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Autore: CowgirlSara    12/07/2004    5 recensioni
Un racconto che parla di guerra, delle perdite che essa porta, del dolore, dell'amore che può nascere e crescere, preservarsi, nelle condizioni più avverse... come un fiore bianco nel vento del Riddermark.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Eomer, Eowyn
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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A Tale of Rohan

 2. Scelte di uomini

 

No one baby but the brave

Those strong enough to save

Something from the love they gave

(None but the brave - Bruce Springsteeen)

 

Elfrid si affacciò discretamente sulla porta della stanza; vide la fanciulla indaffarata a riporre biancheria in una cassapanca.

"Perdonatemi, Dama Eowyn." Le disse; l'altra si girò subito, osservandola con aria interrogativa. Elfrid si fece avanti. "Non vorrei sembrare invadente, ma mi hanno detto di rivolgermi a voi."

Eowyn la osservò per un momento, e trovò che quella ragazza dal fisico scattante, con quel bel viso lentigginoso, le piaceva, soprattutto perché vestiva da maschio senza problemi.

"Ditemi." La incitò poi.

"Ecco..." Esordì Elfrid. "...mi chiedevo se non aveste del balsamo per capelli da prestarmi..." La ragazza bionda rimase un po' sorpresa da quella richiesta. "Il fatto è che, viaggiando con i Rohirrim, non posso portare con me troppi oggetti per la cura personale..." Si sentì in dovere si piegare.

"Oh, ma certo!" Esclamò Eowyn. "Non c'è problema, ve lo procuro subito." Affermò poi, voltandosi verso un mobiletto. "Il vostro nome?" Le chiese senza guardare, occupata nella ricerca.

"Elfrid."

"E' un bellissimo nome." Le disse la fanciulla, porgendole il vasetto. "Posso fare ancora qualcosa per voi?" Aggiunse sorridendo.

"Volete farmi compagnia?" Ribatté Elfrid, rispondendo al sorriso.

"Con piacere." Annuì Eowyn.

Elfrid si lavò i capelli, vi passò sopra il balsamo che le aveva fornito Eowyn e poi, dopo averli accuratamente pettinati, estrasse il suo affilato pugnale e cominciò a tagliarli; la fanciulla bionda la osservava incuriosita.

"Perché fai questo?" Le chiese.

"Li ho lasciati crescere troppo, e adesso mi danno fastidio sotto l'elmo." Rispose l'altra, mentre si tagliava accuratamente i ciuffi sulla fronte davanti ad uno specchio.

"Una volta anch'io ho provato un elmo, ed è tutto fuorché comodo!" Scherzò Eowyn, poi, rattristandosi, si girò piano verso di lei. "Com'è, essere un guerriero?" Domandò timidamente.

"Hm, com'è... E' incosciente, pericoloso e sporca un sacco!" Affermò divertita Elfrid; si era però accorta dell'espressione dell'altra ragazza. Eowyn fece un breve sorriso, chinando il capo.

"A volte vorrei essere un soldato anch'io..." Ammise infine, continuando a guardare in basso. "...così da cavalcare insieme ai miei fratelli, difendere il mio paese, invece di restare qui ed essere una specie di... inutile serva, buona solo a sostenere i passi di un pover'uomo..." Aggiunse con rabbia, scuotendo la testa.

"Eowyn..." Mormorò Elfrid, sedendosi accanto a lei e prendendola per le spalle. "Io sono sicura che non ti manca né il coraggio né l'abilità, per combattere insieme a noi." Le disse. "Ma pensa a cosa sarebbe di tuo zio, se anche tu dovessi partire... Vuoi davvero lasciarlo totalmente in balia di Vermilinguo?"

"Ma che cosa posso fare, io?" Replicò la ragazza, lasciando che una solitaria lacrima le scendesse lungo la guancia.

"Puoi dargli il tuo affetto." Ribatté Elfrid con foga. "Finché gli sarai vicina ci sarà speranza per lui."

"Forse hai ragione..." Mormorò Eowyn, guardandola negl'occhi. "Vorrei solo che arrivasse qualcuno a liberarmi di questo peso..." Aggiunse tristemente.

"Beh, non si sa mai..." Intervenne l'altra. "Chissà che, prima o poi, non arrivi davvero un misterioso principe, con penetranti occhi azzurri, sopra ad un possente destriero..." Continuò con tono scherzoso. "Sognare non costa nulla!" Aggiunse allegramente, strizzandole l'occhio; Eowyn sorrise con sincerità.

"Grazie..." Mormorò poi, asciugandosi gli occhi con la mano.

"Anche confortare qualcuno non costa nulla." Affermò Elfrid carezzandole il capo; si sorrisero, era nata una nuova amicizia.

 

Erano passati tre giorni dal loro ritorno a Edoras, ma quel momento di pace stava per finire, se pace si poteva chiamare. Theodred invitò ad entrare la persona che aveva appena bussato; Eomer apparve sulla soglia.

Il cavaliere guardò il cugino, che era in piedi accanto alla finestra, apparentemente concentrato sull'implacabile vento che spazzava la prateria ai piedi di Meduseld; il suo viso era tirato, la mascella contratta, gli occhi inespressivi.

"Dovevi dirmi qualcosa?" Chiese Eomer, avvicinandosi.

"Oh, sì..." Mormorò Theodred, recuperando attenzione; si voltò verso il cugino. "Sì, scusa, vieni pure."

Eomer, con sguardo sospettoso, si portò di fronte al suo comandante; lo scrutò per un attimo, trovandolo stranamente pallido, era un periodo che non poteva fare a meno di essere preoccupato per lui.

"Parla." Lo incitò, fermandosi in piedi.

"Ho ricevuto un messaggio dal Fosso di Helm, la situazione nell'Ovestfalda si sta aggravando..." I loro peggiori timori si stavano drammaticamente realizzando; Eomer strinse i pugni. "Credo che la soluzione migliore sia un attacco in forze..." Continuò Theodred, dandogli le spalle. "Riunisco le truppe al Trombatorrione, poi attaccheremo ai guadi dell'Isen, dobbiamo far scoprire Saruman..." Aggiunse tornando a guardare il cugino.

"Giusto." Annuì lui. "Possiamo farcela..."

"Tu rimarrai qui." Affermò il secondo maresciallo, interrompendolo.

"Che cosa?!" Esclamò Eomer furente. "Non se ne parla nemmeno!" Sbottò poi alzando i pugni.

"Eomer!" Gridò Theodred, girandosi e prendendolo per le braccia. "C'è una guerra in corso, non lascio sguarnita Edoras, ed ho sentito voci di movimenti di orchi sul confine ad est." Gli disse fissandolo negl'occhi.

"Io vengo con te, non mi convincerai!" Insisté il terzo maresciallo.

"Non puoi decidere tu." Affermò calmo Theodred, lasciandolo e facendo qualche passo verso la finestra. "E' un ordine." Dichiarò con freddezza. "Sono ancora io il comandante generale dell'esercito di Rohan."

"Tu non puoi obbligarmi..."

"Posso eccome!" Urlò Theodred, sbattendo un pugno sul tavolo. "Se disubbidisci ai miei ordini sei fuori, Eomer." Aggiunse fissandolo; il cugino strinse i denti con rabbia.

"Io sono il tuo miglior capitano, il tuo secondo in comando..." Tentò di protestare Eomer, in preda alla frustrazione.

"Ed è proprio per questo che resterai qui, mi fido solo di te..." Riprese il principe, rimettendosi dritto e passando una mano tra i folti capelli biondi. "Non ho intenzione di lasciare altro terreno a Vermilinguo, e so che lo contrasterai con tutti i mezzi." Aggiunse serio; il cugino era a pochi passi da lui, la mascella tesa, il respiro pesante. "Ti ho detto tutto, puoi andare." Lo congedò mentre si voltava verso la finestra.

Eomer, in preda all'ira, girò i tacchi e se n’andò sbattendo violentemente la porta; Theodred sospirò aggrappandosi alla tenda: sapeva che quell'impresa ai guadi dell'Isen era folle, e lasciare Eomer a Edoras era, forse, l'unico modo per salvare l'ultimo erede della casa di Eorl. Lo faceva per il suo bene, lo avrebbe capito... un giorno.

 

Elfrid si stava dirigendo verso le stanze di Theodred per sentire i nuovi ordini, quando le passò a fianco Eomer, nero come una nuvola di Mordor; la sorpassò senza nemmeno vederla, ma lei si preoccupò e lo seguì.

"Eomer!" Lo chiamò, ma lui non diede segno di sentirla, anzi proseguiva a passo spedito verso l'uscita. "Eomer." Lo chiamò ancora, e nuovamente non l'ascoltò, uscendo dal palazzo, scendendo i gradini del bastione e continuando a camminare fino alla staccionata dei cavalli, sbattendoci le mani sopra.

La ragazza si fermò dietro di lui, osservandolo: respirava intensamente, come cercando di recuperare una certa padronanza di se, non sembrava riuscirci troppo bene...

"C'è qualcosa che non va?" Gli domandò timidamente.

"Qualcosa che non va, hum..." Rispose l'uomo con ironica rabbia, poi si voltò. "Certo, la mia terra soffre sconvolta dalla guerra, il mio re è sotto il giogo di una volontà straniera, mia sorella è preda delle mire di un viscido ratto di fogna, e una delle persone che più amo al mondo non mi vuole al suo fianco in una battaglia decisiva... sì, decisamente qualcosa non va." Dichiarò appoggiandosi alla staccionata e sbattendoci di nuovo le mani con violenza.

"Ora sei sconvolto, Eomer." Disse lei, avvicinandosi. "Se ragioni capirai che, se ti lascia qui, è solo perché si fida di te." Aggiunse saggiamente.

"Io voglio combattere, non capisci?! Non rimanere al palo come un vecchio ronzino!" Ribatté adirato lui.

"Allora siamo due vecchi ronzini, perché anch'io rimango a Edoras." Replicò con calma Elfrid, sorridendo sarcastica.

"Ha mollato anche te, non ci posso credere..." Affermò Eomer, sollevando gli occhi al cielo e scuotendo il capo.

"Non mi ha mollata." Proclamò la ragazza. "La mia è una delle migliori compagnie della cavalleria di Rohan, e ne sono orgogliosa, come sono orgogliosa di rimanere a servire il Terzo Maresciallo del Mark..."

"Ma fammi il favore!" Sbottò lui, senza spostare lo sguardo sulla guerriera.

"Eomer..." Mormorò Elfrid, facendo un altro passo verso l'uomo. "...non c'è davvero nulla che possa fare, per farti sentire meglio?" Gli domandò poi.

"Non credo..."

"Invece, io penso di sì..." Continuò la ragazza, prendendogli tra le mani il bavero della casacca e adagiandosi contro di lui, che si reggeva sulla staccionata.

Il primo riflesso di Eomer fu di afferrarle i polsi e scostarla da se; riuscì nella prima azione, ma non nella seconda. Quando si accorse che il viso di Elfrid si avvicinava al suo, si allontanò, ritraendo il collo, ma lei non si arrese; la battaglia del maresciallo, per evitare il bacio, era persa in partenza: lei lo guardò negl'occhi, con maliziosa dolcezza, e lui si arrese. Le labbra di Elfrid si posarono su quelle di Eomer.

Fu un bacio lento e lungo; le mani dell'uomo lasciarono i polsi della ragazza, scivolando fino alla sua vita sottile e traendola a se, lei passò una mano tra i suoi capelli. Quando si lasciarono, rimasero a fissarsi negl'occhi per qualche attimo, poi si sorrisero.

"Sappi che non riservo questo trattamento a tutti i Rohirrim." Gli disse Elfrid.

"Vorrei ben vedere..." Ribatté lui; poi si mise ad osservarla, con sguardo dolce, finché non allungò una mano carezzandole i capelli. "Ma che hai fatto?" Le domandò.

"Li ho tagliati." Rispose tranquillamente lei.

"Adesso sembri un monello!" Sbottò divertito Eomer; Elfrid lo rimproverò con lo sguardo, scostandosi da lui.

"Devo andare..." Annunciò. "Ma, se dovessi avere bisogno di me..."

"So dove trovarti." Concluse il cavaliere; la ragazza gli sorrise dolcemente.

"A più tardi, bel biondo." Lo salutò alzando una mano, mentre si allontanava; Eomer le sorrise, incrociando le braccia.

 

Il mattino dopo i soldati di Theodred erano pronti a partire; il principe entrò nella sala del trono indossando la sua lucente cotta di maglia, e l'armatura con le insegne di Rohan. S'inginocchiò davanti al re, tenendo l'elmo sotto braccio.

"Parto, per rinforzare le difese alla Breccia." Dichiarò tenendo il capo chinato, poi alzò lentamente lo sguardo sul viso inespressivo del sovrano. "Padre, verrai a darci la tua benedizione dal bordo del bastione?" Gli domandò; Theoden emise un breve lamento.

"Fa molto freddo, oggi..." Mormorò poi. "E io sono vecchio..."

"Come desideri, mio Sire." Rispose con rammarico il figlio, alzandosi, salendo al trono e inginocchiandosi ai piedi del padre, sotto lo sguardo malevolo di Grima.

"Addio, padre mio..." Disse Theodred, prendendo la mano del re, senza riuscire a celare l'emozione nella sua voce.

"Perché mi dici addio?" Domandò con ingenuità l'uomo.

"Vado in battaglia..." Rispose il figlio con voce rotta, cercando di trattenere le lacrime.

"Ah..." Gli sembrò di scorgere un brivido, nell'intorpidito corpo del padre, ma fu solo un attimo.

"E' ora che tu vada." Intervenne Grima, facendo un passo verso il seggio; Theodred gli lanciò un'occhiata di puro odio, e Vermilinguo rimase di ghiaccio, spostandosi.

"Abbi cura di te, padre." Si raccomandò poi il principe, tornando a guardare il sovrano.

"Anche tu..." Bisbigliò l'uomo; dopo avergli baciato la mano, il maresciallo si alzò in piedi e gli carezzò la guancia rugosa.

Prima di scendere dalla pedana, Theodred si voltò verso Vermilinguo; si fissarono negl'occhi per un attimo infinito: odio in quelli del principe, soddisfazione in quelli del consigliere.

"Addio Vermilinguo, spero ardentemente di non rivederti mai più." Disse infine Theodred.

"Se così sarà, spero che non dipenda da me." Ribatté il bieco omuncolo. "Addio Theodred..." Aggiunse poi, mentre l'altro scendeva le scale dandogli le spalle. "...e che la morte ti prenda..." Concluse, sussurrando quasi tra se.

Il principe si diresse a grandi passi decisi verso il portone, spalancato davanti a se; si fermò solo all'altezza dei battenti, accanto ad una figura dai capelli rossi. La guardò negl'occhi, ricambiato.

"Ci siamo." Affermò, continuando a fissarla.

"A quanto pare sì." Confermò lei; Theodred lanciò un'occhiata veloce alla figura di Eomer, fermo sulla terrazza del bastione.

"Abbi cura di lui." Le disse poi, tornando a guardarla. "E' più... sensibile di quello che sembra." Aggiunse con tono paterno.

"Non temere, gli sarò accanto." Dichiarò decisa la ragazza, annuendo.

"Mi fido di te..." Mormorò Theodred, posandole una mano sulla spalla e sorridendole. "Addio Elfrid."

"Addio Theodred..." Mormorò lei con gli occhi lucidi; lui le fece una carezza sul viso e poi si allontanò con un sorriso triste.

Fece qualche passo fuori dalla porta, avvertendo il freddo del vento pungente, ma ringraziandolo di aver asciugato i suoi occhi; i suoi passi si bloccarono all'improvviso, quando si trovò davanti il viso disperato di Eowyn. Si guardarono negl'occhi a lungo, finché le lacrime non cominciarono a scendere sul volto della fanciulla.

"No... no, no..." Affermò Theodred, avvicinandosi a lei e asciugandole il viso con un dito guantato. "Non piangere mia piccola stella, tesoro mio." La implorò abbracciandola; Eowyn si aggrappò alla sua gelida armatura, posando la guancia al suo petto.

"Non andare..." Lo supplicò rialzando il viso bagnato dal pianto.

"Devo." Replicò tristemente lui.

"Ti prego..." Continuò la ragazza, battendogli i pugni sull'armatura.

"Eowyn, non fare così... o non riuscirò ad andarmene..." Lei singhiozzò nascondendo il viso; Theodred la scostò da sé, le carezzò il viso arrossato, scostò i suoi bei capelli dalla fronte, poi le sorrise dolcemente. "Tu sei il mio unico grande amore, lo sai vero?" Eowyn annuì tra le lacrime. "E allora fidati di me." Affermò lui, stringendola di nuovo e carezzandole il capo. "Andrà tutto a posto... Finirà tutto bene, Eowyn, credimi..."

Theodred, quando riuscì a lasciare Eowyn, si avvicinò ad Eomer, che lo osservava da qualche minuto; il volto del terzo maresciallo era cupo, il cugino gli posò le mani sulle spalle.

"Non lasciamoci con rancore e incomprensioni, fratello mio." Gli disse poi.

"Ammetto di essere deluso dalla tua scelta, e forse arrabbiato, ma non ti serberei mai rancore..." Ribatté Eomer. "Ti amo e ti rispetto troppo."

"Non sai che sollievo mi danno le tue parole." Affermò Theodred, stringendo le mani sulle spalle del cugino.

Rimasero a fissarsi per un momento che sembrò lunghissimo ad entrambi; i profondi occhi blu di Theodred scrutavano nelle profondità di quelli verdi e fieri di Eomer, come alla ricerca del loro passato comune, dei ricordi felici, di ogni battaglia combattuta fianco a fianco, di un affetto che non avrebbe potuto essere più profondo nemmeno se fossero stati veramente fratelli. E trovarono tutto, e anche le lacrime trattenute a forza, con quell'orgoglio indomabile che era principale caratteristica di Eomer.

"Se non dovessi tornare..." Mormorò il principe.

"Non dirlo..." Protestò il terzo maresciallo.

"Se non dovessi tornare..." Eomer strinse i denti ed i pugni. "...ti affido la nostra terra, il nostro popolo, e..." Lanciò un'occhiata alla figuretta di Eowyn. "...le due persone che amo di più al mondo."

"Questo non devi farlo..." Cercò di intervenire il cugino; lo zittì con un gesto.

"E devi dire a mio padre che, tutto ciò che ho fatto, è solo per amore suo e per il bene del Mark." Dichiarò infine.

"Lo farai tu, quando tornerai." Affermò deciso Eomer; Theodred prese un lungo respiro. La fiducia di quel ragazzo lo commuoveva, ma bisognava restare coi piedi per terra.

"Addio Eomer." Gli disse.

"No, no, no... ci rivedremo, hai capito?!" Replicò con veemenza il terzo maresciallo, alzando i pugni; Theodred gli sorrise, con tutto l'affetto possibile, poi lo salutò scompigliandogli i capelli biondi, come faceva quando era bambino.

Lo guardarono infilarsi l'elmo, scendere velocemente le scale e salire a cavallo; il secondo maresciallo del Mark si voltò indietro solo quando fu nei pressi dei cancelli di Edoras. Si levò sulle staffe e alzò una mano in direzione del bastione di Meduseld; Eomer gli rispose, mentre Eowyn si avvicinava a lui.

Quando gli ultimi soldati furono usciti dalle porte, Eomer strinse a se la sorella, cercando di rassicurarla, ma, mentre lo guardavano allontanarsi nella pianura, col cuore sapevano che non lo avrebbero mai più rivisto...

 

CONTINUA…

   
 
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