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Autore: Lucy_lionheart    16/12/2012    2 recensioni
1.Di tutte le cose che si era aspettato per San Valentino, un regalo da parte di Gilbert era veramente, veramente, l’ultima.
Raccolta di one-shot su generi, temi e nelle versioni più svariate, AU! e non, yaoi, etero e yuri.
Tutto ciò che accomuna queste piccole storie, pezzetti disordinati di vita, sono i loro protagonisti: Toris Laurinaitis e Gilbert Beilschmidt.
Spero vi piaccia la PruLiet, perché queste storie sono tutte per loro. ♥
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Lituania/Toris Lorinaitis, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avvertimenti: AU!
Raiting: Giallo/Arancione
Personaggi: Toris Laurinaitis, Gilbert Beilschmidt




10. Google Maps.






“Ma come la sopporti una relazione a distanza?”

Questa era una domanda  che si ripeteva mille e mille volte nella testa di Gilbert, ma che nessuno mai gli aveva posto. E questo perché nessuno sapeva che il tedesco fosse fidanzato dall’estate scorsa, quando, in un Giugno freddino passato in Lituania, aveva trovato una persona nei cui occhi riviveva il blu del Mar Baltico.
Gilbert era bravo a raccontare storielle sulla ragazza dl martedì, alla quale aveva rubato il cocktail e gli slip, sulla biondina incontrata nel corridoio, lì a scuola, e poco dopo nello sgabuzzino, dove nessuno andava mai a guardare. Tutti erano così impegnati a credere alla fama che l’albino si era costruito che nessuno si accorgeva di quanti messaggi spedisse sempre allo stesso numero.
Quel giorno, però, era diverso: Gilbert non aveva nessuna bugia da raccontare al piccolo auditorium della sua classe riguardo al sabato passato, ma un foglio arrotolato che spuntava dallo zaino relativamente vuoto, maltrattato e scucito dalle partite, dai concerti e dai viaggi, tutti riportati con una scritta frettolosa con il pennarello indelebile. C’era  “4/2” del concerto dei Rammstein, c’erano data e punteggio dell’ultima vittoriosa partita del  Bayern e c’era la scritta “Giugno-Settembre 2012, Klaipeda”, affiancata da un “T” e tracciata, forse, con maggiore attenzione.
A tutte quelle, oggi Gilbert era certo che ne avrebbe aggiunta un’altra: 26/03, il giorno in cui avrebbe sconfitto i 1020 km che c’erano tra Berlino e Vilnius.
Così non disse nulla e, sfoggiando il suo miglio ghigno, si sedé al suo banco. Solo dopo, lasciandosi sfuggire un “porca puttana” si accorse che il professore aveva già provveduto a metterci sopra la simulazione della terza prova d’esame.

« Antonio! Che cazzo, avevi detto che era la prossima settimana!»

L’amico, seduto a un banco da lui –in mezzo a loro ci doveva essere Francis, che aveva ben visto di rimanere a letto- fece spallucce e un sorriso che doveva equivalere ad un  “Scusa, mi hanno detto una cazzata.”
Il professore richiamò l’attenzione degli studenti  battendo con le nocche sulla cattedra e dopo essersi schiarito la voce, iniziò ad illustrare i come e i perché di quella importante ed utilissima simulazione che sarebbe equivalsa nel registro di classe all’ennesima casellina riempita con un “4” nella fila del nome “Beilschmidt”.
Ma non era tanto il voto a preoccupare Gilbert (uno prima o poi ci fa l’abitudine, a quelli), tanto la durata di quell’imprevisto: quattro ore, niente ricreazione.
Già, peccato che per scrivere la fantomatica data odierna sullo zaino, Gilbert doveva entrare in azione alle ore 09:45, minuto più, minuto meno.
Se i suoi calcoli era giusti, aveva un’ora per inventarsi qualche malore ed uscire dalla classe…
… Peccato che Gilbert avesse 2 fisso in Matematica e che il suo piano stesse passando davanti alla finestra esattamente nel momento in cui lui alzò gli occhi rossi su di essa.

« MERDA!»
« Beilschmidt, che modi sono!»

L’insegnante tuonò, sconcertato, ma Gilbert non lo ascoltò minimamente e, invece,  afferrò il tubo di carta, aprì la finestra e ringraziò tutti i santi che non aveva mai pregato che la sua classe fosse al piano terra.
Fu un lampo a saltare fuori, continuò ad esserlo mentre correva a tutta velocità, oltrepassando il cancello aperto della scuola e lasciandosi alle spalle gli occhi curiosi di tutte le classi le cui finestre davano sull’entrata e lo sbraitare del professore.
Gli occhi rossi erano attaccati alla sua preda, che lo precedeva mangiando l’asfalto con le sue ruote nere.

«FERMATI! HEY!»

Capiva anche lui che urlare a quel camion bianco che stava inseguendo come un pazzo di fermarsi era perfettamente inutile, ma la disperazione e  il poco fiato rimastogli nei polmoni lo fecero provare.
Imprecò e ansimò, sputò la troppa saliva che gli era salita in bocca insieme alla colazione e corse ancora più veloce.
Poi, la salvezza:  un semaforo rosso.
Le gambe di Gilbert compirono lo slancio finale, la mano toccò il muso bianco del camion e gli occhi cercarono immediatamente l’obiettivo di una camera, mentre le mani srotolarono il foglio.
Quando il semaforo tornò verde e l’uomo alla guida premé insistentemente sul clacson, Gilbert alzò il cartellone e sorrise.
Cheese.









Toris era un tipo tranquillo, esattamente come la sua città, Vilnius.
Era così tanto tranquillo che i suoi genitori, per farlo smuovere un po’, non avevano esitato ad approfittare di un corso di studi musicali estivo per spedirlo a Klaipeda a fare nuove conoscenze.
Agli inizi di Giugno Toris non sapeva quanto avessero ragione e di come i loro pronostici si sarebbero realizzati, in un giorno un po’ troppo freddino per essere estate e in un paio di occhi rossi.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva visto Gilbert? Ne avevano parlato la settimana scorsa, quando il treno dell’albino era stato cancellato, sparendo dal tabellone, e lui  aveva bruciato il biglietto, comprato da un mese, destinazione Vilnius.
Era marzo, a Vilnius nevicava e Toris quella mattina era rimasto a casa, per svolgere la sovrabbondanza di compiti per i giorni a seguire; era l’ultimo anno, avere molto lavoro era normale, ma quella volta i professori avevano esagerato.
Che ci fosse in vista la simulazione della terza prova d’esame? Il lituano c’aveva riflettuto e aveva ben visto di mettersi a ripassare il più materie possibile, nel silenzio di casa sua.
Poi, il cellulare squillò: era una suoneria diversa da quella che aveva per tutti gli altri numeri e questo non lo fece esitare ad accettare la chiamata dopo solo due note.
Le linee del viso si sciolsero e passarono dall’essere dure e tese a morbide e rilassate, la bocca, finora serrata, si schiuse e i suoi angoli salirono verso l’alto, in un sorriso.

« Hey. Sono le due, di solito non mi chiami a quest’ora. Tutto bene, sì?»
“Sì, sì, ‘na meraviglia, ora muoviti a fare quello che ti dico!”

La fronte di Toris tornò a corrugarsi. Che razza di risposta era?
« Che ti succede? Di soli-»
“ Accendi il pc. “
« Cosa? Come sarebbe a dire “Accendi il pc”? Gilbert mi vuoi dire che stai facendo?»
“ Io ho già fatto, FIDATI che ho già fatto! “
« Spiegati, santo cielo. »
“ Accendi il pc! Non mi sono fatto quasi arrotare da un motorino vicino a Alexanderplatz per starti a sentire mentre domandi e domandi e domandi! “
« TU COSA?»

Gli occhi di Toris si sbarrarono, il cuore perse più battiti. Quel… quell’imbecille! Che diavolo aveva fatto!

« Dio! Come stai?»
“ Occristo. BENE, STO BENE, MA TU ACCENDI QUEL CAZZO DI COMPUTER!”
« Devo trovarti dei modi per fasciare? Oddio, ma hai chiamato l’ambulanza? Aspetta, sento mia madre, lei è un med-»
“ TORIS, CALMATI.”

Il ruggito del tedesco, dall’altra parte della cornetta, riuscì a far chiudere la bocca a Toris, caduto in un momento di panico totale e già pronto a correre alla stazione e andare a curarlo, in un qualche modo.

“ Ascoltami. Non mi sono fatto assolutamente nulla, sono integro, se vuoi faccio un video dove ballo per mostrartelo.
Ma ora. Devi. Accendere. Quel. Cazzo. Di. Pc!”
« … M-Mh. Okay, lo accendo, ce l’ho davanti.»

Con un mezzo sospiro, il lituano toccò il mouse del pc, sbloccandolo. Gilbert continuò: adesso sembrava molto più calmo e la sua voce tradiva una certa soddisfazione.

“ Vai su Google Maps, Streets. “
« Ci sono… ma che stiamo facendo, scusa?»
“Vedrai: adesso digitato questo indirizzo: Berlino, Alexanderstraβe.
Hai fatto?”
« Quasi… Ecco, ora vedo la strada…»

La freccia cliccò in avanti, spingendo la camera a proseguire, passò una signora in bici, arrivò al semaforo e…
E il cuore di Toris batté violentemente, il viso si tinse di rosso e il lituano tacque, rimanendo con lo sguardo fisso sullo schermo del pc.
In mezzo alla strada, sotto il semaforo e sopra la barra delle applicazioni del suo pc, c’era Gilbert.
Il tedesco sorrideva dritto in camera e teneva tra le braccia alzate un cartellone sulla quale era scritta una frase corta e a caratteri cubitali.
“ TORIS, ICH LIEBE DICH “

Dall’altra parte del telefono, Gilbert rise, ma non con aria di scherno. Il silenzio del lituano gli aveva suggerito che il suo piano era andato alla perfezione.

“ Visto? Sono venuto bene, vero? Mi sembra il minimo, dopo aver rischiato di essere messo sotto dal camion di Google.”

Anche Toris rise, ma la sua era una risata sporca di commozione, così come i suoi occhi chiari.

« Sei… Sei bellissimo, non hai da preoccuparti…!»
“ Hey, non ti azzardare a piangere, tu! “
« Non sto piangendo!»
“ Buuh, Buuh, non gnto piagnendo! “

Lo scimmiottò, Gilbert, aggiungendo qualche fintissimo singhiozzo e una sonora tirata di naso.  Toris rise ancora, incapace di staccare gli occhi dallo schermo del computer.

« Idiota…! »
“ Uh, sì, mi hai detto idiota anche quel giorno a metà Giugno, peccato che tu dopo mi abbia baciato! “

1-0 e palla al centro per Gilbert, nulla da aggiungere.
Toris sorrise e posò completamente la testa sul telefono, come se questo fosse la spalla del fidanzato.

« … Mi manchi.»
“ Ah, stai tranquillo. Tra poco, molto poco, verrò su a Vilnius. Oh, questa era l’altra sorpresa. “
« Cosa?! Gilbert, ma… la scuola! Non puoi! »
“ Non è un problema, sono in… vacanza! “
« Ma ancora non è periodo di Pasqua, le scuole non chiudono.»
“ Chi ha parlato di Pasqua e di chiusura delle scuole. La vacanza è mia… e credo che il prof e il preside mi ci faranno stare un po’ più che una settimana. “
« … TI SEI PRESO UNA SOSPENSIONE! »
“ Umh, “vacanza” suona meglio, chiamiamola così. E non fare la voce arrabbiata con me.”
« GILBERT!»
“ Senti, lo so che ti piace urlare il mio nome, ma non esagerare, che altrimenti non avrai più fiato, quando arriverò. ♥ “

La conversazione durò per altre tre ore e Toris non poté finire di studiare Orwell.
Nel frattempo, ad una lezione di informatica tenuta nell’istituto di Gilbert, il professore mostrava agli alunni cosa fosse Google Maps e la faccia del tedesco e la sua dichiarazione apparivano nella gigantesca lavagna elettronica.






















___________________________________________________________________________________________________________________*


Emh, emh.

Ho incontrato il camioncino di Google l'estate scorsa, mentre ero all'acquapark, mio padre l'ha beccato a lavoro... insomma, mezza famiglia si è fatta immortalare x°
Non so, ma mi è venuta la strana idea di usarla come pretesto! Spero vi sia piaciuta più della scorsa, visto che non ci sono stati commenti x°
E spero di riceverne, questa volta! x°

Baci!

_ Valkyrie




   
 
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