DA AUROR A BABBANI PRE – SAGA:
“Il ballo d’inverno”
I personaggi di questa one-shot appartengono tutti
alla scrittrice J.K. Rowling e a
tutti coloro aventi diritti. I fatti narrati non sono mai avvenuti nella saga
di Harry Potter (ahimè..)
Io li ho utilizzati solo ed esclusivamente per puro
divertimento.
Questo racconto è stato scritto senza alcuna
intenzione di lucro, quindi, si ritiene che nessun diritto di copyright sia
stato infranto.
Questa storia è un prequel del mio racconto a puntate “Da auror a Babbani”, sebbene alcuni
ricordi non coincidano perfettamente con quanto riportato nei capitoli già
pubblicati nella mia fanfiction.
Angéle
Dedicato a quella splendida persona, che è Sunny, che con il suo sublime modo di
scrivere ci regala sempre un brivido lungo la schiena.
Non so se leggerai questa mia storia, però, mi andava di dedicartela, e colgo l’occasione,
anche se mancano alcuni giorni al tuo onomastico (ti chiami Alessia?! Carinissimo),
di farti gli auguri.
Grazie di aver scritto quelle bellissime storie e di
avermi fatto innamorare irrimediabilmente della coppia Ron/Hermione.
Grazie, grazie davvero.
Un bacio
Angéle
Beh... buona lettura!
Ron
Weasley percorreva silenzioso i corridoi della scuola di magia e stregoneria di
Hogwarts. Le mani infilate nelle tasche dei pantaloni neri della divisa e
un’espressione abbattuta dipinta sul bel volto. Non riusciva a capire bene il
motivo della sua esagerata tristezza.
Quello
non era proprio il periodo migliore.
Le
vacanza di Natale incombevano, i compiti più temibili erano già passati, gli
allenamenti di Quidditch erano sempre più tranquilli. Ma, allora cos’era a
tormentargli l’anima?!
Girò
l’angolo trovandosi di fronte ad un gruppo consistente di ragazze del suo
stesso corso, 7° anno.
Lo
guardavano e parlottavano ammiccandogli.
Ma
cosa diavolo avevano?!
Si
sistemò meglio la sacca dei libri sulle spalle, leggermente più forti rispetto
a qualche anno prima, e si avviò lentamente verso la biblioteca, dove lo
attendeva, forse, la causa principale
dei suoi problemi.
Hermione
Granger.
La
ragazzina ricciolosa e saputella che per tanti anni aveva creduto essere la sua
migliore amica. La bambina scontrosa e saccente che si era tramutata in un
donna fin troppo attraente. Cosa diavolo aveva fatto in due anni a quella parte
per diventare così... così... stramaledettamente bella!
I
capelli ricci erano divenuti lunghi e morbidi, il suo corpicino minuto e
delicato si era trasformato in qualcosa che poteva essere definita “alta
carrozzeria”, le sue gambe si erano allungate diventando snelle e affusolate,
le sue labbra... Dio le labbra di Hermione, avevano una carica passionale
inferiore a nessuno. Gli occhi color cioccolato erano così vivi ed intelligenti
che ogni volta lo facevano sentire stupido ed inadeguato.
Perché
doveva aver notato tutti quei cambiamenti nella personalità di Hermione
Granger, che bisogna ricordare a tutti, era la sua migliore amica fino al
quinto anno di Hogwarts?!
Si
passò una mano tra i capelli mentre un piccolo “manifestino urlante”, appeso
nella bacheca accanto all’entrata in biblioteca continuava a ripetere.
-Vi
ricordiamo che il 25 dicembre, si terrà nella Sala Grande, a partire dalle
21,00 il “ballo d’inverno” per tutti i diplomandi del corso del settimo anno.
Vi preghiamo di partecipare accompagnati e vestiti elegantemente...-
Ron
guardò furente il piccolo manifesto che continuava a sputacchiare parole e a
ricordargli la cosa che più gli stava tartassando lo stomaco in quei giorni.
Il
ballo d’inverno.
Occasione
importantissima per il 7° anni di Hogwarts a cui tutti dovevano parteciparvi.
Odiava dannatamente i balli e mai e poi mai, dopo il disastroso esperimento del
4°anno, avrebbe voluto ripetere l’esperienza.
Ma
quello che più lo angosciava non era l’obbligo di partecipare al ricevimento.
Quanto il dovere morale, di
presentarsi accompagnato preferibilmente da una dama e non da... Harry! Odiava
doverlo ammettere, ma era la prima volta in vita sua che si ritrovava con
l’acqua alla gola senza via d’uscita.
Doveva
obbligatoriamente trovare una dama almeno decente per il ballo. Cosa non del
tutto facile per meglio definirla
un’impresa a dir poco “titanica”.
Raggiunse
il tavolo dove sedeva di già Harry intento a stilare una lista su una lunga
pergamena.
-Cosa
diavolo combini, Potter?!-
Harry
sussultò alla voce di Ron alle sua spalle. Rovesciò l’inchiostro nero sulla
carta.
-RON!-
abbaiò recuperando al volo la boccetta e tirando fuori la bacchetta.
Il
rosso si sedette pesantemente sulla sedia accanto alla finestra. Appoggiò il
capo sulla mano e fissò il suo amico.
-Lista
delle ragazze?!- chiese all’improvviso notando un paio di cancellature rosse
sulla pergamena.
Harry
divenne porpora prima di asserire col capo. Guardando meglio, c’erano un bel
po’ di cancellature.
-Quante?!-
domandò secco Ron appoggiando il viso su entrambe le mani.
Harry
sollevò lo sguardo dalla pergamena.
-Quante?!-
ripeté inarcando un sopraciglio. – Quante ho tentato di invitare o quante ci
sono sulla lista?!-
Ron
curvò le labbra carnose in un piccolo sorriso.
-Fa
un po’ tu...-
Harry
si strinse nelle spalle mostrandogli la pergamena ripulita alla meglio con la
bacchetta.
-Le
cancellature sono tutte quelle a cui ho già chiesto... le altre sono ancora
probabili obbiettivi...- spiegò Harry assumendo un cipiglio professionale.
Ron
diede una rapida occhiata ai vari nomi. Con orrore notò che c’era anche quello
di sua sorella.
-Ehi,
l’hai chiesto anche a Ginny?!- Ron aveva le orecchie rosse e le labbra serrate.
Harry
si limitò ad alzare le spalle.
-Tua
sorella è pur sempre una ragazza carina...- spiegò riprendendosi in fretta la
lista.
-Ti
ha detto di no!- esclamò sconcertato iniziando a tirare fuori il libro di
pozioni.
Harry
asserì col capo senza alzare gli occhi. Di tutti i rifiuti, quello che l’aveva
maggiormente ferito, era stato propio quello di Ginny, la sorellina di Ron.
Sapeva che era una ragazza carina e che molti bramavano per un appuntamento con
lei, ma che addirittura arrivasse a dimenticarsi di lui, Harry Potter, la sua
prima cotta... era stato davvero un brutto colpo per il suo ego.
O
forse perché aveva iniziato a notare che la piccola Weasley era venuta su a
regola d’arte?!
Scrollò
le spalle prima che l’eco di quella piccola vocina dentro di lui arrivasse alle
orecchie fin troppo attente del fratello maggiore iper protettivo in
antonomasia, Ronald Weasley.
Un
rumore di passi svelti ed un respiro trafelato attirarono la loro attenzione.
Hermione
Granger, la loro migliore amica, correva veloce verso di loro. Sulle piccole
spalle portava ancora l’enorme quantità di libri che a stento, Ron o Harry, riuscivano
a trasportare per più di due corridoi.
Ron
ebbe un colpo al cuore quando la vide arrivare. Era davvero carina quel giorno.
I lunghi capelli ricci ricadevano disordinatamente sulle spalle, le guance
leggermente rosate e le labbra rosse per il freddo.
-
Cos’hai Hermione?!- le chiese Harry notandola trafficare con una lettera ancora
chiusa.
Ron
posò l’attenzione sul foglio che aveva in mano. Cercò di riconoscere il
mittente ma Hermione gesticolava troppo velocemente per riuscire ad afferrare
il nome...
-Ho
ricevuto una lettera. Ho dovuto fare una corsa fino in guferia... e con questo
carico sulle spalle non è stato facilissimo!-
spiegò in fretta aprendo finalmente la lettera.
I
suoi occhi grandi ed espressivi correvano veloci sull’elegante grafia della
pergamena giallognola.
Ron
continuava a scrutarla cercando di capire le emozioni del suo bel viso.
-Di
chi è?!- chiese tranquillamente Harry mettendo un momento giù la sua piuma.
Hermione
mise giù la lettera, le guance rosse e le labbra socchiuse.
Guardò
Harry e Ron.
-
Victor, è stato invitato da Silente a presiedere il “ballo d’inverno”... mi ha
invitata ad essere la sua dama...-
Quelle
poche parole furono una bomba nucleare per l’intero organismo di Ron. Aprì e
richiuse più volte la bocca prima di scrollare le spalle. L’incubo del 4° anno
ritornava a farsi avanti. Non poteva! Avrebbe voluto invitarla lui, quel
farabutto di Victor non gli aveva dato il tempo! Addirittura prenotarsi via
lettera! Che meschino!
Afferrò
con forza la piuma ed iniziò a scarabocchiare qualcosa sul suo tema di pozioni.
Harry
aveva sorriso alla bruna passandole l’inchiostro nero.
-Gli
risponderai di sì?!- le domandò tranquillo mangiucchiano la punta della penna.
Hermione
guardò di sfuggita Ron che ostinava a mantenere lo sguardo furente sulla sua
pergamena.
La
bruna sospirò afferrando un foglio.
-Non
credo io abbia altra scelta. Nessuno mi inviterà. Allora, è meglio accettare
quello di Victor...-
Senza
volerlo, Ron strinse la sua piuma tanto saldamente da spezzarla in due.
Il
sonoro clap fece sussultare i suoi due amici.
-Continui
a familiarizzare con il nemico!- esclamò Ron fissandola con i suoi occhi blue.
Hermione
arrossì prima di sostenere il suo sguardo magnetico.
-Non
è un nemico, Ron! Smettila di fare il bambino stupido!- lo rimbeccò Hermione
ritornando a scrivere la sua pergamena di risposta.
-Io
sarei il bambino stupido?! Qui l’unica
stupida che crede di essere importante per Vicky sei solo tu! Lui vuole solo arrivare ad Harry e per farlo
usa te!- lo sfogo di Ron aveva attirato l’attenzione di molti presenti.
I
grandi occhi di Hermione si erano riempiti di lacrime. Si morse le labbra per
non permettersi di piangere davanti al suo migliore amico che aveva lasciato il
tatto e le buone maniere rinchiuse nel dormitorio maschile.
-Forse
hai ragione... l’unica stupida sono io. In fondo, chi potrebbe mai interessarsi
di me. La secchiona-so-tutto-io Grifondoro!- esclamò la ragazza afferrando
tutte le sue cose.
Harry
lanciò un’occhiataccia a Ron prima di cercare di fermare Hermione.
-Aspetta,
‘Mione! Ron non voleva dire nulla di quello che ha detto!-
La
bruna lo fulminò con lo sguardo.
-Non
tentare di difenderlo!- si caricò sulle spalle la sua borsa che arrivava a
pesare quanto lei e a grandi passi, che facevano ondeggiare i suoi capelli,
lasciò la biblioteca.
-Da
uno a dieci quanto sei scemo, Ron?!- chiese Harry con rabbia. –aspetta non
dirmelo! 10000!-
E prima che Ron potesse ribattere seguì la
bruna fuori dalla stanza.
Il
rosso rimase seduto alla sedia di legno. Il cuore pesante ed uno stranissimo
sentimento che lo faceva rodere di rabbia. Non riusciva neanche a dispiacersi
per le cattiverie che aveva detto alla sua migliore amica.
Draco Malfoy serrò forte gli occhi mentre le
parole di suo padre gli rimbombavano nel cervello.
-Alla fine della scuola
riceverai il marchio nero, Draco! Sarà un bellissimo regalo di fine Hogwarts!- gli aveva detto suo
padre quella lontana mattina del primo settembre.
Doveva
sentirsi elettrizzato. In fondo, il sogno di ogni Malfoy era diventare
mangiamorte. Ma allora perché quella prospettiva non lo eccitava affatto?! Non
aveva nessun interesse nel fare del male ai babbani o ai mezzosangue. Era
divertente prenderli in giro a fare degli scherzi, ma arrivare ad ucciderli per
il Signore Oscuro era un po’ esagerato!
No,
non si emozionava affatto.
Si
girò su un fianco. Era sdraiato in cima alla torre di astronomia. Il suo posto
preferito. Il sole iniziava a tramontare. La poca neve caduta era ancora
appoggiata sulla cima degli alberi.
Sospirò
rassegnato quando la porta di ferro si aprì di scatto.
La
sua pace era finita.
Rimase
sconcertato quando si accorse che una ragazza carica di libri correva fino ad
appoggiarsi pesantemente sulla balaustra. Il respiro affannoso ed un paio di
lacrime le rigavano le guance.
I
lunghi capelli ricci furono un ulteriore conferma ai suoi sospetti.
Hermione
Granger, meglio conosciuta come mezzosangue, stava piangendo disperata.
Non
riuscì bene a capire il motivo ma vederla così triste e disperata lo fece
sentire male. Chi poteva arrivare a tanto, oltre
lui?! chi aveva il coraggio di fare piangere una ragazza, oltre lui?!
Scivolò
silenzioso dal suo posto arrivando alle spalle di Hermione.
-Ehi,
mezzosangue...- la voce strascicata
di Draco fece sussultare la bruna.
Si
girò con un’espressione che poteva significare solo una cosa: “gira al largo se
non vuoi un’ avana Kedavra in mezzo agli occhi!”
Malfoy
si appoggiò sorridendo sornione sulla balaustra accanto a lei.
-Fammi
indovinare... – iniziò lui portandosi una mano al mento.
Hermione
sbruffò in risposta.
-
San Potter... no, no... non sei la piccola Weasley.- Draco rifletté per un paio
di secondi. –Certo, Lenticchia! Il tuo amore di sempre...-
Vide
la bruna serrare i pugni e capì di aver centrato il problema.
-Perché
non vai a rompere le scatole a Pansy?!- gli domandò sfidandolo con lo sguardo.
I
suoi occhi grandi ed ambrati si fissarono prepotentemente in quelli freddi ed
argentei di Malfoy.
Draco
la scrutò.
Non
se ne era mai accorto ma Hermione Granger aveva delle belle labbra piene.
La
guardò ancora, con un ghigno disegnato sul bel volto.
-Mi
diverte di più litigare e bisticciare con te...- le rivelò dandole uno buffetto
sulla testolina boccolosa.
Hermione
aprì e richiuse le labbra un paio di volte prima di guardarlo arrabbiata.
-Beh,
io non mi diverto affatto!- esclamò inviperita voltandosi di scatto verso il
cielo arancio.
Hermione
osservò le sua esile figura voltata e non poté evitare di arrossire notando le
gambe della ragazza.
-Non
serve distruggersi per il dispiacere... Non credo che quel ragazzo ti pagherà
per essere stata triste una giornata intera...- le confidò portandosi le mani
nelle tasche del mantello.
Hermione
tremò di rabbia quando realizzò la veridicità di quelle parole.
-Uffa,
Malfoy, mi va di essere triste! Non darò conto a te! Lasciami in pace!- abbaiò
la bruna voltandosi di scatto a guardarlo.
Draco
non si scompose.
-Fa
come vuoi... ma secondo me l’unico modo in cui puoi far rodere Ronald
Weasley è fargli vedere quanto te ne
freghi di quello che ha detto!-
Hermione
rimase basita prima di rispondere.
-La
fai facile tu...- borbottò tornando a guardare il cielo sanguigno.
-Allora
era Ronald Weasley/ lenticchia?!- chiese Draco iniziando a ridere.
Hermione
si voltò. Gli occhi grandi ridotti a due fessure, le labbra serrate e
l’espressione arrabbiata.
-Ma
quanto ti odio, Malfoy!- sibilò il suo nome come fosse un insulto.
Lo
guardò ancora furente prima di superarlo ed abbandonare la torre.
Di
certo Draco Malfoy non avrebbe mai immaginato che presto si sarebbe perdutamente
innamorato di quella piccola, sporca
Mezzosangue...
Nei
giorni che seguirono fino all’arrivo di Victor Krum e degli altri ospiti del
ballo, Ron ed Hermione si rivolsero a stento la parola.
Sembravano
molto presi dai loro compiti di prefetti. Dovevano decorare il castello,
sgridare i bambini del primo e secondo anno, provvedere a scrivere i nomi dei
ragazzi di Grifondoro che rimanevano ad Hogwarts e soprattutto erano impegnati
a cercare di ignorarsi a vicenda, facendo finta che il partner dell’altro non
era affatto l’oggetto dei propri pensieri lesionisti e malvagi.
-Puoi
passarmi il sale, Ronald?!- la mattina
della vigilia di Natale erano scesi tutti e tre insieme a fare colazione. Quel
giorno sarebbero arrivati gli ultimi ospiti del castello tra cui Victor Krum.
L’umore
di Ron era alquanto lugubre.
-Ron!-
lo richiamò Hermione sfiorandogli una mano. Il rosso sussultò a quel contatto molto delicato.
Sbatté
le palpebre perplesso prima di afferrare la saliera al suo fianco.
Hermione
l’agguantò senza troppe cerimonie dopo aver proferito uno striminzito:
-Grazie...-
Ron
aveva guardato nel vuoto prima di ritornare a giocherellare col suo porridge
con un’aria ferita ed abbattuta.
-Oggi
arriva, Vicky, sarai alquanto... eccitata!-
esclamò all’improvviso il rosso facendo saltare sulla sedia Harry, intento a
ricontrollare per la centesima volta la sua lista di ragazze.
Hermione
si riprese inghiottendo il boccone di pane e marmellata che stava
mangiucchiando con aria annoiata. Guardò dritto negli occhi il rosso e con un
sorriso malizioso gli rispose.
-Non
puoi nemmeno immaginare quanto!-
Ron
incassò il colpo serrando forte la mascella. Strinse maggiormente la forchetta
tra le sue dita e rispose.
-Sei
proprio una stupida! Lui ti sfrutta!-
Hermione
sorrise facendolo innervosire maggiormente.
-Può
darsi... ma almeno e gentile ed educato nei miei confronti e non mi da sempre e
continuamente della stupida solo perché frequento una tipo come te...-
Ron
sentì il suo stomaco contorcersi per la rabbia che la sicurezza di Hermione gli
stava dando.
-Fa
come vuoi!- la liquidò continuando a mangiare la sua colazione. La bruna lo
scrutò ancora, prima di imburrarsi un’altra fetta di pane.
Un
leggero mormorio eccitato fece voltare i tre verso l’ingresso della sala
grande.
Un
folto gruppo di ragazze cianciava eccitato mentre passava davanti al bel Draco
Malfoy.
-Io
quello proprio non lo sopporto... e sinceramente non riesco a capire cosa ci
trovino tutte quelle oche in un damerino come Draco Malfoy!- esclamò Ron
cercando lo sguardo di Harry che asserì tranquillamente col capo.
-Invece,
Malfoy è affascinante. Bisogna ammettere che è davvero un bel ragazzo!-esclamò
Hermione ricevendo un’occhiataccia da parte di Ron.
-Dì
un po’... ma hai dei gusti tremendi. Prima Krum poi Malfoy... bleah!- disse il
rosso disgustandosi.
Hermione
tirò fuori il giornale prima di rispondergli.
-Prendila come vuoi, Ronald. Ma Malfoy rimane
comunque un bel ragazzo...- gli lanciò un’ultima occhiataccia prima di svanire
come al solito dietro la copia della “Gazzetta del Profeta”.
Ron
gli fece il verso buttando giù un lungo sorso di succo di zucca.
-Ciao
Granger...- la voce di Malfoy gli fece sputacchiare la bevanda.
Ron
guardò torvo il biondo salutare tranquillamente Hermione chiamandola
semplicemente per cognome senza utilizzare quello spregevole appellativo,
gentilezza che non riservò ad Harry e Ron.
-San
Potter... Lenticchia!- ridacchiò come un matto prima di svanire tra i
Serpeverde seduti al tavolo.
Hermione
aveva risposto al saluto del biondo con una semplice alzata di mano continuando a leggere il giornale.
-Da
quando in qua sei solo “Granger”, per lui?!- le chiese Ron puntellandosi sui
gomiti e guardandola in faccia.
Hermione
abbassò leggermente il giornale per poterlo guardare in viso.
-Non
sono affari che ti riguardano...- gli sorrise maliziosamente prima di
scomparire nuovamente dietro la “Gazzetta”.
Ron
sbuffò afferrando la sua borsa.
-Io
vado Harry, ci vediamo più tardi Granger...-
Ron utilizzò il cognome di Hermione con lo stesso tono di Malfoy.
Hermione
non si scompose minimamente. Lo salutò con la stessa alzata di mano.
-Ron!-
la voce trafelata di Lavanda Brown, la persona che Hermione meno sopportava tra
le sue compagne Grifondoro, si fiondò sul rosso finendogli tra le braccia.
La
bruna incurvò un sopraciglio a quella mossa.
-Ti
volevo chiedere... se, beh, sì, se ti andrebbe di venire al ballo con me?!-
La
forchetta di Hermione, che nel frattempo aveva riposto il giornale nella borsa
ed aveva ripreso a giocherellare con i suoi cereali, cadde sul piattino che
c’era sotto la grande tazza rossa, provocando un rumore stranamente assordante.
Ron
si girò verso la bruna, il cui colorito, di solito roseo, era cambiato in uno
che aveva tutte le tonalità del rosso. Le sorrise perfidamente.
Poggiò
una mano grande sui capelli biondi di Lavanda e collocò l’attenzione sul suo
viso.
-Ci
vengo molto volentieri con te...- le rispose scompigliandole i capelli come
tante volta aveva fatto con Hermione.
Quel
gesto, che di solito era tutto per lei, la fece alquanto innervosire.
Lavanda
squittì eccitata prima di issarsi sulla punta dei piedi e scoccare un sonoro
bacio sulla guancia di Ron che inghiottì il vuoto.
Hermione
si strappò quasi un ciuffo di capelli nel gesto di portarlo lontano dagli occhi.
Harry
guardò la scena allibito.
Prese
la lista delle ragazze e la stracciò in mille pezzi mentre Lavanda correva via.
Ron lo guardò accigliato.
-Ti
sei preso l’ultima ragazza libera...- sibilò Harry prima di alzarsi e dirigersi
fuori per gli allenamenti di Quidditch.
-Scusa!-
gli gridò dietro.
Hermione
aveva ripreso il suo contegno.
-Spero
ti divertirai con Lavanda-OCA-giuliva-Brown alla festa!- esordì caricandosi
sulle spalle la grande quantità di libri.
Ron
incrociò le braccia sul petto.
-Perché
devi sempre offendere?!- le chiese mettendosi a tracolla la borsa.
Hermione
fece uno strano rumore col naso.
-Mi
dispiace, Ron! Ma quello che offende sempre tutti sei solo tu!- così dicendo
gli scoccò un’ultima occhiataccia prima di correre fuori dalla sala grande.
Ron
sbuffò, prima di seguirla fuori dalla sala.
Draco
Malfoy continuava a tenere gli occhi sulla tavolata quasi deserta dei
Grifondoro. Più precisamente sulle spalle minute della bella Granger.
Aveva
notato la leggera tensione che si era creata tra lei e Ron e stranamente gli
dispiacque un po’ per la povera bruna.
Stava
guardando ancora la i capelli boccolosi di Hermione quando una voce noiosa e
petulante lo richiamò.
-Draco...-
la piccola bruna Serpeverde, meglio conosciuta come Pansy Parkinson, si era
seduta di fronte al biondino sorridendogli civettuola.
Draco
sbruffò portando di malavoglia la sua attenzione sul viso minuto e carino della
sua compagna.
-Dimmi,
Pansy...- le disse educatamente.
La
brunetta inghiottì il vuoto prima di passarsi una ciocca corvina dietro le
orecchie.
-Ti
piacerebbe venire con me al ballo?!- domandò all’improvviso diventando rosa.
Draco
si passò una mano tra i capelli cercando in fretta una scusa da propinare alla
ragazza.
-Io
ecco...-
Gli
occhi scuri di Parkinson brillarono di lacrime. Malfoy si sentì quasi un
mostro. Sospirò tristemente prima di risponderle.
-Va
bene... verrò con te!- sussurrò lugubre .
Pansy
sorrise illuminandosi.
-Che
bello allora ci vediamo alle 20,50 nella sala Comune! Beh, io vado!- gli scoccò
un bacio sulla fronte prima di correre fuori dalla sala grande.
Draco
guardò immediatamente verso il tavolo dei Grifondoro.
Hermione
era sparita.
Ron
spalancò e richiuse più volte la bocca prima di realizzare quello che stava
guardando.
Hermione
gli aveva gridato qualcosa, prima di guardare oltre la sua spalle e rimanere di
stucco.
L’aveva
vista correre velocemente verso la porta d’ingresso del castello. Si era
voltato giusto in tempo per vederla letteralmente saltare tra le braccia di
Victor Krum.
Le
mani del bulgaro viaggiavano veloci tra i capelli morbidi e mossi della bruna.
Quelle dita callose si muovevano seducentemente sulla schiena e sulla vita
sottile di Hermione.
Ron
aveva serrato forte la mascella prima di pensare che se quelle mani fossero
andate un altro po’ verso il basso gliele avrebbe spezzate. Fortunatamente la
bruna si distaccò velocemente.
-
Victor!- esclamò Hermione sorridendo. Ron la incenerì con lo sguardo.
-
Hirmiun! – disse il bruno strapazzandole i capelli. Il rosso sentì una fitta di
gelosia invadergli il cuore. Solo lui poteva prendersi certe confidenze con
Hermione. In fondo, la conosceva da così tanto tempo.
-Sei
difentata molto più bella...- gli sentì dire.
“Che
gentiluomo. Non ci voleva certo lui per capire che Hermione è diventata bella!”
pensò Ron avvicinandosi alla coppia.
Hermione
si voltò quando sentì i passi di Ron dietro di lei.
-Ronald!-
esclamò Victor allungando una mano verso di lui. Il rosso la strinse così
saldamente che Hermione poté sentire le dita di Victor scricchiolare sotto
quella morsa. Immediatamente lanciò un’occhiataccia al rosso.
-Bella
stretta!- esclamò il bulgaro ridendo.
Ron
sorrise furbescamente. Posò una mano sulla spalla della bruna attirandola un
po’ verso di sé. Hermione non se ne accorse.
-Allora,
come mai Silente ti ha invitato a questo ballo?!- chiese Ron ricevendo in
risposta un’occhiata della bruna.
Victor
si strinse nelle spalle.
-Non
sono qui per puro piacere di rifedere Hirmiun, sono in qualità di
rappresentante della sqvadra in cui laforo. Ci sono un sacco di brafi giocatori
di Qvidditch ad Hogvarts...-
Ron
si inumidì le labbra.
-Ma
davvero?!- chiese sorridendo beffardo.
Hermione
gli pestò un piede.
-Scusaci,
Ron... ma adesso Victor ed io dobbiamo andare.-
La
bruna lo guardò ancora male prima di prendere sotto braccio il bulgaro e
svanire su per le grandi scale dell’ingresso.
Harry
sistemò meglio il suo libro di pozioni. Era seduto davanti il caminetto le
gambe incrociate e l’espressione arrabbiata.
Non
riusciva ancora a crederci a quello che aveva visto quella mattina.
Se
chiudeva gli occhi poteva ancora provare la bruciante sensazione di gelosia che
gli aveva attanagliato il cuore.
Era
arrivato prima al campo, sperando di poter restare un momento da solo con i
suoi pensieri. Aveva girato per un po’ nei grandi spogliatoi di Hogwarts prima
che scorgesse dietro i robusti armadietti di ferro due figure intrecciate.
La piccola Ginny Weasley si stava
tranquillante baciando con il suo fidanzato di sempre, o meglio conosciuto
come, Dean Thomas.
Harry
aveva visto le abili mani del bruno scivolare seducentemente sulla gamba snella
e liscia della rossa. Massaggiarla languidamente per poi sparire più su, sotto
la sua maglia.
Aveva
scorto Ginny mordersi le labbra prima di non riuscire più a sopportare la vista
di quello... scempio.
Per
quale motivo l’aveva presa tanto male?! In fondo, Ginny era una ragazza non più
tanto bambina... anche lei aveva raggiunto la veneranda età di 16 ½ . Poteva tranquillamente decidere di baciare a quel modo il suo ragazzo. In effetti, Dean era il suo ragazzo.
Ma,
allora, perché non vedeva l’ora di poter raccontare l’avvenimento a Ron,
sperando che il rosso avrebbe dato di matto, e l’avesse costretto a picchiare
al suo posto il loro grande amico
Dean?!
In
fondo, era quello che più desiderava... voleva strangolare il caro, vecchio
Thomas e staccargli, ad una ad una, quelle dita che avevano osato palpeggiare le parti più nascoste
dell’aggraziato fisico di Virginia.
Sentì
le sue guance andare a fuoco quando si accorse che in fondo aveva notato con un
certo interesse la biancheria intima che si intravedeva dalla camicia e dalla
gonna aggrinzite e fuori posto della rossa.
Si
schiaffeggiò mentalmente quando si rese conto di aver provato una fitta
d’invidia nei confronti di Dean che poteva assaporare liberamente quelle labbra
rosse e ben disegnate di Virginia.
Appoggiò
stancamente la testa al bordo del divano. Non era invidia quella che provava. Era
gelosia. Gelosia pura che scaturiva da qualcosa che neanche lui riusciva a
spiegarselo. Era qualcosa che sentiva per Ginny da quel 1 settembre, di
quell’anno, in cui l’aveva rivista dopo tanto e aveva finalmente realizzato di
quanto in realtà la piccola Weasley non fosse più tanto piccola ed indifesa.
Si
portò le mani agli occhi affondando nei
polmoni una risata liberatoria che tentava di liberarsi.
Delle
dita morbide e fresche si appoggiarono sulle sue.
-Stanco
di cercare una dama?!- la voce squillante di Ginny invase l’ambiente della sala
comune stranamente silenzioso.
Sentì
il leggero profumo di ciliegia matura riempire lentamente la zona in cui si
trovavano. Si voltò velocemente. Gli occhi azzurri ed intelligenti di Ginny
brillavano di semplicità e dolcezza.
I
lunghi capelli rossi ricadevano placidamente sulle piccole spalle facendo un
netto contrasto con il nero della divisa. La luce del fuoco lambiva dolcemente
i tratti somatici della giovane facendola sembrare ancora più bella.
Harry
divenne rosso.
-No,
ci ho rinunciato...- sospirò facendole spazio sulla piccola poltrona. Virginia
si accomodò senza tante storie.
-Come
mai?!- gli chiese accavallando le gambe in un modo così naturale ed elegante
che fece rizzare i capelli sulla testa del bruno.
Harry
si allentò il nodo alla cravatta.
-Tuo
fratello si è preso l’ultima ragazza libera della mia lista...-
Ginny
sorrise sprofondando stancamente nella poltrona. Lo guardò maliziosa prima di
rispondergli.
-Il
grande Harry Potter ci andrà da solo?!-
Il
bruno arrossì, prima di sprofondare allo stesso livello di Virginia. Prese tra
le dita una lunga ciocca di capelli ramati iniziando a giocherellarci.
-Sì-
disse secco senza alcuna espressione.
Virginia
si girò verso di lui. Mise le mani sotto il suo orecchio a mo di cuscino
portandosi le gambe più vicine al petto.
-Mi
dispiace...- gli sussurrò continuando a guardare Harry giocherellare con la sua
ciocca rossa.
Il
bruno sollevò le spalle.
-Capita...-
Ginny
rise. Una risata limpida e cristallina che riempì il cuore di Harry.
-Cosa
c’è da ridere?!- le chiese falsamente offeso mentre le toccava il naso
leggermente ricoperto di efelidi. Ginny lo mosse come se fosse un coniglio.
Harry
sghignazzò a sua volta.
-Sembri
davvero un bellissimo coniglietto rosso...- le disse girandosi verso di lei.
-Grazie,
molto gentile...-
Harry
la fissò negli occhi prima di risponderle.
-Ma
ti pare...-
Ginny
gli accarezzò una guancia. Si issò sulla schiena e gliela baciò.
-Se
avessi voglia di ballare con me... potrei farti questo onore, domani, al ballo-
Harry
sorrise prima di chinarsi leggermente a baciarle la fronte candida.
-Ne
sarei lusingato...-
Ginny
rise. Si stiracchiò e si alzò dal divano. Harry sentì di già il vuoto lasciato.
-Io
vado a letto, Potter... sono un po’ stanca! Sei stato tremendo oggi agli
allenamenti...- gli disse voltandosi all’improvviso per guardarlo. Gli occhioni
azzurri letteralmente scandalizzati ed offesi.
Harry
le sorrise sornione.
-Sempre
felice di essere il capitano...-
Quella mattina Ron ed Harry furono svegliati
dai piccoli strilletti eccitati dei loro compagni di stanza.
-Ragazzi
io adoro il Natale!- disse Dean mentre portava sul suo letto i vari pacchetti
che aveva ricevuto.
Harry
lo guardò ma non gli sorrise come al solito. Era ancora arrabbiato per quello
che aveva visto. Diede una gomitata a Ron per indicare il grosso gatto di
Hermione che si stava intrufolando silenziosamente nella loro stanza. Portava
sulla groppa un paio di pacchetti incartati.
-Ha
usato Grattastinchi per mandarci i regali?!- domandò Ron prendendo tra le
braccia il grosso animale peloso.
-Lo
sai come è fatta. Avrà scoperto che sono gli elfi domestici a pensare alla
distribuzione dei regali e non avrà voluto gravare su di loro...-
L’intero
dormitorio maschile sogghignò silenzioso riconoscendo la veridicità delle
parole del capitano di Quidditch.
-Buono,
buono...- ripeteva Ron a Grattastinchi cercando di afferrare la sua bacchetta
sul comodino. Hermione aveva legato i pacchi sulla schiena del micio usando un
incantesimo particolare.
-Finite
incantate...-disse il rosso riuscendo finalmente a liberare il gatto dal
piccolo peso.
Lanciò
un pacco ad Harry e notò con immenso
piacere che non erano libri come al solito.
Scartò
veloce il suo regalo. Era davvero curioso.
Un
piccolo animale di pezza che ricordava molto Grattastinchi aveva una grande R
disegnata sul petto. Il piccolo biglietto era stato scritto dalla bella ed
elegante grafia di Hermione.
Caro Ron,
Spero che
quest’anno non avrai nulla da ridire sul regalo che ho fatto a te e a Harry.
Questi
peluche li ho fatti io, e, se guardate al loro interno, troverete qualcosa
d’interessante.
Buon Natale
Con grande
affetto
‘Mione
p.s.
schiacciagli
la pancia
Ron
prese tra le mani il piccolo, ma stranamente carino, pupazzo. Pressò
leggermente sul pancino morbido dell’animaletto ed immediatamente la voce di
Hermione riempì il dormitorio.
Harry,
Dean, Neville e Seamus si voltarono a guardarlo.
-Ciao Ron, spero che il
mio incantesimo funzioni. Buon Natale e ricordati che, anche se spesso
litighiamo, ti voglio bene...-
Le
orecchie di Ron si surriscaldarono assumendo un’accesa colorazione rossa.
Il
cuore iniziò a battergli forte mentre rumorosamente inghiottiva il vuoto.
Hermione
gli voleva bene.
Era
davvero bello esserne sicuro.
Harry
rise mentre la stessa identica frase fuoriusciva dal suo personalissimo animale
di pezza che assomigliava parecchio ad un maialino con le corna.
Ron
scrutò all’interno del suo leone arancio e immediatamente il suo cuore si
fermò.
-Ha-Harry...-balbettò
estraendo un pezzetto di carta plastificato.
Il
bruno lo raggiunse di corsa stringendo nel pugno il suo pezzetto di carta.
-Ron!!
Sono quello che penso io?!- chiese Harry prendendo il quadratino lucido dalle
mani tremanti del rosso.
-i
biglietti della finale di Quidditch! Cannoni di Chuddley vs Blue Tornado! E’ un
evento storico Harry! E noi ci saremo...-
Harry
si portò il biglietto alle labbra.
-Ti
adoro Hermione...- disse scherzosamente contro la carta del biglietto.
-Io
la amo!- esclamò il rosso.
Chissà
per quale motivo quella frase del Rosso non trovò la stessa accoglienza di
quella di Harry. Nessuno ridacchiò.
Ron
li ignorò.
Posizionò
il suo biglietto nel piccolo animaletto di pezza e lo appoggiò in bella vista
sul suo comodino.
Harry
lo guardò divertito prima di correre a scartare gli altri regali.
Ron
rimase a fissare ancora per un po’ quell’animaletto e non poté fare a meno di
pensare che quel regalo, anche senza i biglietti della partita, era stato il più
bello della sua vita.
-Ti voglio bene, Ron...-
Il
rosso sorrise prima di sussurrare a se stesso.
-Ti
voglio bene anch’io ‘Mione, tanto...-
Quella
mattina a colazione Ron fu molto più gentile nei confronti di Hermione.
Riuscirono a fare perfino una conversazione senza terminarla con il gridare.
-In
cosa ti maschererai?- chiese Harry ad alla bruna mentre sistemava ordinatamente
i suoi libri nella borsa.
Hermione
alzò il capo sorridendo. Si portò una ciocca ricciuta lontano dagli occhi e
fece una linguaccia bambinesca al ragazzo.
-Sorpresa...-
Harry
e Ron si guardarono.
-Perché
non ce lo vuoi dire?!- chiese il rosso sporgendosi leggermente sul tavolo.
Hermione
lo fissò negli occhi. Ron rabbrividì.
-Perché
voglio che sia una sorpresa... non credo mi riconoscerete...- sogghignò
contenta prima di alzarsi.
-Un
momento!- la bloccò il rosso trattenendolo per un polso sottile.
Hermione
si accigliò.
-Che
c’è?!-
Ron
le sorrise dolcemente e lei sentì il suo cuore saltare, all’improvviso.
-Grazie
per i biglietti... sei stata davvero eccezionale! Ma come hai fatto?! Sono
praticamente introvabili...- le disse Weasley fissandola contento.
-Sì,
grazie ‘Mione...- aggiunse Harry.
Hermione
sorrise issandosi sulle spalle la borsa carica di libri.
-Se
ti dicessi da dove arrivano, poi, non li vorresti più...-
Fu
il turno di Ron per accigliarsi.
Hermione si
divincolò gentilmente dalla sua leggera presa.
-Ora devo
andare a prepararmi...- si avviò verso la scala del dormitorio femminile, ma
prima di svanirci, si fermò e corse, di nuovo, verso il tavolo dove erano
seduti ancora i due ragazzi.
-Grazie del
braccialetto... è davvero molto bello...- si tirò su la manica della divisa
mostrando ad entrambi il delicatissimo ornamento d’argento. Tintinnavano,
appese, tre iniziali ed una bella farfalla.
Ron ed Harry le
sorrisero. Hermione divenne porpora notando lo sguardo del rosso indugiare
sulla sua figura.
-Beh, devo
proprio andare...-
Si voltò
velocemente e corse verso le scale del dormitorio femminile.
-Ma quanto ci
vuole ad una ragazza per prepararsi?!- domandò per la centesima volta Ron stropicciandosi
i capelli. In quel momento, in cui li desiderava completamente folli e
disordinati, ricadevano docilmente sugli occhi.
-Li odio questi
capelli...- sibilò lanciando un’occhiata la piccolo specchio appeso nella sala
comune.
Harry sorrise
mentre silenziosamente rifletteva sui suoi sentimenti. Non riusciva ancora a
ben capire cosa provava per Ginny. L’aveva sempre vista così dolce ed indifesa.
La sorellina che non aveva mai avuto. Ed in quel momento tutto quello che
riusciva a pensare su Ginny era quanto fosse cresciuta e quanto fosse diventata
bella.
Sospirò
riportando la sua attenzione sul suo rosso amico. Anche lui non doveva
passarsela bene. Si vedeva lontano un miglio che era stracotto di Hermione
eppure, come lui, era costretto ad andare al ballo con un’altra ragazza.
Beh, almeno lui
una ragazza l’aveva trovata...
-Che ore sono
?!- chiese ancora Ron aggiustandosi la manica del vestito nuovo che Fred e
George gli avevano regalato quel Natale. Da quando Harry aveva chiesto di
regalargli un vestito nuovo con un po’ di soldi della vincita del torneo “Tre
maghi”, Fred e George, continuavano a proporgli sempre lo stesso articolo come
dono natalizio.
Harry sbruffò
appoggiandosi blandamente sul divano.
-Le 20,56... ne
un minuto in più ne un minuto in meno dell’ultima volta che me lo hai chiesto,
cioè un secondo fa...-
Ron lo guardò
accigliato prima di fargli un’altra domanda.
-A che ora
inizia il ballo?!-
Harry si portò
le mani al volto in un vano tentativo di affogarci.
-Sempre alla
stessa ora: 21,00-
Ron rimase in
silenzio per un po’ continuando a guardare verso le scale del dormitorio
femminile. La sala grande si svuotata. Erano rimasti giusto altri pochissimi
cavalieri in attesa delle loro dame.
Dean (con sommo
piacere di Harry), Neville, Colin, Ron ed Harry (che teneva compagnia al suo
migliore amico visto che lui non aveva trovato nessuna dama...).
Ron
guardò per la centesima volta nella direzione del dormitorio femminile.
All’improvviso,
un rumore ovattato di tacchi riempì la stranamente silenziosa sala.
Una
stoffa chiara e pregiata si intravide prima che la figura minuta ed elegante si
mostrasse in tutta la sua bellezza.
I
lunghi capelli ricci erano stati lasciati morbidi sulle spalle minute, una
coroncina luminosa risplendeva nel marrone dei boccoli, il volto, dai
lineamenti dolci e delicati, emanava luce grazie ai piccoli brillantini che
erano stati applicati sulle guance e sotto gli occhi cioccolato. Le labbra
carnose erano lucide.
Il
vestito chiaro e di una raffinatissima stoffa, fasciava perfettamente i fianchi
ormai di una donna, lasciando intravedere perfettamente le lunghe gambe
affusolate.
A
terminare l’opera la graziosa fanciulla portava sulle spalle delle ali fatte di
un materiale che sembrava quasi impalpabile.
Ron
ed Harry sbatterono le palpebre. Chi poteva essere quella ragazza?!
La
giovane fata sorrise dolcemente verso i ragazzi seduti vicini al fuoco. Si
avvicinò velocemente salutandoli con un movimento della mano he rivelò un
braccialetto inconfondibile tintinnare al suo esile polso.
-Ha-Harry...-
balbettò incredulo il rosso mentre la ragazza si fermava davanti a loro.
Dean
chiuse la bocca con un sonoro schioppo.
-Hermione?!-
disse alzandosi in piedi.
Ron
ed Harry gli lanciarono un’occhiata furente.
Neville
e Colin continuavano ad osservarla come se fosse un fantasma.
-Hermione
ma sei davvero bellissima...- continuò
Dean girandole intorno.
Ron
serrò i pugni.
-
E’ vero ‘Mione... sei meravigliosa...- Harry le sorrise incoraggiante mentre
notò il suo sguardo cioccolato indugiare sul viso del rosso che non aveva fatto
una piega.
Tutti
si voltarono verso Ron. Il ragazzo si alzò e si parò davanti alla bruna che
indietreggiò impercettibilmente. L’odore di Ron le stava invadendo i polmoni e
mai come in quel momento avrebbe voluto che lui l’avesse invitata prima di
Victor.
-Sei
carina...sta sera...- riuscì a pronunciare prima di diventare rosso in zona
orecchie.
Sembrava
che tutti i ragazzi si fossero morsi la lingua al suo posto. Nessuno riusciva a
parlare. Avevano tutti gli occhi puntati sul viso di Hermione che in quel
momento aveva abbassato il capo. I boccoli
erano scesi sulla faccia celandogliela.
Lo
sguardo blue oltremare di Ron saettò sulla sua figura minuta ma ben
proporzionata.
“Sei carina sta sera?!?” si chiese Harry prima
di lanciare uno sguardo di fuoco al suo migliore amico.
-Grazie...-
sussurrò la bruna con una vocina sottile, sottile. -...Ora devo andare. Victor
mi starà già aspettando...-
Si
voltò velocemente facendo ondeggiare i lunghi capelli mossi. Il suo profumo di
primavera invase le vene di Ron.
-
Victor!- esclamò il rosso con un tono della voce troppo alto per essere una
semplice affermazione.
Hermione
si bloccò. Le sue spalle si alzavano ed abbassavano velocemente. Stava cercando
di calmarsi.
-Hai
qualche problema, Ronald?!- il suo tono cercava di non fare trasparire la sua
ira.
Ron
si strinse nelle spalle mentre con forza serrava i pugni nelle tasche
dell’abito.
-Niente
da obbiettare. Divertiti pure... con il nemico-
le disse fulminandolo con lo sguardo chiaro.
Hermione
boccheggiò in cerca di ossigeno da far arrivare al cervello. Portò le dita affusolate sui fianchi snelli e
guardò Ron con gli occhi che dardeggiavano.
-In
fatti, Ronald, avevo tutta
l’intenzione di divertirmi ed ignorare le tue stupide quanto insulse
provocazioni!- Hermione scandì perfettamente ogni singola lettera. Lo guardò
ancora per qualche istante prima di correre velocemente verso il ritratto della
“Signora Grassa” e svanire dietro di esso.
Harry
lo guardò disgustato prima di trascinarlo di nuovo verso la poltrona e
sibilargli:
-Bravo!-
Ron
scrutò il fuoco. I grandi occhi blue senza alcuna espressione. Serrò forte i
pugni sulle ginocchia e non rispose.
Harry
aveva perfettamente ragione.
-Dai
Draco! Invitami a ballare!- la vocetta stridula e petulante di Pansy Parkinson
risvegliò Malfoy dal suo trance.
Aveva
gli occhi argentei puntati sulla piccola tavola occupata da un manciata di
Grifondoro. O meglio dai suoi “amici” Grifondoro.
San
Potter, Lenticchia, Piccola Weasley, i San Grifondoro al completo, Krum e
naturalmente lei. Hermione Granger. La brunetta riccioluta che da un paio di
notti occupava silenziosamente i suoi sogni di adolescente.
La
vide conversare amabilmente con Ginny, la sorella di Ronald.
I
lunghi capelli mossi erano alquanto morbidi quella sera. Il viso bello e
delicato brillava di luce propria e le sue labbra piene e ben disegnate erano
un sogno per chiunque ragazzo.
Inarcò
un sopraciglio quando notò Krum servirsi per la decima volta un boccale di
birra. Era seduto accanto ad Hermione ma non avevano conversato molto durante
la serata.
Draco
spostò velocemente il suo sguardo intelligente sul viso stranamente scuro di
Weasley. Il rosso continuava a guardare insistentemente verso Hermione. Lei,
però, seguitava tranquillamente ad ignorarlo.
-DRACO!-
ancora una volta la voce di Pansy lo
distrasse dai suoi pensieri. Si voltò lentamente verso la ragazza che si era
attorcigliata intorno al suo braccio.
-Questa
canzone è proprio bella! Per favore!- lo pregò ancora.
Draco
sorrise tirato.
-Va
bene, mon coeur...- la prese per mano e
la condusse al centro della sala. Notò diverse coppie danzare tranquille
altre,invece, sembravano stessero lottando contro un “Pietrificus Totalus”. Soprattutto quella composta da Neville e
Padma.
Spostò
il suo sguardo sul tavolo dei Grifondoro e scoprì che era quasi vuoto, fatta
eccezione per Lenticchia, dallo sguardo cupo e nervoso, San Potter, che faceva
concorrenza a Ron, e Lavanda che era seduta accanto al rosso con un’espressione
alquanto annoiata.
-Hai
intenzione di continuare a fissare quel tavolo, Draco?!- Pansy continuava ad
appoggiare la testa sul suo petto, ma sembrava avesse scoperto cosa lui
guardasse.
Draco
si irrigidì.
-Stavo
giusto notando di quanto siano patetici i Grifondoro...- disse tranquillamente
facendole fare una piccola piroette aggraziata.
Pansy
si riappoggiò al biondo. Continuarono ad ondeggiare sulle note della musica
fino a quando la ragazza non parlò di nuovo.
-Credo
che la mezzosangue abbia fatto un incantesimo abbastanza potente a Victor Krum.
Non vedo altre possibilità per cui una persona famosa come lui si possa
interessare ad una come lei...-
Draco
non seppe il motivo, ma sentire Pansy parlare male di Hermione gli fece andare
il sangue al cervello. Serrò forte le labbra per non risponderle. Non vedeva l’ora che quella dannata canzone
terminasse. Aveva bisogno d’ossigeno e l’unico modo per trovarlo era recarsi
sulla torre di Astronomia.
Finalmente
le ultime note tremolarono insicure nell’immensa sala grande addobbata a festa,
mettendo fine a quel supplizio.
Malfoy
allontanò velocemente Pansy dal suo torace. Le baciò freddamente la fronte e
con la voce più calda che mai avesse potuto fare le disse:
-Io
vado in dormitorio. Ho un terribile mal di testa, CI vediamo domandi, mon
coeur...-
Pansy
parve stupita. Si limitò solamente ad asserire.
Tenne
gli occhi fissi sull’elegante figura di Draco che si allontanava verso le
grandi porte di quercia dell’entrata prima di scomparire.
Il
ballo ormai stava volgendo a termine. Molti avevano lasciato la sala.
Le
note di un altro ballo, però, continuavano a riempire il salone.
-Hirmiun!-
la voce di Krum raggiunse la bruna seduta accanto a Neville, distrutto per
l’incessante fatica di tentare di ballare decentemente.
La
giovane si era voltata, scorgendo il cercatore bulgaro, in piedi davanti alla
porta a vetri che dava sul bellissimo parco di Hogwarts.
Victor
aveva gli occhi lucidi e le gote rosse. Si vedeva lontano un miglio che era brillo.
Hermione
si era alzata stancamente, quelle dannate scarpe col tacco leggermente alto la
stavano uccidendo. Non fece neanche qualche passo quando una mano grande e
forte le bloccò il polso.
-Dove
pensi di andare?!- la voce di Ron le arrivò alle orecchie.
“Chi
si crede di essere per farmi questa domanda?!”
Si
voltò con i grandi occhi scuri ridotti a due fessure. Gli strappò il braccio
dalla mano.
-Il
mio cavaliere mi ha chiamato, Ronald. Pensa un po’ agli affari e tuoi e
continua ad intrattenere Lavanda- oca – Giuliva- Brown...- gli sibilò prima di
voltarsi ed avviarsi velocemente verso Krum che l’attendeva accanto alla porta
a vetri.
Ron osservò accigliato la scena. I due giovani
parlarono per un po’ fino a quando Victor non la trascinò fuori nel parco di
Hogwarts.
Il
rosso serrò la mascella mentre lentamente si colorava di un porpora acceso e
brillante. Si voltò verso Harry.
-Ehi,
torno tra un minuto...- gli disse prima
di raggiungere a grandi passi la vetrata
che dava sui giardini.
Il
bruno non l’aveva ascoltato nemmeno, intento com’era, a controllare che le mani
di Dean non scendessero troppo in basso fino a finire sul sedere di Ginny
mentre ballavano il centesimo lento della serata.
Ron
aprì silenziosamente la porta trasparente. Uscì fuori nell’oscurità di
Hogwarts. Il freddo venticello di Dicembre gli sferzò il viso rosso e caldo
donandogli un momento di refrigerio.
-Afanti,
Hirmiun... un bacio sulle labbra. Ti chiedo così tanto?!- Krum continuava a
supplicare Hermione mentre lanciava per la millesima volta il suo sguardo nella
leggera scollatura dell’abito.
Hermione
lo ignorò completamente. Aveva altri problemi a cui pensare.
“Quella
brutta oca di Lavanda! Ma cos’ha lei più di me?!” continuava a domandarsi.
All’improvviso, le mani di Victor saettarono veloci sul suo fondoschiena.
Senza
pensarci, Hermione liberò un sonoro ceffone sulla guancia del bulgaro
facendogli voltare il viso. Per tutta risposta il bruno le bloccò i polsi e
posò prepotentemente le labbra fredde su quelle di Hermione.
La
bruna non riuscì a realizzare immediatamente quello che le stava accadendo.
Sentiva soltanto l’imminente necessità di riprendere fiato e le calde lacrime
che avevano preso a scenderle dagli occhioni scuri. Non riusciva a liberarsi
dalla sua lingua nella gola e quel contatto la stava soffocando.
In
quel momento, un solo volto le comparve davanti agli occhi.
“...Ron...”
pensò prima che quel disgustoso bacio si interrompesse bruscamente.
Il
rosso sollevò di peso il bulgaro lanciandolo con poca grazia contro l’albero
che si trovava a pochi passi da loro. Colpì, con forza, Victor al volto.
-Hermione
stai bene?!- chiese voltandosi immediatamente verso di lei.
La
bruna lo guardò negli occhi. Le lacrime continuavano a scendere copiose dai
suoi occhi ambrati di miele. Non riusciva a sostenere il suo sguardo
tremendamente chiaro. Improvvisamente, si era sentita... sporca. Non riusciva a sopportare che propio lui l’avesse vista in
quella situazione.
Si
alzò velocemente.
-Io...io...-
cercò di spiegargli ma, prima di riuscire a terminare la frase, la paura e la
vergogna la fecero fuggire via.
Ron
era rimasto fermo, immobile, a vederla allontanarsi.
-Hermione...-
sussurrò prima di inseguirla.
Draco
passeggiava tristemente tra i corridoi di Hogwarts. Nonostante fosse lì da
quasi 7 anni riusciva ancora a meravigliarsi di quanto quei passaggi interni
fossero tortuosi e confusionari. Chiunque inesperto si sarebbe potuto perdere.
Sospirò
mentre inconsciamente voltò un angolo. Proseguì la sua passeggiata per altri
corridoi illuminati da sporadiche torce fino ad arrivare all’imponente porta di
ferro della torre di astronomia. La sospinse. Percorse lentamente i gradini
tortuosi dell’oscura scala a chiocciola. Il portone di quercia che vi era alla
fine era socchiuso.
Appena
varcata la soglia un vento freddo e deciso gli sferzò il bel volto severo. La
torre di astronomia era deserta. Si incamminò verso il suo posto preferito.
Attraversò silenziosamente il corridoio che si apriva tra le due fila di
telescopi. L’ aria gelida si insinuò maggiormente tra le pieghe del suo abito
leggero e sfarzoso.
Tirò
su il colletto del mantello.
Si
soffermò a guardare le grandi lenti che rilucevano alla luce della luna che
faceva capolino dal cielo stellato. La sua luce argentea si concentrava
particolarmente in un punto accanto alla balaustra. Seguì con gli occhi chiari il
fascio luminoso.
Il
suo cuore si fermò all’improvviso.
Un’esile
figurata ammantata di bianco danzava elegantemente. Gli occhi chiusi e le
guance rigate dalle lacrime. I lunghi capelli morbidi ondeggiavano e giocavano
amabilmente con il fascio argenteo del satellite terrestre. I leggiadri
movimenti spostavano di tanto in tanto la pregiatissima stoffa dell’abito,
facendo intravedere le lunghe gambe sode e affusolate. Le piccole gemme che
componevano la sua coroncina infrangevano la luce lunare in tanti piccoli
arcobaleni. Le ali argentee sembravano fatte di un materiale incorporeo,
impalpabile.
“Un
angelo...” pensò Malfoy cercando di aguzzare la vista e di rimanere nascosto.
Non voleva che quella creatura si spaventasse e fuggisse via, lontano dalla sua
vista.
La
giovane si voltò meglio mostrando a pieno il viso dai lineamenti dolci e
regolari.
Il
cuore di Draco si fermò di nuovo.
“Hermione
Granger...” sussurrò a se stesso nascondendosi meglio dietro al telescopio di
ottone.
Continuò
a scrutare quella figura esile e bella. Non poteva essere davvero la Granger.
Era troppo bella e leggiadra e delicata e stupenda per essere lei... una mezzosangue.
Voltò
la testa serrando forte gli occhi. “Ma ti sei bevuto il cervello! Quella è
Hermione Granger una mezzosangue... e tu odi le mezzosangue, non le trovi
carine, ne tanto meno belle e simpatiche!”
Un
richiamo irresistibile l’aveva spinto a voltarsi di nuovo. Non riusciva a
staccarle gli occhi di dosso. Quella figura era ammagliante.
Un
rumore assordante all’improvviso interruppe quella magia. Hermione smise di
danzare portando la sua attenzione verso la porta di ferro.
Un
ragazzo alto e robusto si precipitò verso di lei.
...Capelli rossi...
-Weasley!-
sussurrò il biondo serrando forte i pugni. Non voleva vedere. Non riusciva a sopportare l’idea di quella
che sarebbe potuto accadere tra quei due.
Si
voltò di scatto allentandosi verso la porta che l’avrebbe condotto nel
corridoio parallelo alla sala comune dei Serpeverde. Rientrò all’improvviso
nell’aria calda di Hogwarts. Quel sobbalzo di temperatura gli tolse il fiato.
Corse
velocemente lungo le scale tortuose. Arrivò affannato alla fine dei gradini. Si
appoggiò alla parete fredda e spoglia. Il cuore gli batteva ed una starna
sensazione gli stava nascendo dentro, nel profondo della sua anima. Erano una
sensazione strana e contrastante. Non riusciva a capire esattamente se fosse
piacevole o meno.
L’unica
cosa di cui era certo era che voleva conoscere Hermione Granger e, per farlo,
si sarebbe ribellato anche al demonio stesso.
Fu
una promessa solenne fatta a se stesso.
Fu
una promessa, una stupida e semplicissima promessa, che, però, gli cambiò la
vita.
Ron
si avviò silenzioso verso la torre di Astronomia. Sapeva che l’avrebbe trovata
lì. Percorse velocemente i vari gradini che componevano la serpeggiante
scalinata fino ad arrivare al grande portone di ferro.
Lo
sospinse leggermente. Un rumore stridulo ed insopportabile riempì l’aria
notturna.
Guardò
immediatamente verso la balaustra dove spesso aveva trovato Hermione in lacrime
per colpa di qualche cattiveria messa in giro da un serpeverde.
Anche
quella volta la trovò lì. Bellissima nel suo abito da fata mentre danzava a
piedi nudi sotto la luce della luna.
SI
voltò a guardarlo.
I
suoi occhi ambrati e grandi brillavano di lacrime. Le guance lisce e morbide
erano arrossate e rigate da qualche luccicone. Smise di ballare.
Ron
ebbe l’irrefrenabile desiderio di raggiungerla ed abbracciarla. Tenerla forte a
sé e consolarla. Dirle che tutto quello che era successo era ormai acqua
passata e che in quel momento era al sicuro perché lui... l’avrebbe protetta.
Sempre.
Si
avvicinò a lei intrecciando le sue dita dietro la schiena. Se avesse lasciato libere le sue mani
avrebbero agito da sole, abbracciando Hermione con la speranza che quei
singulti disperati e silenziosi cessassero.
-Ehi...-
era riuscito a dire sfiorandole i capelli. Hermione aveva abbassato lo sguardo
voltando la testa da un lato.
Ron
si era accigliato.
-Cosa
c’è?!-
La
bruna aveva sospirato prima di parlare.
-Sono
una stupida, bambina, viziata...- le sue parole erano dure e i suoi occhioni
continuavano a rimanere bassi.
Ron
si era morso la lingua per non risponderle subito.
-No,
che non lo sei...- le disse disfiorandole i capelli morbidi.
Hermione
si era asciugata una lacrima con il dorso della mano. Al polso continuava
tintinnare il braccialetto. Un ciondolo mancava all’appello.
-Manca
una H...- sussurrò Ron indicando l’ornamento d’argento.
La
bruna alzò immediatamente lo sguardo posandolo sul gioiello.
-L’avrà
strappato via quando...- non riuscì a terminare la frase perché un’altra
scarica di singhiozzi l’attraversò.
Ron
le portò due dita sotto il mento facendolo alzare.
-Non
piangere più, ‘Mione... adesso ci sono io qui con te per difenderti...- il tono
del tosso era così dolce e comprensivo che Hermione smise di piangere per
sorridergli.
-Non
avevi mai usato quel timbro di voce con me...- disse la bruna sorridendo tra le
ultime lacrime che si versarono.
Ron
si portò una mano dietro la nuca.
-Beh,
perché noi non abbiamo bisogno di smancerie e dolcezze...- Ron fu così sincero
che fece ridere la sua amica.
Hermione
alzò totalmente il suo viso.
-Mi
dispiace di essermi arrabbiata con te questa sera..-
Il
rosso inghiottì il vuoto. Hermione non si era mai scusato con lui. Mai, eppure
si conoscevano da 7 anni.
-Dispiace
anche a me, ‘Mione...- il suo nome pronunciato dalle belle labbra del ragazzo
la fece rabbrividire.
-Pace?!-
le chiese all’improvviso allungando una mano.
Hermione
guardò le sue dita grandi. Sorrise pensando che quel gesto informale era
proprio da Ron.
Senza
pensarci troppo, la bruna lo guardò nei profondi occhi chiari e con un piccolo
movimento annullò il già minimo spazio che si era andato a creare tra di loro.
Lo abbracciò stretto affondando il suo naso sul petto del ragazzo annusando e
respirando il suo buon odore.
Ron
rimase impietrito quando Hermione gli gettò le braccia al collo. Era così
morbida e profumata che aveva davvero una voglia pazzesca di stringerla più
forte a sé e di riuscire a provare con più decisione le bellissime sensazioni
che gli stava dando solo con quel semplicissimo contatto.
Le
passò una mano possente attorno ad i fianchi e l’attirò maggiormente a sé.
Poteva sentire tutte le sue piccole forme schiacciate contro il suo corpo.
Immediatamente si sentì in paradiso. Appoggiò la guancia sui suoi morbidi
boccoli e sentì Hermione sussurrare qualcosa.
-Pace...-
Ormai Ron era già partito.
Harry
era ancora seduto al tavolo dei Grifondoro. Ormai era rimasto solo lui.
Hermione e Ron erano spariti. Lavanda era andata a parlare con le due gemelle
Patil al tavolo dei Corvonero. Dean e Ginny non si vedevano più sulla pista da
ballo.
“La
starà soffocando in qualche stanzino per le scope...” pensò Harry assaporando
il secondo sorso di burrobirra della serata. Non aveva toccato cibo e tanto di
meno le bevande. Era stato troppo impegnato a controllare Dean e Ginny.
Cosa
diavolo aveva Thomas che a lui mancava. Insomma, lui aveva visto in faccia
molte volte Voldemort, era il capitano di Quidditch, era famoso e... Non si era
accorto di lei quando era ancora in tempo. Dean ne aveva solo approfittato.
Sbuffò
cercando di focalizzare i suoi pensieri su qualcosa che non fossero quei due.
Dio!
Era un’impresa... specialmente quella sera che Ginny aveva deciso di essere
ancora più bella del solito. I lunghi capelli color fiamma erano stati
arricciati e lasciati morbidi sulle spalle, il visino minuto e delicato
brillava sotto la luce delle torce giocando amabilmente con le ombre. Le labbra
rosse e ben disegnate erano lucide ed incantevoli. Quel vestito bianco creava
un bellissimo contrasto con i suoi fili di rame.
Sospirò.
Quella bambina era davvero bellissima
e lui era stato un emerito imbecille quando non se ne era accorto.
-A
cosa pensi grande capitano?!- la voce dolce e solare di Ginny lo fece
sussultare.
Harry
si voltò a guardarla. Gli sorrideva così sinceramente che sentì il suo cuore
fermarsi.
-Nulla
di particolare...-
Ginny
si accigliò prima di bere dal calice di Harry.
-Ne
avevo proprio bisogno...-
Il
bruno arrossì pensando che aveva appoggiato anche lui le labbra su quel
bicchiere. Si voltò completamente e la scrutò.
-
Dov’è Dean?!-
Ginny
non si scompose bevve un altro sorso di burrobirra (sempre dal boccale di
Harry) e rispose naturalmente:
-
Sta parlando con Seamus di quidditch... ci siamo lasciati...-
Harry
sfiorò il collasso. Si affogò con un boccone troppo grande di pane. Tossì
numerose volte prima di riprendere a respirare. Si voltò a guardare nuovamente quell’ esserino ammantato di
bianco.
-
Vi...vi siete lasciati?! Quando?! Dove?! Perché?!- sparò letteralmente tutte le
parole o meglio le domande che conosceva.
Ginny
rise notando Harry leggermente accigliato. Era davvero bellissimo in quel
vestito blue notte. Gli occhi verdi risaltavano appieno.
-Sì,
adesso, fuori nel giardino perché non mi piaceva più...- Ginny rispose perfettamente
a tutte le domande che le aveva posto.
Harry
sgranò la bocca prima di inghiottire il vuoto. Non riusciva a credere del peso
che si era appena tolto dal suo stomaco.
-E
adesso lui sta parlando di Quidditch con Seamus?! Forte!-
Ginny
rise ancora. Si portò una ciocca fulva lontano dagli occhi chiari.
-Già...-
sorseggiò di nuovo la burrobirra di Harry.
-E
tu... stai bene?!- le chiese cercando il suo sguardo.
Ginny
gli sorrise tranquilla.
-Mai
stata meglio...-
Harry
le sfiorò una guancia morbida. Com’era vellutata la sua pelle.
-Quindi
se ti invitassi a ballare... accetteresti?!- le chiese timidamente diventando
rosa sulle gote.
Ginny
sgranò gli occhi chiari. Gli prese una mano e intrecciò le loro dita.
-Molto
volentieri... e poi io ti devo un ballo se non ricordo male?!-
Il
cuore di Harry sussultò nel sentire quelle parole. Si alzarono velocemente dal
loro posto ed Harry guidò dolcemente la rossa al centro della pista ormai del
tutto deserta. Le passò una mano intorno alla vita mentre l’altra la
intrecciava con quella di Ginny. La guardò negli occhi chiarissimi e la vide
sorridere.
-Adoro
questa canzone...- gli sussurrò appoggiando la testa sul suo petto.
Harry
sorrise. Era così bello tenerla stretta a sé. Quel profumo di ciliegia matura
lo mandava in estasi. Respirò profondamente quell’odore.
-Sì,
anch’io adesso adoro questa
canzone...-
Ginny
si fece più vicina a lui. Non poteva credere a quanto stesse bene stretta tra
le braccia di Harry. Mugugnò qualcosa di incomprensibile, prima che un silenzio,
interrotto solo dalla musica e dai loro respiri rilassati, calasse tra di loro.
Va bene, va
bene... basta con quei pomodori!
Mamma
mia...
Se siete arrivati
fino a qui vuol dire che non vi siete annoiati totalmente nel leggere la mia
storia. Innanzitutto, per tutti i
commenti negativi che ci saranno a causa della conclusione di questa storia, vi
ricordo che è un pre-saga, quindi, in realtà, non doveva portare da nessuna
parte. L’ho voluto scrivere solo perché mi piaceva l’idea di spiegare per bene
uno dei ricordi più belli che i personaggi della mia ffc hanno avuto durante un
chap.
Spero vivamente
che vi sia piaciuto. Io mi sono divertita così tanto nel descrivere i
sentimenti di Ron ed Hermione, di Harry e Ginny, ma, soprattutto, i sentimenti
di Draco Malfoy. Avete visto?! Anch’io riesco a descrivere un Draco Malfoy che
non sia tutto zucchero e miele...
Spero che
adesso sia un po’ più chiaro. La mia storia(da Auror a Babbani) sta per
essere aggiornata, non temete. Ho già scritto 24 pagine ma devo ancora
completare un paio di scene e far leggere il tutto al mio beta-reader alias mio
fratello Antonio.
Spero vivamente
che avrete la gentilezza (come sempre) di farmi sapere cosa pensate di questa
nuova storia e di dirmi che sensazioni vi ha trasmesso(Sempre se sia stato
così...)
Ora devo
andare... altrimenti mia sorella mi mette sul rogo. Un bacione a tutti quelli
che leggeranno, a quelli che recensiranno e anche a quelli che non lo faranno. Grazie
mille lo stesso.
Beh, ancora
un bacio
Sempre vostra
AngéleJ
|
|
|
lasciatemi una recensione *___*
|
|
|
|
|
V