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Autore: LH2    17/12/2012    9 recensioni
-voi donne siete tutte strane. Siete peggio di un rebus, non si e' mai sicuri di avere la risposta esatta- -se conoscessi le regole ci metteresti due secondi a trovare la risposta esatta Malik- dissi, frugando tra la borsa e aprendo il pacchetto di Marlboro. -Harry e' stato in grado di risolvere il rebus?- esclamo' curioso continuando a guardare la strada. -Harry sapeva fin troppo bene le regole- sussurrai inspirando la sigaretta.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tulisa - Sight Of You

"After all you've done, i'm not over you yet
I know your heart is out the door
Let me grab my feelings from the floor
With everything said, and
I’ll get over you.

That amazing smile has been lost for a while
Now everything’s a mess
You are my biggest regret.

I thought you would be forever
But forever has turned to never  
How did something good go so bad, so quick, so fast
Do it just like that."

The end.


Camminavo a passo svelto verso gli studi della BBC, che ahimè conoscevo a memoria. Non avrei avuto bisogno di un tom tom o indicazioni simili, neanche del messaggio preciso di Zayn, perché ci ero già stata miriadi di volte in quel posto e ci sarei potuta arrivare ad occhi chiusi. Percio' era inutile che il moro si raccomandasse che trovassi la via giusta, credeva davvero che nel giro di pochi mesi me lo fossi dimenticato? Risi tra me e me, scuotendo la testa e tirando fuori dalla tasca il cellulare. Scrissi veloce a Lou avvertendolo che ero fuori; e sedendomi sul muretto di fronte all'entrata, aspettai agitata il suo arrivo.
Mi mordevo le labbra ripensando a cosa avrei fatto se mai avessi rivisto lui. Si, perche' era l'unica cosa a cui ero riuscita a pensare dal momento in cui ero salita in macchina per arrivare a White City; avevo avuto due scelte dal momento in cui era arrivato il messaggio: dire no, e riportare il telefono a Zayn in un altro momento, quando lui era a casa magari, da solo.
Oppure dire si, e rischiare di incontrare l'unica persona da cui cercavo di scappare da più di un mese e mezzo.
Scontato.
Sorrisi pensando a quanto fossi stupida ad andare, così distrattamente, incontro alla mia tortura, che avrebbe continuato a farmi male, peggio di una ferita. Continuavo a cercarlo, e non potevo dare la colpa al caso perché non era niente di involontario o occasionale. Ero io che continuavo a scontrarmici. Mi piaceva quella sensazione in un certo senso; era sempre presente e non volevo che se ne andasse davvero. Anche se non potevo toccarlo, baciarlo o semplicemente osservarlo: lui era li. Nella mia mente, in ogni angolo della casa, in ogni angolo della strada. E non c'era da bearsi per averlo avuto accanto per così tanto tempo, perché adesso si era dissolto, e per quanto avrei voluto che le cose andassero diversamente, niente poteva tornare come prima. Eppure io adesso ero li, a pochi metri, continuando a chiedermi perché avevo in corpo quella calamita che costantemente mi attraeva verso lui. Chi era? Una persona tra tante; forse con più difetti di altre, e troppi impegni da rispettare.
Ecco, da una parte lo invidiavo, non aveva neanche il tempo per pensare; non aveva la possibilità di stare un intero giorno chiuso in casa con le cuffiette tra le orecchie o del cibo spazzatura sotto i denti. Lavorava e viveva una vita completamente diversa dalla mia. Come avevamo fatto ad incontrarci? Come avevamo fatto a gestire la cosa?
E mentre mi torturavo la bocca e arrotolavo nervosamente i capelli tra le dita, pensavo alla scelta che avevo fatto, e a dove mi trovavo in quel momento. La decisione e il posto più sbagliati al mondo.
Il novanta percento delle probabilità confermava che avessi rincrociato i suoi occhi verdi nel giro di pochi minuti, perciò se volevo evitare, quello era il momento adatto per tornare in macchina e partire più veloce che potevo. Me l'aveva data la possibilità di lasciarmi tutto alle spalle, o meglio, lo avevo costretto. Perché allora i miei piedi non ne volevano sapere di scendere da li e correre via?
Eppure mentre mi rigiravo tra le mani il telefono di Zayn pensavo e ripensavo che quello era l'unico posto in cui sentivo di dover stare.
Cioe' un momento prima stavo valutando l'idea di scappare, come facevo sempre d'altronde, e adesso incrociavo le dita dietro la schiena, sperando che uscisse da quella porta?
Si, mille volte si.
Volevo tutto da capo: il suo profumo sui miei vestiti, gli zuccotti sparsi per la stanza o il telefono che spariva inspiegabilmente nel letto. E a cui ogni volta rimproveravo per essersi addormentato con esso in mano.
Stavo iniziando ad ammettere a me stessa che volevo il cento per cento. Cento per cento di lui, di noi, del passato. Perché la mia vacanza aveva ribaltato tutti i piani ed io mi ero stufata di osservare il destino cambiare continuamente. Cambiava per volere di tutti, tranne che per il mio. Rimanevo in silenzio aspettando che il tempo migliorasse le cose quando in realtà facevo di tutto per lasciarle così com'erano. Non avevo le idee chiare, ed era tutta colpa sua; ogni minimo dettaglio faceva capolino nella mia testa in qualsiasi situazione.
La Francia: l'idea più stupida che mi potesse saltare per la mente.
Non avevo fatto niente che non avesse portato dietro un suo ricordo; ed io, puntualmente, mi lasciavo trasportare da essi, impotente, tanto da permettergli di farmi provare le sensazioni più belle fino a capovolgermi brutalmente a terra. I ricordi si infrangevano subito dopo essere stati costruiti, e mi piaceva vederli distruggersi; perché da una parte mi rassicuravano sulla loro realtà. Era tutto reale, lui, l'amore, il dolore. Adesso stava a me decidere se ricominciare tutto da capo.
Da capo..ripetevo nella mia mente quelle sei sillabe da almeno dieci minuti.
Lo volevo davvero?
Si, mille volte si.
Basta un momento, e tutto sembra più chiaro. Basta quel momento per darti il coraggio di cambiare le cose.
Alla fine era tutta questione di coraggio ed io non l'avevo mai avuto. Non avevo mai avuto il coraggio di amare, come non l'avevo avuto per lasciare andare via ciò che non era per me. E probabilmente lui non e' per me ma poco mi importava; ero egoista e lo volevo ugualmente.
E come una sfigata mi ritrovavo dopo più di otto settimane ad aspettare su un vecchio muretto di cemento il suo viso, che difficilmente si sarebbe mischiato con quello degli altri.
Aspettavo che si mostrasse, così che, forse, avrei potuto essere per una volta sincera e dirgli che no, non l'avevo ancora dimenticato. E che tutto il male che mi aveva fatto, non superava l'amore che provavo. E che si, forse ero una masochista che rispettava tutti tranne se stessa, ma avevo messo da parte il mio buon senso e avevo deciso di dargli un'altra possibilità.
Odiavo vedermi così, indecisa anche sul gusto di gelato da scegliere, con gli occhi spenti che non avevo neanche voglia di truccare e la bocca serrata che difficilmente lasciava trasparire un sorriso.
Ricordavo quante volte aveva ripetuto che adorava vedermi ridere; ma dopo il mese trascorso avevo fatto di tutto, tranne che quello.
Si sarebbe arrabbiato, perché avrebbe voluto che continuassi a farlo; mi incoraggiava sempre dicendo che bruciavo calorie ed io lo accontentavo solo perché trovavo ridicole tutte quelle bugie che tirava fuori, solo per rinfacciarmi che aveva ragione.
E aveva ragione, più o meno la maggior parte delle volte.
I flashback tornarono in un soffio di vento, ed io rimasi a guardarli; maledicendo parola per parola, che portava dietro una verità troppo dura da ammettere.
"se davvero le pensavi avresti agito diversamente. Non mi avresti baciato, non staresti qua a lasciare che ti accarezzassi, che solo ti sfiori".
Aveva ragione fin dall'inizio, ma quel giorno avevo fatto la cosa giusta. Sentivo che aprire la porta e salutarlo senza sentimento, era ciò che si meritava.
So ancora valutare cosa sia giusto o sbagliato, e quello che stavo facendo ora era decisamente sbagliato. Perché non solo mi stavo comportando da ipocrita, incapace di prendere una decisione definitiva, ma gli stavo lasciando carta bianca, permettendogli di avere tutto il potere.
Harry Styles, fai di me tutto ciò che vuoi.
Sorrisi amaramente; davvero lo stavo facendo?
Il richiamo di alcune ragazze cancello' tutti i dubbi che gradualmente si andavano a moltiplicare nella mia testa. Erano sei o sette e continuavano a fissarmi, citando il mio nome di tanto in tanto. Smorzai un sorriso e maneggiai l'iphone nero facendo finta di essere occupata. Non ero pronta anche alle loro domande; adesso cosa avrebbero creduto? Che ero li per Harry?
Beh sicuramente non si sarebbero sbagliate, perché bastava guardare la mia faccia per capire che non stavo bene, non stavo affatto bene. E per un istante maledissi Zayn per avermi fatto andare li, esposta al mondo intero, con il viso pallido e il terrore negli occhi. Possibile delle ragazzine di sedici anni potessero fare quest'effetto?
Frugai nella borsa e mi accesi veloce una sigaretta, che giuro sembrava una vita non la fumassi. Ispiravo lentamente, godendomi ogni tiro e facendo in modo si propagasse in tutti i polmoni. Avrei dovuto smettere, lo sapevo. Smettere di pensare, di fumare, di amare, di soffrire.
Pero' una nota positiva da relazionare ad Harry l'avevo trovata: era lui la mia nicotina, e a poco mi erano servite le sigarette.
Ma ora era tutta un'altra storia, e me ne servivano il doppio per annebbiare la mente e farmi scordare di tutto; e mentre consumavo quella marlboro, pensando che non stavo neanche dando il buon esempio, una di loro si fece spazio tra il gruppo, raggiungendomi titubante. Ed io la riconobbi subito, non tanto per i lunghi capelli corvino legati nell'identica treccia laterale, ma per lo sguardo sicuro e allo stesso tempo dolce che mostrava. I miei arti quasi si paralizzarono e tossendo sonoramente per il fumo inconsapevolmente ingoiato, aprii la bocca cercando di dire qualcosa. Lei sorrise annuendo e si avvicino' lentamente; eravamo l'una di fronte all'altra, osservandoci curiose. Avrei voluto dirle mille cose in quel momento: che non ero riuscita a buttare niente delle cose di Harry, o che uno dei suoi idoli l'aveva giudicata la persona più saggia al mondo, e che aveva c'entrato il punto: richiede molto più coraggio perdonare, che lasciare andare.
Piegai la testa da un lato -ciao..- esclamai sorpresa. -fa strano vederti qui- rispose diretta lei, saltando i convenevoli. Sorprendentemente non mi turbo', forse perché da un certo punto di vista mi ricordava me stessa, sempre diretta e sicura di se'. Ecco, la vecchia me; non quella che si piangeva addosso per il ragazzo famoso che l'aveva tradita.
-sono venuta a riportare una cosa a Zayn- dissi vaga. Perché mai le stavo dicendo i fatti miei? Avevo forse paura delle sue pungenti domande? Oltrepassai con lo sguardo il suo volto e osservai una per una le ragazze dall'altro lato della strada: se loro mi terrorizzavano, lei mi disarmava completamente.
-ed io che ero sicura fossi qui per Harry- continuo' diretta. Al solo sentire il suo nome rabbrividii e lei se ne accorse; questo gli diede la spinta per la successiva domanda. -lo vuoi perdonare vero?- mi chiese improntando i due occhioni scuri nei miei. Non era invasiva o fastidiosa, era sincera. E ad una persona sincera non puoi che rispondere sinceramente. Scrollai le spalle mordendomi un labbro -non lo so ancora in realtà- esclamai tamburellando le dita sul muro. -ma un giorno qualcuno mi ha detto che richiede molto più coraggio perdonare che lasciare andare- le feci l'occhiolino -ed io sto cercando di essere coraggiosa- dissi infine, rispondendo al suo sorriso.
In quel momento le urla delle ragazze distolsero la mia attenzione sulla mora davanti a me, e il lungo cancello che separava l'esterno dagli studi inizio' ad aprirsi lentamente. Sia io che lei ci voltammo di scatto, prima che il volto ombroso di Zayn facesse capolino da dietro le sbarre. Non fece in tempo a salutare che le ragazze imbarazzate lo accerchiarono chiedendo delle foto; anche la mora accanto a me, di cui ancora non conoscevo il nome, raggiunse il gruppo eccitata. Cercando di passare il più possibile inosservata, mi avvicinai a Zayn aspettando che finisse di firmare autografi. Si volto' sentendo una presenza dietro di lui, e stringendomi il fianco mi sussurro' all'orecchio -aspettami un secondo dentro- e senza lasciare che ribattessi fece un segno alla guardia di sicurezza per lasciarmi passare.
Rivolsi uno sguardo veloce alla ragazzina -augurami buona fortuna- le mimai con le labbra.
Annui' convinta -riprenditelo Ellis-.
Mi voltai, poco più sicura di prima e con un nuovo portafortuna a vegliare su di me, prima di scivolare dietro la porta laterale degli studi. La differenza di temperatura tra l'interno e l'esterno si fece sentire, e affacciandomi su un lungo corridoio completamente deserto, aspettai l'arrivo del mio migliore amico. Adocchiai una vecchia sedia sul lato sinistro e mi ci sedetti, senza riuscire a smettere di muovere nervosamente le gambe. C'era un insolito silenzio e ciò non fece che aumentare l'ansia; sentivo il respiro mozzato e pregavo l'universo che Zayn firmasse il più velocemente possibile gli autografi.

Sbattei gli occhi più volte quando il viso familiare di Niall Horan non mi passo' davanti, correndo verso l'uscita; andava così di fretta che neanche si accorse della mia presenza. Successe tutto in un attimo: un momento prima mi mancava il fiato e quello dopo quasi non stavo perdendo la voce per fermare il biondo. -Horan dove corri?- gridai sorridendo. La mente improvvisamente cancello' ogni piccola paura e mi diede la forza di affrontare, dopo più di un mese, una conversazione di più di due minuti con uno dei migliori amici di Harry. Rimasi nella stessa posizione, abbracciando con le mani le ginocchia; lo vidi voltarsi confuso e tornare indietro a piccoli passi. -Ellis?- esclamo' titubante. -a quanto pare…- risposi divertita, squadrandolo da testa a piedi.
Era sempre lo stesso, perennemente in tuta, con il sorriso lucidato dall'apparecchio e una solarità capace di irradiarti la mente. Mi alzai in piedi poco prima che mi prese per i fianchi e mi abbraccio' teneramente. -che ci fai qui?- chiese curioso senza mollare la presa. -quell'idiota del tuo amico si e' dimenticato il cellulare e gliel'ho dovuto riportare- esclamai tranquilla. Mi sporsi in punta di piedi e gli regali un dolce bacio sulla guancia, gli presi il cappello che indossava e me lo infilai strafottente. -ehi!- urlo' cercando di riprenderselo. E mentre lo nascondevo dietro la schiena, con le sue dita che mi solleticavano la pancia per afferrarlo, la voce sonora di Louis mi distrae', dando la possibilità al biondino di riprendersi ciò che era suo. -noooo- esclamai sfiduciata. Mi fece l'occhiolino e mettendo un braccio intorno alla mia spalla grido' -guardate chi ci e' venuta a trovare?!-.
Lou, seguito da Liam, ci venne incontro con il suo solito sorriso a trecento cinquanta due denti.
Beh venuta a trovare era un parolone, pensai, ma non volendolo deludere, mi limitai a sorridere e a raggiungere il resto del gruppo. Lasciai un bacio veloce sulla guancia di Lou che non vedevo da massimo trentacinque minuti e mi lasciai stritolare per cinque minuti buoni da Liam che non vedevo davvero da tantissimo tempo. -come stai?- mi sussurro' all'orecchio, con il viso preoccupato. La sua voce era flebile e non mi fu difficile capire che non voleva che ci sentissero gli altri due; era sempre stato sensibile ai sentimenti altrui, e non era strano che dopo tutto quel tempo fosse ancora apprensivo nei miei confronti. Ci era rimasto davvero male per quello che era successo; lui che sapeva far sentire una donna desiderata ed apprezzata come nessuno sapeva fare. Lui che stava con la stessa ragazza da due anni, e non aveva fatto passare giorno senza ricordarle quanto la amava. Perché era vero, quando stava con lei gli occhi gli brillavano e sono piuttosto convinta che sarebbe stato capace di spostare una montagna intera per lei.
Alcune volte mi ritrovavo a pensare al viso di Harry, e a quanto avrei voluto che guardasse me come Liam guardava Danielle.
Ma il ragazzo che adesso mi stringeva tra le sue braccia, era unico nel suo genere, e questo era chiaro a tutti.
-tutto bene- risposi sorridente, nascondendo il viso nell'incavo della sua spalla. Mi fece fare un giro su me stessa, continuando a sorridere con gli occhi -ti trovo bene- esclamo' sincero -com'e' andato il viaggio?-. Ecco magari questo poteva evitarlo di chiederlo, ma visto che ormai mentire era diventato il mio secondo mestiere, raccontai in breve di quanto fosse buono il cibo o dell'incredibile altezza della Tour Eiffel.
Non so se fu una fortuna essere trascinata via da Lou e portata quasi a forza verso il camerino dei ragazzi, ma lo ringraziai mentalmente. -dai Lou e' tardi e devo andare!- gridai facendo resistenza. -se Caroline e Lou scoprono che sei qui e non sei passata a salutarle ti uccidono lo sai questo vero?!- continuo' aumentando la presa. Alzai gli occhi al cielo -e va bene. Ma cinque minuti!- e non credetti neanche a me stessa quando le sentii uscire dalla mia bocca.
Mimai un messaggio d'aiuto a Niall che declino' con una grande risata, mentre veniva richiamato da Liam che lo invitava a muoversi da li e ad uscire per le foto. -okey okay non scappo lo giuro!- esclamai massaggiandomi il polso. Alzo' le spalle -non si sa mai con te- rispose facendomi l'occhiolino. -a quante scuse hai pensato per evitare di venire fino a qui?-. Risi scuotendo la testa -e tu quante per farmi venire per forza?- ormai con Louis ero diventata abbastanza furba da sviare le domande inquisitorie/politicamente scorrette, e siccome sapevo che quello che voleva conoscere erano altri dettagli, risposi alla domanda con un'altra domanda, decisamente consentita. -sei diventata brava eh?- disse svoltando a destra, e affacciandosi su un altro corridoio, al contrario dell'altro, pieno di porte. -l'allieva ha superato il maestro- e con quella battuta sottile aspettai che la lastra di legno che mi separava da Lou e Caroline, si aprisse.
Quando la bionda, intenta a sistemare la trousse piena di trucchi, si volto', altri flashback tornarono a farmi visita.
C'era stata la volta in cui mi aveva lasciato Lux quando lei ed Harry erano stati chiamati per non so quale problema. Nel giro di due minuti mi aveva lasciato un enorme borsone pieno di vestitini, pappine, biberon e pannolini di cui a stento conoscevo l'esistenza. Mi aveva assicurato che sarebbe tornata presto o che Tom sarebbe passato a prenderla, ma avevamo finito per stare l'intera giornata io e lei sul tavolo della cucina a fare puzzle o a guardare cartoni animati che non vedevo da una vita.
Poi era arrivato il momento di cambiare il pannolino e avevo chiamato Susan, l'assistente di mio padre, pregandola di accendere skype e spiegarmi come andava messo. Tom arrivo' giusto in tempo per evitare che avvelenassi la povera Lux, mentre Harry si fece vedere dopo sei ore con un cheesecake alla fragola di Tesco e un film horror.
Fatto sta che gli occhi chiari di Lou non fecero che contagiarmi un grande sorriso e un po' di malinconia. Mi mancava tutto, ogni singola persona che facesse parte della vita di Harry mi mancava; e sembrava che ognuno volesse ricordarmelo. -Ellis?- Caroline corse ad abbracciarmi facendomi quasi cadere. -come stai? Non ti fai più sentire eh? So tutto della Francia!- -com'e' andata? Ti avevo mandato un messaggio ma non so se l'hai visto. E i capelli? Sono diversi!- -ti sei dimagrita?- le voci si accavallavano una sopra l'altra. Misi le mani avanti, dopo averle baciate ed abbracciate, e risi sonoramente -ehi ehi ehi calme! Una domanda alla volta!- esclamai portandomi le dita sulla tempie.
E risposi, a quasi tutto ciò che mi chiesero, evitando i dettagli ed accennando sorrisi come fosse la cosa più normale al mondo. Ma in tutta quella situazione non c'era niente di normale, e continuavo a non sentirmi a mio agio nonostante le volessi un gran bene a tutte e due. Continuavo a pensare a quello che avevamo passato insieme, e a quanto ci eravamo divertiti. Quanto ero stata bene, quanto ero stata fortunata, quanto ero stata amata.
Perché da Paul ad Andy tutti mi avevano sempre trattato come una della famiglia.
-adesso devo proprio andare- esclamai trovando un secondo di silenzio nella conversazione. -sentiamoci pero'. Magari ci prendiamo un cafe' un pomeriggio okay?- esclamo' Lou abbracciandomi. -magari mi sistemi anche i capelli già che ci sei- risposi arrotolando i suoi tra le mie dita.
Louis era già fuori alla porta parlando al telefono, quando lo raggiunsi. Mi voltai un ultima volta prima di chiudermi la porta alla spalle -vi voglio bene- sussurrai smorzando un sorriso.
"vi voglio bene e vorrei che tornasse tutto come prima. Vorrei che niente fosse cambiato, che non fossi costretta a vedervi per un'ora davanti ad una tazza di caffè o al supermercato per caso. Vorrei che la persona per cui lavorate non avesse rovinato tutto."
Le pensai, ma le trattenni in gola, così come il respiro che non ne voleva sapere di riprendere ritmicamente. Chiusi la porta pronta a lasciarmi dietro altri ricordi, magari che mi avrebbero aiutato a sentirmi più leggera.
E poi tutto successe in un attimo.
Sentii una grande confusione in testa, il respiro corto e le lacrime agli occhi. Tutto girava nella direzione sbagliata, ed io mi lasciavo trasportare dalle situazioni senza la forza di reagire. Sentii Louis mormorare qualcosa ma io vedevo solo le sue labbra muoversi velocemente, quasi avessi spinto il pulsante del muto alla sua voce. E le tempie pulsavano forti ed io continuavo a vedere me e Harry ovunque, quasi come un vecchio film che scorreva sulle pareti di quel corridoio troppo stretto e asfissiante. E mi appoggiai al muro, poco dopo che il volto familiare del mio amico scomparisse dietro una porta di cui neanche avevo notato la presenza. E forse mi aveva detto qualcosa di importante, ed io avevo annuito, ma non avevo ascoltato una minima parola perche' il senso di nausea e le vertigini si erano impossessati di me. E l'apparente calma che avevo sfoggiato fino a quel momento non era servita a niente, perché adesso stavo crollando troppo velocemente.
Dovevo uscire da li, il più presto possibile, almeno per far entrare l'aria gelida di Londra nelle mie narici e riprendere il possesso di me stessa.
Tastai la parete camminando verso l'uscita che sembrava davvero troppo lontana; con la borsa in spalla accelerai il passo a testa bassa, mentre i capelli scompigliati sfioravano il viso gonfio di tensione. Come potevo provare tutte quelle sensazioni per lui quando mi aveva distrutto l'anima? Si era preso tutto ed io stavo lasciando che continuasse a condizionarmi la vita. Incurante di tutto, si era impossessato di me ed io non sapevo neanche più chi ero io. Non mi riconoscevo più ma l'unico che aveva risposte era lui; perciò dove scappavo?
Torna indietro Ellis. Torna da lui e digli che lo ami.
Che lo odi, ma che lo ami di più. Ed e' quel "di più" che farà la differenza. Perché sai anche tu che basterà, che sarai di nuovo felice, e poi triste. Poi litigherete, forse fino a lasciarvi, ma poi farete pace e lui ti regalerà quel sorriso che aggiusta tutto comunque, anche quando le situazioni sembrano degenerare. E poi forse partira' di nuovo per un altro tour e a te torneranno i flashes di quella volta, quella volta che saresti voluta morire, urlare al cielo, tornare indietro nel tempo, cancellare la sua faccia dalla tua intera vita. Poi penseresti che sarebbe stato meglio non conoscerlo, perché obiettivamente aveva portato solo tanti guai, ma poi ti ricrederesti, magari dopo esserti passata tra le mani una vecchia fotografia dove eravate felici, e cambieresti idea. Penserai che perdonarlo era stata la scelta migliore, perché si, senza di lui non sarebbe stata la stessa cosa.
Arrivai alla porta, e feci uno sforzo immane ad aprirla. Non perché fosse pesante, ma perché sembrava fare lei resistenza.
Non volevo uscire e la stavo aprendo ugualmente?
La spinsi più forte e ispirai profondamente quando mi ritrovai nel grande spiazzo deserto davanti a me; lasciai la borsa cadere a terra e mi trascinai insieme a lei sull'asfalto umido quasi stremata. E infilai le dita tra i capelli, nascondendo il viso tra le ginocchia, aspettando che una qualche rivelazione venisse a schiarirmi le idee. Aspettavo che qualcuno mi cacciasse da li, o che semplicemente mi passasse accanto con il volto segnato dalla pietà. Ecco forse quello mi avrebbe dato la forza per alzarmi ed andarmene.
-Ellis?-
Harry Styles mi avrebbe dato tutto, tranne che forza.
Ed io alzai la testa, perché conoscevo alla perfezione la sua voce, profonda, graffiata e fastidiosamente sexy. E non esitai un secondo ad incrociare i suoi occhi verdi perché era tutto quello che cercavo da una vita. Un mese che a me sembrava una vita. E rimasi a fissarlo sconvolta, non sapendo se era peggio il fatto che mi avesse trovato a terra in preda al panico o che lo avessi rincontrato proprio pochi minuti dopo che avevo mandato a far fottere l'autocontrollo.
-Harry- sussurrai rimanendo nella stessa posizione. Piego' la testa da una parte mente si avvicinava, con in mano un cartone di Starbucks. -che ci fai qua?- chiese subito abbassando la testa proprio sotto di me. Mi morsi il labbro e tornando lucida, iniziai a cercare qualcosa in borsa. -non trovo le chiavi. Che stupida compro borse sempre troppo grandi- esclamai sorridendo.
Harry Styles sono ancora innamorata di te. E sono a pezzi ma ti perdono. Perché solo te puoi ricompormi.
-l'ho sempre detto- rise toccandosi i capelli ribelli.
Mi alzai goffa -come stai?- ancora non credevo stesse seriamente davanti a me, con quegli occhi verdi che ti scavavano dentro e la bocca rosea da baciare. Era troppo vicina, sentivo il bisogno di baciarlo. La camicia gliela avevo regalata io, gli stava bene. Le mani erano screpolate, sempre perché si rifiutava di mettere i guanti nonostante il freddo.
Credo che non ci sarebbe mai stato qualcosa che non mi sarebbe piaciutao di lui.
Non ero cieca, solo innamorata.
-tutto bene tu?- innamorata. Ero innamorata.
-tutto bene-.
Benissimo. Sto una merda, ecco come sto. Se proprio vuoi sapere la verità'. Ma te non puoi saperlo Harry ed io non ho intenzione di dirtelo, perciò sto bene, si.
Strusciai i piedi a terra, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro. -sei tornata..- mi anticipo'. Provai a ribattere qualcosa ma mi interruppe, con un sorriso amaro. -l'ho sentito da Liam qualche settimana..-. Guardai da un'altra parte -avevo bisogno di un po' di tempo per me- mi morsi il labbro infilandomi le mani in tasca. -senza di me- fece una smorfia; ma avrei voluto dirgli che quella battuta non era per niente divertente.
Credevo che guardando i miei occhi avesse capito; bastava uno sguardo, il modo in cui mi muovevo. Ero così prevedibile, eppure se ne era uscito con quella frecciatina irritante.
No, non era divertente.
Scossi la testa -devo andare- tagliai corto, stringendo la maniglia della borsa e superandolo di getto. -dove?- esclamo' confuso. -via- risposi schietta. Il sangue mi si raggelo' nelle vene, e mi bloccai. -di a Zayn che sono dovuta andare- sorrisi falsamente.
Aprii la mano in segno di saluto e mimai un "ciao" con le labbra. La voce non usciva, e forse non gli passo' inosservato.
-El?- chiusi gli occhi, sentendo una lacrima rigarmi il viso. Non mi voltai ma diminuii il passo quasi a fermarmi.
-mi manchi-
-Harry per favore..- e il senso di nausea torno' a farmi visita. Ma questa volta non avevo un appoggio; sarei caduta li davanti a lui dando sfoggio della mia più totale debolezza.
-non e' cambiato niente per me e..-
-devo andare. Davvero- lo bloccai seria. Riaumentai il ritmo cercando con gli occhi una qualsiasi uscita.
Come glielo dicevo che mi mancava anche lui? Come gli dicevo che non era cambiato niente neanche per me?
Che codarda che sei Ellis. Te ne pentirai.
Mi voltai un'ultima volta, giusto per marcare nella mente il momento. Magari sarei tornata indietro, avrei affrontato me stessa. La me, razionale. Perché alla fine era una lotta tra noi due, ma lei finiva sempre per vincere.
Il problema fu che quando mi girai lui non c'era più, e giuro che persi un battito.
Feci in grande respiro e mi voltai, con i pugni stretti e una grande voglia di colpirlo. I passi si fecero più veloci e tornai nell'esatto punto in cui pochi minuti prima lo stavo guardando negli occhi; lo superai e riaprii la porta. Era più leggera questa volta, e un senso di liberazione si impossesso' di me: lui era il mio più grande rimpianto.
Percorrevo il corridoio quasi con fretta.
Davo sempre la colpa a lui per non aver fatto abbastanza quando io ero la prima a tirarmi indietro a ogni minimo ostacolo. Scappavo quando diceva che mi amava, scappavo quando mi guardava negli occhi e sussurrava che gli mancavo, scappavo e basta. Scappavo dal mio stesso destino, che era lui.
E poi, mentre perdevo il controllo, lo vidi venirmi incontro. Con lo stesso volto contratto, i pugni stretti e una voglia di spaccare tutto quello che aveva intorno. Ed io non mi fermai; continuai a camminare verso di lui, scuotendo incessantemente la testa. Andavo a sconfiggere i problemi, andavo a mandare a quel paese la codardia e i "se" di tutte le mie domande. Andavo incontro alla mia vita; ecco, ce l'avevo davanti, e sembrava l'inferno ma era paradiso.
I metri diventarono cinque, poi quattro, tre, due. E lui elimino' la distanza quando mi prese per i fianchi, stringendo tra le dita la mia maglietta ormai sgualcita.
-ascoltami un attimo- sussurrai con il fiatone, poggiando le mani sul suo petto. Mi sfioro' le guance acconsentendo con la testa. -in Francia e' stato uno schifo. Io sto di merda, e continuo a ripetermi che non posso perdonarti, ma un mese e' come un giorno. Ed io ti odio, ma odio più pensare che questa sia la fine- battei un pugno sulla sua spalla -odio quello che mi hai fatto. Non me lo meritavo cazzo. Ti ho dato tutto Harry. Ti ho sempre dato tutto- -mi dispiace- mi interruppe coprendosi il volto con le mani. -zitto- e suonava come una preghiera.
-me ne stavo andando prima, davvero. Quando hai detto quella cosa io non ci ho capito piu' niente. Volevo solo andarmene. Ma poi mi sono girata un ultima volta, non so perche', e non ti ho più visto. Mi sono sentita morire dentro- scossi la testa -cazzo Harry io ti amo troppo, non ho intenzione di mandare tutto a puttane per una tua stupida azione. La colpa e' tua, e' tutta tua. Io non ho fatto niente. Sei tu quello che convivrai sempre con questo peso- risi nervosa -percio' si. Mi manchi anche tu, ma qualcosa e' cambiato. Ti amo ma niente tornerà mai come prima e tu lo sai. L'hai voluto tu. Forse e' solo un test; ci stiamo provando a vicenda. Ma non me ne frega niente degli effetti collaterali perciò okay. Okey io scommetto tutto su di te. Un'altra volta. Tanto ti sei preso tutto ed io non ho più niente da perdere. Ho perso tutto nel momento in cui ti ho visto in quella discoteca ad Orlando-. Mi tappo' la bocca, appoggiando la sua fronte sulla mia.
-ho perso anche io me stesso quel giorno El. Lo so che porto solo problemi. Sono un grande problema, tutto quello che faccio, che tocco, si trasforma in un problema. Ma sei qua. Sei qua, non ci credo- tocco' ogni parte del mio viso quasi accertandosi che stessi davanti a lui. -sei reale-
-dio sei bellissima. Non ci credo-
-ripeti un'altra volta che non ci credi e giuro me ne vado davvero- mi alzai in punta di piedi, incrociando le braccia intorno al suo collo.
Profumava di felicita'.  

Quando poso' le sue labbra sulle mie potei percepire il sapore d'acqua salata.
Stranamente questa volta non erano le mie di lacrime.

 

EPILOGO

"cause I knew you were trouble when you walked in"

 

-Tre. Due. Uno. In onda- Greg fece cenno a Grimmy di iniziare a parlare e lanciai un'occhiata a Niall che non la smetteva di muoversi sullo sgabello rotabile. Mi sistemai le cuffie facendole attutire bene alle orecchie e aspettai la domanda assegnata a me. Lanciai un'occhiata a Nick che mi guardava complice; qualcosa era cambiato, e non gli fu difficile percepirlo. Abbassai la testa, fissando gli occhi sul pavimento, mentre Zayn mi passava un foglio di carta con disegnati una decina di punti interrogativi. Feci cenno con la mano di lasciar perdere e mi concentrai sull'intervista appena iniziata.
-vorrei rendere partecipi tutti del fatto che Harry e Zayn in questo momento si stanno divertendo a litigare come una vecchia coppia di anziani- ci interruppe Nick indicandoci. Il moro accanto a me si schiarì la voce, prendendo la penna in mano e battendola incessantemente sul tavolo. -limitati alla tua donna Malik- esclamo' Louis facendogli l'occhiolino. -okey visto che avete tirato in ballo la discussione..- disse Nick rigirandosi un foglio tra le mani -era la penultima domanda che avrei fatto, ma vabbe', gia' che ci siamo..- continuo' prendendo una matita e facendo una striscia sulla scheda. Si bagno' le labbra con la lingua girandosi verso Liam -la situazione sentimentale non e' cambiata giusto?- Liam annui' tranquillo -no a quanto pare no-.
Presi il foglio da sotto il naso di Zayn e gli strappai la penna dalla mano. Scrissi veloce e lo alzai verso Nick facendo in modo che lo vedesse.

-mi e' stato chiesto di riformulare la domanda- esordi' confuso.
-Harry, la situazione sentimentale e' cambiata?-
-decisamente si-











THE REAL END.
















Mi manchera' questa storia. L'ho scritta con il cuore, come faccio sempre e' vero, ma questa la sento diversa.
Doveva finire cosi', sentivo che doveva finire cosi.
Spero di non avervi deluso.
Ringrazio tutti coloro che hanno speso tempo a leggerla.
Vi voglio bene.

ps: le ultime due settimane sono state "strane". Ma sono tornata, pronta a ricominciare a scrivere.
"I Knew You Were Trouble" mi ha ispirata per il capitolo. Ed e' assurdo perche' adoro la canzone, ma mi e' difficile accettare Taylor nella vita di Harry.
Ma la ringrazio comunque, visto che mi ha fatto salire la depressione adatta per finire il capitolo. (prendiamola a ride -.-)

Baci, Ludovica.

   
 
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