Buio. Freddo. Male. Dolore. Un dolore bruciante. Sasuke
abbassò lo sguardo sulla ferita al braccio, dove la pallottola l’aveva
sfiorato, strappando la manica della camicia bianca e portandosi via un
pezzetto di carne. Il braccio sanguinava copiosamente e la macchia rossa andava
allargandosi, impregnando la stoffa. Il sibilo nell’aria lo fece scansare in
tempo per evitare la lama che passò sopra la sua testa falciando alcuni dei
suoi capelli scuri. Tirò un calcio all’indietro con tutta la forza che riuscì e
colpì Naruto in pieno petto, scaraventandolo contro le pietre poco distanti con
un tonfo sordo. Pezzi di sassi rotolarono a terra. Sasuke si concesse un
istante per prendere fiato, poi partì all’attacco prima che Naruto potesse
riprendere l’ossigeno che lui gli aveva fatto sputare con quel colpo al
diaframma. Impugnò più saldamente la spada e si avvicinò al suo ex compagno di
squadra, trascinando un po’ i piedi. Lo guardò con un odio bruciante negli
occhi, impugnò la spada a due mani e la sollevò sopra la testa, preparandosi a
infliggergli il colpo finale. In quell’istante le palpebre di Naruto si
sollevarono appena, scoprendo gli occhi velati che vi si nascondevano dietro.
Un espressione di dolore passò sul suo viso. Le braccia di Sasuke scattarono
verso il basso con una frazione di secondo di ritardo e la lunga lama calò sul
posto vuoto lasciato dal corpo di Naruto, proprio mentre la pallottola gli
attraversava un fianco. Sasuke crollò sulle ginocchia e strinse la presa sulla
spada conficcata a terra per reggersi; si portò una mano al fianco sinistro e
poi davanti agli occhi, restando scocciato e orripilato alla vista del suo sangue. Tossì e sputò altro sangue
mentre sentiva le forze scemare; il tentativo di utilizzare lo sharingan fu
vano e servì solo ad azzerare del tutto il suo chakra. Anche Naruto sembrava
accusare la stanchezza, mentre gli si avvicinava con la colt in una mano e il pugnale nell’altra, trascinando a
stento la gamba destra, ferita e sanguinante. Il biondo cercò di sollevare di
nuovo la pistola, ma sembrava essere diventata troppo pesante. Fece un altro
passo stentato, poi cadde al suolo col ginocchio ferito, strappando la tuta. Un
altro po’ di sangue contornò le pietre scure. Incapace di rialzarsi, Naruto
lanciò a Sasuke uno sguardo pieno di ogni cosa, rabbia, tristezza, sofferenza.
Poi, con un gesto lento, sollevò il braccio e prese l’altra pistola che portava
al fianco, imitato da Sasuke, che estrasse la sua Magnum. Un altro sguardo,
cripticamente ricambiato dall’Uchiha. Quasi di comune accordo, puntarono le due
armi l’uno contro l’altro, al cuore, prendendo bene le mira. Un ultimo sguardo e
premettero il grilletto.
***
Ma Uchiha Sasuke non poteva morire così. Con un ultimo
immane sforzo di volontà, attivò il Mangekyou Sharingan e richiamò il suo
Susano’o, che gli evitò la morte deviando la pallottola. Rivolse un sorriso
sprezzante al ragazzo morente di fronte a lui, che lo guardava con tristezza e
incomprensione, accusandolo con gli occhi. Mentre i residui del Susano’o
sparivano, Sasuke crollò a terra su un fianco mentre Naruto cadeva in avanti. I
loro corpi toccarono terra assieme provocando un cupo tonfo.
***
Guardò il suo corpo privo di vita e lo girò con un calcio.
«Sembra proprio che non sarai tu il prossimo Hokage» mormorò
sprezzante all’ex compagno morto, asciugandosi il sangue dalle labbra. Sollevò
la spada e la conficcò nel petto di Naruto, che stavolta non fuggì proprio da
nessuna parte. Una risata cattiva, quasi isterica, lasciò le sue labbra,
andando a colmare il silenzio di quel luogo vuoto e desolato. In quel momento
un gemito di dolore stroncò il suo riso di vittoria. Abbassò lo sguardo sul suo
petto, trapassato da un lungo pugnale, la cui elsa gli si era fermata tra le
scapole. Il suo momento di vittoria crollò a terra assieme a lui, scrigno vuoto
di una vita sprecata per la vendetta.