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Autore: Maricuz_M    16/12/2012    7 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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XX Capitolo


Terrible show

“E adesso, come dovrei comportarmi?”
“E’ chiaro. Cristallino, direi.”
“Illuminami, ti prego.”
“Il tuo punto debole deve diventare la tua forza. Ti ha detto piuttosto schiettamente quale sarà la sua strategia. La devi semplicemente usare a tuo favore.”
“Eh, bravo, sensei. Quindi?”
“Quindi, se ti fa un complimento, devi ringraziare e lasciar perdere. So che è difficile, ma devi dimenticarti chi è lui e cosa provi, in quei momenti. Oppure ti convinci che i suoi complimenti non sono sinceri. Magari la sera, quando torni a casa, piangi ed esulti quanto ti pare, ma lì per lì devi essere impermeabile a qualsiasi cosa. E’ una prova di recitazione, questa.”
“E’ impossibile.”
“E’ difficile, sì, ma se non vuoi che ti scopra in questo modo, allora devi adottare questo metodo. Se mi viene in mente qualche altro piano, ti informo.”
“Ok.. Grazie.”
“Prego.”
 
Questa è stata la mia conversazione con Marco, risalente a qualche giorno fa. In sostanza: ho un bisogno costante della sua testolina razionale, dato che la mia è andata in pasto ai pescecani da poco meno di due settimane. Definitivamente.
Adesso sono in macchina con lui, diretti per l’ennesima volta verso l’appartamento dei nostri due amici. Stasera si festeggia il compleanno di Simon: venti anni di scemenza. Sono commossa. E in ansia, sempre per colpa di Filippo. Ogni volta che ci penso mi chiedo “Perché cazzo l’ho sfidato?” poi mi dico che, alla fin fine, non l’ho fatto apposta. Così, mi perdono. Sono una creatura notevolmente intelligente.
Arriviamo, e le scale non sono mai state così infinite. Ad ogni gradino mi impongo di essere in un certo modo. Impermeabile, imperscrutabile, inaccessibile, impenetrabile, inesplicabile, inspiegabile, incomprensibile, illeggibile, indecifrabile.. Sospiro. So già come andrà a finire. Gli basterà un saluto per farmi arrossire, e capirà che il motivo della mia tensione è lui. Demotivante.
“Elle, non ti vedo convinta..” mormora Marco, fermandosi davanti alla porta dell’appartamento. Sono finite le scale, e sono sempre più vicina al momento cruciale –che si prolungherà per tutta la sera-.
“Non sono convinta.”
“Così perdi in partenza, però.”
Deglutisco e lo guardo, cercando un po’ di supporto. Lui sorride e alza un braccio, carezzandomi la guancia: sono rare queste dimostrazioni d’affetto “Non mi dire che non riesci a svuotarti, perché ti ho visto farlo più di una volta.”
Aggrotto la fronte “Quando?”
“Dopo ciò che è accaduto con Giacomo, o quando Simon era ancora in coma.. Imitati. Fingiti non curante.”
Scuoto la testa, prendendo un respiro profondo “Non so se ci riesco.”
“Prova. Oppure rischia di perdere la battaglia. Da buon Filinora quale sono, penso che le conseguenze non sarebbero così disastrose come pensi tu.” Suona il campanello e mi sorride “Si va in scena.”
“Merda, merda, merda..” mormoro, poco prima che Samuele apra.
E lo vedo subito, il mio avversario, appoggiato allo stipite della porta tra corridoio e cucina, ovviamente voltato verso l’entrata, dove siamo noi. Cerco di non considerarlo più di tanto, mi concentro esclusivamente sul padrone di casa, salutandolo e dandogli due baci sulla guancia. Quando Marco si dirige verso Filippo per salutare anche lui, mi accosto a Samuele, che con sguardo leggermente desolato chiude la porta “Manuela non è con noi perché era fuori con i suoi, oggi. Sarà qui a momenti.”
Il ragazzo lascia andare un lieve sospiro di sollievo “Ah.. Per un momento ho creduto che non venisse.” Abbozza un sorriso “Proprio oggi che mi sono convinto.. Cioè, che Filippo mi ha convinto. Mi dichiarerò, penso a fine serata.” Ah, allora l’opera di Filippo è conclusa!
Sorrido, tra il felice e l’incoraggiante “Ottima scelta, Sam.”
“Grazie.” Ridacchia imbarazzato “Dai, vieni di là che son tutti in salotto!”
“Non tutti..” bisbiglio io, prima di prendere un respiro profondo e cominciare ad avvicinarmi al nemico. Lo guardo, e lo trovo già con gli occhi fissi su di me. Nel momento in cui il suo sguardo è ricambiato, alza una mano dopo averla tolta dalla tasca dei jeans e mi saluta in un modo che interpreto come un “Ciao, mia piccola, futura vittima”, seguito dalla classica risata malefica.
Abbozzo un sorrisetto teso, e mi spunta Marco nella testa che mi dice “Cogliona, devi mostrarti forte e decisa! Devi dimostrare che la vittoria è tua e che ne sei consapevole!
Per questo motivo mi fermo di fronte a lui, che mi scruta incuriosito “Ciao, Filippo” e mi sto sentendo un’imbecille.
“Ciao, Eleonora.” Replica serio “Ti vedo bene.”
Mi viene da ridere: sta già cominciando con la sua tattica, a quanto pare. Devo dire che, comunque, non mi aspettavo di avere questo tipo di reazione. Mi sto divertendo!
“Grazie” sorrido rilassata “A te dona molto l’aria combattiva, invece.” Oh, brava Elle. Quest’uscita ci è piaciuta.
E piace anche a lui, vedo. Incredibilmente, ride e si passa una mano tra i capelli mossi. Vuole uccidermi “Immagino.”
Lasciandogli l’ennesimo sorriso –questa volta un po’ furbetto-, lo supero e raggiungo il salotto, dove Simon sta chiacchierando con Jonathan, Marco e  Sonia. Ostacolo numero uno: superato con successo. Quest’ultimi stanno fianco a fianco, cercando il contatto dell’altro del tutto inconsciamente.
Picchietto sulla spalla di Simon e, quando si gira, gli circondo il collo con le braccia, stringendolo fortissimo e facendolo anche gemere per il dolore “Auguri, Simon! Ti voglio tanto bene!” esclamo, con voce infantile. Lui ride, mi allontana e mi stampa un bacio sulla guancia “Grazie, cucciola. Anche io ti voglio bene.” Stranamente, in questo caso il più serio è lui.
 
Nel giro di venti minuti ci siamo ritrovati a fare le presentazioni ufficiali: alla fine Simon ha deciso di invitare Vanessa, la rossa della scommessa, al compleanno. Inizialmente è stato un po’ imbarazzante, soprattutto per lei, ma per fortuna tra i giullari, cioè il festeggiato e Jonathan, e le persone che sono gentili e piacevoli per natura, come Samuele, Marco e Sonia, siamo riusciti a stabilire un clima abbastanza agevole anche per la nuova arrivata. Sono fiera di ciò, visto che mi sta simpatica. Forse sono le lentiggini.
Inoltre, appena il gruppo si è riunito al cento percento, ci hanno incitato per accomodarci attorno al tavolo nel salotto. La cosa bella, cari miei, è la mia postazione. Su dieci persone presenti, me esclusa, come è possibile che mi sia ritrovata accanto a Filippo? E perché io, da persona stupida, non ho valutato minimamente questa possibilità? Mi dico qualche parolaccia nella mente, sperando di arrivare indenne a fine serata. Cerco di non farmi notare mentre prendo dei respiri profondi, ricordandomi che ho affrontato cose molto più complicate di una stupida sfida. Con un bel ragazzo. Per cui provo qualcosa. Dio, che situazione.
“Elle, spiegami una cosa..” dice ad un certo punto Filippo, alzando lo sguardo dal suo piatto “Perché in questo periodo sei costantemente sull’orlo di una crisi di nervi?”
E tu, spiegami una cosa, perché sei sempre e costantemente figo, esattamente?“Non sono sull’orlo di una crisi di nervi.”
“Sicura di star bene? Se non te ne rendi neanche conto, allora penso tu abbia qualche problemino tecnico.” Dice, stavolta con un cipiglio leggermente preoccupato. Che dolce..
“Non mi rendo conto di tante cose..” mormoro, completamente incantata a fissarlo. No, ok, forse sarebbe anche il momento di abituarsi a quegli occhi. Aggrotta leggermente la fronte, perplesso.
“Ti stai riferendo a qualcosa che non so?”
Mi prendo qualche attimo per riflettere su ciò che ho detto, e arrossisco non appena lo faccio. Oh, sì, sputtaniamoci. Distolgo lo sguardo puntandolo sul cibo, riprendendo a mangiare, giusto per avere una scusa per non rispondere. Lui, ovviamente, non distoglie la sua attenzione e aspetta pazientemente la mia replica, che desidererei tanto non far uscire dalla mia bocca.
“No.” Dico, forse con un tono un po’ troppo acuto “Non mi sto riferendo a niente. A cosa dovrei riferirmi?”
“Dimmelo tu.” La fa facile, lui.
“Ho detto che non mi riferivo a niente.” Ripeto, continuando a fingere tranquillità e a non guardarlo negli occhi. Con la coda dell’occhio vedo che non fa nessun movimento, poi sospira e riprende anche lui a dedicarsi alla cena, permettendomi di non trattenere più il respiro dall’ansia. Come glielo spiegavo? Non potevo dirgli “Non mi sono resa conto per mesi che ti vengo dietro come un cane va dietro, oltretutto sbavante, all’osso lanciato dal padrone”.
Oltre che sincera, sarebbe una dichiarazione infinitamente romantica, devo ammetterlo.
“Per me,” lo sento di nuovo parlare, e d’istinto mi volto per guardarlo “vuoi che io mi incuriosisca, così che io, per comprendere, ti faccia dei complimenti. Ti imbarazzano, ma ti piacciono. Dì la verità.” E sorride leggermente, con un ché di provocatorio. Alzo un sopracciglio, anche se un po’ di rossore sulle guancie non riesco a trattenerlo.
“Io.. Io penso proprio di no.”
“Cosa? Non vuoi i complimenti o non ti piacciono?”
“Non li voglio.”
“E perché non li vuoi, se ti piacciono? Per quale motivo ti imbarazzano?” chiede, guardandomi. Non so da cosa riesco a capirlo, se dall’intonazione o dallo sguardo, ma c’è molto di più dietro a quella domanda. Sembra che mi stia chiedendo il perché di un mio determinato comportamento con lui. Mando giù il boccone, non distogliendo lo sguardo. Non sapendo come replicare senza fregarmi, faccio spallucce “Non saprei.” E osservo attentamente il bicchiere che ho appena afferrato.
 
A parte quella conversazione, non mi sono più ritrovata particolarmente in difficoltà. Se devo esser sincera, l’unico complimento fatto da lui nel corso della serata rimane quello iniziale, che più che altro era una provocazione e un promemoria della sfida. Giuro che non so a che gioco stia giocando.
Inizio a capire il motivo della sua pausa, però, dopo esserci riempiti ufficialmente lo stomaco con la torta. L’annuncio di Simon mi fa rabbrividire “Ragazzi! Ricordate quando alla scorsa cena parlammo di fare una serata Karaoke? Beh, questa è quella serata!” mi guardo subito intorno, e gli unici non sorpresi sono Samuele e Filippo, il quale mi lancia un’occhiata soddisfatta, come se mi avesse letto nel pensiero.
“Tu hai fatto canto, no?” mi chiede, pur sapendo la risposta. Assottiglio lo sguardo senza rispondere, lui mi illumina con un sorrisetto vittorioso per poi allontanarsi da me e andare ad aiutare Samuele, che sta ribadendo a Jonathan il fatto che lui non deve assolutamente cantare.
Ho capito, adesso. Lui aspettava questo momento perché sa che tutti mi faranno i complimenti, se canto bene.
..Un momento.
Secanto bene. Mi volto verso Simon, che sta sistemando il computer, le casse e i microfoni –da bravo musicista qual è, è molto attrezzato-. Punto specialmente l’ultimo oggetto nominato, con sguardo si sfida. Se cantassi male volontariamente, nessuno si congratulerebbe con me, quindi neanche lui. Certo, mi sarebbe piaciuto provare a mostrarmi brava in qualcosa di fronte ai suoi occhi, ma non posso dargliela vinta. Inoltre, sarebbe un modo per dimostrargli che anche io sono agguerrita, anche se non so per quale motivo.
Sarebbe molto meno faticoso lasciarmi studiare e fargli sorgere domande che, con un suo ragionamento, troverebbero risposta, ma ho paura ad immaginare le conseguenze. Paura, sempre paura. Sono una fifona, eppure ho il coraggio di cantare male davanti a dieci persone. Ho bisogno di un’altra seduta dal mio psicologo personale, credo.
Tra le varie chiacchiere ci spostiamo sui divani o sulle sedie trasportate lì vicino, mentre Jonathan fa un po’ da presentatore, non avendo il permesso di fare altro “Signore e signori,” comincia, parlando al microfono ed atteggiandosi un po’, camminando a destra e a sinistra “prima di iniziare con le canzoni, colgo l’occasione per fare nuovamente gli auguri a Simon l’invincibile!” a quelle parole, scatta l’applauso “La invitiamo a salire sul palco immaginario per aprire le danze canore!”
Simon afferra lo strumento e se lo porta alle labbra dopo essersi schiarito la voce “Grazie mille, Jon. Buonasera a tutti! Vi ringrazio immensamente per esser venuti qui, stasera. E’ grazie a voi se sto bene, adesso. Grazie a questa splendida atmosfera. Vi voglio bene.”
Aaaaw.” Parte il coro di noi ragazze.
“Ma ora si parte!” esclama, sorridendo raggiante “Siete caldi? So che siamo in Inverno, che nessuno faccia lo spiritoso.” Ed indica Filippo, che con la mano fa il gesto di chiudersi la bocca con una zip inesistente scatenando una risata generale “Comunque, ora canto una bella canzone dei Linkin Park, Numb. Insomma, una cosa tranquilla.” Ottima scelta. Ho sempre amato la voce di Simon in questo tipo di canzoni, questo brano più di tutti gli altri. Forse per il significato che sente quasi suo, dato che suo padre non ha mai voluto che facesse della musica la sua ragione di vita, riesce ad interpretarla in un modo assurdo. E’ angosciante, da quanto è fatta bene.
E l’ascoltiamo tutti, in silenzio, incantati dalla sua esibizione praticamente perfetta. Io sono forse la persona più abituata a sentirlo, avendo fatto tantissime lezioni di canto insieme a lui, ma gli altri sono a bocca spalancata. D’altronde, è pure serio, mentre canta. Dopo i tre minuti di canzone e qualche secondo di silenzio totale, partono urla, fischi e applausi. Pare quasi di essere ad un vero concerto. Vanessa, che molto probabilmente neanche sapeva di questa sua dote, è praticamente scandalizzata, con gli occhioni verdi spalancati e adoranti. La freccia di Cupido è scoccata.
“Bravo, Simon!” esclama Jonathan, riappropriandosi del microfono “Ottimo inizio, direi. Chi è il prossimo? O i prossimi. Si può cantare anche in gruppo.”
Eh, sì. Il mio piano si attuerà tra pochi secondi, visto che tutti mi stanno guardando. Mi alzo in piedi, tranquilla, come se non stessi per fare una figuraccia enorme di mia spontanea volontà. Prendo il microfono che mi porge Jon e sorrido “Ciao” Marco mi saluta di nuovo con la mano. Non ho la minima di cosa fare, così vado sul classico: My heart will go on. Cèline, non avercela con me, ti prego.
Inizio a cantare, imbarazzata a morte, ma fiduciosa, e lo sgomento sul viso di tutti è la cosa più divertente che abbia mai visto. Certo, non è facile stonare volontariamente per minuti interi, ma lo sforzo è ripagato. Dopo un po’, Filippo scuote la testa e cerca di non ridere, tenendosi una mano davanti alla bocca. Ha capito. Quando nota che ho gli occhi su di lui, fa un gesto che riesco a capire solo al termine del brano, quando si alza per uscire dal salotto: vuole che lo segua.
Cercando di non lasciarmi scappare una risata, ringrazio i miei amici ammutoliti. Devo aver fatto proprio schifo. Quasi corro verso il corridoio e, quando ci sono, mi accorgo della presenza del ragazzo in cucina.
Le sue prime parole sono “Sei meschina.”
“E’ un complimento?” chiedo, incrociando le braccia e appoggiando una spalla allo stipite. Che soddisfazione immane.
“E anche molto spiritosa, a quanto pare. Non mi sarei mai aspettato questo genere di mossa, davvero.” Ammette tra sé e sé “Ti sei addirittura messa in ridicolo, pur di non farti dire qualcosa di carino. Ciò è.. Non lo so, non riesco a trovare il termine adatto, ma sappi che è positivo.”
Ghigno, mentre nell’altra stanza inizia un’altra canzone “Beh, grazie.”
Comincia a fissarmi senza dire niente, facendomi realizzare la situazione e automaticamente sentire a disagio. Mi sta studiando, porcaccia miseria.
“Ti ricordi” sussulto, quando sbotta di colpo con l’inizio della frase “quando ti dissi che stavo cercando di scoprire se tu saresti stata un personaggio interessante o meno? Me l’avevi chiesto tu, a dire il vero..” Annuisco e continua “L’ho capito.”
“Sono contenta.”
“Devi essere contenta. Tu sei interessante. C’è una miriade di sfumature, nel tuo carattere, un sacco di ragionamenti che non riesco a carpire, paure che non riesco a comprendere..”
Distolgo lo sguardo, rossa come un pomodoro maturo. Sembra quasi che stia parlando da solo, e non con me. Mi schiarisco la voce, alzando le difese “Devo.. Devo pagarti per questa psicanalisi o..?”
Ride, tranquillo, bello come il sole “No, faccio gratis, ma grazie per esserti preoccupata delle mie condizioni economiche.”
“Figurati, tra amici..” rispondo, facendo spallucce.
“Comunque” dice, avvicinandosi “Voglio sentirti cantare seriamente. Giuro che non ti faccio complimenti, dopo.”
Scuoto la testa “Non mi lasceranno mai toccare il microfono di nuovo.”
Annuisce, fermandosi ad un passo da me, mostrandomi quanto sia alto, a differenza mia “Non avevo valutato questa possibilità. Simon ti ha già sentita, no?”
“Certo.”
“Allora lo chiedi a lui.”
“E gli altri usciranno dalla stanza.” Scherzo, guardando però ovunque tranne che nei suoi occhi.
“E io bloccherò la porta.”
“Che bello, grazie.”
“Figurati!”





Eh sì, ragazzi.
Siamo arrivati al ventesimo capitolo. Non ci posso credere. :')
Arriviamo al ventesimo capitolo e ci sono persone che si sfidano così, random, e che stonano volontariamente. 
Questo è il livello culturale massimo che può raggiungere questa storia. :'D
Ed è la prima parte, del compleanno di Simon. Nella seconda, che verrà pubblicata il 22 (ultimo capitolo prima di Natale), ci saranno due conversazioni abbastanza interessanti. ;) E' probabile che ci sia una pausa fino ad anno nuovo, devo decidere. D:

Ringrazio tutti, uno per uno, mille volte e altre trecento (?).
Siete davvero lovvabili. :')

Se volete contattarmi, nel mio profilo si trovano tutti i contatti che possono esser contattabili! EFP, Twitter, my Blog..

Carissimi, ci rivediamo il 22. :)
Grazie ancora di tutto!

Maricuz

   
 
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