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Autore: goldfish    28/06/2007    13 recensioni
Perchè chiunque, anche la più posata delle streghe, può avere i suoi momenti no. Il problema è non farsi prendere troppo la mano, rischiando di compromettere quello che conta davvero. E allora potrebbe far comodo un piccolo aiuto 'extra'... decisamente inaspettato!
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BASTA NON FARSI PRENDERE TROPPO LA MANO

 

1 - ADESSO BASTA!

 

‘Non c’è peggior cattivo di un buono che diventa cattivo.’

Parole sante. Potrei dire che sono la mia storia.

Io sono sempre stata una ‘buona’ per definizione. La perfetta Hermione Jane Granger, la strega più brillante del suo anno nonostante fosse di origini babbane, prima prefetto e poi caposcuola, che ha lottato con coraggio al fianco di Harry Potter. La studentessa e ragazza modello che tutti, tutti, vedevano destinata a vivere la classica esistenza altrettanto perfetta, senza macchia. Inquadrata.

E non a torto. Perché quelle come Hermione Jane Granger si diplomano col massimo dei voti, trovano un buon posto di lavoro (almeno nel mondo magico, dove la disoccupazione non è ancora una piaga sociale), quindi pongono le basi per una brillante carriera e dopo, quasi certamente, possono procedere col farsi una vita; sposano un ragazzo a posto, magari quello che conoscono da sempre, dai tempi della scuola, e mettono al mondo un paio di bambini da far giocare in giardino, con un cane di taglia medio-grande che si chiama Buster, o Lucky, o qualcosa del genere.

Ed io, Hermione Jane Granger, non avevo deluso simili aspettative, perfettamente inquadrata in quello che era ormai il mio clichè. Felicemente rimediato il mio ‘buon posto di lavoro’, a venticinque anni tutta la vita mi si presentava spianata davanti, scintillante. A meno che…

A meno che un bel giorno non decisi di dire basta, non decisi che ne avevo abbastanza. E al diavolo la carriera, i capi stronzi, le villette con lo steccato e le famigliole felici delle pubblicità.

Io, Hermione Jane Granger, mi ero incazzata.

Di brutto, senza neanche sapere con chi o che cosa, tra l’altro; sentivo solo una rabbia generalizzata che premeva per esplodere, trattenuta a forza giorno dopo giorno. Fino a quando non decisi che ero stufa anche di trattenerla, quella rabbia. Stanca di sentirmi prigioniera di quel clichè, irritata dal fatto che tutti credessero di sapere di me più cose di quante io stessa non sapessi.

Dopotutto a chiunque, anche alle ragazze perfette, è concesso esplodere quando si è stufi delle ipocrisie, stanchi e pericolosamente incazzati. Il problema, però, è che se un’esplosione di rabbia può essere terapeutica, a sputare veleno gratuitamente, soccombendo all’odio fine a se stesso, si raccolgono solo frutti amari; si distrugge tutto quello che conta davvero.

~

Un paio di anni prima…

Quando si dice una giornata di merda.

Stamattina mi sono svegliata in ritardo, in bagno non c’era l’acqua calda, vestendomi mi è rimasta in mano la lampo della gonna, non trovavo la mia bacchetta, ho saltato colazione per entrare a lavoro in orario e alla fine sono arrivata ugualmente in ritardo.

Poi ci mancava solo questo rompipalle.

"Hermione, ti adoro!"

"Sì, Mark, certo…" a fatica mi reggo in piedi sotto la valanga di carte che mi appioppa tra le mani quell’opportunista di un collega.

"No, davvero! Sei un angelo a farmi questo favore. Sai, io e Janice abbiamo appena deciso di riprovarci e…"

"E vi serve una vacanza a due. Recepito."

"Graz…"

Scocciata, gli do le spalle e deposito la pila di carte sulla mia scrivania. Non che non mi piaccia il mio lavoro al Ministero, intendiamoci; sono una strega di origini babbane, vivo a cavallo tra questi due mondi e mi viene naturale lavorare al dipartimento delle relazioni con il mondo babbano. Però con la scusa che amo darmi da fare ho come l’impressione che certa gente si approfitti un po’ della mia generosità.

Sedutami, osservo, impallidendo, la mole di lavoro che è pericolosamente aumentata. Mi accascio e comincio a dare delle piccole testate contro il tavolo.

"Scema. Scema. Scema… non voglio fare lo straordinario anche questa settimana" piagnucolo.

"Dai, Hermione. Non fare così."

E Seamus ridacchia sotto i baffi. Ancora. Di me. Non sarebbe così male come collega, se solo fosse un po’ meno sarcastico…

"Bastardo" mugugno tra i denti. "Non infierire anche tu."

"Beh, scusa se te lo dico, ma te le cerchi!" mi fa, sempre ridendo.

"Sarebbe?!"

"Sarebbe che, esattamente come facevi a scuola con lo studio, anche adesso sembri urlare ai quattro venti quanto ami lavorare più del dovuto!"

"Ma è vero! Mi piace lavor…"

"E allora non ti lamentare se chi ha una vita sociale approfitta di te" conclude con un occhiolino. Mi sento un po’ indignata dal fatto che lui mi reputi una persona priva di vita sociale.

"Io ho una vita sociale incredibile."

Fa il sarcastico. "Oh, non ne dubito."

"Seam! Comunque questo fine settimana vado al mare. Con Ginny."

"Magari la sua influenza positiva ti farà bene…"

Lo fulmino con lo sguardo, col labiale lo mando dove potete facilmente intuire e decido che sia il caso di mettermi al lavoro.

Il resto della giornata scivola via abbastanza velocemente, anche perché con tutto quello che ho da fare non posso certamente permettermi di grattarmi la pancia. Onestamente sono un po’ innervosita da questo fatto delle sostituzioni. Seamus ha ragione, io do l’impressione di quella che vuole che gli altri la sfruttino. Che vuole lavorare più del dovuto, per inseguire chissà quali gloriose mete carrieristiche. Ma non è vero.

Cioè, è logico che aspiri ad avere un buon posto che mi renda giustizia, ma… io ho solo venticinque anni. E come ogni ragazza venticinquenne il lavoro non è l’unico mio pensiero. Io amo uscire, amo ridere e divertirmi. Amo chiacchierare con i miei amici e sparare scemenze a raffica finché non ho esaurito le idiozie a disposizione. Desidero innamorarmi, trovare la persona giusta per me, quella che mi faccia battere davvero il cuore.

Ma, soprattutto, detesto che la gente sia convinta di avermi perfettamente inquadrata come la sfigata destinata alla scalata sociale a scapito della proprio felicità. Che è pronta a salvare il culo a tutti e che vive, o meglio, che non vive per lavorare. Destinata a fare sempre la cosa giusta, quello che tutti si aspettano da lei.

Un urlo arrogante interrompe il mio flusso di coscienza. McCormick, quel caprone del mio capo.

"HERMIONE!"

Mi alzo con flemma e lo raggiungo nel suo ufficio.

"Sì?"

"Ho una proposta da farti. Sono certo che sarai entusiasta, si tratta di una bella opportunità…"

Lo guardo con aria interrogativa.

"Sai, Anthony ha avuto un’urgenza e pensavo che magari lo avesti potuto sostituire alla conferenza di questo fine settim…"

"Questo fine settimana?" lo interrompo.

"Sì. Problemi?"

Tentenno.

"No… è che… insomma avevo dei programmi e…"

Ride come un idiota privo di rispetto per il prossimo, l’obeso.

"Hermione, credo che potrai rimandare. Lo so quanto tu ci tieni al lavoro, e onestamente ne hai i motivi perché sei una ragazza in gamba, e questa trasferta sarebbe…"

"Grazie dei complimenti, davvero, ma…"

"Ma?" incalza.

"Ma sono due mesi che vado avanti a straordinari e avrei sul serio bisogno di rilassarmi; di una vacanza…"

Sembra un po’ deluso.

"Beh, fai come vuoi. Se preferisci lasciarmi nella merda."

"N – no! Certo che no…"

"Anche perchè sarebbe da stupide, tesoro. Sappiamo bene entrambi che è un’occasione ottima per te."

Cercando di soprassedere sul quanto sia stato viscido nel definirmi ‘tesoro’, fingo di ascoltarlo e noto con la coda dell’occhio come Alcott, l’altro dirigente, stia pesantemente insultando Lucas.

"…Merlino a volte mi domando se si può essere tanto incompetenti! Ma no, tu sei solo un IDIOTA!"

Il ragazzo è mortificato. Letteralmente.

"Mi scusi ma…"

"NO! Non me ne frega un cazzo delle tue scuse! Sparisci prima che ti spedisca fuori a calci in culo!"

Guardo quel ragazzo uscirsene zitto e demoralizzato, dopo essere stato coperto da una valanga di insulti che mai potrà restituire a quel pallone gonfiato. Non è giusto, nessuno si merita di essere trattato così; nessun errore, per grande che possa essere, giustifica una simile mancanza di rispetto, soprattutto quando là fuori è pieno di incompetenti che però hanno il culo coperto; come Anthony, ad esempio, che del mio capo è il nipote e che di sicuro non si salta la conferenza per un’urgenza. Anche perché un sano di mente non gli affiderebbe mai un’urgenza.

"…Allora, posso dire di averti fatto cambiare idea?"

Mi volto e lo guardo con candore.

"Lei se lo scorda proprio."

Oddio. Cosa ho detto?

"Scusa? Ho capito ben…"

"Ha capito benissimo" gli sputo in faccia, acida. Merlino io non volevo pronunciare queste parole! Che mi prende? "Non ho intenzione di fottermi un merdoso week-end perché quel deficiente di suo nipote ha di meglio da fare!"

Maledizione Imperius. Unica spiegazione possibile.

"Granger si rende cont…"

"SI’ CHE MI RENDO CONTO!" ora la persona che controlla il mio corpo mi fa urlare come una pazza. "MI SONO ROTTA I COGLIONI DI DIRE SEMPRE DI Sì, DI SVOLGERE IL LAVORO DEGLI ALTRI E SOPPORTARE CHE DEI PALLONI GONFIATI SI CREDANO IN DIRITTO DI TRATTARCI COME DEI PERFETTI IDIOTI AL LORO SERVIZIO!"

Con la coda dell’occhio noto che alcuni colleghi si sono affacciati al suo ufficio e mi osservano perplessi mentre sbraito; ma non posso farci nulla, è la maledizione Imperius a controllarmi.

"Hermione, adesso calmati!"

"No che non mi calmo! Adesso basta! Spiacente, ma Hermione Granger non è più disponibile per coprirvi il culo. Si è rotta di rinunciare alla sua vita e leccare i piedi a un incompetente nella speranza di ricavarci qualcosa! Io…" sottolineo questo io con particolare enfasi, "…io ho deciso di fare di testa mia! E questo week-end vado al mare!"

Poi, con un gesto teatrale, mi volto verso il piccolo pubblico che mi guarda, tra cui individuo la brutta faccia di Mark.

"Col cazzo che svolgo il tuo lavoro, stronzo! E credo che Janice dovrebbe sapere che ci hai pure provato con me alla festa di Natale!"

Esco in trionfo dall’ufficio e mi dirigo verso la mia scrivania.

"HERMIONE GRANGER!" mi urla dietro il mio capo. Ma io lo ignoro, afferro un mucchio di pratiche e le lancio addosso a Mark.

"Vaffanculo, tu e il tuo viaggetto! sbrigatela te!"

Però, è liberatoria la maledizione Imperius.

"Granger!" continua a richiamarmi il mio capo. Ma io, sempre contro la mia volontà, afferro altre carte e mi porto davanti a quell’idiota.

"Sa cosa le dico, signor McCormick?!" rido. "Dico che non solo questo fine settimana me ne vado al mare, ma che non ho intenzione di mettere più piede qua dentro! Questo lavoro mi fa vomitare, lei mi fa vomitare!" e lancio di nuovo la pila di documenti, questa volta addosso a lui. Poi, con dignità, alzo i tacchi e me ne esco a testa alta tra le esclamazioni dei presenti e gli applausi di qualcuno un po’ più audace.

~

Sono seduta su una panchina a Hyde Park, quando devo sbollire vengo sempre nella Londra babbana.

Credo che la maledizione Imperius stia lentamente scemando, perché avverto come una sensazione di malessere e occlusione all’altezza dello stomaco, a mano a mano che mi rendo conto di quello che ho fatto.

Oddio.

Oh Merlino.

Oh tutti i santi e oh tutti gli alchimisti!

Ho mandato a fanculo prima il mio capo, poi mezzo ufficio, infine me ne sono andata con una show degno di una primadonna. E adesso io, Hermione Jane Granger, sono disoccupata. Disoccupata!

Mi gira la testa e questo pensiero mi lascia nel panico più totale. Mentre nascondo la faccia tra le mani, sento una vocina chiamarmi alle mie spalle.

"Signora?"

Una graziosa bambina sui sei anni, con le trecce sfatte e un ginocchio sbucciato, mi sta guardando curiosa.

"Dimmi, piccola."

"Signora, le è caduto questo…" e così dicendo mi porge la bacchetta, che afferro prontamente. "Cos’è?" aggiunge poi.

"Beh, è… è…" oh, al diavolo. "E’ una bacchetta magica! Ma non dirlo a nessuno, ok?" le spiego strizzando un occhio e ringraziando il cielo che ancora non trova assurda una simile risposta. "Anzi, grazie di avermela restituita! Ma non chiamarmi signora… ti sembro così vecchia?"

La vedo ridere e scuotere la testa. "No!"

"Bene… sai, mi sento una vecchietta se mi chiami così!"

"No, tu sei giovane!" ride. Poi mi saluta e io la guardo allontanarsi saltellando. Non saprei dire come mai, ma improvvisamente tutto il senso d’ansia che mi aveva colto si dissolve.

"Giovane. Io sono giovane…" ripeto sottovoce a me stessa.

E un mezzo sorriso mi si allarga in volto.

 

 

 

 

Un po’ di tempo fa mi sono svegliata con la voglia di spaccare qualcosa. O la faccia a qualcuno. Purtroppo, ho pensato che non fosse saggio… però mi è venuta in mente questa storia.

Non è la solita Hermione che scopre tacchi a spillo, minigonne e trucchi per fare girare la testa agli uomini. In questa storia Hermione si incazza, stop. In fondo credo che chiunque, anche la più posata delle streghe, possa avere i suoi momenti no. Il problema è non farsi prendere troppo la mano.

Forse non vi piacerà. Forse sì, e ne sarò felice. L’importante però è che continui a piacere a me come il giorno che l’ho pensata.

Ciò non toglie che mi farebbe piacere sapere che ne pensate voi... non credo sarà molto lunga.

Ah... ci scappa pure la Ron/Hermione!!

Un bacio a tutti quelli che finora hanno letto e commentato le mie storie, sempre con belle parole!

Bea

 

 

  
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