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Autore: Kisuke94    18/12/2012    1 recensioni
Ecco a voi un'altra storia originale, scritta dal sottoscritto. Alcuni argomenti trattati in essa sono un pochetto maturi, ma non mancheranno le risate, tranquilli. La storia vuole essere più reale possibile, nonostante sia fantasy, come, per esempio, in location, dialoghi e personaggi. Ora vi chiederete qual'è l'elemento fantasy, leggete e scopritelo ;)
Cosa succederebbe se a quattro ragazzi come tanti venissero dati dei poteri "Apocalittici"? Leggete e vedrete ;)
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IX CAPITOLO

Sul tetto di quell’edificio, quella notte, buia e agitata, era accaduto qualcosa d’inverosimile. Le nubi sembravano terrorizzate, coi loro “brontolii” che riecheggiavano nell’aere notturno; lampi seguitavano quei tuoni che preannunciavano un nuovo temporale. I  ragazzi, come gli agenti che avevano raggiunto il luogo in cui si trovava il cadavere e il ragazzo, rimasero stupefatti da quell’inaspettata esplosione di colori, sembrava che lo Spazio si fosse compresso intorno al ragazzino tingendosi di cromature variopinte. Inspiegabilmente la pressione sulle loro teste aumentò d’improvviso e intorno ai tre ragazzi si elevarono tre aure di colori ben distinti tra loro. Le caratteristiche, a occhio inesperto, potevano sembrare molto simili ma così non era. Quella di Oliver era caratterizzata da un colore giallognolo molto spento, che pulsava a ritmi scoordinati, quasi tremasse, tenuta in vita, sembrava, dai sentimenti di paura che provava il ragazzo; Intorno a Shin, invece, scintillava un’aura rosso carminio, scintille che somigliavano a spruzzi lavici di un vulcano in attività. L’ultima, quella che avvolgeva Aaron, era violacea, non pulsava, non scintillava, era come compressa, quasi impercettibile, avvolgeva il ragazzo ai suoi brodi; brillava, come se avesse vita propria, inoltre, se vista con attenzione, sembrava che al suo interno si muovesse qualcosa caratterizzata da un viola di gran lunga più intenso le cui forme ricordavano quelle di crani umani, in preda al panico. Oliver sembrò non accorgersene o comunque non dargli peso, mentre gli altri due si domandarono cosa stesse accadendo e perché quelle aure si fossero materializzate solo quando il ragazzino aveva dato luogo a quel suo spettacolo. Shin e Aaron indietreggiarono di pochi passi raggiungendo quasi gli agenti alle loro spalle che, increduli, non proferirono parola spiazzati da ciò che stava succedendo.

-Rispondete passo!-

-Cosa succede lì sopra, passo!-

Disse una voce attraverso i microfoni che gli agenti portavano all’altezza della spalla destra. All’unisono tutti spensero le loro ricetrasmittenti, quasi per paura di una reazione istintiva da parte del ragazzo che, ai loro occhi, aveva dato sfoggio di abilità sovraumane e pericolose. Sì perché quando quella serie di cerchi, dipanatisi dal ragazzo, cessò, tutto intorno a sé continuò a marcire a ritmo di dieci anni al secondo. La consistenza dell’intero edificio mutò, lentamente le mattonelle, e in generale tutto il pavimento, collassarono su se stesse colando come lava incandescente, lasciando solo un piccolo appoggio proprio dove si trovava Oliver. In un attimo rimase solo intorno al nulla. Shin e Aaron erano come pietrificati, con gli occhi sgranati a fissare il pavimento che veniva meno, fermatosi miracolosamente a pochi centimetri da loro. L’ospedale si reggeva ancora in piedi nonostante tutto; quando Shin sporse poco la testa verso il vuoto che lo divideva da Oliver, sentì un vento freddo e umido risalire dagli strati più profondi del sottosuolo, dove si trovavano le fondamenta e i condotti fognari dell’edificio, solo allora capì di trovarsi in una reale situazione di pericolo. Spostò istintivamente il piede sentendo venir meno un altro pezzo di pavimento, concentrandosi al massimo cercando di sentirne poi il tonfo ma nulla, sembrò quasi che quello strapiombo formatesi non avesse fine. Quando, preoccupata di quanto stava accadendo, la polizia azionò un faro fisso proveniente dal retro di un pick-up, Oliver riaprì gli occhi il cui colore dominante era il giallo, con macchie scure che ricordavano, nell’insieme, un suolo interamente arido. Nello stesso istante in cui li riaprì dei lacci di energia scaturirono dalla sua aura, che divampò sempre più, e raggiunsero gli agenti che, in pochi secondi, rinsecchirono e divennero polvere trasportata via dal vento, così come gli agenti che si trovavano sul tetto. La reazione fu veloce ma Shin ed Aaron riuscirono comunque a cogliere dei frangenti di “evoluzione”, i corpi perdevano istantaneamente tutti i liquidi corporei cosicché la pelle si trovò presto stesa sulle ossa del corpo: zigomi marcati, occhi colanti, borse scoscese, perdita dei capelli; tutto stava invecchiando, o meglio, perdendo nutrimento.

-NOOOOO!-

Gridò forte Shin, vedendo quel ragazzo macchiarsi di un reato così grave. Non credeva giusto che una persona togliesse la vita a un’altra, seppur lui avesse fatto lo stesso poche ore prima. Capì subito che però le circostanze erano del tutto diverse e che, questa volta, non era il ragazzino ad aver fatto quella strage, ma qualcos’altro. Prese la rincorsa e si lanciò verso Oliver nella speranza di farlo rinsavire. La distanza che li separava era modesta e un comune essere umano non sarebbe riuscito a raggiungere nemmeno la metà di quella distanza ma una voce dentro Shin gli suggerì di farlo, non curante delle conseguenze; e così fece. Nonostante le scarse aspettative da parte di Aaron, Shin superò lo strapiombo ma fu bloccato a mezz’aria con il pugno, teso verso Oliver, fermato da un’improvvisa barriera plasmatasi attorno al ragazzo. Di consistenza quasi inesistente e dal colore pressappoco trasparente, la barriera fermò Shin e, con grande forza di repulsione, lo rilanciò indietro. Fortunatamente Aaron, con riflessi pronti, afferrò il corpo giusto in tempo prima che sprofondasse nel buio più profondo. Le gambe tese, ed entrambe le braccia a sorreggere quelle di Shin che cercava in tutti i modi di non perdere la presa, entrambi erano sottoposti a uno sforzo fisico notevole senza però che ne riuscissero a sentire il peso. Sporgendosi poco di lato e facendo forza sulla gamba destra Aaron riuscì a portare Shin di nuovo sul pavimento, girandosi poi le spalle in una sorta di stretching.

-Chi doveva salvare.. Chi?-

Commentò sarcasticamente Aaron, aiutando Shin a rialzarsi. Il secondo rispose con una smorfia trovandosi da salvatore a salvato. Poi riportò lo sguardo, serio e imbronciato, verso Oliver, il ragazzo più misterioso e incredibilmente pericoloso che avesse mai conosciuto. Sperava di trovare analogie col suo caso ma non ci riusciva; ciò che era accaduto a lui era del tutto diverso. Sì.. aveva ucciso delle persone ma sapeva che quanto aveva fatto era solo frutto delle sue conoscenza ma, trasalendo, capì che anche in lui qualcosa era cambiato; i suoi movimenti erano fuori dal comune, così come la resistenza, ricordava infatti che aveva piegato la porta in ferro del locale, riusciva a tagliare le ossa con estrema facilità e aveva dei riflessi a dir poco straordinari. Le differenze tra il vecchio Shin e il nuovo erano evidenti ma… perché sembravano nulle in confronto a quel ragazzino?

Quei “nastri” di energia, quella barriera e… quel cadavere, per non parlare degli agenti ridotti allo stato originario. Tutto ciò aveva dell’incredibile, Shin lo desiderava, sembrava un bambino che, davanti a un nuovo giocattolo, freme per ottenerlo. Questo “giocattolo”, però, Shin lo aveva già, ma come avrebbe potuto utilizzarlo? Ma, soprattutto, a quale prezzo lo avrebbe fatto?

Strinse il pugno ancora una volta, concentrandosi al massimo e constatando che l’aura si concentrò anch’essa nel pugno. Così si lanciò di nuovo verso Oliver, nonostante il grido di dissenso da parte di Aaron che, con stupore, prese atto dell’idea geniale di Shin, vedendolo rompere la barriera e colpire forte Oliver tanto da farlo precipitare di sotto, verso il parcheggio ove, a pochi metri, bruciava la carcassa dell’elicottero della polizia. Shin, con un salto, si lanciò di sotto, ancora una volta dissentito da Aaron che, però, non sentì urla di dolore né suono di ossa rotte; il ragazzo era atterrato sui suoi piedi senza risentirne affatto. Aaron, più cauto, scivolò lungo un tubo di scarico, proteggendo le mani con un pezzo di maglia. Raggiunse presto il suolo senza ripercussioni sul suo corpo, cosa che lo lascò stupito ancora una volta. Si voltò, dunque e vide i due ragazzi immobili uno di fronte all’altro, Oliver con uno sguardo cupo e addolorato, Shin con aria di sfida, ancora una volta aveva la sensazione di doversi mettere alla prova, di superare se stesso e gli altri. Aaron, decisamente più riflessivo e cauto di Shin, analizzò la scena dalla distanza, Shin, il tipo sicuro che aveva conosciuto pochi attimi prima, tremava. Aaron si domandò il perché e produsse più di una risposta, tutte perfettamente comunabili al caso; l’altro ragazzo invece non era spaventato, né tantomeno preoccupato per la situazione, e questo portò Aaron a dedurre che non avessero a che fare con un comune mortale e che bisognava trovare un rimedio a quella situazione incresciosa. Assolto dai pensieri, fu riportato alla realtà dal movimento di Shin che alzò in aria il dito stendendolo poi in avanti, catturando così l’attenzione dei presenti, di Aaron e di Oliver.

-Non so cosa tu ne abbia fatto di quel ragazzino, ma ti assicuro che lo riporterò indietro!- Gridò Shin additando il corpo di Oliver, nella speranza che capisse ciò che stava dicendo, speranza vana. Finì appena in tempo la frase che un vento caldo, quasi bollente investì lui e gli altri due ragazzi. Le fiamme intorno all’elicottero ripresero vigore come alimentate da fiamme nuove, la temperatura salì di colpo nonostante mancasse ancora molto al sorgere del sole.

-*E adesso che cosa succede? Cos’è questo caldo improvviso?*-

Pensò, ansimando, Shin. Quello stesso pensiero pervase anche Aaron che però, inaspettatamente, non si preoccupò affatto della cosa, avendo ricorso all’aura per sopprimere il caldo, quasi come se fosse una tuta spaziale. La cosa che lo scosse, tuttavia, fu la figura che dalle fiamme dell’elicottero si avvicinava sempre più, con passo lento e deciso. I capelli sembravano esser diventati fiamme a loro volta, vibravano in aria mossi da volontà propria, il vestito stranamente ancora perfettamente intatto seguiva i muscoli addominali, scolpiti come una statua di pietra. La maglia era attillata, sembrava quasi disegnata sul torace, i pantaloni non facevano eccezione: le cosce erano tutto un susseguirsi di muscoli e tendini, il corpo era in uno stato di perfezione, e ciò avrebbe dovuto preoccupare, e non poco. Shin sgranò gli occhi alla vista del suo volto, quell’uomo che ardeva nelle fiamme, quasi fossero proprie, era Walter, l’uomo che pensava di aver tenuto testa poche ore prima. Shin stesso strisciò un piede per terra, indietreggiando verso destra, ingoiò il nodo che si creò in gola e leccò le labbra secche; aveva persino paura di aprir bocca. Aaron stava analizzando, da lontano, la scena. Dedusse che i due si erano già imbattuti prima di allora, e che quell’uomo era lì con la fiera intenzione di prendersi la loro vita. Di scatto Aaron voltò lo sguardo verso destra alla vista di curve perfette che, ad alternanza, sculettavano in un movimento armonioso. Prima un piede, poi l’altro, la donna si avvicinò ancheggiando come su di una passerella, con la mano destra portata al fianco formando col braccio un angolo retto. Aaron la squadrò, notò pochi graffi lungo il collo e cercò di immaginare come se li avesse procurati, avendo calcolato che dovevano, per forza di cose, esser freschi. La donna si portò quasi al centro tra Aaron e Oliver, poco distante da Shin che si voltò, preoccupato, a fissarla con gli occhi tremanti, in poco tempo si era ritrovato di fronte ai due avversari di prima.. ma con aria diversa. Le labbra sempre più secche iniziarono a collimare tra loro in un movimento rapido e quasi impercettibile, aprì la bocca e respirò affannosamente, la situazione in cui si trovava era quanto mai pericolosa e imprevedibile, aveva come l’impressione di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, circondato dalle persone sbagliate. Di colpo si svegliò grazie ad un sasso lanciato da Aaron, accortosi delle condizioni del ragazzo. Aaron sapeva bene che in un momento come quello bisognava restare calmi e freddi, analizzare gli eventi e trarre conclusioni, veloci ma non affrettate. Con uno scambio veloce di sguardi ordinò a Shin di concentrarsi unicamente sul tipo in fiamme, essendo il più pericoloso tra i tre. Subito dopo posò gli occhi prima sulla donna, poi su Oliver, per poi tornare a fissare Shin.

-TI MUOVI CAZZO!-

Urlò ancora, trovando finalmente contatto con Shin che trasalì al suono di quella voce forte e autoritaria. Non era il tipo che perde facilmente la pazienza e, infatti, non la perse, sapeva che doveva trovare un modo alternativo per svegliare Shin e lo aveva trovato bene. Difficilmente sbagliava i calcoli e lo sapeva bene il ragazzo.

-Ma tu come farai? Non conosci questi tizi e quello che sono in grado di fare, io a stento sono riuscito a tenergli testa! Poi c’è…-

Rispose Shin, temporeggiando prima di voltarsi verso il ragazzo che, in attesa, si trovava ancora davanti a lui senza emettere giudizio di sorta. Shin voleva aiutarlo ma non riusciva a comprendere a chi dovesse dare maggior attenzione. Nel frattempo Walter si era avvicinato abbastanza da riuscir a vedere tutti, lanciò un’occhiata a Serena, notò di sfuggita Aaron e ignorò Oliver, allungò una sorta di frusta infuocata e lo avvolse intorno alla gola di Shin, tirandolo di colpo come fosse una bestia al lazo. Shin riuscì in tempo a contrapporre le mani alla presa di fuoco, evitando il peggio, ma fu comunque trascinato via da Oliver e da Aaron.

-Tu.. pezzo di merda. Tu.. sei morto!-

Disse Walter, con le gote infuocate a Shin che, a terra, rivolgeva lo sguardo in alto proprio dove si trovava la faccia dell’uomo. Il suo tono e i suoi occhi instillarono terrore nell’animo di Shin, non riusciva a muoversi, consapevole che ogni azione sarebbe stata vana. Mai prima di allora aveva provato quelle singolari sensazioni, di chi, impotente di fronte agli eventi, abbraccia l’unica via possibile.. quella della morte, lenta e silenziosa. Pian piano Walter alzò il braccio sinistro tirando con esso la frusta di fiamme, ardenti come quelle dell’inferno, portando il volto del ragazzino ai suoi occhi, al cui interno vibravano fiamme rosse e gialle. Con un movimento impercettibile Walter portò il pugno destro all’addome di Shin, colpendo con tanta di quella violenza che il suolo alle sue spalle si alzò a mo’ di montagne, seppur dall’altezza di un uomo. Shin strinse i denti per evitare che il sangue fuoriuscisse dalla bocca, limitandolo a una semplice colata sul lato del labbro inferiore destro. Quando Walter mollò la presa, Shin cadde di peso sulle sue ginocchia, quasi privo di sensi, capace solo di provare dolore; un dolore immane.

-Questo… è solo l’inizio!- dichiarò fermo e possente Walter, pronto a vendicarsi per ogni affronto subito quella notte.
 

Dopo che Shin fu tirato da quella frusta, Aaron, preoccupato, si lanciò per afferrare il prezioso alleato, venendo però bloccato da Serena che prese proprio il suo posto, contrapponendosi tra Oliver ed Aaron stesso. Il ragazzino ancora in piedi a osservare la scena inarcò le labbra in un ghigno malefico che non assicurava nulla di buono. Aaron, in una situazione simile, preferì l’arte dell’eloquenza allo scontro diretto, sapeva che non ci sarebbe stato bisogno di muovere un dito contro una donna, soprattutto quella donna. Aveva compreso benissimo i suoi punti deboli, e i pochissimi punti di forza; per quanto l’avvertimento di Shin potesse risultar vero Aaron era sicuro di poterla affrontare senza problemi, consapevole che Lui non era Shin. Anche sul volto di Aaron, così, si disegnò un sorriso, che sapeva anch’esso di maligno, e la sua aura cessò di esistere. Iniziò così la sua strategia infallibile, che lo avrebbe portato alla vittoria senza dispendio di ulteriori energie.

-Dunque, da dove iniziare…- disse subito Aaron alla donna, producendo sul suo volto una domanda muta.

-Ti avviso, non ho intenzione di sporcarmi le mani in uno scontro diretto, dopotutto non saresti in grado di vincere. Perciò approfitterò di questi pochi attimi per porti delle semplici domande, e in base alle risposte vedremo il da farsi, che ne dici?- propose il ragazzo, attirando l’attenzione di Serena e producendo, allo stesso tempo, stupore e meraviglia, sarcastica, su quanto affermato dal ragazzo circa l’esito di un possibile scontro.

-Sei un tipetto divertente sai? Ripeti un po’ quella cosa sul chi batterà chi?!- domandò la donna agitando il dito verso il ragazzo, mostrando, al contempo, in un sorriso la perfetta dentatura e il bellissimo volto che questa le donava.

-Oh ma non c’è bisogno che io ripeta, dalla tua domanda posso confermarti che hai capito fin troppo bene, ma il punto non è questo.. ripeto che ho solo intenzione di colloquiare amichevolmente con te e ti suggerisco di collaborare!- dichiarò Aaron sempre più sicuro delle sue parole, e intenzioni. Puntò il dito verso la donna mentre esprimeva quei pochi e semplici concetti, per poi portare la mano al livello del mento, pronto a ottenere risposte a domande ancora non ben congeniate.

-Ho analizzato tutto ciò che è accaduto qui e in generale, suppongo sia uguale per tutti, in questi giorni. Penso ci sia una relazione tra noi e i vostri attacchi, che definirei falliti. A primo sguardo vi avrei circoscritti come organizzazione governativa, tipo CIA o MIB, ma direi che siete ben altro… sì il termine è quanto mai esatto data la natura di quell’uomo/torcia o della bestia che mi ha assalito poche ore fa.-

Aaron aveva appena iniziato e, come aveva programmato, i risultati iniziarono già a mostrarsi; la donna era come pietrificata ad ascoltare quanto Aaron stava accusando, quasi a confermare, non volendo, che quanto stava dicendo il ragazzo corrispondesse a verità. Al che Aaron continuò, nella speranza che ogni suo pensiero avesse effettivamente dei risvolti reali.

-Ci sono diversi aspetti che accomunano noi tre, a partire proprio da queste aure che ci avvolgono, seppur comparse in seguito a questa “riunione” non voluta, possiamo dire. Altra caratteristica sono questi attacchi, decisamente.. esagerati; io che vengo fermato da un mostro, seppur molto debole, Shin che deve essersi imbattuto proprio con voi non molto tempo fa, e ciò lo confermerebbe la reazione, e le sue parole, alla vostra vista. E.. ci sarebbe la questione del ragazzino qui presente che, non voglio sbagliarmi, deve aver ucciso il suo esecutore. Lo testimonierebbe il cadavere ritrovato sul tetto dell’ospedale. Qui però sorge il primo dubbio, quel cadavere non era la stessa persona da viva, può sembrare strano ma sono sicuro che chiunque sia morto non sia colui che avevate mandato!- dichiarò il ragazzo, lasciando di stucco Serena, preoccupata e stupita al contempo per quelle rivelazioni, ottime anche per lei, ma allarmanti allo stesso tempo.

-Posso quasi esser certo che voi non siete altro che la punta dell’iceberg, e questo lo testimonia il tipo col cappuccio che ha fermato Juro, il mio di esecutore. Non sono sicuro che la vostra “organizzazione” si regga su gerarchie predisposte, ma questo è un dato che sfortunatamente non potrà esser confermato. Passiamo a voi nello specifico, Juro è stato portato via dal quel tipo misterioso, tu el’altro invece.. direi interrotti, dopotutto Shin si trovava qui con una persona al suo fianco quindi posso dedurre che sia stata proprio quella persona a parare il culo al ragazzo, poi cos’altro c’è.. ma certo! Il motivo per cui vi trovate qui, siete venuti non tanto per tentare di ricatturare Shin e, perché no, anche noi due, voi siete qui per vendetta personale, eravate legati a quella persona che pensate sia morta. Più quell’uomo, che tu, direi fosse legato l cadavere. E.. posso anche affermare che dei quattro, tu sia la più debole, sono indeciso su questo punto, tra te e quel tale, Juro, non so chi scegliere.- continuò Aaron, vedendo che stava andando tutto secondo i piani, la ragazza era caduta nella sua tana e ormai l’aveva in pugno.

-Aahaha.. ma che stai dicendo. Devi aver battuto forte la testa contro Juro eh? Lui debole? Lui dovrebbe essere al mio livello? Hai ragione a dire che tra noi, io sia la più “debole” ma Juro.. non lo conosci.. potrebbe annientare una nazione se solo volesse. Dovresti rivedere i tuoi calcoli ragazzino!- rispose Serena, stringendo poi lo sguardo cercando di intravedere in quello di Aaron un po’ di esitazione che, con sua meraviglia, non si presentò. Il ragazzo era lì tutto d’un pezzo, con aria alquanto minacciosa e oscura, come le parole che seguirono.

-Non ne dubito. Non dubito affatto delle sue capacità, stavo semplicemente paragonando le sue.. alle mie!-

Quando Aaron pronunciò queste parole, facendo attenzione alle pause e alla loro durata, fece crollare il castello di cristallo che Serena si era costruita intorno a sé per evitare che il ragazzo la “colpisse”, cosa che però accadde, inevitabilmente. La donna sgranò gli occhi, che cominciarono a tremare, fece pochi passi indietro, incredula e impaurita dall’affermazione ferma e autoritaria del ragazzo, la sicurezza con cui espresse quel semplice concetto la fece tremare fin nelle ossa. Il colpo inferto da Aaron era stato profondo e indelebile.

-Perfetto!- esclamò poi, con un ghigno in pieno volto.

–Non c’è bisogno che ti ponga delle domande, a quanto pare ho visto giusto su tutto, e ho dedotto più di quanto tu stessa potessi sapere. Sono più che soddisfatto e ti dirò.. sono fortunato ad aver beccato uno spirito fragile come il tuo..- continuò a dire voltandosi, dando le spalle alla donna e ad Oliver, più per scena che per necessità. La donna stava per emettere sentenza ma si bloccò, sentendo la voce sottile e strisciante di Aaron pervenire alle sue orecchie.

-Hai perso, contro di me non avevi la minima possibilità di vincere. Non te ne sei accorta ma la battaglia era posta sul piano psicologico sin dall’inizio. Non puoi battermi!-

Aaron disse queste parole, e l’esplosione che seguì le stesse ridusse la percezione del suono di Serena, come quando una granata deflagra a pochi metri da una persona, e, nello stesso tempo, trasalì. Alle sue spalle si alzò una coltre di polvere e detriti, e voltò di scatto vedendo Walter che aveva stampato il proprio pugno sull’addome di Shin, ma la sua vera preoccupazione fu quel raggio di energia che, dall’aura di Oliver, si era posto, strisciando poco prima, alle sue spalle. Un colpo secco, e il laccio tagliò in due la donna in lacrime, consumando, partendo proprio dalla ferita, l’intero corpo fino a non lasciare che polvere. In quell’istante Aaron, ancora di spalle, mostrò metà viso girandosi, esibendo degli occhi completamente neri, senza la minima traccia d’iride.

-Adesso è il tuo turno!- disse Aaron con una doppia voce a Oliver, senza che questi, però cambiasse di poco la sua espressione, quasi come se sapesse a cosa andasse incontro.
 

Shin, caduto a terra dolorante, fu subito ricolpito da Walter, con una potenza sovrumana che lasciava tracce indelebili sul suolo. Il ginocchio dell’uomo si stampò sul viso candido di Shin, rompendogli il setto nasale, facendo cadere il ragazzo all’indietro, strisciando sulla ghiaia umida e fredda a causa del temporale che nel pomeriggio aveva colpito quella zona. Le nuvole tuonarono di nuovo e le prime gocce iniziarono a cadere su quel terreno di scontro che vedeva più sangue che cadaveri, inesistenti a causa della trasformazione in polvere. Pian piano la pioggia si fece densa e insistente, tanto da renderla visibile a occhio nudo. Shin col volto a terra sporco di sangue, vide ben presto il suo viso riflesso nella pozzanghera che si formò proprio accanto a lui, illuminata poi dal rosso che emanava Walter, dalle fiamme che lo avvolgevano in modo perenne. Quelle fiamme, seppur ardenti, non bruciavano, solo perché era Walter a non volerlo, la rabbia era tanto alta che aveva solo intenzione di lasciare in fin di vita il ragazzo, per poi bruciarlo vivo in una lenta e dolorosa agonia. Era consapevole che il suo compagno, ormai scomparso, era stato ucciso da Oliver, ma lui voleva prima uccidere Shin, come una sorta di antipasto prima del primo piatto, prelibato e delizioso. Guardò ancora Shin, in stato di semi incoscienza, poi rivolse per un attimo lo sguardo di fronte a lui, ove si trovavano Aaron e Oliver, intenti a combattere in modo alquanto violento e rapido. I lacci di energia di Oliver sembravano infiniti, in movimenti impercettibili, estremamente rapidi e forti, che fortunatamente Aaron evitava senza però rispondergli. In tutto quel casino però, Walter non vide più Serena, la sua compagna, al ché strinse gli occhi e colpì con un calcio fortissimo Shin in pieno volto scagliandolo in avanti a mezz’aria, prendendo poi con la sua frusta di fuoco e scaraventandolo al suolo con violenza inaudita.

-Non può essere. Non può esser morta anche lei.. cosa cazzo sta succedendo qui?!-

Esclamò con rabbia Walter, sbattendo, ad ogni parola, Shin al suolo. Passò in rassegna, in poco tempo, tutti i suoi ricordi, felici e non passati in compagnia di Serena, la ragazza che più di tutti sentiva vicino. Erano soliti lavorare in coppia, nonostante il loro lavoro spesso richiedesse un singolo individuo per svolgere una mansione. Sapere che quei momenti non ci sarebbero più stati fece esplodere la bestia che era in lui, accecandolo ormai da ogni rigor logico. All’ennesimo tocco, Shin sputò tanto di quel sangue che difficilmente gli doveva esser rimasto qualcosa dentro. Il ragazzo strinse il pugno a terra, cercando di recuperare le forze, senza successo. Era a pezzi, fisicamente e mentalmente, stava sperimentando quella sera la vera paura, il vero dolore, la vera umiliazione, quella che fino a qualche giorno prima era lui a procurare agli altri. Fortunatamente Walter mollò la presta sul ragazzo, ma solo per caricare l’ultimo colpo che lo avrebbe portato a miglior vita, trasgredendo però, in questo caso, gli ordini dei suoi superiori, che erano stati molto chiari: “I ragazzi ci servono vivi, assolutamente!”

Caricando il braccio destro alle sue spalle, Walter lo “lanciò” verso Shin con un laccio che aveva la stessa consistenza della lava e che, a differenza di quelli precedenti, stava sciogliendo, con le sue colate, l’asfalto sotto lo stesso laccio. Con difficoltà Shin, steso a terra e poggiato sull’avambraccio destro, intravide quel singolare attacco, sicuro però che sarebbe stato l’ultima cosa che avrebbe visto. Così chiuse gli occhi, aspettando la sua fine. Udì un suono subito dopo, lo stesso che si udirebbe quando una corda si avvolge intorno a qualcosa, riaprì gli occhi, lentamente, ed era felice della figura che si trovò di fronte, ancora una volta a salvarla contro la sua volontà. Il sorriso candido di Shin si contrapponeva alle innumerevoli ferite che gli popolavano il viso, piccoli sassolini neri erano attaccati alla carne che in alcuni punti era di un color carminio scurissimo. La maglietta stracciata in più punti, e i pantaloni rovinati e bruciacchiati alle estremità. Per chi non avesse seguito la scena, poteva sembrare che Shin si fosse lanciato da un treno in corsa. Sbatté più volte le palpebre, per rassicurarsi di non esser già morto, ma la scena che gli si presentava dinanzi non era cambiata, con sua somma gioia.

A fermare il colpo fu proprio Aaron, facendo sì che il laccio gli si avvolgesse intorno al braccio, prontamente contornato dalla sua aura violacea e sottile. Walter sgranò gli occhi dallo stupore, nessuno fino a quel momento era mai riuscito a tenergli testa, e nessuno aveva mai fermato quell’attacco. La situazione stava degenerando, non solo era l’unico superstite della squadra, ma si trovava anche in difficoltà contro tre ragazzi di cui due consapevoli delle loro abilità. Irritato più che mai cercò di ritirare l’attacco, senza successo; Aaron lo aveva sigillato al suo braccio e non aveva alcuna intenzione di mollarlo.

-La rabbia rende cechi, non è così?- domandò il ragazzo all’uomo, i cui occhi stavano letteralmente mutando, solidificandosi come la lava a contatto con il mare.

-Shin.. può sembrare fuori luogo ma.. tutto a posto?- chiese poi a Shin, con aria alquanto sconsolata, sapendo che le condizioni in cui verteva il compagno erano più che mai gravi.

-Fottiti!-

Rispose con un sorriso accennato il giovane compagno, rasserenato dalla presenza di un caro amico, seppur conosciuto da meno di un ora.
Aaron, con il suo potere, che aveva imparato a domare già da giorni, trasformò quel laccio di lava in un pezzo di roccia lavica, tanto resistente quanto nera. Afferrò la stessa con l’altra mano e, facendo forza sui piedi, iniziò a vorticare verso sinistra, nella direzione dell’ospedale, e, poco dopo, il corpo di Walter si vide spinto verso l’edificio da una forza immane. Lo schianto fece crollare tutta l’ala ovest dell’ospedale, ricoprendo interamente il corpo esanime di Walter sotto miriadi di detriti. Una coltre di fumo si alzò e delle esplosioni seguirono gravemente l’impatto.

-È il momento, dobbiamo andare!-

Esclamò Aaron, senza controllare se il nemico era stato sconfitto o meno; non ne vedeva la ragione. Raggiunse con pochi passi Shin, si abbassò verso di lui, lo prese sotto il braccio e lo aiutò a raggiungere l’auto. I due, con movimenti abbastanza lenti, arrivarono al veicolo per miracolo. Aaron aprì la portiera dal lato del passeggero e vi poggiò sul sedile Shin, ancora tramortito; si girò e corse a recuperare il corpo di Oliver disteso a terra, colpito forse con troppa violenza, pensò poi una volta raggiunto. Lo prese tenendo le gambe su un braccio e la testa sull’altro, facendo attenzione a non ferirlo ulteriormente; poggiò anch’egli nell’auto, sulle poltrone posteriori, poco comode ma funzionali al caso. Ebbe appena il tempo di entrare nell’auto e girare la chiave che una nuova esplosione attirò la sua attenzione. Probabilmente era ancora vivo e vegeto, pensò, mentre tentava di mettere in moto il veicolo senza successo; tentò una seconda volta e fortunatamente i cavalli si fecero sentire tutti. Accelerò più volte, tenendo un piede sul freno, al ché scaricò il gas e l’auto iniziò a girare su se stessa finché Aaron non lasciò il freno e quest’ultima partì a razzo. Uscirono dal parcheggio lasciando una scia di pneumatici e un odore mal sano di gomme bruciate. L’edificio che si lasciarono alle spalle, però, iniziò a colare, trasformandosi in pochi istanti in liquame quasi bianco, a causa dell’alta temperatura raggiunta. Da questo liquame si riformò il corpo di Walter partendo dal capo; quando alzò la gamba destra, con difficoltà, si potevano distinguere benissimo dei filamenti di lava che ne restavano impigliati. Ancora in parte liquefatto, per l’altro solidificato, Walter aveva tutta l’intenzione di raggiungere di nuovo i ragazzi, se non fosse per l’ulteriore intoppo che gli si presentò dinanzi.

-Non ti permetterò di far ancora del male a quei ragazzi, Walter!-

Disse l’uomo che Shin chiama.. maestro. Quel professore tutto d’un pezzo che aveva salvato poche ore prima il ragazzo, e che poi era sparito nel nulla. L’uomo, con i capelli legati da un codino e una maglietta bianca attillata, mostrava il suo fisico palestrato ma che non sfigurava; le mani nelle tasche dei pantaloni in segno di superiorità e un tono che poneva i due uomini su piani ben separati.

-Non prendo ordini da te. Lasciami passare Ur/-

Mentre esprimeva queste parole, Walter si lanciò verso il maestro con pugno teso, per poi esser interrotto prima che lo stesso potesse pronunciare il suo nome. Con un movimento repentino, il maestro bloccò Walter piazzandogli un ginocchio in pieno volto, zittendo, di fatto, l’uomo, scaraventandolo verso l’ospedale privo di sensi, con il conseguente crollo del resto dell’edificio addosso al suo cadavere.

-Tu non sei per niente degno di pronunciare il mio nome.- Disse il maestro voltandosi, mentre l’edificio crollava, accendendosi una sigaretta. Con passo lento e sicuro s’incamminò verso la strada che portava in città, noncurante delle innumerevoli volanti che, come al solito, giunsero in ritardo sul luogo dell’incidente.

   
 
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