Partecipa
all’iniziativa “Addobba l’albero col COS” del Collection of Starlight.
Parola: pungitopo
Warning: flash!fic
Prompt: Il Natale dovrebbe essere legna che arde nel caminetto, profumo
di pino e di vino, buone chiacchiere, bei ricordi e amicizie rinnovate. Ma...se
questo manca basterà l'amore. - Jesse O'Neill; orfano – sognando un’altra vita
Fandom: Hunger Games 13/12.
Sognando un'altra vita
Stanotte
ho fatto un sogno. Ho sognato che era Natale. Nel sogno c’era mia madre che
preparava il cenone e c’era Prim, sottile e alta come un giunco, che appendeva
le decorazioni fatte con il pungitopo alle mensole e alle finestre. C’erano
anche Haymitch e Madge e Peeta e Gale. Gale stava vicino al camino e cercava di
accenderlo. Nel sogno ero arrabbiata con lui, sentivo di doverlo essere, ma non
ricordavo perché. Quando Prim è entrata nella stanza, invece, avrei voluto solo
piangere. La seguivano la mamma e Peeta che portava un’enorme torta decorata
con glassa e bacche rosse. Ci siamo seduti a tavola, Prim era accanto a me.
Ricordo di aver sorriso, che ero felice e non avevo paura. Mi sentivo a casa.
Ho
abbracciato mia sorella tenendola stretta senza mai lasciarla, ho baciato Peeta
e chiacchierato con Madge, ho fatto i complimenti a mia madre per il tacchino
ripieno, ho strappato a Gale la promessa di andare a caccia al più presto, ho
portato via il bicchiere di vino ad Haymitch e l’ho bevuto tutto d’un fiato
solo per sentirlo sgridarmi e ridacchiarci su.
Non
so quando e come ho capito che fosse tutto un sogno. Forse dalle mie mani –
arrossate e ruvide sì, ma senza cicatrici – o dallo sguardo che Prim mi ha
rivolto: pieno di rimpianto, triste nel presentimento del risveglio imminente.
Ho cercato di urlare e all’improvviso tutto era distante, lontanissimo da me.
Allungavo
le mani verso Prim, verso il suo viso, cercavo di toccare le sue trecce dorate,
ma le attraversavo come aria. Ho urlato di nuovo e di colpo mi sono ritrovata
nel mio letto, tra le braccia di Peeta che mi scrollava per svegliarmi. Non ho
pianto, a che scopo? Era un bel sogno, uno di quelli da cui non ci si vorrebbe
più svegliare. Peeta non ha detto né chiesto nulla. Si è limitato a stringermi
un po’ più forte, abbastanza da confondermi tra piacere e dolore, la battaglia
che nel mio corpo non ha termine.
Alla
fine non ci siamo riaddormentati. Siamo rimasti in silenzio a fissare il vuoto,
finché la luce tenue dell’alba non ha reso i contorni più chiari, le ombre
sfuggenti. - È Natale, - ha detto Peeta. Lontano un uccello cantava e io mi
sono rannicchiata cercando di non pensarci, resistendo all’impulso di tapparmi
le orecchie.
Sogni mai un’altra vita?
Come sarebbe stato se non avessimo partecipato agli Hunger Games o se… i se
sono tanti che non mi soffermo neppure a contarli. Prima ero una schiava senza
saperlo, ma anche ora lo sono. Sono schiava dei miei ricordi, prigioniera dei
fantasmi delle persone che ho perso.
–
Il Natale dovrebbe essere legna che arde nel caminetto, profumo di pino e di
vino, buone chiacchiere, bei ricordi e amicizie rinnovate. - Taccio, nella
caricatura di me stessa. Sono diventata una codarda, lo so, ma sono stanca. –
Ma… - Peeta sospira pesantemente. – Se questo manca basterà l’amore. -
L’amore. È stato proprio
l’amore a portarci dove siamo.
N/A:
Scritta
per la sesta sfida di Staffetta indetta da “La piscina dei prompt”, rientrare
nelle 500 parole per una prolissa come me è stato atroce, ma alla fine sono
riuscita a venirne a capo a furia di taglia e cuci infernale XD
Spero
che vi sia piaciuta; buona domenica ;)