Mi preparo a sparare verso Jody o
l’altro uomo, ho tutti i
sensi all’erta, ma inaspettatamente si mettono a ridere. Non
capisco e non ho
intenzione di abbassare
Incuranti del corpo di Alexander
steso per terra, Jody e
l’altro uomo si siedono comodamente e iniziano a guardarci
con dei sorrisi che
normalmente avrei trovato teneri, ma ora considero molto inquietanti. –Cosa sta succedendo?- chiedo
con una
punta di ironia nella voce. Guardo Jody in attesa, ma è
l’altro uomo che inizia
a parlare. –Beh…- dal
primo momento
in cui apre la bocca per dire una sola parola, se può essere
chiamata tale,
cambio il suo nome in ‘uomo dalla voce profonda’. E
lui ci racconta come sono
organizzate le cose a Bradford. Il comando è diverso dal
nostro, il capo è il
padre di Alexander che, di conseguenza, può fare tutto
quello che vuole, come
circolare indisturbato per il comando di notte e avere due tirapiedi.
Peccato
che questi ultimi due non siano felici della posizione che sono
costretti a
occupare. In primo luogo, non possono svolgere nessuna vera missione.
In
secondo luogo, devono fare tutto quello che dice un deficiente. Hanno
sempre
voluto sbarazzarsi di lui e in questo periodo si sono affezionati a
noi, quindi
ci vogliono aiutare, in qualsiasi cosa dobbiamo fare; in qualsiasi cosa
che sia
una missione.
Sono un po’
restìa a fidarmi di loro, anche se la storia
che hanno raccontato sembra abbastanza credibile. Così
è Niall che dice di
fidarsi e che ci possono aiutare. Ho dato per scontato che il mio
parere fosse
il più importante, per qualche stupido motivo. Mi scervello
sempre per pensare
cosa rispondere alle proposte senza ricordare che ho anche altri
compagni di
missione.
Iniziamo a creare un piano
perché naturalmente Jody e
l’uomo dalla voce profonda non possono permettere che
Alexander si svegli e
loro non ci siano, o che non abbiano provato a fermarci.
Così decidiamo che
dopo averci accompagnati per un tratto di strada, loro torneranno qua e
diranno
ad Alexander, nel caso fosse già sveglio, di aver provato in
ogni modo a
fermarci. Secondo me possono anche evitare di accompagnarci, ora che
non c’è
Alexander tra i piedi non credo che succederebbe qualcosa, ma
ripensando al
vicolo buio e alle persone che c’erano dentro, non me la
sento di contestare.
Usciamo velocemente dalla casa, perché non vogliamo che
Alexander si svegli
quando siamo vicini, nel caso decidesse di venire a cercarci. Mi
accorgo
distrattamente che grazie a Jody e all’uomo dalla voce
profonda, la gente losca
che abita qui ci guarda con un misto di rispetto e paura. La loro
protezione ci
sarà molto utile, almeno finchè
l’avremo. Zayn mi prende la mano e gli sorrido.
Anche la sua protezione sarà utile, per il mio cuore. Cerco
di ricordare perché
dopo che c’eravamo baciati la prima volta non volevo stare
con lui. Guardo
Harry. Nonostante tutto sembra che l’abbia presa meglio della
prima volta.
Parla tranquillamente con Louis e Niall che sono diventati davvero
degli ottimi
amici, in questo periodo. Vederli tutti ridere, vedere che sono felici,
rende
felice anche me. Perché questa missione non è
stata un totale disastro, anche
se siamo solo a (un nuovo) inizio. Però ci ha uniti, questo
è sicuro. Do un bacetto
sulla guancia di Zayn e prendo a camminare a passo più
veloce, per affrettare i
tempi. L’unica cosa di cui dobbiamo realmente avere paura, in
questo momento, è
il tempo.
-Come
ti
chiami?- chiedo
intanto all’uomo dalla voce
profonda, perché è stressante doverlo chiamare
continuamente con un nome tanto
lungo, nei miei pensieri.
-Willy.-
mi
risponde sorridendo.
Stranamente, scoppio a ridere.
Willy? Jody e Willy. I
genitori non sono stati molto bravi nell’azzeccare i nomi. Di
sicuro ‘Jody’ e
‘Willy’ non sono adatti a due della loro stazza. E
sembra pensarlo anche Zayn,
che ridacchia silenziosamente. Ci scambiamo uno sguardo divertito. –Ho capito tutta la faccenda di
Alexander,
del perché vi sta antipatico e bla bla bla. Però
non ho ancora chiaro perché ci
volete aiutare. E’ una grossa responsabilità.
Davvero fate tutto questo perché
‘vi siete affezionati a noi’?- chiede
poi Zayn, con una punta di
scetticismo che cercò di non far trapelare, anche se io
-Allora,
secondo te com’è questo Russel?- mi
chiede Zayn per fare conversazione.
-Non ne
ho
idea, spero che non odi gli inglesi.-
-Scherzi?-
sbotta
Zayn. –Il suo
lavoro è ucciderli.- capisco che è
molto contrariato di incontrarlo, mentre
io avevo sottovalutato che è per colpa di questa gente che i
nostri muoiono. Ed
è per colpa nostra che questa gente muore. Si
riuscirà mai a terminare tutto
questo?
-Senti,
non
credo che tutto questo sia un lavoro da ragazzi, sinceramente.- dice Zayn esitando. –Sarà
una cosa difficile e lui sarà pronto a sparare
e…-
-Dove
vuoi
arrivare?-
-Non
voglio che
tu venga da lui.- Non voglio che tu venga da lui. Probabilmente in questo momento ho
gli occhi fuori dalle
orbite. –Insomma, intendo che
saresti
più utile come guardia. Entriamo noi con la pistola e tu ci
avvisi se succede
qualcosa.-
-Secondo
me ha
ragione!- esclama Harry avvicinandosi a noi.
La cosa sta superando il ridicolo. –Ragazzi,
io vado in missione da quando ero una bambina. Solo perché
sono una ragazza,
non potrei entrare? E come sono arrivata fin qui? Scherzi?- aggiungo
infine
guardando Zayn, con il suo stesso tono di prima.
-Ineffetti
ha
fatto le mie stesse missioni, se non di più. E’
brava.- dice
Niall tranquillo, camminando verso di noi con le mani
in tasca.
Intravedo, con la coda
dell’occhio, Zayn che gli lancia uno
sguardo poco amichevole.
-Non è perché sei
una ragazza.
Semplicemente, non voglio che ti succeda qualcosa, okay? L’ho
capita
Lo bacio. –Non
preoccuparti per me.- sussurro dopo e, togliendo le braccia
dal suo collo,
stringo forte la pistola sotto la felpa.
Camminiamo per tanto tempo e vedo
Louis che inizia a
muoversi con fatica, non essendoci abituato. Mi dispiace per lui, ma io
ho
esperienza quindi non sento molto più di quanto sentirei con
due passi. Però
riesco a capire che non c’era voluto tutto questo tempo per
arrivare dal parco
alla casa di Alexander. Anche gli altri sono inquieti.
D’altra parte, Jody e
Willy sembrano perfettamente sicuri. Eppure, dopo un’altra
decina di minuti
sono sicura che non sia al parco che stiamo andando. La strada era
quasi tutta
dritta e noi abbiamo preso come minimo sette curve. Jody e Willy ci
precedono,
convinti che li seguiremo. È palese che dobbiamo andarcene,
ma se lo facciamo
non troveremo più la strada per tornare al parco o anche a
casa di Alexander e
non so se sia una buona idea. Semplicemente, non possiamo
più seguirli. Come
facciamo? –Siamo arrivati.- dice
inaspettatamene Jody. Cerco di ricordare… di che colore
doveva essere
l’edificio? Perché l’ho dimenticato?
Doveva essere rosso? Mi pare di sì.
Scambio degli sguardi confusi con i ragazzi. Piano piano, per qualche
motivo,
iniziamo tutti a convincerci che è l’edificio
giusto.
-Percaso
conosciete Russel? Potete aiutarci?- chiedo.
-Oh no,
dobbiamo andare da Alexander e far sembrare la vostra fuga un
incidente.- si
affretta a rispondere Willy. Va bene, tanto non ci
speravo molto. Abbiamo iniziato da soli ed è così
che dobbiamo concludere.
-D’accordo,
ci
siamo. Andiamo, ragazzi.- sospira Harry.
Appena arriviamo sulla soglia
dell’edificio le porte si
aprono, dentro è molto più rustico rispetto alla
facciata esterna, ed è anche
deserto. Le porte si richiudono automaticamente dietro di noi, appena
varca la
soglia anche Niall. Non c’è molta luce,
l’unica aperta è di un lampadario sopra
di noi, che infonde una luce gialla e molto molto tenue. Non sembra
esattamente
il luogo, dove si coordinano spedizioni contro i paesi nemici. Non
sembra il
luogo, dove dovremmo essere in questo momento.
-C’è
nessuno?- prova
a dire Harry, ma senza alzare troppo la voce. È
chiaro che siamo soli o che chiunque ci sia, non ci sente.
C’è soltanto
un’altra porta oltre a quella da dove siamo entrati, quindi,
mentre gli altri
continuano a guardarsi intorno incerti, mi fiondo su quella. Non si
apre al
primo colpo, ma dopo una discreta serie di calci si spalanca davanti ai
miei
occhi. La luce è spenta ed è tutto estremamente
silenzioso, quindi deduco che
non ci sia nessuno dentro. Arranco nel buio cercando un interruttore e
quando
lo trovo e lo premo, mi si presenta davanti lo spettacolo
più piacevole degli
ultimi giorni. Non riesco a vedere le pareti perché nascoste
da centinaia di
scaffali con sopra probabilmente il doppio delle armi da fuoco. Sento
l’adrenalina che cresce dentro di me, ci sono da pistole
normali come la mia a
veri e propri fucili. Cambio la mia pistola con un’altra
più avanzata e prendo
qualche pallottola in più che conservo in tasca, non vale la
pena prendere un
fucile perchè sarebbe scomodo camminarci per la strada e
sembrerebbe troppo
aggressivo quando parleremo con Russel. Poi chiamo gli altri.
-Rifatevi
gli
occhi.- esclamo.
Esco dalla stanza per
lasciare spazio a loro, dato che non è molto grande. Ora
saremo tutti armati ed
è sicuramente un punto a favore. È per questo che
Jody e Willy ci hanno portati
qua? Presumo di sì, volevano aiutarci. Però ora
come facciamo a trovare il vero
edificio, giacché non sappiamo dove ci troviamo? Inoltre,
non capisco come
abbiamo potuto convincerci che era qui che stava Russel,
perché ora ricordo che
l’edificio doveva essere viola.
Ma non è viola che vedo
ora, solo nero. Accade tutto in un
attimo, quasi non me ne accorgo, persa com’ero nei miei
pensieri. La porta
della stanza dove ci sono i ragazzi si chiude di botto e la luce della
mia stanza
anche. Lancio un urlo istintivo e sento i ragazzi fare lo stesso. –State bene?- urlo poi.
-Sì,
che è
successo da te? Tutto bene?- risponde
Zayn dopo un nanosecondo.
-Si
è chiusa la
luce, ma va tutto bene, cerco l’interruttore.- gli dico e non ricevo risposta.
Almeno non da lui.
-Non ti
conviene venire da questo lato.- mi
dice una voce indefinita, molto roca.
-Chi
sei?- chiedo
a mia volta, cercando di mantenere la voce ferma e
di non sembrare spaventata. Potrei giurare di sentire i ragazzi
trattenere il
fiato, da dietro la porta.
-Nicholas,
tu
bellezza?-
-Eveleen.-
-Bene, Eveleen. Non pensi di essere un
po’
troppo giovane per tutto questo? Salvare una città, andare
in guerra, invadere
il territorio nemico… non sono cose che
un’adolescente è solita fare, vero?-
-Presumo
di no.
Ma mi sentirei più a mio agio a parlare con te con le luci
aperte.- a
discapito di quello che aveva detto prima, apre le luci.
Lo guardo in faccia.
Sento le mie pupille dilatarsi e
cerco di non aprire
-Brutto
spettacolo, eh?- mi chiede, ma senza aspettare
risposta continua: -E’ questo che
succede in guerra, sai? Non ti conviene restare qui. Potrei ucciderti
solo per
esserci.-
-Ma tu
non sei
Russo.- dichiaro.
Ha l’accento tipico
inglese e in ogni caso non saprebbe parlarlo così bene, se
non fosse
dell’Inghilterra.
-No,
infatti.
Sai quanti anni ho? Diciotto. Io non volevo entrare
nell’esercito, ma sono stato
costretto. Perché non erano abbastanza. Perché
città come la tua, si rifiuta di
collaborare. Perché città come la tua, non
meritano di esistere!- urla l’ultima frase e
posso percepire tutto il risentimento
che prova verso Holmes Chapel. Posso capire perché proprio
lui sta cercando di
fermarci, armato solo di una vecchia pistola. Non ha più
niente da perdere,
niente da salvare. Potrebbe uccidermi adesso e suicidarsi
l’istante dopo e non
farebbe nessuna differenza. La sua vita è già
finita da un bel po’.
-Non
voglio
ucciderti.- sussurro.
-Lo
so.- ribatte
Nicholas. –Ma
io voglio uccidere te.- aggiunge con una lacrima. Non ha più niente da perdere. Alziamo
il braccio nello stesso
momento, ma mentre premo il grilletto più velocemente di
lui, capisco di fargli
un favore. Dritto in faccia, su quel viso che odia tanto. Il rumore del
colpo è
tanto assordante nelle mie orecchie che non mi accorgo dei ragazzi che
danno
ripetuti colpi alla porta per aprirla. Verso una lacrima
anch’io, per
quest’uomo mandato in una missione suicida. Per
quest’uomo che l’ha accettata
perché voleva porre fine alla sua vita. Per questa ragazza
che, per la prima
volta, uccidendolo l’ha aiutato.
-Leena,
siamo
chiusi qui dentro.- dice Niall, dopo un attimo di
silenzio che sembra un’ora. –Quell’uomo…
dovrebbe avere una chiave.-
Guardo nuovamente il corpo
dell’uomo, ormai ricoperto del
suo stesso sangue. Ovunque sia quella chiave, non andrò a
cercarla là.
-Non
posso
prenderla.-
dichiaro. Non rispondono, spero
che capiscano. Vorrei tanto avere Buck e Liam al mio fianco adesso,
perché
sapevano che effetto mi fa, in ogni caso, guardare la gente morire.
Puoi fare
questo ‘lavoro’ da tutta la vita, ma i sentimenti
non cambiano. Liam e Buck mi
avrebbero capita, gli altri probabilmente mi stanno solo considerando
codarda.
A parte Niall, nessuno di loro sa cosa significa avere sangue umano
sulla
coscienza.
E nessuno di loro ha una mente
molto agile, evidentemente.
Sono in una stanza piena di fucili, possono far saltare via la porta
con un
solo colpo, se prendono quello giusto. Anche il muro, volendo.
-Ora io
mi
sposto. Prendete un fucile e buttate giù la porta, okay?- gli
spiego, sperando
che non mi prendono alla lettera. Per quanto ne so, Louis potrebbe
usare il
fucile per colpire ripetutamente
-No,
esci
dall’edificio, non si sa mai.- mi
dice Zayn preoccupato. Abbiamo affrontato un bombardamento, insieme,
coperti
solo da un pezzo di chissà cosa e si preoccupa per questo?
Sbuffo con
impazienza ed esco dall’edificio.
Sento il primo colpo di sparo. Non mi hanno –fortunatamente-
preso alla
lettera.
Poi appare davanti a me qualcuno
che non mi sarei proprio
aspettata di vedere e non ci pensa due volte prima di spararmi.