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Autore: LouVelessy    16/12/2012    1 recensioni
2023.
"Ogni giorno, per me, diventa sempre più assurdo pensare a come siamo arrivati qui... Forse perchè non è stato per niente facile. Però rifarei tutto."
{ Ricordi degli OneDirection - a Larry Stylinson's story - Storia di un'amicizia - Spero vi piaccia, almeno la metà di quanto mi piace scriverla. Vivo per loro. Spero possiate comprendermi senza reputarmi una pazza. }
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUARTO CAPITOLO – You can count on me

 


Le luci chiare e calde del palco di xFactor accecavano il volto sbarbato di Harry Styles, vestito con un abito elegante, giacca e pantaloni gessati, di un nero quasi lucido, una camicia bianca appena sbottonata, senza cravatta ma con tanto di fiore all’occhiello, un fazzoletto rosso che sbucava dal taschino, di quelli che nemmeno per una cerimonia importante avrebbe mai messo. Lo faceva sentire vecchio, troppo elegante. Fuori luogo, non a suo agio. Eppure, lo stava indossando. Faceva fatica a guardare oltre il palco blu e brillante della trasmissione a causa delle luci accecanti. Non vedeva il pubblico, e non era un male. Nessuno parlò, nessuna presentazione, c’era semplicemente lui in quella tenuta da damerino e le luci accecanti. Poi partì semplicemente una base musicale, che per chissà quale strana ragione faceva fatica a sentire. Era come se avesse le orecchie tappate, come quando sei sott’acqua. Si sentiva in una boccia. Portò il microfono alla bocca e cominciò a cantare.
Ma le parole faticavano ad uscire. Gli rimbombavano in testa, le labbra si muovevano, il fiato usciva, le corde vocali vibravano ma non percepiva il suono della sua voce. Nemmeno in maniera ovattata, così come udiva tutto il resto. Si sentiva sempre più un pesce, e come un pesce cominciò a boccheggiare.
Fu questione di un attimo; le luci si affievolirono, quasi si spensero, e gli permisero di mettere a fuoco la scena di fronte a sé, oltre il palco. Si ritrovò di fronte ad una folla infinita di persone. Non sarebbe mai riuscito a contarle tutte, non ne vedeva la fine. Era paralizzato.
Provava a recuperare il filo della canzone, ma la musica di base cambiava e… quella non era nel suo repertorio. Non aveva la minima idea delle parole che avrebbe dovuto cantare. Era una musica che non gli apparteneva, non la conosceva, non l’aveva mai sentita in vita sua. Si voltò verso sinistra, e c’erano i ragazzi, Liam, Zayn, Niall e Louis, che cantavano e lo guardavano straniti. Sembravano volergli dire “Cosa diavolo combini Styles? Apri quella bocca e tira fuori la voce!” ma il pubblico cominciava a deriderlo e più provava a cantare, più la base cambiava stile e non riusciva a star dietro alle parole, alla voce, l’intonazione…

< Harry! > si ritrovò il volto di Louis a pochi centimetri dalla faccia. Lo teneva per le spalle e lo scuoteva.
Il riccio riprese fiato. Era tutto sudato, steso sul divano del soggiorno della dependance.
Era notte, i ragazzi dormivano un po’ in giro per la casa, lì dove trovavano un giaciglio comodo.
La casa non era mai stata in condizioni tanto pessime. Se fosse passato un uragano lì dentro, avrebbe fatto meno danni.
Il sedicenne si tirò su a sedere, passandosi una mano sul volto sudaticcio. Louis si sedette sul divano, di fianco ai suoi piedi, e continuò a guardarlo con una smorfia quasi divertita stampata in faccia.
< Brutto sogno Styles? > era quasi compiaciuto.
< Mhmh… > mugugnò il piccolo, scrollando le spalle e lasciando cadere il discorso.
Ma Louis continuava a guardarlo, come se s’aspettasse qualche cosa oltre quel semplice accenno di voce.
< Mi deridevano. Ero sul palco, e non riuscivo a cantare.. e mi deridevano. Farò una figuraccia la prima sera, me lo sento! > a fatica la spiegazione arrivò.
Louis alzò gli occhi al soffitto. < Da come urlavi, avrei immaginato molto peggio! > lo prendeva in giro, ma lo faceva in un modo delicato, che stranamente riusciva a non infastidire per nulla il riccio. Subito dopo gli tirò un leggero spintone, poggiandogli il palmo della mano in pieno petto. < Ti preoccupi troppo … prendi le cose con più leggerezza! >
< E’ solo un po’ d’ansia… >
< Ed è la peggior malattia dell’uomo. Perché preoccuparsi? Cosa ne guadagni di buono? Io sono sempre per il meglio nella vita… e tutto quello che non porta positività, è meglio lasciarselo alle spalle. La vita è una Styles… e dobbiamo godercela al meglio. Abbiamo il dovere di farlo. >
Louis aveva ragione. Per quale motivo preoccuparsi? Infondo non doveva far nulla di particolarmente preoccupante, impegnativo o difficile. Solo cantare. E fino a prova contraria era la cosa che gli veniva meglio. Si rimise giù, più tranquillo.
< Non sono abituato ad affrontare certe situazioni… Non credevo nemmeno di passare i provini! E’ una roba più grande di me. Non credo di esserne all’altezza… > parlava piano, un po’ per non svegliare gli altri ragazzi, un po’ perché raccontare di sé ad un’altra persona era sempre stato difficile per il piccolo ricciolo. Ma per chi non lo è, infondo?
< Chi vuoi che sia preparato? E’ un programma televisivo, non la vita reale… nessuno è preparato ad affrontarlo! >  Louis parlava come avrebbe parlato un adulto. Eppure aveva solo tre anni più di Harry, forse un qualche mese in meno, non di più. Ma riusciva, con le sue parole, a tranquillizzare e far ragionare il sedicenne.
< Si ma nella vita reale non canti di fronte a tantissime persone! >
< Beh, appunto! Non sarai né il primo né l’ultimo ad avere un po’ di strizza! E comunque, che tu ti preoccupi o meno, tu tra qualche giorno lo farai… e ti piacerà tanto da pensare a questo momento e a quanto sei stato stupido a preoccupartene. > continuava a sorridergli e dargli sicurezza.
Sul volto di Harry gli angoli delle labbra si alzarono leggermente, in maniera naturale.
< Come fai ad essere così pacato e tranquillo Tommo? >
Louis lo guardò accigliato. < Tommo? Mi sembra la marca di un lucido da scarpe! >
A quella frase, detta in maniera seria, quasi ragionata, Harry non riuscì a trattenere le risate.
< Tra i tanti esempi che avresti potuto fare, proprio il lucido da scarpe?! >
Con Tommo brilli di più! > imitò uno spot pubblicitario, e subito dopo scoppiò a ridere anche lui. < Sono semplicemente io… non so dirti come faccio. Ma faresti bene ad imitarmi un po’ di più.. vivi Tommo, vivi meglio! > altro pezzo di spot, con tanto di musichetta finale, che imitò a mezza voce, rischiando di svegliare Niall che era lì di fianco che russava. < Ricordami di non condividere mai la stanza con il biondo! > commentò sempre il maggiore, con la sua spiccata ironia.
Harry si rimise giù, ed anche Louis si allontanò, senza aggiungere altro, dal divano, riprendendo posizione sulla poltrona proprio di fronte a dov’era il riccio, sistemandosi alla meglio per ritrovare una posizione comoda.
< Hai il sonno leggero? > domandò il minore, con gli occhi socchiusi, alla ricerca di pace nuova per riaddormentarsi.
< Non proprio… > commentò con leggerezza l’altro.
< E allora come hai fatto ad accorgerti che facevo un incubo? > la voce impastata gli si affievoliva sempre di più.
< Non dormivo… pensavo. >
< Anche tu sei preoccupato allora… >
< No. Non per quello almeno… è solo che è la prima volta che dormo lontano da casa, è la prima volta che mi trovo in una città sconosciuta, con gente sconosciuta intorno a me. Sono totalmente solo qui. Non avere la mia famiglia intorno, i miei amici, mi destabilizza. E se andremo bene alla prima puntata, cosa che spero e di cui sono quasi sicuro, dubito tornerò presto a casa… Quindi pensavo, ecco. Mi lasciavo prendere dalla tristezza, anche a me capita di tanto in tanto. Sembro sempre quell’allegro, spensierato… e credimi, lo sono. Ma poi di notte mi perdo nei miei pensieri… infondo sono umano anche io! >

Harry rimase in silenzio per diverso tempo, tanto che Louis, che fissava il soffitto, arrivò a pensare che si fosse riaddormentato, annoiato magari dal suo discorso e troppo stanco per dargli retta. Così sospirò, socchiuse gli occhi e tentò di trovare anche lui un equilibrio, una pace interiore, in cui lasciarsi andare e riposare qualche ora, senza stare a preoccuparsi troppo, proprio come aveva suggerito all’altro.
< Puoi contare su di me… > la vocina di Harry, sempre più assonnata ed impastata, dopo diverso tempo ritornò a riempire il silenzio della stanza in cui dormivano tre su cinque – gli altri due chissà dove avevano trovato un posto comodo. Magari sull’unico letto a disposizione in casa.
Era stato ad ascoltare. Aveva seguito tutto il discorso di Louis, l’aveva assimilato per quanto possibile. Il sonno rendeva solo le sue reazioni un po’ lente, tutto qua. Ma non l’aveva ignorato, anzi. E la cosa fece sorridere Louis, che sembrò trovare quell’alchimia giusta, che qualcuno chiama serenità interiore, per riuscire ad addormentarsi.






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Sempre me, sempre Giulia, aka @Louvelessy.
Come vi sembra che stia procedendo?
Io mi ritengo soddisfatta, grazie ai commenti deliziosi che qualcuna di voi mi ha lasciato.
Sta prendendo sempre più piede la voglia di andare avanti, e quindi macino idee e capitoli a rotta di collo.
Uno al giorno è un buon risultato, non vi sembra?
Ditemi, siete soddisfatte? Vi sta piacendo? Insomma, lasciatemi pensieri!
Potete scrivermi anche su twitter, se avete un account. O con un messaggio privato. O con segnali di fumo! Insomma, fate voi!
Vi bacio tutte e vi ringrazio di ogni cosa!

P.S: se avete qualche storia Larry, soprattutto brevi da leggere, non esitate a suggerirmele C=
  
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