Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: LairaWolf    17/12/2012    5 recensioni
Duncan si è appena trasferito in un luogo sperduto, a due passi da una foresta misteriosa. Qui troverà qualcuno di molto speciale, che occuperà il suo cuore. Ma la verità è un'altra... una verità orribile, che metterà a rischio la sua stessa vita.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7 - Verità e Storia

"Non ci posso.. Credere"



Non sono scemo: mi sono portato dietro il mio mitico zaino con dentro una pila, un Kit-Kat e un binocolo. Nella tasca ho il mio coltellino. Sono pronto ad affrontare qualsiasi cosa. Almeno credo...
C’è un vento che fa paura e mi fischia nelle orecchie e fa muovere i rami in modo che formino forme strane sul terreno. Passo sotto la staccionata e quella sensazione di gelo che avevo provato tanto tempo fa ritorna. È come un calcio nello stomaco: un calcio gelato.
Arranco in mezzo alla “tempesta”, talmente il vento è forte. Perciò al post di impiegarci dieci minuti scarsi per andare da Gwen ce ne impiego venti e rotti. Quando arrivo vicino alla sua tana mi fermo un momento a prendere fiato. E un’orribile sensazione mi avvolge.
È come se fossi osservato... Ho come la sensazione che qualcuno mi guardi e mi segua.
Un fruscio. E non era del vento.
Mi giro di scatto. Improvvisamente ho il cuore che va a mille. Mi avvicino di più alla tana di Gwen, con una disperata voglia di entrare. Ma ancora quella sensazione. E si fa più opprimente.
Giro lentamente la testa. E alla mia sinistra...
 
 
Due occhi gialli mi fissano. No... Sono due PAIA di occhi gialli. Mi fissano intensamente.
Con sguardo assassino.
Non riesco a muovermi: ogni mio muscolo si rifiuta di prestare servizio a un tentativo di fuga.
Un paio di occhi si avvicina e compaiono anche delle zanne lucenti. Un ringhio sommesso.
Comincio a tremare. Me la vedo proprio brutta...
Le zanne scattano e di colpo mi ritrovo in aria. Ma non per molto: la mia gamba destra viene stretta in una morsa fortissima e vengo sbattuto più e più volte a terra, come uno straccio o un pupazzo. Al quinto o settimo urto sento un forte –crack!- e un lancinante dolore alla gamba destra: si propaga come acido in tutto il mio corpo. Ma non riesco nemmeno a urlare: apro la bocca ma si sente solo un flebile rantolio. Poi vengo roteato e sbattuto contro qualcosa che sembra un albero. Cado a terra rovinosamente, mentre sento il sangue scorrermi dalla schiena e dalla gamba. La mia testa è rivolta verso l’alto, non vedo quasi nulla. Ma poi dei guizzi gialli mi compaiono davanti e cerco di mettere a fuoco.
È strano: sento che la morte mi prenderà fra poco e cerco di ammirare il paesaggio per l’ultima volta.
La luna è piena e, dalla luce che filtra dai rami degli alberi, riesco a vedere i miei aggressori.
Non ci credo. Sono due lupi, molto più grossi del normale (almeno dalla mia prospettiva) e con piccole corna ricurve sul davanti. Uno è rossiccio, l’altro più grigio. Quello grigio ha le zanne sporche di sangue. È lui che mi ha attaccato e rotto la gamba. Entrambi stanno ringhiando sopra di me e quello rossiccio si sta lentamente avvicinando a me. Ora ha il muso a pochi centimetri dalla mia faccia. Spalanca la bocca, mostrandomi una collezione di coltelli invidiabile anche dallo Chef Tony. Miracle Blade di ‘sta ceppa.
Capisco che è finita. Il lupo muove la testa leggermente indietro, per prepararsi al colpo di grazia. Io chiudo gli occhi.
È finita.
 
 
Un ringhio acuto e un tonfo. Apro gli occhi: c’è un altro lupo e ha inchiodato a terra il lupo rosso. Il lupo grigio gli balza addosso ma con un gesto fulmineo riesce a mettere a terra anche lui. gli lascia alzare, guardandoli con fare feroce. Poi...
Parla. Si, parla.
-          Keyn noit! Grand jul! Okry!
Detto questo I due lupi se ne vanno via. Osservo bene questo nuovo lupo: è di colore bluastro, un blu scuro, un blu notte.
È il famoso lupo che la vecchia mi ha descritto. Si gira e mi guarda. Ha anche lui gli occhi gialli ma non hanno una luce crudele negli occhi. Mi si avvicina e io chiudo i miei occhi e mi preparo al dolore. Ma non arriva. Sento il suo fiato sulla mia faccia e poi sono sospeso per aria. Mi prende lo zaino e di conseguenza me e mi sta trasportando dentro al caverna di Gwen. La gamba mi fa un male atroce ancora quella sensazione di acido e ho una grandissima voglia di vomitare. Chiudo gli occhi, nel tentativo di attenuare il dolore.
Quando li riapro, vengo sdraiato alla bella e meglio sul pagliericcio di Gwen. Ma perché questo lupo mi ha portato proprio qui? Chissà che spavento si prenderà Gwen quando rientrerà!
Non vedo che cosa stia facendo il lupo, ma sento un bel po’ di traffico con qualche oggetto. Poi esce per subito ritornare con qualcosa in bocca. Sento rumore di pietra su pietra e poi una sostanza viscida sulla mia gamba. Caccio un urlo per il dolore che viene ignorato. Cerco di sollevare la testa e rimango stupito. Ha il pollice opponibile! Sì! Ha un pollice insieme a quella che sembra una normalissima zampa di lupo. Okay, ha le dita più lunghe del normale... ma ha un pollice opponibile!!
Ma tra l’altro, io mi faccio domande del genere in una situazione in cui c’è un lupo blu con le corna che mi sta medicando! A almeno penso che mi stia medicando... Mah!
Osserva la mia gamba, poi emette un sospiro con una parola di mezzo (assolutamente incomprensibile). Poi si gira a guardarmi: i suoi occhi non sono più gialli, ma neri. Neri, profondi...
(Dunque, facciamo un po’ di calcoli: sono in una caverna con un lupo grande blu, con le corna, che ha il pollice opponibile, occhi che cambiano colore e parla... No, sono sicuro di non essermi mai drogato di recente).
-          Ora rimani fermo. –
-          C-come???? –
-          Mi hai sentito: rimani fermo. –
Ha parlato la mia lingua!! E poi... La sua voce sembra molto quella di... Di...
Un altro crack. Dolore intenso su per tutto il mio corpo. Urlo più che posso per cercare di far passare il dolore, ma non smette. Tanti –crack!- uno dietro l’altro. Ma poi lentamente si attenua. Molto lentamente.
Ho il viso rigato di lacrime. Fa malissimo.
-          Scusami, ho dovuto farlo: ti ho messo l’osso della gamba nel posto giusto, in mezzo alle cartilagini. Avrebbe dovuto essere un colpo secco, ma anche le cartilagini si erano spostate, così... Ho dovuto rimettere a posto prima loro. Mi dispiace di essere stata brusca Duncan... –
Cerco di riprendere fiato.
-          C-conosci il mio nome? –
-          Sì... E tu conosci il mio. Anche se non è una bella cosa... Associare il nome che conosci a questo essere... –
Si siede, fissandomi. Io lo/a guardo attentamente, cercando di cogliere il senso della sua frase.
I suoi occhi, questa sensazione di timidezza... La sua voce...
No... Non può essere...
Con la voce che mi muore in gola, sussurro:
-          G-Gwen? –
 
 
 
-          Sì, sono io... Ciao Duncan... –
-          Ma come...? –
-          Te l’avevo detto di non venire questa notte... Perché non mi hai ascoltato?? Duncan... Ora sei ridotto così... –
-          M-mi dispiace... Non capivo il motivo per il quale t-tu mi tenessi all’oscuro... Ero p-preoccupato per te... –
-          Le mie medicine ti aiuteranno a guarire. Ma ti rimarrà la cicatrice sulla gamba. –
-          G-grazie... –
-          Se vuoi me ne vado per mai più tornare. Mi guardi come se fossi un mostro. Hai ragione e non voglio fare tutta la sceneggiata drammatica, quindi me ne vado subito.– e fa per andarsene.
-          No! Non penso che tu sia un mostro! Okay, sono sconvolto. Non è una cosa che si vede tutti i giorni, ma... Sei sempre tu giusto? –
Sono sconvolto. A dir poco. Non riesco a credere che sia possibile...
Ma in fondo è sempre lei, non è diversa. È come me, solo perché è diversa pensano che sia un essere da emarginare. Io la capisco, anzi vorrei essere come lei per avvicinarmi a lei.
Può sembrare troppo facile che io l’accetti così, subito. Il fatto è che io sono sempre stato contrario all’emarginazione di persone considerate diverse. Lei è speciale. E questo non cambia i miei sentimenti verso di lei nemmeno un po’.
-          Gwen... Posso toccarti? –
Non dice nulla, ma avvicina il muso verso la mia mano. La tendo e le tocco la fronte, proprio come se fosse un cane. Provo una stranissima sensazione, come un brivido. E sembra anche Gwen.
-          Sei molto morbida... –
-          Si chiama pelo. –
-          Sì, lo so... – ridacchio. – Lo sai? È comunque strano vederti così... Sei così piccola e minuta... –
-          Lo so. È la mia natura... –
-          Gwen... Posso sapere il... Perché? Di questo. –
Sospira, guardando per terra.
-          È una storia lunga: non penso che ti farebbe piacere ascoltarla. –
-          Beh, io non posso andare da nessuna parte in queste condizioni, quindi non ho molto da fare. Per piacere... –
Con la zampa si da una grattatina veloce dietro l’orecchio, poi mi fissa.
I suoi occhi sono di nuovo gialli.
 
 
“Moltissimi anni fa, circa due secoli, in un’alta montagna viveva la mia specie. Sotto la montagna abitavano degli umani: ma erano umani buoni, quelli che voi chiamate pellerossa o indiani. Per semplificare gli chiamerò indiani, così potrai capire meglio. Dunque loro sapevano della nostra esistenza, ma non ci cacciavano perché credevano che eravamo gli spiriti della montagna in forma vivente. E in un certo senso non avevano torto...
La mia specie – che gli indiani chiamavano Karii, e significava in modo abbreviato Lupi della Montagna – era in ottimi rapporti con gli indiani e non ci sono mai state rivalità per moltissimi secoli. Ma poi arrivarono i coloni dall’Europa e scacciarono gli indiani: o per meglio dire, li massacrarono senza pietà. Fu una cosa orribile, perché loro, sapendo che la mia tribù era l’unica in tutto il mondo, combatterono per difendere la montagna, per salvarli e dargli il tempo di fuggire. Alcuni guerrieri dei Karii combatterono al loro fianco, e da quel momento sono circolate moltissime leggende sulla nostra specie. Ma a poco a poco, queste leggende fantastiche morirono, così come la mia tribù per colpa dei cacciatori. I miei avi dovettero nascondersi, per evitare orribili persecuzioni da parte dei coloni, che avrebbero ucciso chiunque pur di avere uno di noi vivo o morto. Era un simbolo di gloria riuscire a sconfiggere un Karii.
Passarono molti decenni: siamo nel millenovecentodue, quando mia madre era andata nel bosco della montagna per raccogliere qualcosa da mangiare. Aveva ovviamente sentito parlare dei Karii, ma credeva che fossero solo leggende. Quel giorno si avventurò troppo nel bosco e si perse. Per colpa della nebbia stava per cadere in un dirupo se qualcuno non l’avesse salvata: mio padre, il capo dell’ultima tribù Karii. Si frequentarono e si innamorarono nonostante le differenze. Quando la famiglia di mia madre lo scoprì, andò su tutte le furie e fu cacciata di casa, minacciandola che se sarebbe tornata l’avrebbero impiccata. Non mi guardare così, era normale all’epoca. Più o meno... Ma comunque mia mamma sposò mio padre all’interno della montagna, alla presenza degli ultimi Karii rimasti. Circa una quarantina.
Mio padre dal matrimonio trasmesse a mia madre la longevità tipica della nostra specie. Loro volevano disperatamente un figlio, ma pensarono che mia madre fosse sterile: e invece nacqui io. Non so quando: mamma me lo deve aver detto, ma non ricordo... andava tutto bene, fino a che...
Non so perché, ma ci attaccarono. Moltissimi uomini: con torce e armi da fuoco. Uccisero moltissimi Karii e mio padre morì nel tentativo di salvare me e mia madre.
Mia madre mi prese in braccio e scappammo nella foresta. Ci fermammo vicino a un fiume impetuoso e fu lì che...
Scusami, devo riprendere fiato. Ecco, mia madre vide che arrivavano e allora mi baciò un’ultima volta e mi disse di essere forte. Poi mi lanciò in acqua. Mentre la corrente mi trascinava via guardai mia madre guardare impassibile gli uomini e uno... il famoso scienziato la uccise sparandole.
Non so per quanto tempo rimasi in acqua, rischiai di affogare più di una volta e sbattere contro gli scogli. Ma alla fine riuscii a raggiungere la riva. Per poi venire sbattuta in una gabbia. I fatti che ti sto raccontando sono avvenuti circa sette anni fa, molto lontano da qui... eppure mi pare che sia successo ieri. Mi legarono, mi imbottirono di cose chimiche, mi iniettarono altre cose, fecero orribili esperimenti insomma. E c’era sempre lui... lo Scienziato.
Ma riuscii in un modo nell’altro a fuggire. E fuggi il più lontano che potevo e sono arrivata qui. Ora sai perché mi nascondo e perché ho così paura di farmi vedere dagli umani. Spero di non averti annoiato.”
 
 
Ha appena smesso ma le lacrime le scendono abbondanti sulle “guance” se le strofina con il dorso della zampa e scuotendo la testa. Sono un po’... Sorpreso ecco. Non credevo che ne aveva passate così tante nella sua vita. Mi sporgo leggermente e le accarezzo la fronte con al mano. Alza gli occhi e mi guarda. Sono di nuovo neri.
-          Gwen, mi hai raccontato della tua tribù eccetera... Ma tu? Quando diventi umana e quando lupo? –
-          Posso deciderlo io tranne una notte: la notte del plenilunio. In questa notte gli influssi lunari estraggono fuori il lupo che è in me. Detta così suona molto poetica, anzi patetica. –
-          No, non è vero... –
-          E questa mia parte spiega i capelli blu, la mia struttura ossea e certi miei comportamenti... La mia tribù ancora sopravvive, ma siamo solo in venti e ogni tanto con il favore delle tenebre, mi vengono a trovare. Quelli che ti hanno attaccato erano amici di mio padre. Credevano che... Insomma mi volessi far del male. Ma ho chiarito tutto... –
-          Beh, devo dire che in quanto a presentazioni i tuoi amici sono... Insuperabili. –
-          Mi dispiace per le ferite Duncan... –
-          Non è nulla tranquilla... –
-          Una gamba rotta non è da nulla?!? –
-          Era per dire, Gwen... –
Sorrido. Lei cerca di fare lo stesso, ma riesce solo a ghignare mostrandomi tutti i denti. Giusto non ha i muscoli labiali.
-          Lo sai Duncan? Posso correre molto velocemente... È stupendo sentire il vento che soffia nelle orecchie e il mondo che corre con te. Un giorno ti farò provare. Sempre... Sempre se ti va. –
-          E me lo chiedi?? Sarebbe meraviglioso! –
-          Oh... Beh, vedo che la cosa... – e indica sé stessa, - Non ti crea alcun disturbo. –
-          No, anzi! È così... Fantastico. Speciale, è un’avventura meravigliosa! Tu sei fantastica Gwen! –
Ci guardiamo come due ebeti. Mi sa che ho detto qualcosa di troppo avventato e sento la mia faccia andare a fuoco. Mi giro lentamente e fingo un colpo di tosse. Ma facendolo, causo un movimento tettonico a zolle e la mia gamba scricchiola, facendo un male boia!
-          Duncan devi stare fermo! Adesso dormi, ti sveglio io domani mattina come al solito. Buonanotte. –
Detto questo, s accovaccia per terra e chiude gli occhi.
-          Gwen, perché non dormi con me? Non è giusto che tu stia sul pavimento per colpa mia! Guarda, se mi sposto ci stai perfettamente e avanza ancora spazio! –
Ci pensa un po’ e poi con un balzo salta sul pagliericcio, si gira un po’ e si acciambella vicino a  me. Molto vicino. Praticamente le sono in grembo. Mi accoccolo anch’io, per quel che posso, premendo la faccia contro il pelo della sua pancia. È morbidissima e calda: è come venire avvolti da un piumino gigante, che odora di familiare. Mi addormento quasi subito.
 
 
La mattina dopo ho gli occhi tutti impastati di sonno e nel sistemarmi, stiracchio le gambe. La... Gamba non fa più male! Il dolore è sparito!
Sto per alzarmi, quando mi accorgo che sto abbracciando Gwen. Ed è normale, è un essere umano. L’unico inconveniente è che è... Nuda.
Oddio, non poteva essere un “lupo” con una maglietta addosso! Quindi Duncan, calma e sangue freddo...
Cerco disperatamente di distogliere lo sguardo, ma è inevitabile che qualcosa guardi con la coda dell’occhio...
Così mi concentro sulla gamba: la alzo, la piego, mi alzo e cammino: non fa più male! Però Gwen aveva ragione sul fatto che mi rimarrà la cicatrice.
-          Sei sveglio, vedo! Come ti senti? –
-          Meglio! Decisamente! Ma come hai fatto? –
-          La medicina della nostra tribù è molto efficace e viene tramandata da generazione in generazione. Sono contenta che tu stia bene... –
si mise in piedi e raccolse i vestiti da sotto il pagliericcio.
-          Ti sei svegliato anche presto. È meglio che tu torni a casa, prima che tua madre ti scopra! –
-          Beh sì. Grazie mille... Ci vediamo domani sera? –
-          Sì... Se ti va di ritornare. –
-          Ovvio che ritornerò! Gwen è tutto come prima e... Ehi! Non fare quella faccia! Ti prego... –
Ha gli occhi lucidi ed è sull’orlo del pianto. Ma sorride. Mi butta le braccia al collo e singhiozza.
-          So che sei sincero Duncan... E non so come ringraziarti! –
-          Ma ringraziarmi di che cosa, scema! Dai, smettila di piangere, che mi smoccoli tutto! –
-          “Smoccoli”?? –
-          Lascia perdere! –
Le sorrido. Lei si asciuga gli occhi e sorride.
La saluto ancora una volta prima di uscire. Quando sono fuori dalla caverna, non so perché, non so come, ma mi metto a correre. corro senza ritegno, girando attorno agli alberi, saltando tronchi.
Sono felice. Ma proprio felice. Non so perché, ma in fondo non importa. Mi sento come se avessi le ali ai piedi e dovessi spiccare i volo da un momento all’altro. Salto il più in alto che posso, per poi cadere a terra come un sacco di patate. Ma non mi importa. Sono FELICE.
È fantastico: Gwen è... un Karii. Un Karii! Dio, è stupendo! Io mi sono innamorato di un Karii!
Anche se detta così suona come un vaneggiamento, non mi importa.
Chissà, magari veramente Gwen mi farà fare un giro su di lei, in giro per la foresta. Deve essere bellissimo!
Santo cielo, sto perdendo la testa! Duncan, controllati ti prego!
Noooo! Devo godermi questo momento al meglio! Sono eccitato, elettrizzato, stralunato... Praticamente continuo a correre, saltare e fare il cretino finché non arrivo a casa e il sole fa la sua timida comparsa. Mi arrampico sulla quercia come una scimmia ubriaca e mi butto sul letto come se fosse la vasca di palline colorate dell’Ikea.
Mi addormento praticamente subito, con i vestiti ancora addosso e un sorrisino idiota stampato in faccia.
 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: LairaWolf