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Autore: Jaccquelyn    17/12/2012    6 recensioni
Ognuno vive a modo proprio, siamo noi a decidere cosa fare di noi stessi.
Eppure a volte questo non è possibile e vieni costretta a seguire dei severissimi codici.
Ma c'è sempre un modo per esprimersi, bisogna solo trovarlo.
Così, quando lo scopri, capisci qual'è il tuo ruolo nel mondo.
Ma cosa succede se ti fidi delle persone sbagliate?
Se tutta la tua esistenza viene scombussolata, con poche parole?
Nella vita reale, non in quella dei film, c'è davvero un lieto fine?
E c'è posto,in tutto questo, per l'amore?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi preparo a sparare verso Jody o l’altro uomo, ho tutti i sensi all’erta, ma inaspettatamente si mettono a ridere. Non capisco e non ho intenzione di abbassare la pistola. Quando poi iniziano a esclamare cose come ‘Sapevo che ce l’avreste fatta’ sono talmente confusa da abbassare il braccio senza accorgermene. Le situazioni che si succedono in questi ultimi giorni diventano sempre più strane e insensate. Loro dovrebbero provare a spararmi. Non ci riuscirebbero, ovvio, ma dovrebbero provarci e non dire che ce l’avremmo fatta.

Incuranti del corpo di Alexander steso per terra, Jody e l’altro uomo si siedono comodamente e iniziano a guardarci con dei sorrisi che normalmente avrei trovato teneri, ma ora considero molto inquietanti. –Cosa sta succedendo?- chiedo con una punta di ironia nella voce. Guardo Jody in attesa, ma è l’altro uomo che inizia a parlare. –Beh…- dal primo momento in cui apre la bocca per dire una sola parola, se può essere chiamata tale, cambio il suo nome in ‘uomo dalla voce profonda’. E lui ci racconta come sono organizzate le cose a Bradford. Il comando è diverso dal nostro, il capo è il padre di Alexander che, di conseguenza, può fare tutto quello che vuole, come circolare indisturbato per il comando di notte e avere due tirapiedi. Peccato che questi ultimi due non siano felici della posizione che sono costretti a occupare. In primo luogo, non possono svolgere nessuna vera missione. In secondo luogo, devono fare tutto quello che dice un deficiente. Hanno sempre voluto sbarazzarsi di lui e in questo periodo si sono affezionati a noi, quindi ci vogliono aiutare, in qualsiasi cosa dobbiamo fare; in qualsiasi cosa che sia una missione.

Sono un po’ restìa a fidarmi di loro, anche se la storia che hanno raccontato sembra abbastanza credibile. Così è Niall che dice di fidarsi e che ci possono aiutare. Ho dato per scontato che il mio parere fosse il più importante, per qualche stupido motivo. Mi scervello sempre per pensare cosa rispondere alle proposte senza ricordare che ho anche altri compagni di missione.

Iniziamo a creare un piano perché naturalmente Jody e l’uomo dalla voce profonda non possono permettere che Alexander si svegli e loro non ci siano, o che non abbiano provato a fermarci. Così decidiamo che dopo averci accompagnati per un tratto di strada, loro torneranno qua e diranno ad Alexander, nel caso fosse già sveglio, di aver provato in ogni modo a fermarci. Secondo me possono anche evitare di accompagnarci, ora che non c’è Alexander tra i piedi non credo che succederebbe qualcosa, ma ripensando al vicolo buio e alle persone che c’erano dentro, non me la sento di contestare.
Usciamo velocemente dalla casa, perché non vogliamo che Alexander si svegli quando siamo vicini, nel caso decidesse di venire a cercarci. Mi accorgo distrattamente che grazie a Jody e all’uomo dalla voce profonda, la gente losca che abita qui ci guarda con un misto di rispetto e paura. La loro protezione ci sarà molto utile, almeno finchè l’avremo. Zayn mi prende la mano e gli sorrido. Anche la sua protezione sarà utile, per il mio cuore. Cerco di ricordare perché dopo che c’eravamo baciati la prima volta non volevo stare con lui. Guardo Harry. Nonostante tutto sembra che l’abbia presa meglio della prima volta. Parla tranquillamente con Louis e Niall che sono diventati davvero degli ottimi amici, in questo periodo. Vederli tutti ridere, vedere che sono felici, rende felice anche me. Perché questa missione non è stata un totale disastro, anche se siamo solo a (un nuovo) inizio. Però ci ha uniti, questo è sicuro. Do un bacetto sulla guancia di Zayn e prendo a camminare a passo più veloce, per affrettare i tempi. L’unica cosa di cui dobbiamo realmente avere paura, in questo momento, è il tempo.

-Come ti chiami?- chiedo intanto all’uomo dalla voce profonda, perché è stressante doverlo chiamare continuamente con un nome tanto lungo, nei miei pensieri.

-Willy.- mi risponde sorridendo.

Stranamente, scoppio a ridere. Willy? Jody e Willy. I genitori non sono stati molto bravi nell’azzeccare i nomi. Di sicuro ‘Jody’ e ‘Willy’ non sono adatti a due della loro stazza. E sembra pensarlo anche Zayn, che ridacchia silenziosamente. Ci scambiamo uno sguardo divertito. –Ho capito tutta la faccenda di Alexander, del perché vi sta antipatico e bla bla bla. Però non ho ancora chiaro perché ci volete aiutare. E’ una grossa responsabilità. Davvero fate tutto questo perché ‘vi siete affezionati a noi’?- chiede poi Zayn, con una punta di scetticismo che cercò di non far trapelare, anche se io la notai. Sento che Harry, Niall e Louis smettono di parlare per ascoltare la conversazione. Da un lato anch’io iniziavo a farmi delle domande su questo, ma dall’altro mi fidavo di loro. Quindi aspetto la loro risposta, per placare i miei –di sicuro ingiustificati- dubbi. E si prendono un bel po’ di tempo prima di parlare. –Più che altro, abbiamo voglia di fare qualcosa di più pericoloso che osservare un ragazzino.- risponde Jody infine con un’alzata di spalle. Penso che questa versione potrebbe reggere. Anche gli altri ragazzi sembrano più rassicurati e continuano a parlare allegramente. L’unico che non sembra ancora molto convinto è Zayn, ma penso che abbia paranoie inutili. Lui stesso ha detto che Jody durante la notte guardava Alexander e non me, e questo sembra combaciare perfettamente con tutto il loro racconto. Non vedo motivo di preoccuparsi. Do una stretta rassicurante alla mano di Zayn e continuo a camminare sorridendo, finalmente riusciremo a portare a termine la missione. Quando Buck ha scritto che ci sarebbe voluto più di un giorno, di sicuro non immaginava così tanto. Ci considera morti? Non voglio neanche pensarci.

-Allora, secondo te com’è questo Russel?- mi chiede Zayn per fare conversazione.

-Non ne ho idea, spero che non odi gli inglesi.-

-Scherzi?- sbotta Zayn. –Il suo lavoro è ucciderli.- capisco che è molto contrariato di incontrarlo, mentre io avevo sottovalutato che è per colpa di questa gente che i nostri muoiono. Ed è per colpa nostra che questa gente muore. Si riuscirà mai a terminare tutto questo?

-Senti, non credo che tutto questo sia un lavoro da ragazzi, sinceramente.- dice Zayn esitando. –Sarà una cosa difficile e lui sarà pronto a sparare e…-

-Dove vuoi arrivare?-

-Non voglio che tu venga da lui.- Non voglio che tu venga da lui. Probabilmente in questo momento ho gli occhi fuori dalle orbite. –Insomma, intendo che saresti più utile come guardia. Entriamo noi con la pistola e tu ci avvisi se succede qualcosa.-

-Secondo me ha ragione!- esclama Harry avvicinandosi a noi.

La cosa sta superando il ridicolo.  –Ragazzi, io vado in missione da quando ero una bambina. Solo perché sono una ragazza, non potrei entrare? E come sono arrivata fin qui? Scherzi?- aggiungo infine guardando Zayn, con il suo stesso tono di prima.

-Ineffetti ha fatto le mie stesse missioni, se non di più. E’ brava.- dice Niall tranquillo, camminando verso di noi con le mani in tasca.

Intravedo, con la coda dell’occhio, Zayn che gli lancia uno sguardo poco amichevole.

-Non è perché sei una ragazza. Semplicemente, non voglio che ti succeda qualcosa, okay? L’ho capita la situazione. Potremmo essere uccisi in questo stesso istante, figurati se ci mostriamo a lui.- improvvisamente mi apro in un dolce sorriso e non sono più adirata. Sta cercando, per quanto inutilmente, di proteggermi. E’ troppo troppo tenero. 

Lo bacio. –Non preoccuparti per me.- sussurro dopo e, togliendo le braccia dal suo collo, stringo forte la pistola sotto la felpa.                                

 

Camminiamo per tanto tempo e vedo Louis che inizia a muoversi con fatica, non essendoci abituato. Mi dispiace per lui, ma io ho esperienza quindi non sento molto più di quanto sentirei con due passi. Però riesco a capire che non c’era voluto tutto questo tempo per arrivare dal parco alla casa di Alexander. Anche gli altri sono inquieti. D’altra parte, Jody e Willy sembrano perfettamente sicuri. Eppure, dopo un’altra decina di minuti sono sicura che non sia al parco che stiamo andando. La strada era quasi tutta dritta e noi abbiamo preso come minimo sette curve. Jody e Willy ci precedono, convinti che li seguiremo. È palese che dobbiamo andarcene, ma se lo facciamo non troveremo più la strada per tornare al parco o anche a casa di Alexander e non so se sia una buona idea. Semplicemente, non possiamo più seguirli. Come facciamo? –Siamo arrivati.- dice inaspettatamene Jody. Cerco di ricordare… di che colore doveva essere l’edificio? Perché l’ho dimenticato? Doveva essere rosso? Mi pare di sì. Scambio degli sguardi confusi con i ragazzi. Piano piano, per qualche motivo, iniziamo tutti a convincerci che è l’edificio giusto.

-Percaso conosciete Russel? Potete aiutarci?- chiedo.

-Oh no, dobbiamo andare da Alexander e far sembrare la vostra fuga un incidente.- si affretta a rispondere Willy. Va bene, tanto non ci speravo molto. Abbiamo iniziato da soli ed è così che dobbiamo concludere.

-D’accordo, ci siamo. Andiamo, ragazzi.- sospira Harry.

Appena arriviamo sulla soglia dell’edificio le porte si aprono, dentro è molto più rustico rispetto alla facciata esterna, ed è anche deserto. Le porte si richiudono automaticamente dietro di noi, appena varca la soglia anche Niall. Non c’è molta luce, l’unica aperta è di un lampadario sopra di noi, che infonde una luce gialla e molto molto tenue. Non sembra esattamente il luogo, dove si coordinano spedizioni contro i paesi nemici. Non sembra il luogo, dove dovremmo essere in questo momento.

-C’è nessuno?- prova a dire Harry, ma senza alzare troppo la voce. È chiaro che siamo soli o che chiunque ci sia, non ci sente. C’è soltanto un’altra porta oltre a quella da dove siamo entrati, quindi, mentre gli altri continuano a guardarsi intorno incerti, mi fiondo su quella. Non si apre al primo colpo, ma dopo una discreta serie di calci si spalanca davanti ai miei occhi. La luce è spenta ed è tutto estremamente silenzioso, quindi deduco che non ci sia nessuno dentro. Arranco nel buio cercando un interruttore e quando lo trovo e lo premo, mi si presenta davanti lo spettacolo più piacevole degli ultimi giorni. Non riesco a vedere le pareti perché nascoste da centinaia di scaffali con sopra probabilmente il doppio delle armi da fuoco. Sento l’adrenalina che cresce dentro di me, ci sono da pistole normali come la mia a veri e propri fucili. Cambio la mia pistola con un’altra più avanzata e prendo qualche pallottola in più che conservo in tasca, non vale la pena prendere un fucile perchè sarebbe scomodo camminarci per la strada e sembrerebbe troppo aggressivo quando parleremo con Russel. Poi chiamo gli altri.

-Rifatevi gli occhi.- esclamo. Esco dalla stanza per lasciare spazio a loro, dato che non è molto grande. Ora saremo tutti armati ed è sicuramente un punto a favore. È per questo che Jody e Willy ci hanno portati qua? Presumo di sì, volevano aiutarci. Però ora come facciamo a trovare il vero edificio, giacché non sappiamo dove ci troviamo? Inoltre, non capisco come abbiamo potuto convincerci che era qui che stava Russel, perché ora ricordo che l’edificio doveva essere viola.

Ma non è viola che vedo ora, solo nero. Accade tutto in un attimo, quasi non me ne accorgo, persa com’ero nei miei pensieri. La porta della stanza dove ci sono i ragazzi si chiude di botto e la luce della mia stanza anche. Lancio un urlo istintivo e sento i ragazzi fare lo stesso. –State bene?- urlo poi.

-Sì, che è successo da te? Tutto bene?- risponde Zayn dopo un nanosecondo.

-Si è chiusa la luce, ma va tutto bene, cerco l’interruttore.- gli dico e non ricevo risposta. Almeno non da lui.

-Non ti conviene venire da questo lato.- mi dice una voce indefinita, molto roca.

-Chi sei?- chiedo a mia volta, cercando di mantenere la voce ferma e di non sembrare spaventata. Potrei giurare di sentire i ragazzi trattenere il fiato, da dietro la porta.

-Nicholas, tu bellezza?-

-Eveleen.-

-Bene, Eveleen. Non pensi di essere un po’ troppo giovane per tutto questo? Salvare una città, andare in guerra, invadere il territorio nemico… non sono cose che un’adolescente è solita fare, vero?-

-Presumo di no. Ma mi sentirei più a mio agio a parlare con te con le luci aperte.- a discapito di quello che aveva detto prima, apre le luci. Lo guardo in faccia.

Sento le mie pupille dilatarsi e cerco di non aprire la bocca. Il suo viso è stato completamente deformato da chissà cosa e vedendo la mia reazione si apre in un ghigno poco gentile.

-Brutto spettacolo, eh?- mi chiede, ma senza aspettare risposta continua: -E’ questo che succede in guerra, sai? Non ti conviene restare qui. Potrei ucciderti solo per esserci.-

-Ma tu non sei Russo.- dichiaro. Ha l’accento tipico inglese e in ogni caso non saprebbe parlarlo così bene, se non fosse dell’Inghilterra.

-No, infatti. Sai quanti anni ho? Diciotto. Io non volevo entrare nell’esercito, ma sono stato costretto. Perché non erano abbastanza. Perché città come la tua, si rifiuta di collaborare. Perché città come la tua, non meritano di esistere!- urla l’ultima frase e posso percepire tutto il risentimento che prova verso Holmes Chapel. Posso capire perché proprio lui sta cercando di fermarci, armato solo di una vecchia pistola. Non ha più niente da perdere, niente da salvare. Potrebbe uccidermi adesso e suicidarsi l’istante dopo e non farebbe nessuna differenza. La sua vita è già finita da un bel po’. 

-Non voglio ucciderti.- sussurro.

-Lo so.- ribatte Nicholas. –Ma io voglio uccidere te.- aggiunge con una lacrima. Non ha più niente da perdere. Alziamo il braccio nello stesso momento, ma mentre premo il grilletto più velocemente di lui, capisco di fargli un favore. Dritto in faccia, su quel viso che odia tanto. Il rumore del colpo è tanto assordante nelle mie orecchie che non mi accorgo dei ragazzi che danno ripetuti colpi alla porta per aprirla. Verso una lacrima anch’io, per quest’uomo mandato in una missione suicida. Per quest’uomo che l’ha accettata perché voleva porre fine alla sua vita. Per questa ragazza che, per la prima volta, uccidendolo l’ha aiutato.

-Leena, siamo chiusi qui dentro.- dice Niall, dopo un attimo di silenzio che sembra un’ora. –Quell’uomo… dovrebbe avere una chiave.-

Guardo nuovamente il corpo dell’uomo, ormai ricoperto del suo stesso sangue. Ovunque sia quella chiave, non andrò a cercarla là.

-Non posso prenderla.- dichiaro. Non rispondono, spero che capiscano. Vorrei tanto avere Buck e Liam al mio fianco adesso, perché sapevano che effetto mi fa, in ogni caso, guardare la gente morire. Puoi fare questo ‘lavoro’ da tutta la vita, ma i sentimenti non cambiano. Liam e Buck mi avrebbero capita, gli altri probabilmente mi stanno solo considerando codarda. A parte Niall, nessuno di loro sa cosa significa avere sangue umano sulla coscienza.

E nessuno di loro ha una mente molto agile, evidentemente. Sono in una stanza piena di fucili, possono far saltare via la porta con un solo colpo, se prendono quello giusto. Anche il muro, volendo.

-Ora io mi sposto. Prendete un fucile e buttate giù la porta, okay?-  gli spiego, sperando che non mi prendono alla lettera. Per quanto ne so, Louis potrebbe usare il fucile per colpire ripetutamente la porta. Spero che Niall gli dia un po’ di buon senso.

-No, esci dall’edificio, non si sa mai.- mi dice Zayn preoccupato. Abbiamo affrontato un bombardamento, insieme, coperti solo da un pezzo di chissà cosa e si preoccupa per questo? Sbuffo con impazienza ed esco dall’edificio.
Sento il primo colpo di sparo. Non mi hanno –fortunatamente- preso alla lettera.

Poi appare davanti a me qualcuno che non mi sarei proprio aspettata di vedere e non ci pensa due volte prima di spararmi.

   
 
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