2. Scelte di uomini
No one baby but the brave
Those strong enough to save
Something from the love they gave
(None but the brave - Bruce Springsteeen)
Elfrid si affacciò
discretamente sulla porta della stanza; vide la fanciulla indaffarata a riporre
biancheria in una cassapanca.
"Perdonatemi, Dama
Eowyn." Le disse; l'altra si girò subito, osservandola con aria
interrogativa. Elfrid si fece avanti. "Non vorrei sembrare invadente, ma
mi hanno detto di rivolgermi a voi."
Eowyn la osservò per un
momento, e trovò che quella ragazza dal fisico scattante, con quel bel viso
lentigginoso, le piaceva, soprattutto perché vestiva da maschio senza problemi.
"Ditemi." La
incitò poi.
"Ecco..." Esordì
Elfrid. "...mi chiedevo se non aveste del balsamo per capelli da prestarmi..."
La ragazza bionda rimase un po' sorpresa da quella richiesta. "Il fatto è
che, viaggiando con i Rohirrim, non posso portare con me troppi oggetti per la
cura personale..." Si sentì in dovere si piegare.
"Oh, ma certo!"
Esclamò Eowyn. "Non c'è problema, ve lo procuro subito." Affermò poi,
voltandosi verso un mobiletto. "Il vostro nome?" Le chiese senza
guardare, occupata nella ricerca.
"Elfrid."
"E' un bellissimo
nome." Le disse la fanciulla, porgendole il vasetto. "Posso fare
ancora qualcosa per voi?" Aggiunse sorridendo.
"Volete farmi
compagnia?" Ribatté Elfrid, rispondendo al sorriso.
"Con piacere."
Annuì Eowyn.
Elfrid si lavò i capelli,
vi passò sopra il balsamo che le aveva fornito Eowyn e poi, dopo averli
accuratamente pettinati, estrasse il suo affilato pugnale e cominciò a
tagliarli; la fanciulla bionda la osservava incuriosita.
"Perché fai
questo?" Le chiese.
"Li ho lasciati
crescere troppo, e adesso mi danno fastidio sotto l'elmo." Rispose
l'altra, mentre si tagliava accuratamente i ciuffi sulla fronte davanti ad uno
specchio.
"Una volta anch'io ho
provato un elmo, ed è tutto fuorché comodo!" Scherzò Eowyn, poi,
rattristandosi, si girò piano verso di lei. "Com'è, essere un
guerriero?" Domandò timidamente.
"Hm, com'è... E'
incosciente, pericoloso e sporca un sacco!" Affermò divertita Elfrid; si
era però accorta dell'espressione dell'altra ragazza. Eowyn fece un breve
sorriso, chinando il capo.
"A volte vorrei essere
un soldato anch'io..." Ammise infine, continuando a guardare in basso.
"...così da cavalcare insieme ai miei fratelli, difendere il mio paese,
invece di restare qui ed essere una specie di... inutile serva, buona solo a
sostenere i passi di un pover'uomo..." Aggiunse con rabbia, scuotendo la
testa.
"Eowyn..."
Mormorò Elfrid, sedendosi accanto a lei e prendendola per le spalle. "Io
sono sicura che non ti manca né il coraggio né l'abilità, per combattere
insieme a noi." Le disse. "Ma pensa a cosa sarebbe di tuo zio, se
anche tu dovessi partire... Vuoi davvero lasciarlo totalmente in balia di
Vermilinguo?"
"Ma che cosa posso
fare, io?" Replicò la ragazza, lasciando che una solitaria lacrima le
scendesse lungo la guancia.
"Puoi dargli il tuo
affetto." Ribatté Elfrid con foga. "Finché gli sarai vicina ci sarà
speranza per lui."
"Forse hai ragione..."
Mormorò Eowyn, guardandola negl'occhi. "Vorrei solo che arrivasse qualcuno
a liberarmi di questo peso..." Aggiunse tristemente.
"Beh, non si sa
mai..." Intervenne l'altra. "Chissà che, prima o poi, non arrivi
davvero un misterioso principe, con penetranti occhi azzurri, sopra ad un
possente destriero..." Continuò con tono scherzoso. "Sognare non
costa nulla!" Aggiunse allegramente, strizzandole l'occhio; Eowyn sorrise
con sincerità.
"Grazie..."
Mormorò poi, asciugandosi gli occhi con la mano.
"Anche confortare
qualcuno non costa nulla." Affermò Elfrid carezzandole il capo; si
sorrisero, era nata una nuova amicizia.
Erano passati tre giorni
dal loro ritorno a Edoras, ma quel momento di pace stava per finire, se pace si
poteva chiamare. Theodred invitò ad entrare la persona che aveva appena
bussato; Eomer apparve sulla soglia.
Il cavaliere guardò il
cugino, che era in piedi accanto alla finestra, apparentemente concentrato
sull'implacabile vento che spazzava la prateria ai piedi di Meduseld; il suo viso
era tirato, la mascella contratta, gli occhi inespressivi.
"Dovevi dirmi
qualcosa?" Chiese Eomer, avvicinandosi.
"Oh, sì..."
Mormorò Theodred, recuperando attenzione; si voltò verso il cugino. "Sì,
scusa, vieni pure."
Eomer, con sguardo
sospettoso, si portò di fronte al suo comandante; lo scrutò per un attimo,
trovandolo stranamente pallido, era un periodo che non poteva fare a meno di
essere preoccupato per lui.
"Parla." Lo
incitò, fermandosi in piedi.
"Ho ricevuto un
messaggio dal Fosso di Helm, la situazione nell'Ovestfalda si sta
aggravando..." I loro peggiori timori si stavano drammaticamente
realizzando; Eomer strinse i pugni. "Credo che la soluzione migliore sia
un attacco in forze..." Continuò Theodred, dandogli le spalle. "Riunisco
le truppe al Trombatorrione, poi attaccheremo ai guadi dell'Isen, dobbiamo far
scoprire Saruman..." Aggiunse tornando a guardare il cugino.
"Giusto." Annuì
lui. "Possiamo farcela..."
"Tu rimarrai
qui." Affermò il secondo maresciallo, interrompendolo.
"Che cosa?!" Esclamò
Eomer furente. "Non se ne parla nemmeno!" Sbottò poi alzando i pugni.
"Eomer!" Gridò
Theodred, girandosi e prendendolo per le braccia. "C'è una guerra in
corso, non lascio sguarnita Edoras, ed ho sentito voci di movimenti di orchi
sul confine ad est." Gli disse fissandolo negl'occhi.
"Io vengo con te, non
mi convincerai!" Insisté il terzo maresciallo.
"Non puoi decidere
tu." Affermò calmo Theodred, lasciandolo e facendo qualche passo verso la
finestra. "E' un ordine." Dichiarò con freddezza. "Sono ancora
io il comandante generale dell'esercito di Rohan."
"Tu non puoi
obbligarmi..."
"Posso eccome!"
Urlò Theodred, sbattendo un pugno sul tavolo. "Se disubbidisci ai miei
ordini sei fuori, Eomer." Aggiunse fissandolo; il cugino strinse i denti
con rabbia.
"Io sono il tuo
miglior capitano, il tuo secondo in comando..." Tentò di protestare Eomer,
in preda alla frustrazione.
"Ed è proprio per
questo che resterai qui, mi fido solo di te..." Riprese il principe,
rimettendosi dritto e passando una mano tra i folti capelli biondi. "Non
ho intenzione di lasciare altro terreno a Vermilinguo, e so che lo contrasterai
con tutti i mezzi." Aggiunse serio; il cugino era a pochi passi da lui, la
mascella tesa, il respiro pesante. "Ti ho detto tutto, puoi andare."
Lo congedò mentre si voltava verso la finestra.
Eomer, in preda all'ira,
girò i tacchi e se n’andò sbattendo violentemente la porta; Theodred sospirò
aggrappandosi alla tenda: sapeva che quell'impresa ai guadi dell'Isen era
folle, e lasciare Eomer a Edoras era, forse, l'unico modo per salvare l'ultimo
erede della casa di Eorl. Lo faceva per il suo bene, lo avrebbe capito... un
giorno.
Elfrid si stava dirigendo
verso le stanze di Theodred per sentire i nuovi ordini, quando le passò a
fianco Eomer, nero come una nuvola di Mordor; la sorpassò senza nemmeno
vederla, ma lei si preoccupò e lo seguì.
"Eomer!" Lo
chiamò, ma lui non diede segno di sentirla, anzi proseguiva a passo spedito
verso l'uscita. "Eomer." Lo chiamò ancora, e nuovamente non
l'ascoltò, uscendo dal palazzo, scendendo i gradini del bastione e continuando
a camminare fino alla staccionata dei cavalli, sbattendoci le mani sopra.
La ragazza si fermò dietro
di lui, osservandolo: respirava intensamente, come cercando di recuperare una
certa padronanza di se, non sembrava riuscirci troppo bene...
"C'è qualcosa che non
va?" Gli domandò timidamente.
"Qualcosa che non va,
hum..." Rispose l'uomo con ironica rabbia, poi si voltò. "Certo, la
mia terra soffre sconvolta dalla guerra, il mio re è sotto il giogo di una
volontà straniera, mia sorella è preda delle mire di un viscido ratto di fogna,
e una delle persone che più amo al mondo non mi vuole al suo fianco in una
battaglia decisiva... sì, decisamente qualcosa non va." Dichiarò
appoggiandosi alla staccionata e sbattendoci di nuovo le mani con violenza.
"Ora sei sconvolto,
Eomer." Disse lei, avvicinandosi. "Se ragioni capirai che, se ti
lascia qui, è solo perché si fida di te." Aggiunse saggiamente.
"Io voglio combattere,
non capisci?! Non rimanere al palo come un vecchio ronzino!" Ribatté
adirato lui.
"Allora siamo due
vecchi ronzini, perché anch'io rimango a Edoras." Replicò con calma
Elfrid, sorridendo sarcastica.
"Ha mollato anche te,
non ci posso credere..." Affermò Eomer, sollevando gli occhi al cielo e
scuotendo il capo.
"Non mi ha
mollata." Proclamò la ragazza. "La mia è una delle migliori compagnie
della cavalleria di Rohan, e ne sono orgogliosa, come sono orgogliosa di
rimanere a servire il Terzo Maresciallo del Mark..."
"Ma fammi il
favore!" Sbottò lui, senza spostare lo sguardo sulla guerriera.
"Eomer..."
Mormorò Elfrid, facendo un altro passo verso l'uomo. "...non c'è davvero
nulla che possa fare, per farti sentire meglio?" Gli domandò poi.
"Non credo..."
"Invece, io penso di
sì..." Continuò la ragazza, prendendogli tra le mani il bavero della
casacca e adagiandosi contro di lui, che si reggeva sulla staccionata.
Il primo riflesso di Eomer
fu di afferrarle i polsi e scostarla da se; riuscì nella prima azione, ma non
nella seconda. Quando si accorse che il viso di Elfrid si avvicinava al suo, si
allontanò, ritraendo il collo, ma lei non si arrese; la battaglia del
maresciallo, per evitare il bacio, era persa in partenza: lei lo guardò
negl'occhi, con maliziosa dolcezza, e lui si arrese. Le labbra di Elfrid si posarono
su quelle di Eomer.
Fu un bacio lento e lungo;
le mani dell'uomo lasciarono i polsi della ragazza, scivolando fino alla sua
vita sottile e traendola a se, lei passò una mano tra i suoi capelli. Quando si
lasciarono, rimasero a fissarsi negl'occhi per qualche attimo, poi si
sorrisero.
"Sappi che non riservo
questo trattamento a tutti i Rohirrim." Gli disse Elfrid.
"Vorrei ben
vedere..." Ribatté lui; poi si mise ad osservarla, con sguardo dolce,
finché non allungò una mano carezzandole i capelli. "Ma che hai
fatto?" Le domandò.
"Li ho tagliati."
Rispose tranquillamente lei.
"Adesso sembri un
monello!" Sbottò divertito Eomer; Elfrid lo rimproverò con lo sguardo,
scostandosi da lui.
"Devo andare..."
Annunciò. "Ma, se dovessi avere bisogno di me..."
"So dove
trovarti." Concluse il cavaliere; la ragazza gli sorrise dolcemente.
"A più tardi, bel
biondo." Lo salutò alzando una mano, mentre si allontanava; Eomer le
sorrise, incrociando le braccia.
Il mattino dopo i soldati
di Theodred erano pronti a partire; il principe entrò nella sala del trono
indossando la sua lucente cotta di maglia, e l'armatura con le insegne di
Rohan. S'inginocchiò davanti al re, tenendo l'elmo sotto braccio.
"Parto, per rinforzare
le difese alla Breccia." Dichiarò tenendo il capo chinato, poi alzò
lentamente lo sguardo sul viso inespressivo del sovrano. "Padre, verrai a
darci la tua benedizione dal bordo del bastione?" Gli domandò; Theoden
emise un breve lamento.
"Fa molto freddo,
oggi..." Mormorò poi. "E io sono vecchio..."
"Come desideri, mio
Sire." Rispose con rammarico il figlio, alzandosi, salendo al trono e
inginocchiandosi ai piedi del padre, sotto lo sguardo malevolo di Grima.
"Addio, padre
mio..." Disse Theodred, prendendo la mano del re, senza riuscire a celare
l'emozione nella sua voce.
"Perché mi dici
addio?" Domandò con ingenuità l'uomo.
"Vado in
battaglia..." Rispose il figlio con voce rotta, cercando di trattenere le
lacrime.
"Ah..." Gli
sembrò di scorgere un brivido, nell'intorpidito corpo del padre, ma fu solo un
attimo.
"E' ora che tu
vada." Intervenne Grima, facendo un passo verso il seggio; Theodred gli
lanciò un'occhiata di puro odio, e Vermilinguo rimase di ghiaccio, spostandosi.
"Abbi cura di te,
padre." Si raccomandò poi il principe, tornando a guardare il sovrano.
"Anche tu..."
Bisbigliò l'uomo; dopo avergli baciato la mano, il maresciallo si alzò in piedi
e gli carezzò la guancia rugosa.
Prima di scendere dalla
pedana, Theodred si voltò verso Vermilinguo; si fissarono negl'occhi per un
attimo infinito: odio in quelli del principe, soddisfazione in quelli del
consigliere.
"Addio Vermilinguo,
spero ardentemente di non rivederti mai più." Disse infine Theodred.
"Se così sarà, spero
che non dipenda da me." Ribatté il bieco omuncolo. "Addio
Theodred..." Aggiunse poi, mentre l'altro scendeva le scale dandogli le
spalle. "...e che la morte ti prenda..." Concluse, sussurrando quasi
tra se.
Il principe si diresse a
grandi passi decisi verso il portone, spalancato davanti a se; si fermò solo
all'altezza dei battenti, accanto ad una figura dai capelli rossi. La guardò
negl'occhi, ricambiato.
"Ci siamo."
Affermò, continuando a fissarla.
"A quanto pare
sì." Confermò lei; Theodred lanciò un'occhiata veloce alla figura di
Eomer, fermo sulla terrazza del bastione.
"Abbi cura di
lui." Le disse poi, tornando a guardarla. "E' più... sensibile di
quello che sembra." Aggiunse con tono paterno.
"Non temere, gli sarò
accanto." Dichiarò decisa la ragazza, annuendo.
"Mi fido di
te..." Mormorò Theodred, posandole una mano sulla spalla e sorridendole. "Addio
Elfrid."
"Addio Theodred..." Mormorò
lei con gli occhi lucidi; lui le fece una carezza sul viso e poi si allontanò
con un sorriso triste.
Fece qualche passo fuori
dalla porta, avvertendo il freddo del vento pungente, ma ringraziandolo di aver
asciugato i suoi occhi; i suoi passi si bloccarono all'improvviso, quando si
trovò davanti il viso disperato di Eowyn. Si guardarono negl'occhi a lungo,
finché le lacrime non cominciarono a scendere sul volto della fanciulla.
"No... no, no..."
Affermò Theodred, avvicinandosi a lei e asciugandole il viso con un dito
guantato. "Non piangere mia piccola stella, tesoro mio." La implorò
abbracciandola; Eowyn si aggrappò alla sua gelida armatura, posando la guancia
al suo petto.
"Non andare..."
Lo supplicò rialzando il viso bagnato dal pianto.
"Devo." Replicò
tristemente lui.
"Ti prego..."
Continuò la ragazza, battendogli i pugni sull'armatura.
"Eowyn, non fare
così... o non riuscirò ad andarmene..." Lei singhiozzò nascondendo il
viso; Theodred la scostò da sé, le carezzò il viso arrossato, scostò i suoi bei
capelli dalla fronte, poi le sorrise dolcemente. "Tu sei il mio unico
grande amore, lo sai vero?" Eowyn annuì tra le lacrime. "E allora
fidati di me." Affermò lui, stringendola di nuovo e carezzandole il capo.
"Andrà tutto a posto... Finirà tutto bene, Eowyn, credimi..."
Theodred, quando riuscì a
lasciare Eowyn, si avvicinò ad Eomer, che lo osservava da qualche minuto; il
volto del terzo maresciallo era cupo, il cugino gli posò le mani sulle spalle.
"Non lasciamoci con
rancore e incomprensioni, fratello mio." Gli disse poi.
"Ammetto di essere
deluso dalla tua scelta, e forse arrabbiato, ma non ti serberei mai
rancore..." Ribatté Eomer. "Ti amo e ti rispetto troppo."
"Non sai che sollievo
mi danno le tue parole." Affermò Theodred, stringendo le mani sulle spalle
del cugino.
Rimasero a fissarsi per un
momento che sembrò lunghissimo ad entrambi; i profondi occhi blu di Theodred
scrutavano nelle profondità di quelli verdi e fieri di Eomer, come alla ricerca
del loro passato comune, dei ricordi felici, di ogni battaglia combattuta
fianco a fianco, di un affetto che non avrebbe potuto essere più profondo
nemmeno se fossero stati veramente fratelli. E trovarono tutto, e anche le
lacrime trattenute a forza, con quell'orgoglio indomabile che era principale
caratteristica di Eomer.
"Se non dovessi
tornare..." Mormorò il principe.
"Non dirlo..."
Protestò il terzo maresciallo.
"Se non dovessi
tornare..." Eomer strinse i denti ed i pugni. "...ti affido la nostra
terra, il nostro popolo, e..." Lanciò un'occhiata alla figuretta di Eowyn.
"...le due persone che amo di più al mondo."
"Questo non devi
farlo..." Cercò di intervenire il cugino; lo zittì con un gesto.
"E devi dire a mio
padre che, tutto ciò che ho fatto, è solo per amore suo e per il bene del
Mark." Dichiarò infine.
"Lo farai tu, quando
tornerai." Affermò deciso Eomer; Theodred prese un lungo respiro. La
fiducia di quel ragazzo lo commuoveva, ma bisognava restare coi piedi per
terra.
"Addio Eomer."
Gli disse.
"No, no, no... ci
rivedremo, hai capito?!" Replicò con veemenza il terzo maresciallo,
alzando i pugni; Theodred gli sorrise, con tutto l'affetto possibile, poi lo
salutò scompigliandogli i capelli biondi, come faceva quando era bambino.
Lo guardarono infilarsi
l'elmo, scendere velocemente le scale e salire a cavallo; il secondo
maresciallo del Mark si voltò indietro solo quando fu nei pressi dei cancelli
di Edoras. Si levò sulle staffe e alzò una mano in direzione del bastione di
Meduseld; Eomer gli rispose, mentre Eowyn si avvicinava a lui.
Quando gli ultimi soldati
furono usciti dalle porte, Eomer strinse a se la sorella, cercando di
rassicurarla, ma, mentre lo guardavano allontanarsi nella pianura, col cuore
sapevano che non lo avrebbero mai più rivisto...
CONTINUA…