Avvertimenti: questo capitolo scade
nel demenziale. Sebastian viene attraversato da uno scopino per il water. E da
una saponetta, numerose volte.
Siete avvisati.
Capitolo 3
Ice Skating
*
Che poi Sebastian
non lo vuole fare, Rafiki.
Insomma, è un maledettissimo
babbuino il cui unico scopo è quello di sollevare felini ad altezze vertiginose
e rifilare a tutti profezie da oracolo che nessuno capisce mai davvero, ma che
alla fine risolvono la situazione.
(Il suo trauma
infantile legato al Re Leone non c’entra nulla).
Insomma, lui non
vuole essere il babbuino che fa avvicinare Kurt e Blaine
tanto quanto non vorrebbe staccarsi un braccio a morsi, ma la proverbiale
magica sfiga natalizia che comunica con lui attraverso un’applicazione del
cellulare ha deciso diversamente: Sebastian è il prescelto, è la colla che
unirà i due squilibrati, è il tacchino sacrificato per il ringraziamento, bello
imburrato in tavola (lubrificante!) ed
è anche – è invisibile.
Merda.
Sebastian è
invisibile, nessuno lo sente, non può
toccare oggetti.
Prima ancora che
la domanda ‘ma allora come cazzo faccio’ si formi nella sua mente, il cellulare
gli vibra tra le mani.
“Trova un modo!”
Veramente utile.
Grazie, davvero.
Almeno Rafiki aveva il fantasma di Mufasa
a consigliarlo.
*
La bufera è
peggiorata ulteriormente, se possibile, col calare della notte – e della
temperatura esterna. Fuori dalla finestra la neve è arrivata a quasi
quarantacinque centimetri, o così ha sussurrato Thad
a Kurt poco prima che entrambi si addormentassero. Non c’è verso che le strade
si liberino prima di almeno tre giorni, ma se continua a nevicare con questa
intensità e questa violenza probabilmente gli Warblers
rimarranno bloccati alla Dalton fino a Natale.
Che è esattamente
ciò che serve a Sebastian. Se ha interpretato correttamente l’IGhost – ed è sicuro di averlo fatto - ha bisogno che sia Kurt che Blaine rimangano alla Dalton. Anche se ancora non ha idea
di come fare per convincerli a saltarsi addosso entro il 25 dicembre.
Kurt al momento
giace appallottolato sotto una sorta di Monte Fato fatto di trapunte, e di lui
è visibile solo un ciuffo di capelli castani che spunta tra la coperta e il
cuscino (presumibilmente quindi l’occhio
di Sauron?).
Thad,
invece, si è addormentato con il cellulare in mano ancora aperto sulla pagina
di Ohio Meteo, con metà del corpo
fuori dal piumone, e ogni tanto è scosso da brividi di freddo.
Sebastian sta
facendo il bravo fantasma, il che significa che se ne sta comodamente seduto
sulla poltrona a fissare i due ragazzi addormentati come se fosse l’unico scopo
della sua (non) esistenza, senza
sentirsi neanche un po’ inquietato da se stesso. Anzi, se avesse delle catene,
le scuoterebbe, tanto per sembrare un po’ più uno spettro.
…E va bene, si sta
annoiando a morte. Cosa fanno di
solito i fantasmi, di notte?
Ha provato a
tirare giù un paio di libri dalla scrivania -
meglio Ken Follett che una notte passata a
fissare il vuoto – ma la sua mano ci è passata attraverso. E Kurt ha lasciato
aperto VOGUE sul proprio comodino, ma le due pagine presentano l’articolo più
palloso su Barbra Streisand
che lui abbia mai letto, perciò ha rinunciato in fretta.
Alla fine si è arreso all’evidenza e si è
messo ad osservare i due ragazzi, pensieroso.
Kurt ogni tanto si
muove nel sonno, qualche impercettibile movimento.
Thad
russa come un trombone, ma questo Sebastian lo sa già, visto che è il suo
compagno di stanza da due anni. Se si fosse trattato solo del fatto che russa
come una vecchia cornamusa, Sebastian avrebbe anche potuto sopportarlo.
Ma no, lui si è
beccato Thad Harwood, il
pacchetto completo: russare, parlare nel sonno, camminare in giro per la
stanza. Thad è molto, molto sonnambulo, insomma.
Ma al momento la
cosa non è di alcuna rilevanza, perché Sebastian si sta scervellando su come riuscire a spingere Kurt e Blaine l’uno verso l’altro – che poi, hanno davvero così
tanto bisogno di aiuto? Necessita di un’indagine approfondita – senza toccarli,
parlarci o tirar loro oggetti pesanti, e non riesce a farsi venire nessuna
idea.
Forse può scrivere
un post-it? E come, se non può prendere una penna?
“Trova un modo” ha
detto l’IGhost.
Sì, come se fosse facile!
Thad
borbotta qualcosa nel sonno, tremando leggermente di freddo e distraendo
Sebastian dalle sue profonde riflessioni. Gli avrebbe gettato addosso una
coperta, se solo fosse riuscito a toccarne una. Tanto nessuno l’avrebbe visto,
la sua reputazione sarebbe stata salva.
Non gli importa un
fico secco di Thad, naturalmente.
Certo, è quello
con cui parla di più, alla Dalton, ed è il suo compagno di stanza; e non
sarebbe stata la prima volta che gli butta una coperta addosso perché Thad si addormenta sempre sopra ad un libro, o al
cellulare, o al portatile, e poi muore di freddo.
È come se fosse narcolettico. Come fa un narcolettico ad
essere sonnambulo, per la miseria?
“E copriti,
cretino, non senti che si gela?” gli borbotta stizzito, stringendosi la radice
del naso tra pollice ed indice. In realtà lui non lo sente, il freddo (sarà l’inconsistenza o lo strato di
lubrificante?), ma il termometro di fuori è sceso a meno sette. E di Thad, dopotutto, mica gli importa.
Thad
borbotta qualcos’altro (“Mhpfcerto”) e si rigira, affondando sotto alle coperte
e rilassandosi visibilmente, finalmente al caldo.
Sebastian lo
osserva per un attimo, perplesso. Ma no, sarà una coincidenza.
Però…
“Harwood” mormora a voce più bassa possibile, alzandosi
dalla poltrona e avvicinandosi al letto del ragazzo. Thad
lascia andare il più soffice dei mugolii.
Oh. OH.
“Harwood?” riprova a voce un po’ più alta avvicinandosi al
suo orecchio. Lancia un’occhiata veloce anche a Kurt, ma quello continua a
dormire come un ghiro, soffocato sotto alla sua montagna di coperte. Come fa ad
avere il sonno così pesante?
“Mpfh. Che c’è?” borbotta Thad
arricciando il naso. Sta ancora dormendo.
Oh, Dio, funziona.
Funziona!
“Thad!” gli strilla Sebastian in un orecchio,
cercando di afferrargli la maglietta del pigiama. La sua mano attraversa la
stoffa e la spalla di Thad, che scatta a sedere come
una molla e spalanca gli occhi.
“Chi – cosa – sono
sveglio!”
Sebastian fa un
salto indietro per lo spavento, balbettando: “Mi – mi senti? Mi vedi? Thad? Thad”.
Ma Thad si guarda intorno con aria spaesata e il suo sguardo
gli scivola addosso. No, non lo vede.
A Sebastian
cascano le braccia dallo sconforto. Ma prima l’ha sentito!
Kurt si lascia
sfuggire un lamento e la massa di coperte si muove, rivelando i suoi occhi
azzurri insonnoliti. (Ah, eccolo,
l’occhio di Sauron che spunta dal Monte Fato!)
“Thad, ma che ti prende? Un
altro attacco di sonnambulismo?” biascica Kurt con la voce molto più bassa
del solito tono da pettirosso, allungando una mano verso sinistra un po’ alla
cena e riuscendo finalmente ad accendere la lampada. Se Blaine
lo sentisse così…
Thad
si volta verso Kurt, un po’ perso.
“Cos- scusa, non
volevo svegliarti. Credevo di aver sentito -
ma mi hai chiamato?” mormora strofinandosi gli occhi arrossati.
Sebastian è quasi sull’orlo delle lacrime. L’ha sentito. Thad
parla nel sonno e può sentirlo solo mentre
dorme. Thad, solo Thad.
L’IGhost segnala
un’altra nota.
“Ti ha sentito”
Eh, grazie al
cazzo. C’era arrivato anche da solo!
Sebastian resiste
all’impulso di scaraventare l’unico contatto con la realtà contro il muro per
testare la sua fantasmosità
e Kurt scuote la testa perplesso, facendo ondeggiare la cosa che ha in testa in
questo momento. Una volta erano dei capelli, ma ora sembrano più le foglie di
un ananas.
Oh, se lo vedesse Blaine!
“Ma – no, non ti
ho chiamato” mormora Kurt, squadrando Thad come se
fosse impazzito. “Dormivo”.
Nota per
l’universo: non svegliare Kurt Hummel alle tre di
notte.
“E non mi hai
neanche detto di coprirmi?” prova a chiedere Thad,
sempre più sconcertato. Kurt scuote la testa e si strofina gli occhi.
“Me lo sarò
sognato. Scusa, Kurt, torna a dormire”.
Hummel
non se lo fa ripetere due volte. Biascicando qualcosa riguardo al ‘sonno di
bellezza’ e ‘mi cascherà la faccia’, rimpiomba a Mordor
– cioè, nella sua grotta di coperte e
calore, per riaddormentarsi all’istante.
Il cuore di
Sebastian batte talmente forte che probabilmente presto partirà un’arteria e
lui morirà di nuovo; stavolta in modo più dignitoso, almeno.
Thad,
ignaro del cuore pulsante che batte a meno di un metro e mezzo da lui, rimane
un paio di secondi a fissare il paesaggio innevato fuori dalla finestra, poi
scuote la testa e afferra un libro sul comodino, accoccolandosi a lato del
letto.
Harry Potter e
l’Ordine della Fenice. Dio, Thad, come sei banale.
Ok, un tentativo
Sebastian deve farlo. Per forza. Si avvicina al letto di Harwood
e si siede sul bordo, avvicinandosi all’orecchio del ragazzo.
“Thad. Andiamo, puoi sentirmi?”.
Ma Thad sfoglia il volume fino a pagina quarantacinque e
sospira felicemente, immergendosi della lettura nonostante l’ora indecente.
Sebastian chiude gli occhi per un attimo, scoraggiato. Finché Thad è sveglio, è ovvio che non può riprovare a parlarci.
“Oh, e va bene.
Certo che un libro meno palloso non lo potevi trovare, eh?”
Si stende di
fianco a Thad, sorpreso che il letto lo regga –
perché non passa attraverso questo genere di cose? Se si siede in grembo a Blaine conta lo stesso come sedia? – e inizia a leggere
insieme a lui, soffermandosi a commentare acidamente ogni due frasi, o
insultando pesantemente il suo compagno di lettura perché gira pagina troppo
presto e non gli permette finire le frasi.
Alla fine Thad si addormenta verso le quattro e mezza del mattino,
quando la neve fuori ha raggiunto il livello del davanzale, con la testa che ciondola
verso sinistra in modo inquietante e il libro aperto a pagina trecentonovantaquattro ancora in mano.
Sebastian sta per
provare a parlargli di nuovo, ma poi osserva i solchi scuri sotto agli occhi
del ragazzo e il suo viso stanco e sbuffa.
Oh, beh, se per
stanotte non lo sveglia di nuovo con i suoi esperimenti non succede niente, no?
Ci riproverà domani. Ha tempo.
Intanto queste ore
può occuparle a fare ciò che Sebastian Smythe sa fare
meglio del sesso, meglio che infastidire Hummel,
meglio che conquistare il mondo.
Complottare.
*
La cosa curiosa è
che, dopo una notte passata fondamentalmente in bianco, Sebastian non ha sonno.
Così come non ha fame dopo una giornata di digiuno, o non sente la necessità di
svuotare la vescica. Voglia di una sveltina ce l’ha ancora, ma quello è un
dettaglio.
Comunque, le
previsioni meteo di Thad segnalano strade bloccate in
tutto l’Ohio, ma la tempesta di neve stamattina pare essersi calmata.
Gli Warblers no.
Al sorgere del
sole, quando Sebastian è arrivato al punto di contemplare il suicidio per la
troppa noia, Jeff fa irruzione nella stanza di Kurt e Thad
armato di due scopini per il water,
avvolto in quello che sembra un alpaca reale morto stecchito ma che forse è un
cappotto, con in testa una sorta di colbacco russo, e lancia un grido belluino
a pieni polmoni.
“Io sono Jeff
Sterling, figlio di Jack Sterling, nipote di Jeremiah
Sterling, signore del ghiaccio!”
Dietro di lui c’è Trent, che ancora indossa il suo abominevole pigiama con le
paperelle e ha un’aria a metà tra il depresso e lo
sconfitto.
Il primo a tirare
su la testa è Thad, che tra le cinque e le sei di
mattina si è rigirato nel letto come un kebab, senza riuscire a darsi pace.
Sbatte le palpebre cercando di mettere a fuoco Jeff al di là del suo strato di
copertura peloso.
“È un incubo”
borbotta grattandosi la testa neanche avesse le pulci prima di chiudere gli
occhi e infilare la testa sotto al cuscino. La sua voce arriva attutita fino
alle orecchie di Sebastian. “Solo un incubo”.
L’Idiota – per chi non l’avesse capito,
Sterling – abbassa gli scopini con aria delusa e fa per strillare
qualcos’altro, probabilmente il suo albero genealogico integrale, quando un
grugnito proveniente dal letto di fianco a quello di Thad
attira la sua attenzione.
Jeff è come una
bestia feroce, scatta al minimo rumore. Alza di nuovo entrambi gli scopini e i
capelli alla Einstein di Hummel spuntano fuori dal
botolo di coperte, insieme ai suoi occhi azzurri colmi di una luce assassina.
“Jeff” sibila Kurt
socchiudendo gli occhi e puntando l’indice contro il biondo. Sebastian ghigna. Ah, ora sono cazzi tuoi, Sterling. Ti
squarterà vivo. “Che stai facendo”.
Non è una domanda,
naturalmente, ma Jeff sembra troppo preso dalla sua personale rievocazione
storica di Conan il Barbaro per curarsene.
Strilla di nuovo
quella sorta di maledizione sulla sua famiglia (figlio di Jack Sterling, nipote di Jeremiah
Sterling, bla bla bla) e, gettate a terra le armi – gli scopini – si lancia
attraverso Sebastian sul letto di Kurt, piombando addosso al controtenore.
L’urlo di Kurt è
talmente acuto da spaccare i timpani di Sebastian e di tutti gli esseri umani
nel raggio di centoventi chilometri quadrati (controtenore un cazzo, questo
lancia gli ultrasuoni) quindi è abbastanza da attirare l’attenzione di tutti
gli altri Warblers del dormitorio.
Mentre Kurt viene
strappato al calore del suo letto con brutalità e trascinato verso l’uscita,
Richard e Harry compaiono davanti alla porta spalancata, alle spalle di Trent. Richard sembra leggermente scandalizzato.
Harry alza i pugni
al cielo e grida “Orgia da Hummel!”
Sebastian sbuffa
sonoramente, lanciando uno sguardo all’orologio attaccato alla parete. Fate
partire il conto alla rovescia e -
Blaine
fa irruzione nella camera esattamente diciassette secondi dopo. Ha i capelli a
forma di fungo atomico e i grandi occhi da cerbiatto sono spalancati mentre
fissa Jeff caricarsi in spalla Kurt come se fosse un sacco di patate e puntare
alla porta.
“Prevedibile”
commenta Sebastian a voce alta, passandosi una mano tra i capelli. Blaine gli scivola attraverso (lubrificante!) e corre verso Kurt, che non ha smesso di strillare
come una faina neanche un istante, senza mai prendere fiato.
“Jeff, si può
sapere che diavolo stai facendo?” urla per sovrastare la voce di Kurt, che
ormai dovrebbe aver prodotto abbastanza ultrasuoni da radunare tutti i pipistrelli
dell’intero Ohio sopra al tetto della Dalton.
Quell’idiota di
Sterling evidentemente non ha ancora imparato una lezione che ha Sebastian è
molto chiara a causa di una certa granitata durante
il suo Periodo Buio: nessuno si avvicina a Kurt senza il permesso di Blaine. A quanto pare in questa dimensione parallela le
cose non sono affatto diverse.
“Sono Jeff
Sterling, figlio di Jack Sterling, nipote di-“
“Sì, abbiamo
capito, cazzo, continua!” grida David-che-peccato-che-mi-sono-diplomato,
comparso sulla porta in quel momento.
Hummel
continua a provare di avere un terzo polmone. Blaine
ha la faccia di uno che sta per commettere un omicidio.
Jeff si guarda
intorno quasi sconcertato, come se non creda possibile che nessuno degli Warblers sia disposto ad appoggiargli l’ennesima follia,
prima di gonfiare i muscoli (pffff, quali? Jeff è morbido!) e riprendere a gridare.
“Io vi sfido tutti
a duello!” proclama puntando contro Blaine – e
attraverso Sebastian – uno degli scopini.
Dio, che schifo.
“L’intero coro, il
porticato di marmo. Hokey sul ghiaccio Warbler”
tuona il biondo, mulinando gli scopini in aria.
Sebastian osserva
le facce pietrificate dei presenti, mentre l’unico suono della stanza – neanche
troppo in sottofondo – è il grido di morte di Hummel,
appeso sulla spalla di Jeff.
“Beh?” domanda
perplesso, anche se nessuno gli risponderà. “Perché quell’aria terrorizzata?
Che sarà mai di così terribile, l’hokey su ghiaccio Warlber?”
*
Avrebbe dovuto
saperlo.
Era ovvio che non
sarebbe stata una cosa normale, che quella fosse un’altra attività che gli Warblers non sembravano in grado di compiere come dei
normali esseri umani, né in questa dimensione, né in nessun’altra.
Questo, però, va
oltre ogni sua comprensione.
Tanti strilli, un
libro di auto-aiuto su come gestire la rabbia, due analisti e un paio d’ore
dopo, la situazione è – beh,
peggiorata.
Ci sono circa
venti ragazzi nel porticato dall’elegante pavimento di marmo. Sono tutti
avvolti in giacche dalla diversa pesantezza; metà di loro indossa cappelli da
babbo natale, l’altra metà corna da renna; tutti hanno dei segni scuri sulla
faccia, la cravatta della divisa legata in fronte, e indossano i pattini a
rotelle in dotazione della palestra ai piedi; la metà di loro è armata di pale,
gli altri hanno saccheggiato i bagni dell’intera scuola e di tutto il
dormitorio e hanno sequestrato tutti gli
scopini.
Il resto degli
studenti rimasti bloccati alla Dalton, circa una quindicina di ragazzi in
tutto, è ammassato lì intorno a guardare.
Jeff, agghindato
come Gengis Khan prima della battaglia, si trova al centro dell’enorme
porticato e sta spiegando le regole.
Se tutto questo è
davvero una proiezione del cervello di Sebastian…beh, allora il suo cervello ha
bisogno di una controllata. Da uno bravo.
Blaine
– munito di corna da renna - ha smesso giusto un paio di minuti fa di lanciare
occhiatacce tutt’intorno e al momento è attaccato a Kurt – anch’esso munito di
corna da renna - come una sorta di curiosa pianta rampicante: sembra che lo
stia abbracciando, ma Sebastian ha il sospetto che stia cercando di crescergli addosso per non doversi
staccare mai più.
Sono solo amici –
con una percezione degli spazi personali dell’altro un po’ distorta e la
completa mancanza della parola ‘confini’ nel loro vocabolario - eppure Blaine è assurdamente protettivo nei confronti di Kurt. Il
controtenore, grazie al cielo, ha smesso di urlare da un po’, e ora è
appoggiato alla spalla di Blaine come se non gli
dispiacerebbe affatto farselo crescere addosso.
Entrambi sembrano
avere tutta l’intenzione di prendere parte al gioco, anche se Blaine ha passato mezz’ora ad assillare Kurt con frasi del
tipo ‘ma sei sicuro?’, e ‘è un po’ violento, davvero’, o anche ‘cercherò di
guardarti le spalle’. Per qualche assurdo motivo che davvero sfugge a Sebastian
Hummel è sembrato oltremodo lusingato da queste
attenzioni.
Sebastian ripensa
al quasi bacio che Kurt e Blaine si sono quasi
scambiati. Quello, quello è la chiave
per farlo tornare indietro. Assurdo.
Vi tengo d’occhio, Klaine. Vi
osservo come dei parameci al microscopio.
Sebastian
dev’essersi perso qualche passaggio mentre osservava
Kurt e Blaine, perché un istante dopo Jeff ha
soffiato in un ridicolo fischietto e tutti hanno iniziato a muoversi e lui è
esattamente in mezzo al caos.
La prima saponetta
gli attraversa il petto ad una velocità impressionante. Un istante dopo Kurt
gli sfreccia alla sua destra, scivolando sui pattini a rotelle con un
equilibrio invidiabile, perché a terra c’è del ghiaccio vero, e brandendo uno scopino per il water con il manico con i
pesciolini.
“Ma che cazz-“
Blaine
sfreccia alla sua destra, centrando al volo la saponetta vacante, e la passa a Wes, che segna elegantemente in porta.
È hokey su ghiaccio,
realizza Sebastian con orrore. Perché la
neve in questo punto del porticato si è ghiacciata, stanotte, e per terra è
scivoloso. Ma stanno giocando con le saponette al posto dei dischetti e con gli
scopini al posto delle mazze.
“Voi non ci state
con la testa. Tutti quanti” balbetta Sebastian, ancora in mezzo alla mischia.
Jeff morde David al di sopra del giaccone per prendere possesso della
saponetta.
“Hummel, mi stupisco di te!” gli grida dietro Sebastian,
mentre Kurt infilza Richard nelle costole con il suo scopino per passare. “Ti
sei bevuto il cervello?”
E lui che pensava
che Kurt fosse l’unico normale. E
invece guardatelo!
Blaine
lo sta guardando, infatti, stringendosi al petto lo scopino come una mamma
orgogliosa, quasi con le lacrime agli occhi. E forse un po’ di bava perché quei
pantaloni in effetti gli fanno un culo da paura.
Sebastian piega la
testa di lato. Sì, Blaine gli sta decisamente
guardando il sedere.
Forse è per questo
che il leader degli Warbler non vede arrivare né la
saponetta, che lo colpisce dritto in fronte con un sonoro tunk!, né Kirk, che sta rincorrendo suddetta saponetta e che gli casca
addosso con la potenza di un treno in corsa.
Ok, Sebastian è
praticamente steso a terra dalle risate, ma si rialza in fretta perché Kirk ha
tolto il suo peso ippopotamesco da sopra Blaine e Kurt è corso – scivolato – al suo capezzale,
inginocchiandosi sul gelo.
“Blaine, Blaine!”
Kurt lo sta
scuotendo, e Blaine strizza gli occhi un paio di
volte, prima di aprirli definitivamente.
“Complimenti,
Anderson, bel colpo” lo prende in giro Sebastian dopo essersi accertato che sia
vivo. Ci mancava solo che il Blaine dell’universo
parallelo sbattesse la testa e finisse nel mondo del Sebastian del futuro.
Wes
sta cercando di strangolare Jeff a mani nude, nel frattempo, gridando: “Me l’hai ammazzato! M’hai ammazzato il
solista migliore dell’ultimo secolo, Sterling!”
“Blaine” lo chiama Kurt, richiamando la sua attenzione. Blaine guarda in alto verso Kurt, che gli sta sorridendo
preoccupato, quasi a cavalcioni su di lui, con quel ridicolo cappello da renna
in testa.
“Mi riconosci,
vero?” domanda speranzoso, stringendo lo scopino e spostando un paio di ciuffi
ribelli dalla fronte di Blaine, dove si sta formando
un bernoccolo di dimensioni epiche.
Un altro momento
che Sebastian avrebbe voluto immortalare con una foto.
Nota per se
stesso: per il prossimo viaggio nell’aldiquà munirsi di macchinetta
fotografica.
Blaine
sbatte le palpebre un altro paio di volte, poi apre la bocca a fatica.
“Rudolf la renna?”
Sebastian si
colpisce la fronte con il palmo della mano. Che
idiota colossale.
Kurt scoppia a
ridere, Jeff grida “È vivo! Il Profeta è vivo!” e lui vorrebbe solo degli amici
decenti, per una volta.
Ma a quanto pare
non si può avere tutto dalla vita. Nemmeno a Natale.
*
Wes
ha bandito l’hokey su ghiaccio Warbler
e maledetto Jeff e la sua stirpe, così gli unici rimasti a pattinare goffamente
sul ghiaccio irregolare sono Kurt e Blaine.
E Sebastian,
naturalmente, che deve tenerli d’occhio e studiarli come due casi molto
interessanti di malattia degenerativa, e che al momento sta scivolando intorno
a loro come se il porticato fosse ricoperto di lubrificante per origliare la
conversazione in corso.
Stanno parlando di
David Karofsky e Sebastian ha appena scoperto una
cosa… beh, non esattamente
sconvolgente, ma che non si sarebbe mai aspettato. Sapeva che Kurt ad un certo
punto del penultimo anno si era trasferito alla Dalton perché aveva problemi
cono i bulli della sua scuola, ma non avrebbe mai immaginato che in realtà
fosse stato perché David aveva minacciato di ucciderlo se lo avesse costretto a fare coming
out.
Insomma, è lo
stesso ragazzo che ci ha provato con lui in modo talmente patetico da risultare
quasi tenero, lo stesso che si è quasi – quasi.
Sapeva che si conoscevano, ma non pensava che avessero condiviso questo genere
di cose.
Il Kurt del 2010 è
coraggioso ma anche terrorizzato, e dev’essere passato poco tempo dalla
minaccia – e da un bacio forzato, a quanto pare – e Blaine
sta sparando le sue solite idiozie da mafioso sulla linea d’onda di ‘tranquillo,
qui alla Dalton non può succederti niente’.
Sebastian lo sa cosa sta passando per il
cervelletto di Anderson mentre pattina – barcolla – intorno a Kurt, e insieme
canticchiano canzoni natalizie idiote.
Ecco perché è così terrorizzato di fare
la prima mossa. Pensa che Kurt ora come ora abbia bisogno di un amico, o che
sia rimasto traumatizzato da Karofsky.
Sì, figuriamoci se
Hummel si fa traumatizzare da una cosa del genere.
Sarà anche scappato alla Dalton, e Sebastian potrà anche detestarsi per doverlo
ammettere, ma qui è quello con più palle di tutti.
Eccetto lui,
naturalmente.
Un rumore dietro
di lui lo fa voltare e scorge Thad sporgersi oltre la
porta laterale. Harwood rimane a fissare Kurt e Blaine che pattinano per diverso tempo, con un sorriso
lieve sulle labbra e Sebastian finalmente ha l’illuminazione che sta aspettando
da tutto il giorno.
Che poi era così
ovvio!
Così come il
fantasma di Mufasa consiglia e muove le manovre di Rafiki dall’alto dei cieli africani per organizzare il
matrimonio dei figli di Simba e Scar, lui e Thad coopereranno per portare insieme i due idioti.
Ma certo, è un
piano geniale! Ora deve solo perfezionare i dettagli e stanotte agirà!
“Ehi, Harwood!” dice allegramente a Thad,
che sta osservando affettuosamente la coppietta, che al momento è mano nella
mano. “Hai saputo la bella notizia, non sono io Rafiki,
sei tu! Io sono il fantasma di Mufasa!”.
Thad
non gli risponde – e forse non gli
avrebbe risposto nemmeno se avesse potuto sentirlo – e entrambi si girano verso
Kurt e Blaine, che sono pateticamente caduti uno
sopra all’altro e sono talmente rossi da sembrare due pomodori molto maturi.
Sebastian scuote
la testa e riesce perfino a sorridere. Sono palesemente cotti l’uno dell’altro.
Non sarà così difficile.
“Vedi” dice l’IGhost, dopo aver
vibrato insistentemente nella sua tasca. “Non
è così difficile”.
Sì, però così mi porti per culo, eh.
*
La cena è
relativamente tranquilla.
Sebastian ha
scoperto che può sedersi in grembo alle persone, perché contano come sedie, a
quanto pare, ma se queste si alzano gli scivolano addosso (Lubrificante!).
Ha provato a
sedersi sulle gambe di Kurt, ma si sente strano,
e su quelle di Blaine, ma sono troppo corte, così
alla fine ha optato per sedersi in grembo a Thad, il
suo designato salvatore, il Rafiki del suo Mufasa.
Tutto sta andando
piuttosto bene, anzi: Nick e Trent hanno cucinato per
tutti pollo, o comunque qualcosa di simile a delle quaglie. Roba di piccole
dimensioni.
Blaine
sta attaccando il piccolo pennuto arrosto sul suo piatto con gusto, infilandosi
una forchettata dietro l’altra in bocca mentre Kurt lo osserva rapito e intenerito
da sopra la sua scodella di cibo per conigli – altrimenti conosciuta come insalata – e tutti stanno chiacchierando
del più e del meno.
E Thad è comodo.
Insomma, tutto è
tranquillo, fino a che Nick non entra correndo nella mensa, inciampa nei lacci
delle proprie scarpe e si ferma proprio davanti a Kurt, un’espressione di puro
panico dipinta in volto.
“Kurt, oh mio Dio,
mi dispiace così tanto, non pensavo che sarebbe successo! Io, tu- mi avevi
affidato Pavarotti e – l’ho portato in cucina, volevo tenerlo d’occhio, e ad un
certo punto è scappato, ma non ero preoccupato perché le finestre erano chiuse
e i canarini tornano sempre nelle gabbiette, però poi l’ho perso di vista
perché stavamo cucinando il pollo e- e- mi dispiace, mi dispiace!”
A Kurt casca la
forchettata di insalata dalla bocca e più di venti paia di occhi convergono
tutti nello stesso punto, di fronte a lui, dove Blaine
si è immobilizzato con la forchetta ancora infilata in bocca e il pennuto mezzo
mangiato nel suo piatto.
Dalla bocca di
Kurt esce una sola parola, mentre fissa inorridito prima Blaine,
poi il piatto, poi Blaine.
“Pavarotti?”
*
Note di Natale di Selene
Scusate il
ritardo, shallalla! XD
Importante: non
disperate, per Pavarotti forse c’è ancora speranza! XD
Non lo so, fatemi
sapere cosa ne pensate di questo terzo capitolo, perché su facebook
mi avete messo l’ansia :S
Lo so, è
demenziale. Ah, l’hokey warbler
è una cosa che esiste realmente. O meglio, io ci ho giocato – i nostri però non
erano scopini per il bagno, bensì sturalavandini – e vi posso assicurare che
non se ne esce vivi, soprattutto se il ghiaccio è su marmo ed è irregolare.
Dovrei avere anche
un video da qualche parte, se volete vedere la sottoscritta ruzzolare su e giù
brandendo uno sturalavandini. Succede di tutto, eh? XD
A domani!
Selene