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Autore: goldfish    05/07/2007    9 recensioni
Perchè chiunque, anche la più posata delle streghe, può avere i suoi momenti no. Il problema è non farsi prendere troppo la mano, rischiando di compromettere quello che conta davvero. E allora potrebbe far comodo un piccolo aiuto 'extra'... decisamente inaspettato!
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2 – QUANDO CI SI FA PRENDERE LA MANO…

"Giovane. Io sono giovane…"

Mi avvio verso casa a passo lento, per la prima volta dopo un sacco di tempo non sono di corsa e, ad essere oneste, la cosa non mi dispiace affatto. Sono anni che mangio di corsa, mi vesto di corsa, faccio la doccia di corsa; talvolta mi ritrovo a correre persino nel mio scarno tempo libero, quando potrei benissimo starmene in poltrona grattarmi la pancia. L'unica cosa che posso dire di non fare di corsa è il sesso... ma solo perchè con tutto questo correre non ne ho obiettivamente il tempo; mica per altro, che vi credevate.

Ginny mi dice in continuazione sempre che dovrei trovare il modo di conciliare la mia carriera con una vita sociale non si dice spumeggiante, ma almeno decente.

"Da quanto tempo non ti prendi una sbronza, Hermione?"

"…"

"Da quanto tempo non ti dedichi al ‘dolce far niente’, Hermione?"

"…"

"Da quanto tempo non esci con un uomo, Hermione?"

Evvai, questa la so!

"Io esco con Harry! con Ron!"

"Con lo scopo di far sesso, Hermione."

"…"

Ginny sa essere piuttosto odiosa, quando pronuncia il mio nome con quel fare da saputella. Bella coinquilina che mi sono scelta. Ma adesso si dovrà ricredere, perché io mi sono stufata di passare per la ‘vecchia dentro’. Io sono una ragazza giovane e che può fare tutto quello che vuole. Arrivo a casa che sono le sei e mezza passate, entro, poso la borsa sul divano e con un gesto fluido mi sistemo i capelli dirigendomi verso la cucina, dove Ginny sta parlottando con Ron. Tossisco leggermente per richiamare l’attenzione su di me. Dovrei mettermi a urlare, sono stufa di passare inosservata.

"Hermione, già a casa?" mi chiede Ginny.

"Io esco dall’ufficio alle sei" le faccio notare con calma. Abbozza un ghigno, ricambiato dal fratello.

"Veramente tu non esci mai prima delle sette e mezza. Ci vivi, là dentro."

"Non oggi" replico fredda.

Ed ora eccola che alza un sopracciglio, divertita. "Ci sentiamo trasgressive, eh?!"

Eh, no! Non ho intenzione di sentirmi dire sempre le stesse cose pure da loro. Oggi l’ho combinata davvero grossa, e non credo di meritarmi di essere accolta da un paio di sorrisini compassionevoli che mi fanno notare quanto io lavori. Sono stufa, anche di loro! Sbuffo, scuoto un po’ la testa e poi la guardo fissa in volto.

"Vai a farti fottere, Ginny. Te lo dico col cuore."

La vedo tornare immediatamente seria, colta di sorpresa.

"Co… come?"

"Ho detto vai a farti fottere" ripeto, glaciale. "Oh, che sbadata. Dimentico sempre che è il tuo passatempo preferito. Mi sa che dovrò scegliere un altro modo per mandarti a fanculo."

Merda. Non riesce neanche a rispondermi a tono da quanto è stata presa alla sprovvista dalla mia reazione obiettivamente esagerata. Interdetta, sgrana gli occhi verso di me, poi alza le mani insegno di resa e si fa diplomatica.

"Ok, oggi sei nervosa… senti, mi spiace averti presa in giro col fatto che lavori sempre, io…"

"Tu non oggi non hai fatto un cazzo, vero?" la incalzo, ormai priva di qualsiasi controllo. "Anzi, no. Ti sarai fatta la piega, poi un giro per negozi e alla fine aperitivo col fratellino! Ma brava!" con la coda dell’occhio noto i piatti ancora da lavare. "Ma sì, dai. Mica sei una cretina come Hermione che lavora come una pazza e quando arriva a casa si sforza pure di evitare che questo posto diventi un porcile!"

Forse ho esagerato, sono ancora su di giri per via di quello che è successo oggi. Dopotutto non è come se Ginny non facesse niente, lei è una guaritrice. E anche in gamba, a dirla tutta; non si merita questa dose di veleno.

"Lo sai che questa settimana faccio il turno di notte" mi risponde fredda e impassibile, probabilmente ferita dalla cattiveria che ho messo in quelle parole.

"Oh,brava, adesso tiratela anche per il tuo glorioso lavoro socialmente utile! Io invece sono solo un povera sfigata con un noiosissimo impiego al Min…"

Ron, che fino a qual momento se ne era stato zitto a osservare la scena, decide di dire la sua interrompendo il mio sfogo.

"Merlino, che ti prende, Herm?"

"NIENTE, RON! Tu tornatene a pensare al cibo e al Quidditch, ok? Tanto più di quello…"

No. Non volevo. Scusa, Ron. Scusa. Io non credo che tu sia stupido, davvero. Avevo una cotta terribile per te, a scuola; non avrei mai potuto prendermi una cotta per uno stupido.

Lo vedo avvampare leggermente per essere stato investito a sua volta da una simile ondata di cattiverie gratuite. Perché io lo so che ho sbagliato e non dovevo dire queste cose, assolutamente non vere. Mi rendo anche perfettamente conto che loro non sono il mio capo e i miei colleghi, ma i miei amici, gli unici onestamente. Però, è come se questo pomeriggio sia scattato qualcosa in me e ora non riesca più a fermarmi dal precipitare in questo circolo vizioso di cattiverie.

Ron riprova a farmi ragionare. "Hermione, adesso calmati. Non so che sia successo, ma ci stai trattando come due stro…"

"Lo sapete che è successo?" lo interrompo. "E’ successo che ho mandato a fanculo mezzo ufficio e me ne sono andata come una pazza, lanciando una pila di pratiche addosso al mio capo. È successo che mi sono stufata di gente che si approfitta di me e crede di sapere tutto della sottoscritta. E adesso vi ci mettete pure voi!"

Mi guardano sbigottiti.

"Tu hai fatto cosa?"

"Avete capito benissimo" rispondo, di nuovo calma. "Ho deciso di smettere di essere la buona e paziente Hermione Granger. Che c’è, mi preferivate come prima? Non potete più ridere di me o sfruttarmi per i vostri comodi? Pazienza."

Mi passo una mano sulla fronte, guardo un’ultima volta i volti sconcertati dei miei amici e mi dirigo verso la porta. Il momento in cui la sento sbattere alle mie spalle, sento che anche un intero capitolo della mia vita si è chiuso con essa, non tanto per loro quanto per me. Io sono cambiata. Lo percepisco.

Ma non desideravo cambiare, in fondo?

Onestamente non lo so più. Con gli occhi socchiusi e la mente affollata da troppi pensieri, mi dirigo verso nessun posto in particolare, avvertendo crescere in me una sensazione strana, indecifrabile. Mi sono sfogata di nuovo, ma questa volta non mi sento bene. Non mi sento giovane, né libera. Nessuno sfogo terapeutico. Camminando senza una meta precisa per le strade di Londra, un giovedì sera al crepuscolo, l’unica cosa che sento è senso di colpa.

Ma forse sono solo un po’ scossa.

Ma sì. Se la sono cercata, è solo quello che resta della vecchia versione di me stessa a farmi pentire di ciò che ho appena fatto. E poi non sono stata nemmeno così brusca. Ginny è sempre più diretta con me e Ron, effettivamente, pensa davvero sempre a cibo e Quidditch. Anche se, nonostante i miei innumerevoli sforzi per auto-convincermi, continuo ad avvertire una specie di peso all’altezza dello stomaco.

Ma il tono… il mio sguardo. Ho parlato come se pensassi davvero quelle cose. Le pensavo davvero?

Ma passerà. Sono o non sono i miei amici?

~

La sera ritorno a casa alle nove passate, Ginny è già al San Mungo per il turno di notte.

Cercando di comportarmi il più naturalmente possibile, mi cambio e mi lascio cadere sul divano. Continuo a pensare che mi sono comportata da vera irresponsabile e che dovrei andare a chiedere scusa a tutti, a lavoro ma soprattutto ai miei amici.

"No. Io sono cambiata. Ho smesso di essere Hermione che dice sempre di sì e il cui concetto di osare non va oltre il bere un po’ più del solito a capodanno. Che poi è impossibile, io stramazzo dopo mezzo Firewhisky."

Sempre cercando di non perdere del tutto la mia dignità, mi alzo scocciata e vado in bagno a di distrarmi da simili scomodi pensieri. Appoggiata con i palmi al lavandino, guardo la mia immagine riflessa e tutto ciò che vedo è una ragazza stufa. Stufa di avere sempre tutto sotto controllo, stufa dell’essere per tutti quanti la ‘prevedibile’ Granger.

Urge un cambiamento drastico.

~

"Sto decisamente meglio!" mi dico, osservando compiaciuta i miei capelli. Lo so che è un classico clichè cambiare pettinatura quando si vuol cambiar vita, ma quei capelli erano tremendamente sensibili all’umidità. Adesso sono molto più moderni. Tagliati appena sopra le spalle, leggermente scalati, sembra quasi che i miei riccioli siano più belli. Dovevo farlo prima! Con un veloce colpo di bacchetta ripulisco il lavandino finché qualcuno non bussa alla porta. Vado ad aprire, riluttante.

Quando lui mi vede fa per parlarmi, ma si blocca subito alla vista dei miei capelli e alza un indice in direzione della mia testa.

"Oh, hai…"

"Sì, Ron. Mi sentivo trasgressiva" rispondo ironica, facendo il verso a sua sorella qualche ora prima. Arriccia un po’ le labbra e mi guarda, serio.

"Mi chiedevo che fine avessi fatto."

"Che t’importa?"

"Niente."

"Appunto. So badare a me stessa, non ho bisogno del vostro supporto. Anzi, sono sempre stata io a salvare il culo a tutti… dillo pure a chiunque ti abbia costretto a venire a cercarmi."

Sono una stronza a parlargli così nel tentativo di liquidarlo, solo perché mi sento in colpa. Sono una stronza e lui non se lo merita: sta solamente cercando di darmi una mano, e non è umiliante che qualcuno si preoccupi per me. Anzi, sarebbe deprimente il contrario.

"Che ne sai che mi hanno costretto?"

"Non lo faresti. Sei troppo orgoglioso" rispondo secca.

"Come te."

Dopo qualche minuto di silenzio, lo vedo sbuffare e intrufolarsi in casa.

"Ok, magari sei un po’ stressata e avevi bisogno di sbollire…" attacca con diplomazia. "Ti senti meglio adesso? Dico, dopo lo show, i capelli e tutto il resto…"

Sento che sto per esplodere. Dopo tutti i casini che ho combinato, ancora non si rende conto che non si è trattato solo di un misero colpo di testa, ma che mi sono stancata sul serio?! Che ho detto basta, senza scherzare, e che ho deciso di cambiare in maniera drastica una volta per tutte?!

"NO, RON!" urlo. "Non mi sento meglio! Anzi, se ci tieni a saperlo mi sento uno schifo, ma anche ancora più incazzata! È come se la mia rabbia crescesse in maniera esponenziale mano a mano che la libero… e sappi che l’ultima cosa che mi serve è sentire te che pretendi di sapere quello che mi passa per la testa! Non ho bisogno delle tue fottute considerazioni sui miei motivi, non ho bisogno di nessuno! Lasciami in pace!"

"BENE!" mi risponde, violaceo. "Allora divertiti e stai tranquilla che io non ti farò compagnia… tanto non ti serve, giusto? Merlino, ti rendi conto che non ha senso questa tua esplosione contro di noi?! Due minuti va bene, ma non hai motivo di pensare certe cose."

Ha ragione, Ron ha perfettamente ragione, ma temo di essermi un po’ fatta prendere la mano. Non so cosa rispondere, perciò mi limito a guardarlo.

"A volte mi domando come…" aggiunge.

"Come cosa?"

"Niente. Io sono Ron, non penso" dice freddo.

"Bravo, vedo che ci sei arrivato."

"Crepa."

Ci fissiamo in silenzio per qualche istante, entrambi accaldati dalla discussione, quando un improvviso rumore che mi sembra provenire da dentro casa mi distrae.

"Hai sentito?" chiedo improvvisamente, voltandomi di scatto verso il salotto in penombra. Non ne sono del tutto certa, ma mi è sembrato di sentire…

"Cosa? Io non ho sentito niente" domanda, sempre un po’ scocciato. "Ma a proposito di te…"

Non lo seguo, sono sempre convinta di aver sentito qualcosa.

"Io ho sentito come… come…"

Mi volto verso di lui e lo vedo fissarmi perplesso con un sopracciglio inarcato. Non mi crederà mai, allora rinuncio.

"Boh, avrò immaginato."

Continua a fissarmi, zitto. A dir la verità il suo non rispondere mi irrita un po’.

"Che c’è, credi che io sia diventata pazza?!"

"Oh, beh."

"Non sono pazza!"

"Hai le allucinazioni però."

"NO! Io… ok, lascia stare."

E così dicendo mi siedo per terra davanti a un Ron alquanto perplesso, mi appoggio alla parete chiudendo gli occhi e mi stringo la testa tra le mani, esaurita dalla giornata che ho passato. Poi alzo lo sguardo cercando il suo.

"Lo so, ho esagerato" ammetto. "Ma per una volta, solo una, fai finta che io non sia la solita pedante e prevedibile Hermione, ma solo una ragazza che ha come tutti voglia di incazzarsi. Te ne prego."

Ma tanto lo so che non cederà mai…

"Va bene" mi risponde piano, dopo qualche istante.

Cosa? Ha detto che va bene? Lui, Ron, ha deciso di assecondare me invece del suo orgoglio? Cavolo, devo avergli fatto proprio paura.

"Avrei preferito delle scuse, ma mi accontenterò" aggiunge con un sorriso a mezz’asta. "Dopotutto sei impazzita."

"Ron…" attacco scocciata. Ma non posso non rispondere al suo sorrisetto con un leggero ghigno divertito. "Ti va di accompagnarmi in un posto?"

"Dove?"

"Un posto."

Mi guarda un po’ curioso, ma alla fine alza le spalle in segno di assenso. Io lancio un ultimo sguardo al salotto, perplessa, poi mi alzo e gli faccio cenno di seguirmi.

 

 

 

A giudicare dai vostri commenti, noto con piacere che non sono l’unica che certi giorni sente come un indefinito istinto omicida verso il prossimo ^^’ … beh, meno male! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, il prossimo non so se sarà molto comico, però!

Un saluto particolare a robby, luz79 (che si è fatta violenza da sola… tesoro!^^), SiJay, Karmygranger, steg94, hermron, pk82, funnynurse, soni67.

Un bacio,

goldfish - LaBea

  
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