolta la questione è un pò particolare e leggendo ve
ne accorgerete.
Non solo è una song fic ( la canzone è "He lives in
you" de "Il Re Leone 2" cantata da Tina Turner) ma è anche
mooolto avanti rispetto la storia. Vedrete vedrete. Beh con la speranza che vi
piaccia ve la posto.
Lui
vive in te
Ingonyama nengw' enamabala [Here is a lion and a
tiger]
Night
And the spirit of life
Calling
Ti guardo indossare la tua uniforme da Turk nella
penombra della tua stanza.
E’ notte, ma tu senti il suo richiamo.
Senti il richiamo dello scontro, del combattimento, della
sfida, della vendetta, di una vita probabilmente recisa che tu e solo tu puoi
portare avanti.
Lo senti e senti quella fiamma combattiva che ti è sempre
arsa dentro esplodere impetuosa, avvolgendoti completamente.
Vorrei correre verso di te, stringerti forte come quando
eri solo un bambino e dirti di non andare.
Ma tu non sei più un bambino.
Ormai sei un uomo.
Ed alla tua forza non posso oppormi.
No, non parlo di forza fisica.
E’ alla tua schiacciante fermezza che non posso oppormi.
Ed è alla schiacciante consapevolezza di aver sbagliato
tutto nella mia vita a cui non posso oppormi.
I tuoi lunghi capelli scuri ondeggiano alla lieve brezza
che soffia attraverso le finestre dalle imposte appena accostate mentre inserisci
nella fondina quella pistola che conosco così bene.
And a voice
With the fear of a child
Answers
Oh, oh, iyo
Oh, mamela [Listen]
Oh, oh, iyo
Ubukhosi bo khokho [Throne of the ancestors]
We ndodana ye sizwe sonke [Oh, son of the nation]
Vorrei dirti una qualunque cosa che possa avere un senso,
ma non ci sono parole in momenti come questi, momenti in cui una madre sta
correndo il rischio di perdere uno dei suoi figli.
Le mie labbra si dischiudono a formulare delle parole che
non escono.
Probabilmente parole di una preghiera sopita ne cuore,
parole che richiedono un accorato perdono.
Perdono, perdono, perdono…
Perdono che non merito e che tu ugualmente mi concedi con
il tuo sguardo cremisi.
Perdono che mi uccide più di una condanna per quanto ne
sono immeritevole.
Non c’è perdono, non può esserci perdono per una come me.
Non può esserci perdono per averti privato di tuo padre.
Non può esserci perdono per averti reso con il mio
comportamento indeciso e infantile un uomo a sette anni.
Non può esserci perdono per le lacrime che ti ho fatto
versare dieci anni fa quando Reeve annunciò che tuo padre era rimasto coinvolto
in quella dannata esplosione e solo la sua pistola era stata ritrovata. Quella
stessa pistola che ora porti al fianco destro. Perché se non fossi stata così
stupida, forse tuo padre sarebbe ancora qui con noi. E accanto al suo nome non
ci sarebbe la dicitura disperso per una dannata missione dove il vero bersaglio
era lui.
Non può esserci perdono per aver accettato il leone
contro la mia piccola pantera ha combattuto per non farmi soffrire.
Non può esserci perdono per me che ora devo accudire i
due cuccioli che ho avuto dal leone, cuccioli che solo per amor mio hai
chiamato fratelli. Che solo per amor mio hai protetto. A cui solo per amor mio
hai quasi fatto da padre mentre il loro vero padre non riesce a distaccarsi
dalla sua famiglia. Accudire quei due cuccioli invece di lottare accanto alla
mia pantera.
La mia pantera che va ad affrontare gli assassini di suo
padre dopo averli cacciati per un intero anno come un predatore spietato.
Senza che possa impedirlo avverto lacrime amare e calde
scivolarmi dagli occhi lungo le guance e penso a quanto sono stata inetta in
vita mia.
Penso alle lacrime versate in passato.
E penso che in vita mia sono stata solo capace di
piangere senza mai riuscire a fare nulla.
Nulla…
A prendere una decisione.
Ad occuparmi di mio figlio.
A capire quanto mi stessi facendo male.
A capire quanto avessi perso solo quando nelle mie mani è
ritornata quella pistola senza il suo proprietario.
Lentamente ti volti verso di me con una lentezza misurata
ed elegante.
Sei bellissimo Rei.
Sei bello da abbagliare chi ti guarda.
Sei bello da straziare il mio cuore per quanto somigli a
tuo padre.
I rumore lieve dei tuoi passi sull’impiantito di legno è
appena udibile.
Come lo erano i suoi.
Ti avvicini a me alzando la mano destra a carezzare il
mio volto con il dorso dell’indice e del medio.
“A presto, mamma.” Dici con il tuo sorriso serio e dolce,
con la tua voce chiara e limpida come l’acqua di fonte.
Dio mio Rei!
Hai diciannove anni!
Non farlo, figlio mio!
Perché accidenti le parole non mi escono da bocca??
“Prenditi cura dei miei fratelli. Hanno bisogno di te.”
Ed ecco che finalmente mi riscuoto e lo stringo con
forza. Perché le tue parole suonano come un addio Rei??
Il mio piccolo ometto, il mio cucciolo, il mio bambino,
il mio Rei!
Il mio ultimo ricordo di lui!
Cercando di trattenermi per non svegliare i bambini
nell’altra stanza soffoco i singhiozzi nel tuo petto, mentre le tue braccia mi
stringono.
Fino all’ultimo…fino all’ultimo ti occupi di proteggere
me invece di pensare alla tua sicurezza.
Ma che madre…che razza di madre sono stata?? Che madre
sono??
Forse sono solo una lupa, la puttana che Cloud mi diceva
di essere e a cui ha dato due figli che non riesco a fare a meno di amare! La
puttana che non è stata capace di proteggere il suo dono perfetto.
“Non piangere, mamma. Tornerò presto. Te lo prometto.”
Ancora parole, parole di rassicurazione in questa stanza oscura prima di
sciogliere il tuo abbraccio, prendendomi una mano tra le tue su cui vai a
poggiare un devoto bacio di commiato sul dorso delle dita.
Devozione…come puoi ancora essermi devoto, Rei?
Dopo aver visto la donna inutile che sono??
“Rei…” l’unica parola che fluisce in un singhiozzo
strozzato e colmo di paura dalle mie labbra.
Un ultimo sorriso dopodichè mi lasci nella tua stanza.
Senza forze mi appoggio allo stipite della porta. Sembra
trascorrere un’eternità quando dalla strasa sento il motore della tua macchina
accendersi ed il suo rombo sparire gradualmente in lontananza.
Wait
There's no mountain too great
Oh, oh, iyo
Hear the words and have faith
Oh, oh, iyo
Have faith
Hela hey mamela [Hey, listen]
He lives in you
He lives in me
He watches over
Everything we see
Into the water
Into the truth
In your reflection
He lives in you
Scorrono lente le ore della notte.
Senza
accorgermene sono scivolata sul pavimento senza smettere un solo istante di
piangere.
Nella mia mente si susseguono infinite volte migliaia di
scene.
Ti vedo solo davanti a varai uomini in passamontagna. Ti
vedo estrarre lentamente, troppo lentamente, la pistola e prendere la mira.
Vedo loro fare altrettanto in modo più veloce e puntarti le loro armi contro. E
sul limite della disperazione più acuta che porta sull’orlo della follia mi
rannicchio su me stessa stringendo le gambe al petto, le dita affondate nei
miei capelli e mi mordo le labbra cercando di non gridare nella casa deserta un
incitazione a sveltirti che tu non sentirai mai.
Al rallentatore vedo i tre colpi della pistola partire
sfrecciando, disegnando una chiara scia nell’aria, e dirigersi verso gli
assassini di tuo padre. E allo stesso tempo vedo i loro movimenti tanto più
veloci dei tuoi. Vedo le loro armi fare fuoco senza neanche accorgermi della
partenza dei proiettili. Vedo quattro chiazze rosse sulla tua giacca blu e
sento che la stanza mi rotea attorno mentre le mie lacrime mi bagnano le
ginocchia. Alla fine di quella mia orribile immaginazione sento di non riuscire
a restare seduta ed un attimo dopo mi ritrovo sdraiata di fianco a terra.
No, non andrà così. Non può andare così!
Per quanto sia una prova così dura non può andare così!
Lo so, non andrà così!
Non finirà così!
Perché lui vive in te.
Ingonyama nengw' enamabala
[Here is a lion and a tiger]
Wait
There's no mountain too great
Oh, oh, iyo
Hear the words and have faith
Oh, oh, iyo
Have faith
He lives in you
He lives in me
He watches over
Everything we see
Into the water
Into the truth
In your reflection
He lives in you
Il suo sangue, il suo coraggio, la sua determinazione, la
sua agilità, sono tutte dentro di te.
Anche
se non c’è più, tuo padre è ancora con te.
Guiderà la tua mano, i tuoi passi, come quando eri ancora
un bambino.
Ti darà coraggio e forza, quel coraggio e quella forza
che ha sempre avuto e non gli sono mai venuti a mancare.
Non ti abbandonerà mai perché lui vive in te.
Nei tuoi occhi, nel tuo riflesso allo specchio, nei tuoi
gesti, nelle tue parole.
Nel tuo sorriso, nel tuo sguardo, nella tua anima, in
ogni singola goccia di pioggia dove il tuo volto si rispecchia.
Lui vive in te.
Lui vive in me.
Ad ogni tuo sorriso il suo ricordo mi colpisce come
ferendomi al cuore e ricordandomi le mie colpe.
Tutti i baci e gli abbracci che non gli ho concesso.
Tutta la serenità che non sono riuscita a darti.
Tutte le mie colpe
Dio… non merito il perdono… ma non togliermi anche mio
figlio…
Ho perso suo padre due volte, non togliermi anche lui!
Non portarmi via l’ultima cosa che mi ha lasciato!
Sono al limite…
Senza lacrime… senza volontà…sfinita… potrei svenire…
potrei morire… Mi sembra di aver sentito un rumore in strada… non importa…
tutto ciò che vorrei… è solo tornare indietro… e invece di chiedere il
divorzio…dirgli quanto lo amo.
Sento che l’oblio mi coglie… l’assenza dei sensi, il
sopraggiungere del sonno… o solo la morte?
Non riesco a capirlo mentre dalle imposte filtrano le
prime luci dell’alba che i miei occhi vedono prima di chiudersi forse per
sempre.
Qualcuno mi scuote. Sento delle voci indistinte, non
riesco a capire a chi appartengano.
“Mamma!”
“Tifa!”
Continuano a ripetere queste parole più volte finché le
voci non divengono più distinte.
Le riconosco e gli occhi si aprono di scatto. La prima
cosa che vedo è un brano di stoffa rossa. La seconda due volti simili che mi
guardano preoccupati.
E così… alla fine sono morta.
Perché se questo non è il paradiso, non può essere un
sogno.
Sono morta e devo ancora realizzarlo.
Guardo alternativamente i miei due angeli e dischiudo
appena le labbra sorridendo piano mentre due lacrime che non so dire se siano
di gioia o di tristezza mi scorrono ai lati del viso.
“Dio è stato misericordioso… siamo insieme nel suo paradiso…”
mormoro sollevando una mano ad accarezzare il volto di mio figlio e poi quello
bellissimo di suo padre. Non è cambiato rispetto a dieci anni fa non è cambiato
affatto.
Alle mie parole, Vincent sorride lievemente. Un sorriso
quasi impercettibile.
“Non siamo in paradiso.” Mi risponde mentre Rei aggiunge
“in paradiso ci sono le nuvole non dei letti né tantomeno due pesti in cucina
che si sono svegliate e che vogliono fare colazione.”
Alle parole di mio figlio aguzzo l’udito e sento i miei
altri due bambini schiamazzare in cucina ed un rumore di piatti o bicchieri
rotti.
In effetti non è una scena paradisiaca.
Inoltre sento sotto la mia schiena la morbidezza di un
materasso anziché il duro parquet su cui ero caduta.
Dopo alcuni istanti di smarrimento sgrano gli occhi,
sobbalzando.
“VINCENT!” Urlò prendendogli il volto tra le mani, come
se solo ora avessi realizzato chi ho davanti.
“No, no! Non è possibile! Avevano detto che tu
eri…Avevano…!”
“Ti spiegherò Tifa, ti spiegherò tutto.” Mi rassicura
stringendomi tra le braccia.
A malapena sento Rei che ci dice che va ad occuparsi dei
bambini e il rumore appena accennato della porta che chiude alle sue spalle.
“Quanto mi sei mancata, Tifa! Non mi importa quanti figli
hai e di chi sono. Ti ho amato in questi dieci anni, non smetterò adesso.”
Mormora al mio orecchio.
Con tutte le forze che riesco a raccogliere sul momento
stringo con forza il mantello sulle sue spalle.
“Anch’io ti amo, Vincent. Non lasciarmi, non lasciarmi di
nuovo!”
“Mai più, Tifa. Mai più.”
Mormora in una nenia rassicurante che mi riscalda il
cuore mentre la luce crescente che irrompe nella stanza spazza via dalla mia
vita dieci anni e quella nottata di sofferenza.
Fine