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Autore: Shark Attack    04/07/2007    3 recensioni
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club che sviene ai suoi piedi ogni due per tre, ma soprattutto è un surfista perdutamente innamorato del mare. Un brutto giorno, però, quelle sue tanto amate onde gli giocarono un brutto scherzo e si ritrovò in bilico tra il nostro mondo e l'aldilà nel corpo di Christine Collins, una sedicenne scapestrata e con la vita appesa ad un filo quanto la sua...
CAPITOLO 7 :
Steven ha percepito una presenza a Beverly Hill e il trio si riunisce lì per cercarla e scoprire chi è. Dopo lunghe ed estenuanti ricerche finalmente si solleva il sipario su una nuova compagna, dal carattere molto particolare e con un potere altrettanto interessante..
Come finirà questa storia?!?
Genere: Azione, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

 

 

 

- Però è troppo forte che sei una ragazza!

 

Quelle parole di Steven le rimbombavano continuamente nella mente, a causa di Brad che si sentiva colpito nell’onore per quella storia. Una storia veritiera, certo, ma una brutta storia. Chris non sapeva come comportarsi ne cosa dire. Era una situazione troppo strana e a lei non era mai capitato nulla del genere, come più o meno a tutti gli umani mai esistiti.

A proposito.. loro due si potevano ancora considerare due esseri umani?

In fondo non era mai capitato, a rigor di logica, che due persone condividessero in un senso così stretto e letterale il corpo. In un certo senso si poteva anche dire che erano telepatici, sentivano i pensieri l’un dell’altra, no?

Non erano più esseri umani..

Chris sentì una sgradevole stretta allo stomaco.

Un botto improvviso fece saltare la ragazza, ma Brad si trattenne e si limitò ad alzare lo sguardo verso la cattedra. Il professore aveva sbattuto violentemente il registro per richiamarla sulla Terra.  Uno svogliato “Sì?” dimostrò al professore che non aveva fallito totalmente.

- Collins, gradirei che ascoltasse la lezione e prendesse appunti.. se non le dispiace..

Il professore si sistemò gli occhiali sul naso con un semplice gesto del dito medio e da dietro le sue sottili lenti squadrò la ragazza che si riprendeva da una specie di torpore nel quale era caduta poco prima.

- Mi scusi.. – cominciò lei. Il professore si sistemò comodamente sullo schienale e incrociò le braccia al petto per ascoltare le solite scuse degli studenti. “La scorsa notte non ho dormito”, “non sono stata bene” e simili erano ai primi posti della classifica e lui, il professore, ne aveva sentiti a valanghe. Una volta aveva sentito un ragazzo scusarsi del suo clamoroso ritardo perché aveva avuto problemi nel parcheggiare l’Enterprise.

Ma Brad non continuò oltre, non gli sembrava neanche giusto. Lui avrebbe mai potuto capire cosa li affliggeva? Avrebbe mai creduto alla loro storia? Cosa gli importava di quel che aveva per la testa per non ascoltare quell’importantissima lezione di letteratura?  No. Perché mentire, allora, e cadere nella banalità di qualsiasi ragazzino?

Cominciò a prendere appunti scrivendo ciò che c’era sulla lavagna. – Tanto non capirebbe.

Il professore trattenne una fragorosa risata, ma fallì. Si alzò in piedi e, con tutti gli altri studenti che ridevano come coro, si avvicinò al banco di Brad e vi appoggiò una mano.

- Mia cara, faccio il professore da 18 anni e, credimi, di scuse ne ho sentite di tutti i colori. I problemi adolescenziali li conosco a menadito e il tuo certamente non è da meno. – e poi, in modo da farsi sentire solo da lei – Se vuoi, dopo possiamo parlarne in privato…

Ma Brad rispose a volume normale, noncurante della situazione che poteva degenerare.

- No, le ho detto che non capirebbe. Continui pure la lezione, sto prendendo appunti ora, vede?

Il professore si massaggiò la barba corta e fissò la ragazzina con aria di superiorità. Collins era famosa per la sua scontrosità, era una ragazza problematica, come se il fatto che fosse figlia di un famoso politico non bastasse alla sua vita; ci volevano i suoi lutti e il secondo matrimonio del padre. Sorrise pacato e tornò alla sua lezione. Alla fine dell’ora le avrebbe parlato. Chissà cos’è che lui non può capire..

 

L’intervallo del mezzogiorno fu terribile per Chris e Brad, tanto che decisero unanimi di uscire cinque minuti prima del trillo della campanella per scappare nell’angolo più remoto della scuola perché nessuno li vedesse, nessuno li sentisse.

A mezzogiorno, puntuale come un orologio svizzero, il loro nuovo processo biologico li chiamò al “cambio della guardia”, come scherzosamente lo chiamò Christine dopo esser tornata in possesso del suo corpo.

Per lei era una specie di liberazione. Ora poteva andare in bagno tranquillamente, mentre aveva costretto Brad più di una volta di trattenerla; poteva fare la doccia, mentre aveva deciso di farla un giorno dì e uno no, quello in cui la sera salutava Brad; poteva rimettere a posto i pezzi di quello stranissimo puzzle che era la sua vita.

Man mano che il tempo passava, il loro scambio diventava sempre meno doloroso. La prima volta entrambi avevano sofferto tantissimo, tanto che erano quasi svenuti dalla fatica. La seconda volta la solfa non era cambiata quasi per niente, se non che sapere quel che succede è un passo avanti dalla sorpresa totale.

In effetti, era quello un fattore fondamentale: la consapevolezza di quello cui stavano andando  incontro li aiutava molto nel superare il trasferimento di spirito.

Quel giorno non erano riusciti ad ottenere tempo sufficiente per andare nel sgabuzzino delle scope al piano inferiore della scuola, dove un tempo c’erano le mense, così avevano dovuto ripiegare sul primo bagno sulla loro strada.

Quando uscì, Chris si ritrovò di fronte il professore dell’ora appena conclusa.

- Allora, Collins, mi vuoi parlare del tuo problema?

Christine si morse il labbro inferiore.

- No, io.. le ho già detto che non avrebbe capito.

- E io ti ho già detto che non c’è nessun..

- Non è un comune problema adolescenziale!

Il professore rimase in silenzio e rovistò fra le sue carte. Ne tirò fuori un biglietto da visita, bianco da un lato e sporco di una macchia di qualche liquido dall’altro. – Nel caso avessi bisogno d’aiuto.. o di parlare con qualcuno, qui c’è il mio numero di telefono.

Lo porse alla ragazza e lei lo prese titubante. Era lo stesso professore che l’aveva tormentata per tutto l’anno?

- Grazie..

- Spero solo che non influisca sulla tua carriera scolastica.

Chris trattenne un “Quale carriera scolastica?” e si limitò a sorridere.

 

Quel giorno, stranamente, il bus del ritorno si fermò alle sue preghiere dopo che lo ebbe rincorso per quasi tutto il viale della scuola. Il successivo sarebbe passato venti minuti dopo perché si dirigeva in una zona non molto frequentata dagli studenti della scuola.

Nik ancora non ha detto nulla.. il che è molto strano, lui sa quel che ci succede, lo sa! Ma dai..  Senti, tu pensala come ti pare: per me, quello è un altro degli “strani”. Nikolas?? Sì, esatto! Ma non è possibile! Lui.. lui.. Lui? Dov’era quella sera?

Loro due non la chiamavano in altro modo: quella sera. Tanto bastava.

Appena tornò a casa, non perse tempo e cercò il fratellastro per tutta casa. Lo trovò nel garage, a sistemare la bicicletta.

- Ciao Chris! – la salutò lui agitando una mano nera di grasso per catene – Com’è andata a scuola?

- Non male, grazie! A te?

- Ho fatto un esame..

- E?

Sospirò. – E che ne so, il risultato me lo daranno a giorni!

- Ah già!  - risero entrambi, poi il silenzio calò peggio di un sipario.

- Senti Nikolas.. volevo chiederti.. tu dove sei stato il 24 settembre?

Il ventenne si alzò di scatto e squadrò la ragazza da capo a piedi. Prima di tornare a casa aveva deciso con Brad che lui non avrebbe fatto un solo fiato durante tutta la loro conversazione. Magari, in quel modo, qualsiasi sospetto di Nik avrebbe potuto dissiparsi.

Quando ebbe finito di squadrarla sospirò e fece un paio di passi verso di lei, fino a che non si ritrovarono quasi faccia a faccia. Lui era alto quasi venti centimetri più di lei, quindi non erano esattamente “faccia a faccia”..

La sua risposa arrivò tagliente come una lama.

- E tu?

- Beh, io.. non si risponde a una domanda con un’altra domanda, hey!

- Ok.. allora mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

- Cosa? E perché!

- Perché sono fatti miei.

- Se me lo dici io rispondo alla tua domanda.

Chris si morse la lingua per istinto di Brad. Voleva dire qualcosa, ma non poteva. Lei sapeva già che cosa doveva dire.

Nikolas la fissò ancora per valutare meglio la proposta della sorellastra ma non fece in tempo a considerarla abbastanza che la porta del garage si aprì di scatto e vi entrò Diane.

- Oh, scusate.. ho interrotto qualcosa? – chiese col suo vocino un po’ malizioso trovando il figlio e la figliastra soli nel garage e un po’ troppo vicini per i suoi gusti. Suo malgrado, Christine arrossì.

- No, mamma, non hai interrotto nulla! Stavo aggiustando la bici..

- Vedo. John mi ha chiesto di chiamare la principessina nel suo ufficio – disse, poi alzò i tacchi.

- Principessina..  Nikolas marcò con sarcasmo quell’attributo che molti padri danno alle proprie figlie.

Sì, ma non l’ha detto lui.”

 

Quella sera, come altre precedentemente, Brad stava cercando di fissare insistentemente il muro della doccia, come Christine gli aveva chiesto di fare. Il problema era che, così come chiunque può tenere immobile la testa e guardare lo stesso in diverse direzioni, anche Brad poteva abbassare troppo lo sguardo e il tempo per fare la doccia si sarebbe dilungato oltre ogni immaginazione. Chris, dal canto suo, ci teneva moltissimo a non mostrare il proprio corpo in ogni sua fattezza allo spirito che albergava in lei, ma doveva fare comunque i conti con un ragazzo della sua età! Così lei era costretta a fare la doccia “al buio” o “al tatto” con la testa rivolta al soffitto così che, in qualsiasi direzione Brad volesse sbirciare, non poteva vedere null’altro che pareti. Alle volte la ragazza arrivava a chiudere totalmente gli occhi.

Aveva deciso che avrebbe fatto una doccia prima di parlare col padre e, per fortuna per lei, quella tortura acquea durava solo pochissimi minuti. Inutile riportare i lamenti di Brad dopo “troppo tempo” ad insaponare i lunghi capelli. Per lui era impensabile.

L’ufficio del padre era al piano terra della loro villettina e aveva una bellissima vista del nulla, le sue finestre davano praticamente dentro i cespugli.

John Collins stava attendendo la figlia seduto nella sua bella poltrona di pelle, fumando lentamente una pipa in stile europeo. Chris odiava il fumo e l’odore delle sigarette, ma quello del padre era un tabacco totalmente diverso, che a lei piaceva da morire.

- Mi volevi vedere? – chiese dopo aver fatto capolino con la testa dalla porta.

John si alzò in piedi e fece le sue movenze come se la figlia fosse una giornalista famosa. – Prego, siediti pure!

Con un tocco lieve, poi, azionò lo stereo e partì la musica di un disco rock. Uno di quelli di Christine, e lui lo sapeva.

- Questa è la tua.. musica, giusto?

La ragazza abbassò il capo e sorrise lievemente. Lui stava cercando di farla felice. Stava cercando di starle vicino.

- Ah, beh.. certo, l’ho preso dalla tua camera! Allora.. è rock, giusto?

- Veramente è pop/rock.. – precisò Chris, mentre una gocciolina di liquido trasparente le scese lungo il viso, svanendo subito alla vista.

- Giusto.. beh, devo dire che non è male..

Lei non disse nulla.

- Senti un po’, mi sono accorto che ultimamente non abbiamo passato molto tempo insieme: che ne dici se domenica andiamo in campagna a fare un bel pic nic?

Christine alzò il capo d’un tratto. I suoi occhi erano ansiosi. Mancava un dettaglio epr decidere se era felice o meno della notizia.

- Domenica, sì.. andiamo dove quella volta ero stato morso da un’ape, che ne dici?

Lei rimase ancora in attesa.

Lui comprese cosa stava aspettando. – Sì, io e te soltanto.

Christine balzò in piedi e, noncurante della scrivania che li separava, saltò al collo del padre, non ricordava da quanto tempo non stava solamente col suo papà e, in quel momento difficile della sua vita, era come una manna dal cielo.

- Hey, attenta o non respiro.. Chris!

Si staccò da lui a fatica, ancora gioiosa negli occhi, che avevano riacquistato una luce che John non vedeva da molti anni.

Udirono Diane gridare dalla parte opposta della casa che la cena era pronta e si ripresero entrambi.

- Tu comincia pure ad andare, io ti raggiungo subito.. – disse con un cenno della mano mentre sistemava un paio di carte. La musica continuava ad andare. Non era la canzone preferita di Chris, ma le piaceva molto lo stesso.

Ripensandoci, si fermò sulla porta. Poi, mentre ancora ci ripensava, si voltò lentamente verso il padre e, mentre un’altra lacrima la tradiva, disse una cosa che colpì il politico lasciandolo senza parole.

- Sai una cosa, papà? Questo disco è davvero molto bello e.. non è la mia musica. E’ di Nancy. Era un suo disco..

Uscì dalla stanza e chiuse lentamente la porta dietro di sé.

 

Le note risuonavano nelle sue orecchie: era Brad che cercava di coprire la sua presenza tormentando la povera Chris che doveva recitare ancora con Nik perché non li scoprisse. Inoltre loro dovevano scoprire lui, nel caso ci fosse qualcosa da scoprire sul suo conto.

La cena era un momento terribile.

Diane squadrava storto un po’ tutti, come a chiedersi chi siano mai questi sconosciuti che cenano al suo tavolo le preziosissime cose che lei ha cucinato.

John fa l’indifferente a qualsiasi familiare gli parli e ha orecchie praticamente solo per la CNN.

Nikolas cercava sempre di essere il più naturale possibile, ma non sempre gli andava bene; in questo era molto impacciato, molte volte straparlava.

Phoebe, infine, la secondogenita di Diane, se ne stava muta come un pesce, come era suo solito. Era la bambina più muta di tutta la sua scuola, ma non era per colpa sua. I medici dicevano che o aveva avuto un tremendo shock da piccola o lo faceva apposta o era affetta da qualche forma di mutismo parziale, perché a volte parlava come una normale bambina di 9 anni. Per Christine, valeva la seconda ipotesi. Anche lei non doveva esser contenta della sua nuova famiglia.

Christine, infine, era sempre un po’ solare e un po’ rinchiusa in se stessa, a volte con sprazzi di acutezza fuori dal normale e a volte senza nemmeno un briciolo di vitalità. Ogni sera, però, accanto a lei c’erano altri due posti, occupati dalla madre e dalla sorella, che poteva vedere solo lei.

E Brad era là in mezzo senza che nessuno a parte la sua coinquilina lo sapesse, unico in grado di guardare quella situazione in modo comico.

 

La governante di casa Collins, ogni volta che li vedeva a cena, si chiedeva come il signor John potesse occuparsi della guerra in Iraq con quella che si svolgeva continuamente sotto al suo tetto…

 

 

 

 

 

 

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Vi piace la famiglia Collins? Non è male.. sembra un po’ gli Addams.. XDD

Allora, il capitolo scorso vi è piaciuto, lo avete trovato comico! Il prossimo prometto che sarà molto meglio di questo, che mi sembra un bel po’ mediocre.. ma che ci volete fare, sto sopportando un’aquila starnazzante (= mia sorella) da quando mi sono svegliata! Ho la testa a pallone.. @__@

 

Vi ringrazio per l’attenzione e vi saluto, al prossimo capitolo! ^^

Ciao!

 

   
 
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