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Autore: Janasel    19/12/2012    1 recensioni
Dopo i Secondi Giorni Bui, Panem deve ricominciare a vivere, ricordando ai cittadini ex privilegiati di Capitol City che ora devono stare al loro posto. Così vennero creati Gli Ultimi Hunger Games. Giovani donne e giovani uomini cresciuti a Capitol City dovranno sfidarsi nell'arena, nell'ultima edizione dei giochi. Niente mentori e nessun sponsor potrà aiutarli a sopravvivere.
“Popolo di Panem, con grande fatica oggi ci risolleviamo dai Secondi Giorni Bui. Una guerra che ha dimezzato l’ormai stremato popolo di questo paese. Oggi inauguriamo gli ultimi Hunger Games, un monito per ricordare che anche i fortunati possono precipitare nella disgrazia. Possano questi ultimi Giochi portare la buona sorte su tutta Panem.” /
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Plutarch Heavensbee
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Whiterose Snow
 
Non ho mai conosciuto mio padre. E fino a qualche mese fa, nemmeno il mio cognome.
Sono stata cresciuta dai genitori di mia madre, la mia dolce e delicata madre. Morì quando avevo dieci anni. Dicono che si suicidò con la morfamina.
Erano inutili le domande su chi fosse mio padre. È morto anche lui, rispondevano, non ti serve sapere chi fosse. Ma chiunque fosse, dalla sua sconosciuta famiglia arrivavano per me i doni migliori; in casa c’erano sempre le cose più pregate di Panem.
Poi era arrivata la settantaquattresima edizione degli Hunger Games e con lei Katniss, la ragazza in fiamme. Poi l’edizione della memoria e i Secondi Giorni Bui. Una squadra di Pacificatori era arrivata e mi aveva strappato dalle braccia dei miei amati nonni per portarmi in un bunker sotto il palazzo presidenziale e lì avevo atteso. Sentivo la terra tremare, sentivo i rumori delle bombe. Ma non sapevo perché ero lì. Ero prigioniera? O mi stavano salvando? Perché non avevano salvato anche il nonno e la nonna? Mi portavano da mangiare, potevo tenermi pulita e non mi mancava nulla, se non la compagnia di qualcuno. Cosa avevo fatto di male?
Lo scoprii di lì a poco. Ecco cosa avevo fatto: ero nata.

Un giorno la porta si spalancò e al posto di un pacificatore o di un senza-voce, entrò un ragazzo dei distretti. Ero spaventata: era sporco, vestito con una divisa militare, con un fucile in mano e un arco in spalla. Gli chiesi perché era lì, con la voce tremante di paura. Mi rispose che si chiamava Gale e che era lì perché il presidente Snow era stato catturato e aveva chiesto della ragazza nel bunker. Il presidente Snow chiedeva di me? Così fui scortata in quella stanza dall’odore nauseabondo, piena di rose bianche.

“Quando tuo padre aveva vent’anni, s’innamorò di una giovane ragazza, un tributo vincitore dal distretto due. La sposò in fretta quando rimase incinta di te, facendo trasferire a Capitol City la sua famiglia. Come fece a farlo senza che lo sapessi? Mi fidavo semplicemente di lui, mio figlio Coriolanus Snow Junior. Ma chi nasconde qualcosa al governo, bhe, non importa quanto in alto sia nella scala gerarchica, muore. Ho lasciato in vita tua madre solo perché si crogiolasse nel dolore di ciò che aveva fatto. Ma tu, tu eri innocente. Volevo farti crescere e poi portarti qui fra un anno, quando avresti compiuto il tuo diciottesimo compleanno, e farti diventare la mia pupilla. Ora non ho più niente da offrirti se non la verità, Whiterose Snow. Tra poco morirò e tu sei tutto quello che resta del mio sangue qui. I tuoi nonni sono salvi, li ho solo fatti portare da un’altra parte. Spero che il mio testamento possa proteggerti, bambina.”

Questo è quello che mi disse, niente di più. Era stato di una sincerità agghiacciante. Come poteva un solo uomo uccidere il proprio figlio, ammetterlo davanti alla figlia di suo figlio e usare le parole proteggerti e bambina con tanta tenerezza?  Ma ora conoscevo la verità. Sapevo il perché degli incubi di mia madre, sapevo perché i miei nonni avessero un tale rispetto della vita, sapevo perché mio padre era un tabù. Ero la nipote del presidente Snow. Avrebbero ucciso anche me adesso? O il mio potente ‘nonno’ avrebbe potuto salvarmi anche da sconfitto? E se gli abitanti di Panem lo avessero saputo, che ne avrebbero fatto di me?

“Mio padre morì in un’esplosione in miniera, ucciso dal governo tanto quanto il tuo. Ho sentito tutto, mi dispiace.” La voce di quel soldato, Gale, mi riscosse dai miei pensieri. “Vieni dal dodici vero? -risposi- ti ho visto in quelle interferenze del tredici. Sei il cugino di Katniss. Non voglio la tua compassione” “Non è la comprensione che ti offro, è la solidarietà. Sei una figlia di Capitol City trattata come una figlia del distretto, solo con bei vestiti. La tue trecce bionde mi ricordano una bambina del mio distretto, che amavo molto. Vieni, ti porto dove sarai al sicuro”

Mi raccontò così di Katniss, dei distretti, di Prim. Imparai a conoscerlo e conobbi anche  Beetee e venni tenuta al sicuro con i miei amati nonni.
Ma per il presidente Paylor ero solo una figlia di Capitol City, la nipote del criminale Snow. Gale non ha potuto proteggermi.
E ora, mentre salgo su quel palco, so per certo che mi uccideranno. Se anche quello che Gale mi ha insegnato sulle armi mi aiuterà, i nuovi strateghi mi elimineranno. Incrocio gli occhi di Katniss. Vi leggo solo il turbamento. Spero di essere coraggiosa come lei, ma ho paura.
   
 
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