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Autore: REAwhereverIgo    17/12/2012    4 recensioni
è passato un anno dall'addio definitivo di Layton a Claire, dalla partenza di Luke e dall'ultimo caso del professore... A un certo punto Lisa, giovane neolaureata, diventa la sua nuova assistente.
Il suo comportamento fin da subito suscita curiosità in Layton... Che cosa nasconde davvero? Hershel avrà il coraggio di lasciar andare il passato per darsi un'altra opportunità?
Per chi ama la coppia laytonxclaire (come me! quanto ho pianto alla fine del gioco!) mi odierà, ma ero così triste nel pensare che quella fosse la fine per Hershel, che mai più nella vita avrebbe trovato l'amore, che ho deciso di dargli un'altra possibilità! Probabilmente sono stata un po' OOC, vi chiedo scusa... spero che la storia vi piaccia!
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cos’è stato quel rumore?” chiese Flora, guardandosi intorno.

“Di che rumore parli?” s’informò Luke, senza capire.

“Ho sentito come una chiave che girava” spiegò la ragazzina confusa. Layton si sentì gelare.

“No…” sussurrò, alzandosi da tavolo. Andò alla porta e cercò di aprirla: chiusa.

“Che succede, professore?” domandò il più piccolo.

“Ci ha chiusi dentro” rispose, appoggiando un pugno chiuso al legno freddo dell’uscio.

“Che cosa? Come ha potuto?” s’infervorò subito il ragazzino.

“Luke, cosa ti dico sempre? Devi stare calmo. Probabilmente avrà pensato che questa fosse solo una questione sua e non ci ha voluti mettere in pericolo” gli spiegò l’uomo. Mantenne una certa calma, visto da fuori, ma all’internò si sentiva terribilmente arrabbiato: non doveva lasciarlo così.

“Mi scusi professore, ha ragione. Come facciamo a uscire?” gli chiese, avvicinandosi. Anche Flora si accostò a loro.

“Dobbiamo trovare qualcosa che funga da grimaldello. Avete qualche idea?”

Si guardarono tutti intorno nella speranza di avere un qualche oggetto in camera da poter usare, ma non videro niente.

“Forse un paio di forbici. Potrebbero andare?” propose Luke.

“Sì, andrebbero bene, ma non ne abbiamo. Temo che esista solo una possibilità” ragionò Layton. Stava fissando la finestra già da un po’ e la sua testa aveva già elaborato un piano. Il problema stava nell’attuarlo.

“Ci dica, professore!” esclamò Flora.

Senza proferire parola, l’uomo si avvicinò al davanzale: erano solo al primo piano, potevano farcela.

“Voi due soffrite di vertigini?”

 

Lisa sapeva che il rito con la Spilla andava fatto nella grotta chi. Era lì che loro si ritrovavano sempre, quindi era lì che sarebbero stati.

Arrivò di fronte all’entrata e sentì le loro voci. Il suo cuore si mise a battere all’impazzata e la paura la paralizzò per un istante: essere lì da sola non la aiutava.

“Metti quel pezzo nell’incavatura tonda, poi siamo apposto” udì. Avevano quasi finito, doveva fermarli finché era in tempo.

Entrò nella grotta facendo meno rumore possibile.

“Così va bene, Zeus?” chiese lui.

“Perfetto. Adesso siamo pronti” rispose l’uomo, soddisfatto. Al contrario di prima, adesso una specie di teca di cristallo era stata portata al centro dello spazio all’interno della caverna. Lisa non vide cosa c’era dentro, ma in qualche modo se lo immaginò. E tante cose iniziarono ad avere un senso.

“Dammi la spilla” disse Zeus, parando la mano. Lui gliela passò e l’uomo la fissò.

“Finalmente… finalmente questo momento è arrivato. Oh, Crystal, alla fine potremo di nuovo stare insieme” sussurrò. La ragazza si sentì rabbrividire e si avvicinò rimanendo bassa.

“E adesso, che anche gli Dei si prostrino ai miei piedi! Ecco a voi, il miracolo della resurrezione!” esclamò, alzando la spilla davanti ai suoi occhi e infilandola, poi, dentro una cavità nella roccia.

Lisa trattenne il fiato e si rese conto di dover essere più svelta.

“Accendi il macchinario” ordinò Zeus. Lui ubbidì e premette un pulsante. Ma la ragazza riuscì ad arrivare al filo elettrico prima di lui, staccandolo dalla spina.

Sospirò soddisfatta quando la macchina non partì e cercò di allontanarsi di lì senza fare rumore.

“Cosa succede? Perché non funziona?” esclamò l’uomo, arrabbiato.

“Non lo so, qui è tutto a posto” rispose il ragazzo, confuso. Lo spostò in malo modo e premette di nuovo il pulsante, senza sortire nessun effetto.

“Non è possibile che non funzioni!” ringhiò, infuriato.

Distratta da quei discorsi, Lisa mise un piede in fallo, scivolando. Quel rumore fece voltare sia Zeus che lui.

“TU!” gridò l’uomo, avvicinandosi minaccioso. Lei indietreggiò fino alla parete, sentendosi messa alle strette.

“Che cosa hai fatto alla mia macchina?!” le domandò, prendendola per il bavero della maglietta e tirandola su. La ragazza sentì un dolore lancinante alla gola dove le sue dita premevano e il fiato iniziò a mancarle nei polmoni.

“Rispondimi!” le intimò, sbattendola con la schiena alla roccia.

Le lacrime annebbiarono la sua vista e la voce non usciva.

“Io ti ammazzo. Sì, io ti ammazzo” decise, stringendo la mano sul suo collo. “Dio mio, mi sta strozzando!” pensò disperata. Guardò lui in cerca di aiuto, ma comprese subito che non le sarebbe servito a niente: stava lì, fermo, a guardarla come se non la vedesse.

Per un attimo rimpianse di non aver aspettato Layton, Luke e Flora. Forse, con loro vicini, non l’avrebbe uccisa. Chiuse gli occhi.

 

“Lisa, verrà un giorno in cui noi due non potremo più stare insieme, lo sai?”

“Sì, lo so. Ma non voglio pensarci ora”

“Invece dobbiamo pensarci adesso. Tra una settimana io compirò diciotto anni e potrò andarmene di qui. Se riuscirò ad adottarti legalmente, ti prometto che ti porterò via e ti darò una vita migliore”

“Logan…”

“Però, nel frattempo,  noi staremo separati. I servizi sociali mi hanno già convocato per il colloquio, quindi voglio lasciarti una cosa. Ti ricordi quanto ti piaceva il mio bracciale, quando eravamo piccoli?”

“Sì, quello di pelle marrone. Profumava di te e quando non c’eri perché andavi con papà a pesca lo tenevo in mano finché non dormivo. Perché?”

“Tienilo tu, ok? Fin quando non ci rivedremo, non togliertelo mai. Io, anche tra trent’anni, lo vedrò e ti riconoscerò”

“Ma, Logan è tuo… non posso…”

“Invece sì, devi. Prendilo e tienilo sempre con te, così mi penserai”

“Logan, ti voglio bene”

“Non piangere, Lisa. Anche io te ne voglio”

 

Perché proprio adesso le veniva in mente quel discorso? Era avvenuto anni addietro, non si ricordava nemmeno più quando di preciso, eppure era un ricordo tornato prepotentemente nella sua mente. Strano, quel braccialetto non lo aveva nemmeno più. Lo aveva perso in casa, un giorno, e non lo aveva più ritrovato.

“L-Logan…” sussurrò, cercando di staccare le mani di Zeus dalla sua gola.

“Stai zitta, maledetta. Per colpa tua la mia macchina non funziona!” urlò l’uomo, stringendo ancora di più.

Ggh…” mugolò. Era finita davvero?

“LISA!” si sentì chiamare dalla voce più bella che in quel momento potesse chiamarla.

Fu strattonata e le dita che poco prima erano chiuse sul suo collo si aprirono. Le graffiarono la pelle, ma non le interessava: adesso poteva respirare di nuovo.

Un braccio le stringeva la vita mentre l’aria le passava sul volto. Che stava succedendo? Aprì gli occhi, ritrovandosi a circa due metri da terra.

“C-che succede?” domandò con voce roca.

Fu posta a terra, con la testa che girava vorticosamente a causa della prolungata apnea. Era come se fosse rimasta sott’acqua per tanto tempo.

“Come ti senti, Lisa?” le domandò Flora, andandole vicino.

“S-sto bene” rispose, sorridendo. I graffi le bruciarono, facendola gemere.

“Tenetela qui, io vado da Zeus” disse il professore. La ragazza lo fermò, tenendolo per un lembo della camicia.

“Che succede? Non ti senti bene?” le chiese preoccupato.

“No, ora sto bene. Ma voglio venire anche io” disse, cercando di sedersi.

“Non mi sembra il caso. Sei debole” protestò Layton.

“No, sto benissimo. Voglio solo aiutarti” ribatté, alzandosi sulle gambe.

“Lisa…” disse, contrariato.

“No, Hershel. Questa storia mi riguarda” lo zittì. I suoi occhi erano più che eloquenti e il professore capì che non l’avrebbe convinta a stare lì.

“Va bene, vieni con me. Luke, Flora, voi sapete cosa fare, vero?” chiese ai ragazzi. Loro annuirono seri.

“Bene. Allora andiamo” decise. Porse una mano a Lisa, che l’afferrò.

“Sei pronta?” domandò. Lei annuì, poi si guardò intorno: erano su un piano rialzato rispetto alla base della grotta.

“Aspetta, come siamo arrivati qui?” s’informò.

“Volando” le rispose.

“Volando?!” esclamò, impaurita. Solo a quel punto notò una corda che pendeva dal soffitto e alla quale l’uomo era aggrappato.

“Mi hai portata via in stile Tarzan?” squittì.

“Quante storie” considerò Layton.

“Ok, hai ragione. Ora sono pronta!” annunciò. L’uomo la strinse a sé, prendendola per la vita.

“Andiamo”

Si buttò nel vuoto e Lisa sentì il cuore passarle direttamente in gola, ma saperlo accanto a sé che la stringeva la fece sentire protetta.

“Zeus, quassù!” lo chiamò. Lui alzò gli occhi e la vide arrivare solo un secondo prima che lei si staccasse dal professore, scivolandogli via dalle braccia e atterrando sopra l’uomo. Sentì le mani scontrarsi contro la roccia, e il bruciore la fece quasi piangere.

“Quella è matta” esclamò il professore, tenendosi la tuba. Si appoggiò ad un sasso, fermandosi sulle punte dei piedi ma riuscendo a mantenere l’equilibrio perfettamente.

“Maledetta! Tu hai rotto la mia macchina!” gridò Zeus, cercando di togliersela di dosso.

“Tu hai ucciso i miei genitori!” ribatté Lisa, stringendo le gambe per tenerlo fermo e bloccandogli i polsi. Aveva gli occhi infiammati, ma si trattenne.

“Perché? Adesso voglio sapere perché!” gli chiese.

“Non te lo dico!” si rifiutò l’uomo. Lei gli tirò uno schiaffo, piangendo.

“Voglio sapere cosa ti abbiamo fatto! Perché ti sei accanito su di noi, perché hai ucciso i miei genitori e… e mio fratello? Cosa vuoi da me?!” urlò.

“Io non ho ucciso tuo fratello” negò Zeus.

“E ALLORA DOV’ È?” gridò.

“Lisa, lui è sempre stato qui” la chiamò Layton, togliendola gentilmente da sopra di lui.

“Lasciami! Voglio sapere! Voglio delle spiegazioni!” si ribellò. L’uomo a terra, la fissò con odio.

“Sei una stupida! Potevamo resuscitare tutti quanti, se tu non avessi tagliato quel filo!” le disse. Lei cercò di liberarsi dalla stretta del professore e lo fulminò.

“Non si può! Non hai ancora capito? Quella macchina non avrebbe funzionato nemmeno se il filo fosse stato inserito! I morti sono morti, non possiamo toglierli al loro destino!” lo contraddisse. Layton trattenne il fiato: erano le stesse parole che aveva detto Claire.

“Sì, possiamo… noi possiamo…” iniziò a ripetere Zeus, inginocchiandosi vicino alla bara.

“Vero che possiamo, Crystal? Diglielo tu, riapri gli occhi… Crystal…”

A quella scena Lisa si tranquillizzò: nello sguardo di quell’uomo c’erano dolore e sofferenza. Perché adesso provava pietà?

“Crystal, svegliati, forza. Non puoi dormire per sempre…” continuava a dire.

“Che sta succedendo, Hershel?” chiese la ragazza.

“Questa non è la storia di un mostro, Lisa. Questa è la storia di un marito straziato dal dolore”

 

  
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