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Autore: tartufo    18/12/2012    2 recensioni
Blaine osservò per vari secondi il ragazzo che gli stava davanti, un unica domanda gli martellava nella testa.
“Cosa sei?” chiese guardandolo in volto.
Il ragazzo sorrise dolcemente, e prima di cadere al suolo svenuto, disse solamente una parola.
“Aiutami”.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mancava poco meno di un'ora al sorgere del sole, lo poteva intuire da come il velo della notte a poco a poco si stesse diradando, aveva dormito poco, ma mai così bene, aveva pensato e pensato, mentre lo fissava dormire beatamente, era arrivato ad un'unica conclusione, ed ora non voleva aspettare più, era agitato, emozionato, eccitato per quello che lo aspettava, voleva condividere la sua decisione, voleva vedere il suo volto illuminarsi.

“Kurt...” sussurrò dolcemente al suo orecchio tracciandone il contorno con la lingua, perchè adesso, si, poteva.

Aveva le orecchie più carine che avesse mai visto, con quella forma un po' allungata e a punta, proprio come quelle di un lupo... in realtà, Kurt era perfetto, ogni centimetro del suo corpo lo era, se anche avesse avuto un difetto, Blaine lo avrebbe trovato comunque bellissimo.

“... sei sveglio?” chiese continuando ad infastidirlo, se accarezzarlo e baciare ogni porzione del suo viso potesse essere definito così.

Kurt si mosse mugugnando qualcosa di incomprensibile, nascondendo la testa nell incavo tra collo e spalla di Blaine e crogiolandosi nel tepore del dormi veglia.

Blaine rise, Kurt poteva essere tante cose, ma quando abbassava la guardia, diventava un cucciolo bisognoso in cerca di coccole.

Prese a far scivolare la mano sulla sua schiena nuda, dall'alto verso il basso per alcuni minuti finchè non la sentì tendersi sotto le sue dita, il respiro di Kurt si era trasformato in sospiri che arrivavano direttamente al suo cervello, e la sua mano stringeva il polso di Blaine, come se avesse paura, che lasciandola libera, non sarebbe più stato in grado di fermarla.

“Kurt, ascoltami...” disse scostandosi leggermente e incontrando i suoi occhi che si erano fatti improvvisamente più scuri.

“Ho pensato così tanto questa notte, a te... a noi...”.

Kurt trattenne il respiro.

“Avevo paura... anche se sentivo questo legame, questo sentimento che mi spingeva verso di te... avevo paura che non fosse una cosa reale, una cosa che desideravo, ma solo una cosa dovuta a quello che sei... a quello che il tuo branco deve fare per portare avanti la specie... invece ho capito.

Tu mi completi Kurt... tu mi fai provare cose, tu mi rendi felice quando pensavo di non poterlo più essere... e ti basta così poco, non devi fare nulla di eccezionale... solo sorridere, o provocarmi, o lasciarti baciare...” disse annullando la distanza tra loro.

“Ho paura che se ti perdo, non potrò mai più essere felice, non potrò mai più provare quello che sento ora, perchè tusei quello giusto Kurt... tu sei la mia anima gemella... e il fatto che pur essendo lupo, ti sia trasformato per me, significa che era destino... siamo destinati a stare insieme Kurt...” continuò osservando gli occhi umidi dell'altro.

“Quindi... fa di me il tuo compagno... trasformami, perchè non posso stare senza di te...”.

Kurt avrebbe voluto stare calmo, avrebbe voluto reagire da adulto, ma faceva così male, forse, se l'avesse rifiutato, avrebbe sofferto meno.

E mentre cercava le parole, scoppiò a piangere, lacrime senza controllo gli mozzarono il fiato in gola.

“Sono di gioia queste?” chiese Blaine nel dubbio, raccogliendone una con l'indice e portandola alla bocca.

Non era salata, era amara, rispecchiava a pieno i sentimenti che provava Kurt.

“Kurt?” disse Blaine spaventato, abbracciandolo come se non avesse più avuto la possibilità di farlo, come se fosse stata l'ultima volta.

“Blaine...” disse Kurt allontanandolo.

“Io... io ti ho voluto con tutto me stesso, dal primo momento che ti ho visto... so che se ci fossimo incontrati in circostanze diverse, avreo provato le stesse cose... e allora saremmo potuti stare insieme... ma non possiamo... non possiamo Blaine...” disse cercando di calmarsi.

“perchè? Hai detto che ti sei trasformato per me” disse strattonandolo con il panico nella voce.

“E' così...”.

“Allora fallo!! Trasformami... non è più cuiò che vuoi?” chiese sollevandosi e porgendogli il polso.

Kurt lo allontanò gentilmente sussurrando:

“No, non è più ciò che voglio...”.

Blaine non era una persona violenta, eppure quella stesa mano con cui pochi secondi prima lo aveva accarezzato, si era mossa senza controllo schiaffeggiandolo, lasciandogli un enorme segno rosso sulla guancia.

Kurt non si mosse, nemmeno quando blaine gli afferrò il volto con entrambe le mani, scusandosi tra le sue labbra, potè sentire anche lui quanto potessero essere amare le lacrime.

“Farò qualunque cosa, ma non lasciarmi...” piagnucolò Blaine continuando a baciarlo, e quando Kurt rispose, non era per niente simile alle effusioni che si erano scambiati poche ore prima.

Blaine si ritrovò incastrato tra il letto ed il corpo tremante di Kurt adagiato deliziosamente sul suo, era bello, e spaventoso allo stesso tempo.

Kurt passò la lingua sulle labbra di Blaine che si dischiusero insicure permettendogli di entrare, di catturare la sua lingua e di succiarla con forza, facendo fremere il suo corpo.

“Kurt... ti prego rallenta...” ansimò Blaine quando con un movimento sentì il membro di Kurt sfiorare il suo, erano nelle stesse condizioni.

Per tutta risposta Kurt afferrò entrambi i polsi di Blaine portandoli sopra la testa e immobilizzandolo con una mano mentre con l'altra bloccava il suo bacino e iniziava a strusciarsi per alleviare il dolore pulsante.

Kurt affondò nuovamente le labbra in quelle dell'altro e gemendovi all'interno prese poi a morderle fino a sentire il sapore del sangue in bocca.

“Fermati... mi fai male...” sentì supplicare Blaine, e guardandolo in volto, vide gli occhi sgranati dalla paura e colmi di lacrime.

 

Due occhi che non erano quelli du blaine comparvero nella sua mente, la cosa si ripeteva, solo che quaets avolta, era lui il mostro.

 

Kurt allentò la presa fino a lasciarlo, voleva scusarsi, ma quali parole potevano rimediare a quello che gli aveva fatto?

Uscì di corsa dalla baita, non si fermò nemmeno quando lo sentì chiamare il suo nome, corse senza fermarsi anche se il suo corpo umano protestava per il dolore, corse perchè doveva tornare a casa e quando raggiunse l'entrata l'entrata della grotta si inginocchiò a riprese a piangere, perchè quella non era più casa, Blaine lo era, Blaine che adesso aveva paura di lui, lo odiava.

Si rannicchiò in posizione fetale tra le foglie morte e la neve non sapendo che direzione prendere.

Poi la vide.

Non la voleva li, non proprio lei, non voleva raccontarle quello che aveva fatto per vedere la delusione nei suoi occhi.

Qualunque persona, ma non lei.

 

Era spaventata, ma come poteva lasciarlo in quelle condizioni? Era l'incarnazione della disperazione e i suoi lamenti le facevano sanguinare il cuore.

Gli si avvicinò lentamente per non farsi prendere dal panicopogiandogli una zampa sulla spalla, ma Kurt non si mosse, rimase immobile continuando a disperarsi.

Terrorizzata da quel comportamento accosto il muso al suo viso notando la chiazza rossa sulla guancia, creando nella sua mente, scenari che aveva vissuto nella sua pelle, e guaendo preoccupata.

“Kurt, cos'è...”.

“San... vai via... ti prego...”.

Anche lei aveva pianto, si era disperata, aveva cercato di allontanare tutti, e Kurt era rimasto al suo fianco, tutti quei giorni in silenzio, immobile, privandosi del cibo e dell'acqua per non lasciarla sola.

Tutti quei giorni aveva sofferto per lei, con lei, e adesso era giunto il momento di pagare il debito.

Era quasi un anno che non si trasformava, eppure era come un processo naturale, quasicome respirare.

Il muso lasciò il posto ad un viso perfetto dall'aspetto esotico, occhi neri come la notte, labbra rosse come il sangue, le zampe divennero braccia forti e gambe toniche e chilometriche.

Il manto tramutò in una lunga chioma corvina che nascose tutta la sua selvaggia bellezza.

Senza esitazione, Santana sollevò Kurt dal terreno abbracciandolo, e quando lui ricambiò stringendola a se, il suo corpo tremò infastidito per il contatto, lei non voleva essere toccata.

Solo che Kurt non la stava toccando, stava cercando conforto, stava cercando qualcosa o qualcuno a cui aggrapparsi per non cadere, lui non le avrebbe fatto del male.

“Kurt, la tua guancia... Blaine ti ha fatto del male?” domandò gentilmente.

“Mi ha colpito...”.

Santana sussultò.

“Non fraintendere... l'ho ferito... e poi io... io...” disse scoppiando nuovamente in un pianto a dirotto.

“Calmati...” disse cullandolo e accarezzandogli dolcemente la nuca.

“Ha detto che vuole essere il mio compagno, che ha capito cosa significo per lui... mi ha chiesto di trasformarlo...”.

Santana poteva ben immaginare perchè l'avesse schiaffeggiato, non doveva essere semplice capire di aver trovato la persona giusta e perderla poco dopo, non lo giustificava certo, ma poteva capire.

“Gli ho fatto quello che hanno fatto a te San...” disse Kurt in un bisbiglio, pronunciarlo così era doloroso, ad alta voce, sarebbe stato devastante.

“Non ti credo... non ne saresti capace...” disse lei afferrandogli il viso e guardandolo negli occhi, erano limpidi come la sua anima.

“L'ho immobilizzato e toccato... e costretto a baciarmi fino a farlo sanguinare... se non mi avesse chiesto di fermarmi in lacrime...”.

“Tu... ti sei fermato...”.

“Si, ma...”.

“Niente ma Kurt, ti sei fermato!! Capisci la differenza? Per quanto io li abbia supplicati, loro... tu non hai fatto nulla... hai solo agito da... ragazzo preso dal momento...” disse sorridendo.

“Adesso mi odia San...”.

“No, non ti odia...”.

“Come fai a dirlo?”.

“E' cinque minuti che ci osserva con lo sguardo più triste che abbia mai visto, batte perfino il tuo, che è così adorabile... se ti odiasse, non ti avrebbe seguito... no?”.

Santana gli diede un'ultima carezza sulla testa e prima di trasformarsi, disse semplicemente:

“Grazie”.

“Grazie di cosa San?”.

“... di avermi fatto reagire...” disse roprendendo le sue sembianze animali e lasciandoli soli.

 

Blaine si avvicinò portando la mano sulla guancia gonfia di kurt.

“Fà male?”.

Kurt scosse la testa, sospirando quando le braccia di Blaine lo circondarono.

“Ti chiedo scusa... per prima... non volevo farti costringerti...”.

“In realtà...” disse Blaine imbarazzato.

“E' stato piuttosto piacevole all'inizio... sono entrato in panico perchè io... non ho mai... non ho... non farmi terminare la frase, ti prego...”. Disse stringendolo più forte.

“Comunque, i tuoi gesti... non vanno di pari passo con le parole Kurt...”.

“Ti devo delle spiegazioni Blaine...”.

 

Sebastian mosse le dita, toccando il punto dove sotto la stoffa, i profondi solchi avevano lasciato il segno, un giorno, in quel punto, ci sarebbe stata una vistosa cicatrice, come poteva essersi procurato quelle ferite di sua spontanea volontà? Si chiese mentre lo osservava.

Non sapeva che molto presto, avrebbe scoperto come era possibile farsi del male quando si soffre.

“Perchè l'hai fatto?” chiese distogliendo il giovane dalle sue letture.

Lo faceva spesso, leggere, e lui lo guardava mentre gli occhi gli si illuminavano ed in un battito di ciglia era in un altro mondo, con il sorriso sulle labbra, lontano da quei problemi che sembravano divorarlo.

Certe volte quel sorriso lo disturbava, voleva essere l'unico a farlo sentire bene, allora lo baciava, lo toccava, lo stuzzicava finchè quel libro non finiva a terra, dimenticato almeno per un po', e allora era lui a farlo stare bene, con il suo corpo, la sua mente, la sua anima, con tutto quello che gli chiedeva.

“Lui mi diceva che ero sbagliato, che ero malato, per questo ero stato abbandonato, mia madre non poteva amare un mostro, nessuno poteva amarmi, nemmeno il Signore poteva amare gli scherzi della natura, ma lui mi avrebbe aiutato a guarire... All'inizio non ci credevo, avevo questa...” disse togliendo dalla tasca un foglio consunto, ingiallito, piegato in quattro parti.

“Poi le mie convinzioni hanno iniziato a sbiadire, proprio come le parole scritte in questo biglietto... vuoi leggerlo?” chiese porgendoglielo.

Il foglio sembrava cos' fragile, come se potesse sgretolarsi da un momento all'altro tra le sue dita, proprio come il cuore del giovane che aveva davanti.

 

Amore mio,

anche se non sono con te fisicamente, ricorda che non sei solo.

Non pensare che ti abbia lasciato perchè non ti amavo abbastanza, perchè ti amo talmente tanto, che lasciarti mi distrugge, e non poterti spiegare il perchè, amplifica le mie paure, che quando diventerai un uomo, odierai il ricordo della donna che ti ha messo al mondo.

La mia speranza, è che un giorno tu possa capire.

Sei la mia vita.

Mamma.

 

Sebastian lesse quelle poche righe, notando le macchie che erano rimaste impresse, e che avevano sbavato qua e le l'inchostro.

“Sai, non ho mai saputo nemmeno il suo nome...”.

“Non ha importanza... ti ha lasciato l'unica cosa che conta davvero... il suo amore...” disse Sebastian baciandogli la punta del naso.

“E adesso...” disse con la voce sensuale e lo sguardo malizioso, trascinandolo sotto il suo corpo.

“... lascia che ti dimostri il mio di amore...”. Sussurrò prima di mordicchiargli l'orecchio.

“Aspetta...” disse l'altro scostandosi appena.

“... lascia che ti dimostri prima io il mio...” disse porgendogli il polso.

Sebastian lo prese gentilmente e lo portò al viso, dischiuse le labbra, poggiando i denti sulla morbida carne, facendo una lieve pressione.

Il giovane chiuse gli occhi in attesa, Sebastian intrecciò le dita con le sue e diede un sonoro bacio prima di allontanarlo stupendolo.

“Non vuoi salutare nessuno prima? Poi non potrai più farlo...”

“Non c'è nessuno che tenga a me...” disse.

“E qualcuno a cui tu tieni invece?”.

“... Timmy? Non mi ricorderà nemmeno...”.

“Salutalo comunque...”.

“Non lo dici perchè hai cambiato idea vero?” chiese con ansia.

“Mai... domani sarai mio...”.

Sebastian non si mosse, riconoscendo il passo leggero delle zampe di Burt.

Parlò senza che gli fosse posta domanda.

“Gli parlerò, ma deve essere lui a venire, non mi muoverò da qui...”.

 

  
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