Jingle bells, jingle bells, jingle aaall the waayy... Whoops scusate, sto uscendo di testa. Ieri ho dovuto comprare quindici fra saponette e confezioni regalo di bagnoschiuma per i regali di Natale. Non li sopporto già più. AIUTO
BTW, tanto per restare in tema natalizio, sto partecipando - un po' blanda e in ritardo, come partecipazione, ma tant'è - all'iniziativa del Collection of Starlight Addobba l'albero di Natale con il COS! che propone ogni giorno tre prompt per una fanfiction a tema natalizio. Finora ne ho usati due (sui fandom di Harry Potter e Fullmetal Alchemist: guardate nella mia pagina, se vi va), e dato che i prompt del 14 mi ispiravano tanto Ten/Lunch, ne ho approfittato pubblicando qui. Hohohoho. La versione bionda del capitolo scorso che ho preparato ci sarà... prima o poi. Abbiate fiducia <3
Godetevi nel frattempo questa Lunch insofferente verso il Natale. Come sempre, grazie mille per il sostegno. Vììì LòòòVVòò TT KùùàààNTìì <3
SeaLight
Prompt del giorno 14/12
Parola: dolce - Frase: "Il Natale è una cospirazione per far sentire ai single che sono soli." [Armistead Maupin]
Mi sono informata sui dolci giapponesi. La tipica torta natalizia è fatta con pan di spagna, panna montata e fragole. Io avrei voluto mettere il panettone :C
58. All I want for Christmas is to kill you
– Tutto ciò è disgustoso.
– Disgustoso è il modo in cui ti stai abbuffando, Lunch. un po’ di buone maniere, su!
Lunch abbassò lo sguardo sul vecchio esemplare di tartaruga, che la fissava colmo di tollerante disapprovazione.
– Non t’impicciare o ti faccio in brodo – bofonchiò, sputacchiando pezzi di torta nell’aere – e più precisamente sul muso del suo interlocutore. Sventrò quanto rimaneva del soffice dolce con le mani, impiastricciandosi di panna montata, e s’infilò nervosamente brandelli di pan di spagna in gola, rischiando quasi di soffocarsi.
– C’è qualcosa che non va, Lunch?
– Hualcofa? – ripeté a bocca piena, strabuzzando gli occhi all’inverosimile e rischiando di farsi uscire panna persino dalle narici. – Hhuarda huei due lì! Fono difguftofamente fmielati! – sbottò, indicando con la testa verso il centro del salotto della Kame House, vicino all’enorme abete addobbato e luccicante – dove avessero reperito un abete era un mistero, dato che lì crescevano tutt’al più palme, e la temperatura media era di trenta gradi anche quando teoricamente avrebbe dovuto essere inverno.
Umigame girò la testa rugosa con estrema lentezza – tutte le sue azioni erano estremamente lente: era una tartaruga, d’altronde – e scorse lo spettacolo che agli occhi di Lunch era parso così disgustosamente smielato: Bulma in punta di piedi di fianco a un più che mai gongolante Yamcha, mentre s’imboccavano di pasticcini e si sorridevano e arrossivano come due scolaretti.
– Fembra che ci ftiano fbattendo in faccia – inghiottì rumorosamente il boccone rimastole di traverso – quanto sono felici e contenti e gnè gnè gnè, quando tra due settimane al massimo non riusciranno di nuovo a sopportarsi. Ci manca solo che vadano a cercare del vischio e si slinguazzino davanti alla porta. Quanto non lo sopporto! – ringhiò, stritolando fra le mani un tovagliolo preso chissà dove fino a disintegrarlo. La tartaruga scosse la testa.
– È già tanto che Yamcha sia qui anziché in giro ad allenarsi, quest’anno. È logico che vogliano stare un po’ insieme, non ti pare? – scandì con la sua voce dondolante.
– Ma è questo che non sopporto! Sembra che lo facciano apposta per far sentire gli altri soli come cani – sibilò, svuotando in un solo sorso un bicchiere di quella che – poco ma sicuro – decisamente non era una bevanda analcolica. – Perché è venuto qui solo quell’idiota? Non poteva tornare anche... – s’interruppe, arrossendo di colpo e cercando di nasconderlo dietro un altro bicchiere.
Umigame strinse gli occhi rugosi per qualche istante, per poi sorridere bonario.
– Che diafolo hai da ridere tanto? Che ho detto? – mugugnò.
– Oh, niente, niente – rispose, allontanandosi a lenti passi striscianti. – Non essere triste, Lunch, al prossimo Torneo mancano solo due anni e mezzo. Non sono nulla.
Lunch lo fissò ad occhi sgranati, senza capire. Poi grugnì.
– Grazie tante, tu di anni ne hai mille, rimbambita d’una tartaruga.
Rivolse lo sguardo alle nuvole, trascinando un dito sulla panna rimasta sul piattino vuoto.
– Farai meglio a esserci, Tenshinhan, o giuro che verrò a cercarti per ucciderti – mormorò, squadrando irritata Bulma schioccare un bacetto sul naso di Yamcha.