Libri > Dragonlance
Segui la storia  |       
Autore: VaniaMajor    18/12/2012    1 recensioni
Ultimo capitolo della trilogia dello Scettro dei Tre. Le rinascenti forze di Takhisis continuano a minare la vita dei fratelli Majere. I Cavalieri di Solamnia premono per avere Steel in custodia, mentre Katlin cerca di recuperare la sua magia e Crysania viene messa alla gogna a causa della sua relazione con Raistlin. Sul futuro grava la minaccia di una totale distruzione...
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno dei Gemelli'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Author’s note: Ormai ci siamo, i giochi sono fatti! Steel riuscirà a portare a termine la sua pericolosa missione? Tutti sono alla sua ricerca, compresi due personaggi ormai da tempo consegnati alla Storia…


CAPITOLO 30


TENEBRE

Steel continuò ad avanzare a passo veloce, anche se iniziava ad avvertire fitte sgradevoli al fianco. Mani lo tenevano saldamente per le braccia, guidato com’era da due maghi dei Grigi. Non lo avevano legato, ma sui suoi occhi c’era una benda ed era stato avvertito che al primo suono che gli fosse uscito di bocca l’avrebbero ridotto all’incoscienza. Non si fidavano di lui, anche se Ariakan aveva accettato la sua sottomissione. Lo portavano con loro, ma non volevano che vedesse come sarebbero usciti dalla fortezza. Con tutta evidenza, avevano intenzione di lasciarvi delle spie anche nel futuro.
Questo gli impediva di vedere dove stavano andando, ma le sue orecchie funzionavano fin troppo bene e gli avevano dato un’idea di cosa stesse accadendo attorno a lui. C’erano state alte strida e alcune esplosioni che avevano fatto tremare il cuore di Steel. La sua mente sveglia gli aveva comunicato che si trattava di un attacco di draghi e lo spostamento in massa dei Cavalieri verso un’ala della fortezza gliene aveva dato la conferma. Aveva così compreso che si trattava di un diversivo per sguarnire il percorso che il gruppo dei malvagi avrebbe seguito per evadere.
“Un trucco semplice, ma efficace.- pensò, lucido nonostante la paura- Con simili forze sempre pronte, Ariakan avrebbe potuto tentare la fuga già da tempo. Aspettavano davvero di avermi nelle loro mani, come temeva zia Kat.”
Purtroppo gli era capitato di sentire anche gemiti soffocati, tonfi di corpi che cadevano a terra e parole magiche sussurrate e aveva dovuto stringere i denti per non reagire in alcun modo. Sperava solo che gli sfortunati che stavano incrociando la loro strada non avessero perso la vita.
«Di qua, mio Signore.» mormorò Latan, più avanti.
Steel fu tirato bruscamente verso sinistra, tanto che inciampò nei propri piedi. Sarebbe caduto se le mani non l’avessero sostenuto, trascinandolo avanti.
«Quindi per raggiungermi usavate questi passaggi?» sentì borbottare ad Ariakan.
«Creati da noi all’interno delle mura, mio Signore. I Cavalieri non ne sono a conoscenza.- disse Laiota, con sarcasmo- Ancora un tratto, poi potremo uscire.»
Steel fu felice di quella piccola conversazione, che gli aveva rivelato la posizione dei maghi. Laiota, che stava tenendo in custodia lo specchio di Raistlin, era quello che reggeva saldamente il suo braccio sinistro. Il che significava che la mano a destra apparteneva alla donna. Una volta fuori, Steel avrebbe pronunciato la parola che gli aveva insegnato l’arcimago e lo specchio avrebbe reagito, confondendo i maghi quanto bastava da consentire alla Veste Nera di coglierli di sorpresa. Come Raistlin li avrebbe raggiunti e affrontati, per il ragazzo restava un mistero.
“Non pensare a cose inutili. Fai il tuo dovere.” si ingiunse, emulando senza saperlo il comportamento di suo padre Sturm. Aiutando lo zio arcimago, poteva evitare un combattimento pericoloso allo zio Caramon, a Tanis e Tas…soprattutto, poteva aiutare a sconfiggere coloro che avevano quasi ucciso sua zia e le avevano fatto perdere la magia. Una corrente d’aria fresca lo distrasse dai propri pensieri.
«Ci siamo.» sussurrò Latan. Nonostante queste parole, rimasero per alcuni minuti immobili, in attesa. Altrove risuonavano grida, strida acute e misteriosi boati. «Via libera.» disse ancora il mago e finalmente si mossero. Uscirono all’aria aperta, ora correndo. Steel fu preso dal panico. Doveva parlare ora? Oppure aspettare? Sicuramente c’erano dei rinforzi da qualche parte, una squadra addestrata che avrebbe preso in consegna i preziosi pupilli della Regina delle Tenebre. L’arcimago poteva sconfiggerli tutti oppure era meglio fargli affrontare pochi avversari alla volta?
Si maledisse per non averci pensato prima, per non aver posto una domanda tanto importante quando poteva farlo. Ora stava alla sua capacità di giudizio, al suo istinto.
“Aspetta.” disse una voce nella sua mente. Volle riconoscervi quella paterna e decise di seguire il consiglio. Suo zio era il mago più potente e spietato di Krynn. Doveva fidarsi delle sue capacità. Continuò quindi a correre, allontanandosi dalle mura sicure della fortezza dei Cavalieri. Qualcuno lanciò un grido, dietro di loro, ma chiunque fosse rimasto di guardia lassù era solo e non avrebbe potuto dare l’allarme per tempo…non con i draghi che attaccavano senza posa. Il passo dei fuggitivi non rallentò. Alla sua destra, la mano di Falana si contrasse appena. Avvertì che Laiota, a sinistra, rallentava il passo, costringendolo a fare altrettanto.
“Ci siamo.” pensò Steel, tendendosi inconsciamente. A dargli ragione, udì una voce sibilante a una certa distanza, davanti a loro.
«Lord Ariakan, benvenuto. Mi sembrate in forma.»
«Odio i convenevoli.- lo zittì bruscamente- Dove sono le cavalcature?»
«Poco lontano da qui, Lord. Saremo la vostra scorta. State tranquillo, ora siete fuori portata per quei…Cavalieri.»
Il modo sprezzante con cui la parola venne pronunciata fece salire il sangue alla testa di Steel. Aprì bocca prima ancora di rendersene conto, esclamando la parola di comando che aveva mandato a mente. Si accese una luce che trapelò anche sotto la benda che portava. Laiota mandò un’esclamazione e inconsciamente lo lasciò andare, mentre si levavano imprecazioni soffocate e Latan esclamava: «Lo specchio!».
Steel ne approfittò per assestare un robusto spintone alla sua destra, scrollandosi di dosso Falana, che cadde a terra. Il giovane si strappò la benda dagli occhi. Una rapida occhiata gli comunicò che Ariakan, Latan e un draconico che era con loro si erano coperti gli occhi per proteggerli dalla luce. Laiota stava lanciando a terra lo specchio magico, ancora illuminato. Più lontano c’era una squadra armata, composta da uomini e draconici, che stava correndo verso di loro.
Steel si voltò, deciso a levarsi di torno come gli aveva raccomandato lo zio arcimago prima che iniziasse il finimondo, ma una mano lo afferrò per la caviglia, facendolo finire a terra con un grido strozzato.
«Il ragazzo! Brightblade! Non fatelo scappare!» esclamò Ariakan, mentre Falana cercava di trattenere Steel, che scalciava per liberarsi.
«STEEL!»
Steel alzò la testa di scatto. Quella era la voce di…Tanis?! Fu l’ultima cosa a cui pensò. In quel preciso momento, il mondo attorno a lui esplose e tutto diventò buio.
***
«Dannazione…dannazione! Che Paladine li punisca per i loro crimini!» disse tra i denti Steven Sharphalberd, chinato su un corpo riverso a terra. Le dita sul collo dell’uomo non stavano rilevando alcun battito. Era morto.
«Non si può dire che abbiano coperto le loro tracce.» osservò Caramon, con una smorfia. Era già il secondo cadavere che incontravano in pochi metri di corridoio.
«Il problema è che difficilmente i segni del loro passaggio ci diranno dove si sono cacciati o in che direzione stiano fuggendo.- sottolineò Tanis, guardandosi attorno- Non credo abbiano semplicemente seguito i corridoi. Se si sono intrufolati nelle stanze di Ariakan, devono conoscere passaggi a noi ignoti.»
«Nella nostra stessa fortezza…che vergogna!» disse Steven, incupito tanto che i suoi lineamenti risultavano stravolti.
«Bisognerebbe andare a controllare sugli spalti.» suggerì Tasslehoff, guardandosi attorno nella speranza di individuare qualche passaggio segreto che facilitasse la loro ricerca.
«Già, con la sola speranza di vedere qualcosa con questo buio.- interloquì Tanis, scuotendo il capo- Senza contare il tempo che impiegheremmo a scendere di nuovo e inseguirli. No, non ne abbiamo il tempo.»
«Siamo comunque ad un punto morto.- sbottò Caramon- Se solo non avessi dato lo specchio a Steel, a quest’ora avrei già chiamato Raist. Lui saprebbe cosa fare!»
«Ci manca solo Raistlin…» borbottò Tanis, senza farsi sentire.
«Beh, immagino che per prima cosa ci guarderebbe male…voglio dire, in fondo ci siamo fatti scappare da sotto il naso sia Steel che Ariakan!- disse Tas- Essere guardati male da Raistlin è da brividi, sai Steven? Con quegli occhi dorati e le pupille a clessidra e quel non so che di malvagio che...»
Il Cavaliere si alzò da terra con uno scatto, interrompendo le divagazioni del kender.
«Possiamo provare a uscire direttamente dalla porta sul lato orientale. E’ quello che offre maggiore protezione a una fuga.- disse- Si dirigeranno comunque all’esterno e perderemo meno tempo che continuando ad aggirarci per i corridoi sperando di intercettarli.»
«Ottima idea, Steven. Guida tu.» approvò Tanis. Il gruppo si mise di nuovo a correre per i corridoi, seguendo Steven, le armi sguainate. In pochi minuti giunsero a una corte non troppo grande, deserta e illuminata da alcune torce. Le loro orecchie furono riassalite dai suoni della battaglia che si combatteva all’ingresso principale. Steven e Caramon si presero l’onere di smuovere il grosso portone, ben chiuso da liste scorrevoli di metallo. Uscirono dalla fortezza, guardandosi attorno. Tutto era buio, la notte ormai aveva preso il posto del crepuscolo.
«Non si vede un accidente!» commentò Tas, sottolineando l’ovvio.
«Potremmo averli anticipati.- ricordò loro Caramon- Tanis, come ci muoviamo?»
«Io e Tas restiamo vicini alle mura per controllare che nessuno sgattaioli fuori. Tu e Steven potreste…» iniziò il mezzelfo, ma fu interrotto da un grido d’allarme proveniente dagli spalti, alla loro sinistra. Alzarono tutti lo sguardo di scatto. Un Cavaliere rimasto al suo posto di guardia, la cui sagoma si intravedeva alla luce delle torce poste in cima alla fortezza, stava indicando qualcosa. Poi, convinto di essere solo, si voltò e scomparve, probabilmente per correre a chiedere rinforzi.
«Sono là! Che fortuna!» disse Tasslehoff, iniziando a correre.
«Non fuggiranno!» disse Steven, seguendolo a ruota. La vergogna che quell’evasione costituiva per i Cavalieri lo aveva riempito di ira e sdegno. Inoltre gli si gelava il sangue al pensiero di dover dire a Katlin di aver concesso al nemico di sequestrare il giovane Brightblade. Le aveva fatto una promessa e intendeva mantenerla.
Non fecero molta strada, nemmeno quella sufficiente a individuare i fuggitivi. Alcune sagome scure si staccarono dalla tenebra che avvolgeva le mura massicce e andarono loro incontro, le spade sguainate.
«Ci attaccano!» avvertì Caramon, prima di lanciarsi a testa bassa contro i due uomini che gli stavano piombando addosso.
«Previdenti, questi scagnozzi della Regina Oscura…» mormorò Tanis, correndo a dargli man forte. Deviò un fendente diretto verso la sua testa, poi iniziò a incrociare le lame con il suo avversario, che dallo stile di combattimento si rivelava un draconico. Tanis lo incalzò, stringendo i denti, poi si fece indietro di un passo quando l’hoopak di Tas assestò da dietro una robusta bastonata sulla testa del draconico, stordendolo e facendolo caracollare in avanti. Tanis lo finì con un fendente al collo, ritraendo subito la lama per evitare che rimanesse incastrata nella carne che si faceva pietra.
«Ce ne sono ancora, Tanis!» esclamò Tasslehoff, raccogliendo un sasso e scagliandolo con mira micidiale contro uno dei tre sicari che stavano circondando Steven, il quale li teneva a bada dopo averli rigidamente salutati come prevedeva la Misura. Caramon esplose in un ruggito e si scagliò con tutto il suo peso contro uno dei suoi due avversari, spedendolo a gambe all’aria. Ebbe così modo di fracassare la faccia del secondo con un colpo poderoso dell’elsa della spada, per poi accanirsi contro il draconico che stava cercando di rialzarsi.
«Steven, arriviamo!» esclamò Tasslehoff, scagliando un secondo sasso che convinse definitivamente il malcapitato ad abbandonare lo scontro con il Cavaliere e ad eliminare quella piccola pulce. Non aveva fatto i conti con l’hoopak di Tas, che si abbatté sul suo ginocchio con un arco micidiale. Tanis udì distintamente il suono dell’articolazione che andava fuori sede, seguita dalle strida doloranti del draconico, subito zittite da un nuovo cozzo poco rassicurante.
«Fuori dai piedi! Ci state facendo solo perdere tempo!» esclamò il mezzelfo, ingaggiando nuovamente battaglia. La spada di Steven sprizzò scintille nello scontrarsi con quella del draconico e al secondo, poderoso colpo riuscì a fargliela volare via di mano. Fu in quel momento che, in lontananza, si accese una luce accecante che distrasse i contendenti.
«Ma che…hanno acceso una luce! Poco furbo da parte loro!» sbottò Tasslehoff.
«Cos’è quella luce?! Magia?!» esclamò Steven, con una stretta allo stomaco. Laggiù c’era il ragazzo! Caramon masticò un’imprecazione.
«Lo specchio di Raist!- disse- L’aveva Steel! Forse è un segnale!»
«STEEL!» gridò Tanis alla volta della luce, menando un colpo micidiale contro il suo avversario, che cadde a terra in agonia. Il ragazzo doveva sapere che erano lì per lui, che non era solo! In quel momento il mezzelfo provò la strana sensazione di tornare indietro nel tempo. Era Steel o forse Sturm quello che aveva bisogno del suo aiuto? O ancora, Kitiara? Passato e presente si confusero per un istante dentro di lui. Non poteva permettere che Steel fosse portato via! «Corriamo, possiamo ancora…»
Venne bloccato da un grido di dolore che lo fece voltare di scatto. Il draconico disarmato da Steven aveva approfittato del momento di distrazione del Cavaliere e gli aveva appena piantato un lungo pugnale nel fianco, creandosi un varco nella cotta di maglia, per poi fuggire velocemente alla volta della luce.
«Steven!» esclamò Caramon, correndo a sorreggerlo.
«Non è niente.- disse il Cavaliere tra i denti- Mi sono distratto, colpa mia. Non pensate a me, andate a…»
In quel momento, la notte fu rischiarata da una micidiale esplosione che arrossò il cielo e inghiottì la luce dello specchio come se non fosse mai esistita.
***
Galleggiava nella tenebra, senza peso. Non udiva più alcun suono.
“Sono tutti morti?- si chiese- Sono morto anch’io?”
Come si poteva sopravvivere a un simile potere? Gli era parso che il mondo intero esplodesse. Dovevano essere tutti morti. Anche lui era morto. Forse, tenendo conto di quanti problemi la sua stessa esistenza aveva creato, era un bene per tutti.
«Steel.»
Una figura di tenebra ritagliata dalla tenebra stessa. Un corpo sinuoso rivestito dall’armatura, riccioli tagliati corti. Due occhi come gemme furibonde. Un sorriso micidiale.
«Madre?» mormorò Steel.
«Cos’hai fatto, Steel?! Hai concesso a quello scheletro del mio fratellino di usarti come una pedina?!- recriminò lo spettro di sua madre Kitiara- Il tuo posto è con me. Con la Regina delle Tenebre! Senti il richiamo della gloria, Steel. Il potere! Tu lo vuoi, come lo volevo io!»
Immagini gli affollarono la mente. Vide se stesso adulto, un Cavaliere dell’Oscurità, in sella a un drago. La creatura gli era fedele, lo serviva come si conveniva al figlio della più potente Signora dei Draghi mai vissuta. Poteva avere la gloria, se avesse votato il suo onore alla causa oscura. Non poté evitare di provare orgoglio e desiderio alla vista di sé in un tale futuro.
«E’ il tuo stesso sangue che ti chiama, Steel.- continuò Kitiara- La scelta è già fatta. Ascolta i tuoi desideri e falli diventare realtà!»
Steel avrebbe voluto chiudere gli occhi, tapparsi le orecchie per non sentire quelle parole. Nella tenebra, non poteva fare né l’una né l’altra cosa. Allora parlò.
«Madre, la strada che mi proponi è piena di lusinghe, ma condurrà Krynn alla distruzione!- protestò- Io lo so! Zia Katlin ha visto…»
«Quella donna non ha abbastanza del nostro sangue nelle vene perché tu la chiami zia!- lo interruppe lo spettro di sua madre, la voce come una frusta- E’ una straniera. La sua anima non ha importanza. E’ morta per Krynn e il suo guscio di adesso non è nulla per te! Preferisci credere a quella fragile donnetta piuttosto che a tua madre?! Steel, se Raistlin uccide Ariakan accadranno cose irreparabili. E tu ne sarai responsabile davanti alla Regina Oscura!»
Kitiara sembrò volerlo raggiungere, trasportata dalla sua foga, ma senza risultato. Il contatto con lui, per qualche motivo, le era precluso. La frustrazione sul suo bel viso lasciò bruscamente il posto a una dolcezza altrettanto terribile.
«Steel, stai sprecando tempo prezioso. Stai buttando via un futuro di gloria, e per cosa? Per le visioni di una pazza straniera? Lei si sbaglia! Tutti si sbagliano! Pugnala quello scheletro dalle vesti nere e fuggi con il tuo Signore! La Regina delle Tenebre avrà il dominio di Krynn, figlio!» Allungò una mano guantata, non nel gesto amorevole di una madre ma in quello d’invito di un generale. «Seguimi, Steel. Questa è la tua unica scelta.»
Steel, pur se tormentato, si ribellò in cuor suo a quelle parole. Sua madre gli imponeva il futuro. I suoi zii, i suoi amici, gli avevano insegnato che questo andava cercato e costruito da sé. Steel voleva credere a questa opportunità, anche se significava rinunciare alla gloria.
Prima che potesse pronunciare il suo rifiuto, nella tenebra sorse una luce splendida, come se richiamata dalla sua ritrovata decisione. La luce fece arretrare lo spettro di sua madre, che parve ripiegarsi su se stessa.
«Vattene, Sturm!- sibilò- Il ragazzo è mio!»
Nella luce si delineò la figura di un Cavaliere. Egli fece il gesto di sguainare la spada che portava al fianco. Questo bastò per riconsegnare la Signora dei Draghi all’oscurità.
«Pa…padre?!» mormorò Steel, sopraffatto dalla commozione. Il Cavaliere si voltò verso di lui. Steel ne guardò il volto grave, la bocca incorniciata dai folti baffi, su cui pareva tanto difficile far nascere un sorriso. I suoi occhi erano calmi e puliti, come pozze d’acqua pura.
«Svegliati e ferma Raistlin, Steel. Ariakan non deve essere ucciso.»
Le sue parole lo sbalordirono oltre ogni dire. Non ebbe nemmeno la forza di replicare. Da quando suo padre era d’accordo con quanto diceva sua madre?! La figura di luce parve comprendere il suo dilemma, le linee sul suo volto si distesero in un’espressione di inusitata tenerezza.
«Vi sarà utile nella battaglia che attende te e i figli dei miei amici, nel futuro che Katlin Majere ha intravisto. La forza di Ariakan è grande, anche se votata alla Regina.- spiegò- Vi darà filo da torcere, è vero. Sarà la vostra spina nel fianco. Alla fine, però, presterà il suo coraggio alla stessa causa che vi vedrà giocarvi tutto per la sopravvivenza. In parte, anche lui possiede l’anima di un Cavaliere.»
Steel si sentiva completamente frastornato. Era la prima volta che suo padre gli faceva un discorso così lungo. Avrebbe voluto fermare quel momento e conservarlo per l’eternità. Al contempo, in lui cresceva un’urgenza febbrile, la certezza che mentre lui giaceva nell’incoscienza lo zio arcimago aveva tutto l’agio di uccidere Ariakan…sempre che non l’avesse già fatto!
«Svegliati, Steel!» gli ordinò suo padre con voce imperiosa.
Steel aprì gli occhi alla notte, una tenebra più consona alla natura, rischiarata dal vago rossore del fuoco. Le sue narici furono improvvisamente piene dell’odore nauseabondo della carne bruciata. Poi, una voce.
«Sei un traditore della tua stessa Dea, Raistlin Majere!»
Ariakan! Era ancora vivo! Steel si alzò faticosamente sui gomiti, indolenzito. L’esplosione gli aveva fatto fare un bel volo. Qualunque incantesimo l’arcimago avesse gettato, aveva carbonizzato la scorta di Ariakan, ma non il giovane erede del Signore dei Draghi. Forse era stato protetto contro la magia…ma le sue carte fortunate erano finite. Glielo si leggeva in faccia, pur se tesa in un’espressione di sprezzante coraggio.
Davanti a lui si ergeva la figura in apparenza fragile dell’arcimago, avvolto nelle sue vesti nere, i capelli bianchi sciolti sulle spalle. Steel non poteva vederlo in viso, ma udì le sue parole di congedo, lo vide sollevare una mano la cui pelle era dorata. Ariakan era spacciato.
Non ci pensò due volte. Obbedendo all’ordine congiunto dei suoi genitori, Steel si alzò da terra e corse a fermare Raistlin.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Dragonlance / Vai alla pagina dell'autore: VaniaMajor