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Autore: SeleneLightwood    19/12/2012    8 recensioni
A volte il cervello umano fa cose strane. Ti fa vedere un’immagine al posto di un’altra, ti fa dimenticare gli appuntamenti, immagazzina informazioni a comparti stagni per poi perdersele chissà dove, ti fa sentire voci.
E poi c’è il cervello di Sebastian Smythe, che ti porta indietro nel tempo di due anni, in una sorta di universo parallelo, sotto forma di fantasma, come punizione divina e tentativo di impartire una lezione tramite il Natale Warbler più assurdo nella storia dei Natali Warbers.
Senza un cazzo di motivo, tra l’altro. Ma ecco com’è andata.
*
Sebastian si ritrova, suo malgrado, narratore non ascoltato del più epico dei Natali Warblers di sempre. E Nick e Trent sono convinti di aver cucinato per sbaglio Pavarotti, mentre Wes scopre che giocare a nascondino in mezzo alla neve non è il massimo. E Kurt e Blaine flirtano spudoratamente, in quel limbo tra amici e qualcosa di più che li ha visti protagonisti per tanto tempo. Ma se davvero gli Warblers fossero stati bloccati a Natale alla Dalton, cosa sarebbe successo?
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimenti: questo capitolo scade nel demenziale. Sebastian viene attraversato da uno scopino per il water. E da una saponetta, numerose volte.

Siete avvisati.

 

 

 

Capitolo 3

Ice Skating

 

 

*

 

Che poi Sebastian non lo vuole fare, Rafiki.

Insomma, è un maledettissimo babbuino il cui unico scopo è quello di sollevare felini ad altezze vertiginose e rifilare a tutti profezie da oracolo che nessuno capisce mai davvero, ma che alla fine risolvono la situazione.

(Il suo trauma infantile legato al Re Leone non c’entra nulla).

Insomma, lui non vuole essere il babbuino che fa avvicinare Kurt e Blaine tanto quanto non vorrebbe staccarsi un braccio a morsi, ma la proverbiale magica sfiga natalizia che comunica con lui attraverso un’applicazione del cellulare ha deciso diversamente: Sebastian è il prescelto, è la colla che unirà i due squilibrati, è il tacchino sacrificato per il ringraziamento, bello imburrato in tavola (lubrificante!) ed è anche – è invisibile.

Merda.

Sebastian è invisibile, nessuno lo sente, non può toccare oggetti.

Prima ancora che la domanda ‘ma allora come cazzo faccio’ si formi nella sua mente, il cellulare gli vibra tra le mani.

“Trova un modo!”

Veramente utile. Grazie, davvero.

Almeno Rafiki aveva il fantasma di Mufasa a consigliarlo.

 

*

 

La bufera è peggiorata ulteriormente, se possibile, col calare della notte – e della temperatura esterna. Fuori dalla finestra la neve è arrivata a quasi quarantacinque centimetri, o così ha sussurrato Thad a Kurt poco prima che entrambi si addormentassero. Non c’è verso che le strade si liberino prima di almeno tre giorni, ma se continua a nevicare con questa intensità e questa violenza probabilmente gli Warblers rimarranno bloccati alla Dalton fino a Natale.

Che è esattamente ciò che serve a Sebastian. Se ha interpretato correttamente l’IGhost – ed è sicuro di averlo fatto -  ha bisogno che sia Kurt che Blaine rimangano alla Dalton. Anche se ancora non ha idea di come fare per convincerli a saltarsi addosso entro il 25 dicembre.

Kurt al momento giace appallottolato sotto una sorta di Monte Fato fatto di trapunte, e di lui è visibile solo un ciuffo di capelli castani che spunta tra la coperta e il cuscino (presumibilmente quindi l’occhio di Sauron?).

Thad, invece, si è addormentato con il cellulare in mano ancora aperto sulla pagina di Ohio Meteo, con metà del corpo fuori dal piumone, e ogni tanto è scosso da brividi di freddo.

Sebastian sta facendo il bravo fantasma, il che significa che se ne sta comodamente seduto sulla poltrona a fissare i due ragazzi addormentati come se fosse l’unico scopo della sua (non) esistenza, senza sentirsi neanche un po’ inquietato da se stesso. Anzi, se avesse delle catene, le scuoterebbe, tanto per sembrare un po’ più uno spettro.

…E va bene, si sta annoiando a morte. Cosa fanno di solito i fantasmi, di notte?

Ha provato a tirare giù un paio di libri dalla scrivania -  meglio Ken Follett che una notte passata a fissare il vuoto – ma la sua mano ci è passata attraverso. E Kurt ha lasciato aperto VOGUE sul proprio comodino, ma le due pagine presentano l’articolo più palloso su Barbra Streisand che lui abbia mai letto, perciò ha rinunciato in fretta.

 Alla fine si è arreso all’evidenza e si è messo ad osservare i due ragazzi, pensieroso.

Kurt ogni tanto si muove nel sonno, qualche impercettibile movimento.

Thad russa come un trombone, ma questo Sebastian lo sa già, visto che è il suo compagno di stanza da due anni. Se si fosse trattato solo del fatto che russa come una vecchia cornamusa, Sebastian avrebbe anche potuto sopportarlo.

Ma no, lui si è beccato Thad Harwood, il pacchetto completo: russare, parlare nel sonno, camminare in giro per la stanza. Thad è molto, molto sonnambulo, insomma.

Ma al momento la cosa non è di alcuna rilevanza, perché Sebastian si sta scervellando su come riuscire a spingere Kurt e Blaine l’uno verso l’altro – che poi, hanno davvero così tanto bisogno di aiuto? Necessita di un’indagine approfondita – senza toccarli, parlarci o tirar loro oggetti pesanti, e non riesce a farsi venire nessuna idea.

Forse può scrivere un post-it? E come, se non può prendere una penna?

“Trova un modo” ha detto l’IGhost. Sì, come se fosse facile!

Thad borbotta qualcosa nel sonno, tremando leggermente di freddo e distraendo Sebastian dalle sue profonde riflessioni. Gli avrebbe gettato addosso una coperta, se solo fosse riuscito a toccarne una. Tanto nessuno l’avrebbe visto, la sua reputazione sarebbe stata salva.

Non gli importa un fico secco di Thad, naturalmente.

Certo, è quello con cui parla di più, alla Dalton, ed è il suo compagno di stanza; e non sarebbe stata la prima volta che gli butta una coperta addosso perché Thad si addormenta sempre sopra ad un libro, o al cellulare, o al portatile, e poi muore di freddo.

È come se fosse narcolettico. Come fa un narcolettico ad essere sonnambulo, per la miseria?

“E copriti, cretino, non senti che si gela?” gli borbotta stizzito, stringendosi la radice del naso tra pollice ed indice. In realtà lui non lo sente, il freddo (sarà l’inconsistenza o lo strato di lubrificante?), ma il termometro di fuori è sceso a meno sette. E di Thad, dopotutto, mica gli importa.

Thad borbotta qualcos’altro (Mhpfcerto) e si rigira, affondando sotto alle coperte e rilassandosi visibilmente, finalmente al caldo.

Sebastian lo osserva per un attimo, perplesso. Ma no, sarà una coincidenza.

Però…

Harwood” mormora a voce più bassa possibile, alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi al letto del ragazzo. Thad lascia andare il più soffice dei mugolii.

Oh. OH.

Harwood?” riprova a voce un po’ più alta avvicinandosi al suo orecchio. Lancia un’occhiata veloce anche a Kurt, ma quello continua a dormire come un ghiro, soffocato sotto alla sua montagna di coperte. Come fa ad avere il sonno così pesante?

Mpfh. Che c’è?” borbotta Thad arricciando il naso. Sta ancora dormendo.

Oh, Dio, funziona. Funziona!

Thad!” gli strilla Sebastian in un orecchio, cercando di afferrargli la maglietta del pigiama. La sua mano attraversa la stoffa e la spalla di Thad, che scatta a sedere come una molla e spalanca gli occhi.

“Chi – cosa – sono sveglio!”

Sebastian fa un salto indietro per lo spavento, balbettando: “Mi – mi senti? Mi vedi? Thad? Thad”.

Ma Thad si guarda intorno con aria spaesata e il suo sguardo gli scivola addosso. No, non lo vede.

A Sebastian cascano le braccia dallo sconforto. Ma prima l’ha sentito!

Kurt si lascia sfuggire un lamento e la massa di coperte si muove, rivelando i suoi occhi azzurri insonnoliti. (Ah, eccolo, l’occhio di Sauron che spunta dal Monte Fato!)

Thad, ma che ti prende? Un altro attacco di sonnambulismo?” biascica Kurt con la voce molto più bassa del solito tono da pettirosso, allungando una mano verso sinistra un po’ alla cena e riuscendo finalmente ad accendere la lampada. Se Blaine lo sentisse così…

Thad si volta verso Kurt, un po’ perso.

“Cos- scusa, non volevo svegliarti. Credevo di aver sentito -  ma mi hai chiamato?” mormora strofinandosi gli occhi arrossati. Sebastian è quasi sull’orlo delle lacrime. L’ha sentito. Thad parla nel sonno e può sentirlo solo mentre dorme. Thad, solo Thad.

L’IGhost segnala un’altra nota.

“Ti ha sentito”

Eh, grazie al cazzo. C’era arrivato anche da solo!

Sebastian resiste all’impulso di scaraventare l’unico contatto con la realtà contro il muro per testare la sua fantasmosità e Kurt scuote la testa perplesso, facendo ondeggiare la cosa che ha in testa in questo momento. Una volta erano dei capelli, ma ora sembrano più le foglie di un ananas.

Oh, se lo vedesse Blaine!

“Ma – no, non ti ho chiamato” mormora Kurt, squadrando Thad come se fosse impazzito. “Dormivo”.

Nota per l’universo: non svegliare Kurt Hummel alle tre di notte.

“E non mi hai neanche detto di coprirmi?” prova a chiedere Thad, sempre più sconcertato. Kurt scuote la testa e si strofina gli occhi.

“Me lo sarò sognato. Scusa, Kurt, torna a dormire”.

Hummel non se lo fa ripetere due volte. Biascicando qualcosa riguardo al ‘sonno di bellezza’ e ‘mi cascherà la faccia’, rimpiomba a Mordorcioè, nella sua grotta di coperte e calore, per riaddormentarsi all’istante.

Il cuore di Sebastian batte talmente forte che probabilmente presto partirà un’arteria e lui morirà di nuovo; stavolta in modo più dignitoso, almeno.

Thad, ignaro del cuore pulsante che batte a meno di un metro e mezzo da lui, rimane un paio di secondi a fissare il paesaggio innevato fuori dalla finestra, poi scuote la testa e afferra un libro sul comodino, accoccolandosi a lato del letto.

Harry Potter e l’Ordine della Fenice. Dio, Thad, come sei banale.

Ok, un tentativo Sebastian deve farlo. Per forza. Si avvicina al letto di Harwood e si siede sul bordo, avvicinandosi all’orecchio del ragazzo.

Thad. Andiamo, puoi sentirmi?”.

Ma Thad sfoglia il volume fino a pagina quarantacinque e sospira felicemente, immergendosi della lettura nonostante l’ora indecente. Sebastian chiude gli occhi per un attimo, scoraggiato. Finché Thad è sveglio, è ovvio che non può riprovare a parlarci.

“Oh, e va bene. Certo che un libro meno palloso non lo potevi trovare, eh?”

Si stende di fianco a Thad, sorpreso che il letto lo regga – perché non passa attraverso questo genere di cose? Se si siede in grembo a Blaine conta lo stesso come sedia? – e inizia a leggere insieme a lui, soffermandosi a commentare acidamente ogni due frasi, o insultando pesantemente il suo compagno di lettura perché gira pagina troppo presto e non gli permette finire le frasi.

Alla fine Thad si addormenta verso le quattro e mezza del mattino, quando la neve fuori ha raggiunto il livello del davanzale, con la testa che ciondola verso sinistra in modo inquietante e il libro aperto a pagina trecentonovantaquattro ancora in mano.

Sebastian sta per provare a parlargli di nuovo, ma poi osserva i solchi scuri sotto agli occhi del ragazzo e il suo viso stanco e sbuffa.

Oh, beh, se per stanotte non lo sveglia di nuovo con i suoi esperimenti non succede niente, no? Ci riproverà domani. Ha tempo.

Intanto queste ore può occuparle a fare ciò che Sebastian Smythe sa fare meglio del sesso, meglio che infastidire Hummel, meglio che conquistare il mondo.

Complottare.

 

*

 

 

La cosa curiosa è che, dopo una notte passata fondamentalmente in bianco, Sebastian non ha sonno. Così come non ha fame dopo una giornata di digiuno, o non sente la necessità di svuotare la vescica. Voglia di una sveltina ce l’ha ancora, ma quello è un dettaglio. 

Comunque, le previsioni meteo di Thad segnalano strade bloccate in tutto l’Ohio, ma la tempesta di neve stamattina pare essersi calmata.

Gli Warblers no.

Al sorgere del sole, quando Sebastian è arrivato al punto di contemplare il suicidio per la troppa noia, Jeff fa irruzione nella stanza di Kurt e Thad armato di due scopini per il  water, avvolto in quello che sembra un alpaca reale morto stecchito ma che forse è un cappotto, con in testa una sorta di colbacco russo, e lancia un grido belluino a pieni polmoni.

“Io sono Jeff Sterling, figlio di Jack Sterling, nipote di Jeremiah Sterling, signore del ghiaccio!”

Dietro di lui c’è Trent, che ancora indossa il suo abominevole pigiama con le paperelle e ha un’aria a metà tra il depresso e lo sconfitto.

Il primo a tirare su la testa è Thad, che tra le cinque e le sei di mattina si è rigirato nel letto come un kebab, senza riuscire a darsi pace. Sbatte le palpebre cercando di mettere a fuoco Jeff al di là del suo strato di copertura peloso.

“È un incubo” borbotta grattandosi la testa neanche avesse le pulci prima di chiudere gli occhi e infilare la testa sotto al cuscino. La sua voce arriva attutita fino alle orecchie di Sebastian. “Solo un incubo”.

L’Idiota – per chi non l’avesse capito, Sterling – abbassa gli scopini con aria delusa e fa per strillare qualcos’altro, probabilmente il suo albero genealogico integrale, quando un grugnito proveniente dal letto di fianco a quello di Thad attira la sua attenzione.

Jeff è come una bestia feroce, scatta al minimo rumore. Alza di nuovo entrambi gli scopini e i capelli alla Einstein di Hummel spuntano fuori dal botolo di coperte, insieme ai suoi occhi azzurri colmi di una luce assassina.

“Jeff” sibila Kurt socchiudendo gli occhi e puntando l’indice contro il biondo. Sebastian ghigna. Ah, ora sono cazzi tuoi, Sterling. Ti squarterà vivo. “Che stai facendo”.

Non è una domanda, naturalmente, ma Jeff sembra troppo preso dalla sua personale rievocazione storica di Conan il Barbaro per curarsene.

Strilla di nuovo quella sorta di maledizione sulla sua famiglia (figlio di Jack Sterling, nipote di Jeremiah Sterling, bla bla bla) e, gettate a terra le armi – gli scopini – si lancia attraverso Sebastian sul letto di Kurt, piombando addosso al controtenore.

L’urlo di Kurt è talmente acuto da spaccare i timpani di Sebastian e di tutti gli esseri umani nel raggio di centoventi chilometri quadrati (controtenore un cazzo, questo lancia gli ultrasuoni) quindi è abbastanza da attirare l’attenzione di tutti gli altri Warblers del dormitorio.

Mentre Kurt viene strappato al calore del suo letto con brutalità e trascinato verso l’uscita, Richard e Harry compaiono davanti alla porta spalancata, alle spalle di Trent. Richard sembra leggermente scandalizzato.

Harry alza i pugni al cielo e grida “Orgia da Hummel!”

Sebastian sbuffa sonoramente, lanciando uno sguardo all’orologio attaccato alla parete. Fate partire il conto alla rovescia e -

Blaine fa irruzione nella camera esattamente diciassette secondi dopo. Ha i capelli a forma di fungo atomico e i grandi occhi da cerbiatto sono spalancati mentre fissa Jeff caricarsi in spalla Kurt come se fosse un sacco di patate e puntare alla porta.

“Prevedibile” commenta Sebastian a voce alta, passandosi una mano tra i capelli. Blaine gli scivola attraverso (lubrificante!) e corre verso Kurt, che non ha smesso di strillare come una faina neanche un istante, senza mai prendere fiato.

“Jeff, si può sapere che diavolo stai facendo?” urla per sovrastare la voce di Kurt, che ormai dovrebbe aver prodotto abbastanza ultrasuoni da radunare tutti i pipistrelli dell’intero Ohio sopra al tetto della Dalton.

Quell’idiota di Sterling evidentemente non ha ancora imparato una lezione che ha Sebastian è molto chiara a causa di una certa granitata durante il suo Periodo Buio: nessuno si avvicina a Kurt senza il permesso di Blaine. A quanto pare in questa dimensione parallela le cose non sono affatto diverse.

“Sono Jeff Sterling, figlio di Jack Sterling, nipote di-“

“Sì, abbiamo capito, cazzo, continua!” grida David-che-peccato-che-mi-sono-diplomato, comparso sulla porta in quel momento.

Hummel continua a provare di avere un terzo polmone. Blaine ha la faccia di uno che sta per commettere un omicidio.

Jeff si guarda intorno quasi sconcertato, come se non creda possibile che nessuno degli Warblers sia disposto ad appoggiargli l’ennesima follia, prima di gonfiare i muscoli (pffff, quali? Jeff è morbido!) e riprendere a gridare.

“Io vi sfido tutti a duello!” proclama puntando contro Blaine – e attraverso Sebastian – uno degli scopini.

Dio, che schifo.

“L’intero coro, il porticato di marmo. Hokey sul ghiaccio Warbler” tuona il biondo, mulinando gli scopini in aria.

Sebastian osserva le facce pietrificate dei presenti, mentre l’unico suono della stanza – neanche troppo in sottofondo – è il grido di morte di Hummel, appeso sulla spalla di Jeff.

“Beh?” domanda perplesso, anche se nessuno gli risponderà. “Perché quell’aria terrorizzata? Che sarà mai di così terribile, l’hokey su ghiaccio Warlber?”

 

 

*

 

 

  

Avrebbe dovuto saperlo.

Era ovvio che non sarebbe stata una cosa normale, che quella fosse un’altra attività che gli Warblers non sembravano in grado di compiere come dei normali esseri umani, né in questa dimensione, né in nessun’altra.

Questo, però, va oltre ogni sua comprensione.

Tanti strilli, un libro di auto-aiuto su come gestire la rabbia, due analisti e un paio d’ore dopo, la situazione è – beh, peggiorata.

Ci sono circa venti ragazzi nel porticato dall’elegante pavimento di marmo. Sono tutti avvolti in giacche dalla diversa pesantezza; metà di loro indossa cappelli da babbo natale, l’altra metà corna da renna; tutti hanno dei segni scuri sulla faccia, la cravatta della divisa legata in fronte, e indossano i pattini a rotelle in dotazione della palestra ai piedi; la metà di loro è armata di pale, gli altri hanno saccheggiato i bagni dell’intera scuola e di tutto il dormitorio e hanno sequestrato tutti gli scopini.

Il resto degli studenti rimasti bloccati alla Dalton, circa una quindicina di ragazzi in tutto, è ammassato lì intorno a guardare.

Jeff, agghindato come Gengis Khan prima della battaglia, si trova al centro dell’enorme porticato e sta spiegando le regole.

Se tutto questo è davvero una proiezione del cervello di Sebastian…beh, allora il suo cervello ha bisogno di una controllata. Da uno bravo.

Blaine – munito di corna da renna - ha smesso giusto un paio di minuti fa di lanciare occhiatacce tutt’intorno e al momento è attaccato a Kurt – anch’esso munito di corna da renna - come una sorta di curiosa pianta rampicante: sembra che lo stia abbracciando, ma Sebastian ha il sospetto che stia cercando di crescergli addosso per non doversi staccare mai più.

Sono solo amici – con una percezione degli spazi personali dell’altro un po’ distorta e la completa mancanza della parola ‘confini’ nel loro vocabolario - eppure Blaine è assurdamente protettivo nei confronti di Kurt. Il controtenore, grazie al cielo, ha smesso di urlare da un po’, e ora è appoggiato alla spalla di Blaine come se non gli dispiacerebbe affatto farselo crescere addosso.

Entrambi sembrano avere tutta l’intenzione di prendere parte al gioco, anche se Blaine ha passato mezz’ora ad assillare Kurt con frasi del tipo ‘ma sei sicuro?’, e ‘è un po’ violento, davvero’, o anche ‘cercherò di guardarti le spalle’. Per qualche assurdo motivo che davvero sfugge a Sebastian Hummel è sembrato oltremodo lusingato da queste attenzioni.

Sebastian ripensa al quasi bacio che Kurt e Blaine si sono quasi scambiati. Quello, quello è la chiave per farlo tornare indietro. Assurdo.

Vi tengo d’occhio, Klaine. Vi osservo come dei parameci al microscopio.

Sebastian dev’essersi perso qualche passaggio mentre osservava Kurt e Blaine, perché un istante dopo Jeff ha soffiato in un ridicolo fischietto e tutti hanno iniziato a muoversi e lui è esattamente in mezzo al caos.

La prima saponetta gli attraversa il petto ad una velocità impressionante. Un istante dopo Kurt gli sfreccia alla sua destra, scivolando sui pattini a rotelle con un equilibrio invidiabile, perché a terra c’è del ghiaccio vero, e brandendo uno scopino per il water con il manico con i pesciolini.

“Ma che cazz-“

Blaine sfreccia alla sua destra, centrando al volo la saponetta vacante, e la passa a Wes, che segna elegantemente in porta.

È hokey su ghiaccio, realizza Sebastian con orrore. Perché la neve in questo punto del porticato si è ghiacciata, stanotte, e per terra è scivoloso. Ma stanno giocando con le saponette al posto dei dischetti e con gli scopini al posto delle mazze.

“Voi non ci state con la testa. Tutti quanti” balbetta Sebastian, ancora in mezzo alla mischia. Jeff morde David al di sopra del giaccone per prendere possesso della saponetta.

Hummel, mi stupisco di te!” gli grida dietro Sebastian, mentre Kurt infilza Richard nelle costole con il suo scopino per passare. “Ti sei bevuto il cervello?”

E lui che pensava che Kurt fosse l’unico normale. E invece guardatelo!

Blaine lo sta guardando, infatti, stringendosi al petto lo scopino come una mamma orgogliosa, quasi con le lacrime agli occhi. E forse un po’ di bava perché quei pantaloni in effetti gli fanno un culo da paura.

Sebastian piega la testa di lato. Sì, Blaine gli sta decisamente guardando il sedere.

Forse è per questo che il leader degli Warbler non vede arrivare né la saponetta, che lo colpisce dritto in fronte con un sonoro tunk!, né Kirk, che sta rincorrendo suddetta saponetta e che gli casca addosso con la potenza di un treno in corsa.

Ok, Sebastian è praticamente steso a terra dalle risate, ma si rialza in fretta perché Kirk ha tolto il suo peso ippopotamesco da sopra Blaine e Kurt è corso – scivolato – al suo capezzale, inginocchiandosi sul gelo.

Blaine, Blaine!”

Kurt lo sta scuotendo, e Blaine strizza gli occhi un paio di volte, prima di aprirli definitivamente.

“Complimenti, Anderson, bel colpo” lo prende in giro Sebastian dopo essersi accertato che sia vivo. Ci mancava solo che il Blaine dell’universo parallelo sbattesse la testa e finisse nel mondo del Sebastian del futuro.

Wes sta cercando di strangolare Jeff a mani nude, nel frattempo, gridando: “Me l’hai ammazzato! M’hai ammazzato il solista migliore dell’ultimo secolo, Sterling!”

Blaine” lo chiama Kurt, richiamando la sua attenzione. Blaine guarda in alto verso Kurt, che gli sta sorridendo preoccupato, quasi a cavalcioni su di lui, con quel ridicolo cappello da renna in testa.

“Mi riconosci, vero?” domanda speranzoso, stringendo lo scopino e spostando un paio di ciuffi ribelli dalla fronte di Blaine, dove si sta formando un bernoccolo di dimensioni epiche.

Un altro momento che Sebastian avrebbe voluto immortalare con una foto.

Nota per se stesso: per il prossimo viaggio nell’aldiquà munirsi di macchinetta fotografica.

Blaine sbatte le palpebre un altro paio di volte, poi apre la bocca a fatica.

“Rudolf la renna?”

Sebastian si colpisce la fronte con il palmo della mano. Che idiota colossale.

Kurt scoppia a ridere, Jeff grida “È vivo! Il Profeta è vivo!” e lui vorrebbe solo degli amici decenti, per una volta.

Ma a quanto pare non si può avere tutto dalla vita. Nemmeno a Natale.

 

 

*

 

 

Wes ha bandito l’hokey su ghiaccio Warbler e maledetto Jeff e la sua stirpe, così gli unici rimasti a pattinare goffamente sul ghiaccio irregolare sono Kurt e Blaine.

E Sebastian, naturalmente, che deve tenerli d’occhio e studiarli come due casi molto interessanti di malattia degenerativa, e che al momento sta scivolando intorno a loro come se il porticato fosse ricoperto di lubrificante per origliare la conversazione in corso.

Stanno parlando di David Karofsky e Sebastian ha appena scoperto una cosa… beh, non esattamente sconvolgente, ma che non si sarebbe mai aspettato. Sapeva che Kurt ad un certo punto del penultimo anno si era trasferito alla Dalton perché aveva problemi cono i bulli della sua scuola, ma non avrebbe mai immaginato che in realtà fosse stato perché David aveva minacciato di ucciderlo se lo avesse costretto a fare coming out.

Insomma, è lo stesso ragazzo che ci ha provato con lui in modo talmente patetico da risultare quasi tenero, lo stesso che si è quasi – quasi. Sapeva che si conoscevano, ma non pensava che avessero condiviso questo genere di cose.

Il Kurt del 2010 è coraggioso ma anche terrorizzato, e dev’essere passato poco tempo dalla minaccia – e da un bacio forzato, a quanto pare – e Blaine sta sparando le sue solite idiozie da mafioso sulla linea d’onda di ‘tranquillo, qui alla Dalton non può succederti niente’.

Sebastian lo sa cosa sta passando per il cervelletto di Anderson mentre pattina – barcolla – intorno a Kurt, e insieme canticchiano canzoni natalizie idiote.

Ecco perché è così terrorizzato di fare la prima mossa. Pensa che Kurt ora come ora abbia bisogno di un amico, o che sia rimasto traumatizzato da Karofsky.

Sì, figuriamoci se Hummel si fa traumatizzare da una cosa del genere. Sarà anche scappato alla Dalton, e Sebastian potrà anche detestarsi per doverlo ammettere, ma qui è quello con più palle di tutti.

Eccetto lui, naturalmente.

Un rumore dietro di lui lo fa voltare e scorge Thad sporgersi oltre la porta laterale. Harwood rimane a fissare Kurt e Blaine che pattinano per diverso tempo, con un sorriso lieve sulle labbra e Sebastian finalmente ha l’illuminazione che sta aspettando da tutto il giorno.

Che poi era così ovvio!

Così come il fantasma di Mufasa consiglia e muove le manovre di Rafiki dall’alto dei cieli africani per organizzare il matrimonio dei figli di Simba e Scar, lui e Thad coopereranno per portare insieme i due idioti.

Ma certo, è un piano geniale! Ora deve solo perfezionare i dettagli e stanotte agirà!

“Ehi, Harwood!” dice allegramente a Thad, che sta osservando affettuosamente la coppietta, che al momento è mano nella mano. “Hai saputo la bella notizia, non sono io Rafiki, sei tu! Io sono il fantasma di Mufasa!”.

Thad non gli risponde – e forse non gli avrebbe risposto nemmeno se avesse potuto sentirlo – e entrambi si girano verso Kurt e Blaine, che sono pateticamente caduti uno sopra all’altro e sono talmente rossi da sembrare due pomodori molto maturi.

Sebastian scuote la testa e riesce perfino a sorridere. Sono palesemente cotti l’uno dell’altro. Non sarà così difficile.

“Vedi” dice l’IGhost, dopo aver vibrato insistentemente nella sua tasca. “Non è così difficile”.

Sì, però così mi porti per culo, eh.

   

 

*

 

 

La cena è relativamente tranquilla.

Sebastian ha scoperto che può sedersi in grembo alle persone, perché contano come sedie, a quanto pare, ma se queste si alzano gli scivolano addosso (Lubrificante!).

Ha provato a sedersi sulle gambe di Kurt, ma si sente strano, e su quelle di Blaine, ma sono troppo corte, così alla fine ha optato per sedersi in grembo a Thad, il suo designato salvatore, il Rafiki del suo Mufasa.

Tutto sta andando piuttosto bene, anzi: Nick e Trent hanno cucinato per tutti pollo, o comunque qualcosa di simile a delle quaglie. Roba di piccole dimensioni.

Blaine sta attaccando il piccolo pennuto arrosto sul suo piatto con gusto, infilandosi una forchettata dietro l’altra in bocca mentre Kurt lo osserva rapito e intenerito da sopra la sua scodella di cibo per conigli – altrimenti conosciuta come insalata – e tutti stanno chiacchierando del più e del meno.

E Thad è comodo.

Insomma, tutto è tranquillo, fino a che Nick non entra correndo nella mensa, inciampa nei lacci delle proprie scarpe e si ferma proprio davanti a Kurt, un’espressione di puro panico dipinta in volto.

“Kurt, oh mio Dio, mi dispiace così tanto, non pensavo che sarebbe successo! Io, tu- mi avevi affidato Pavarotti e – l’ho portato in cucina, volevo tenerlo d’occhio, e ad un certo punto è scappato, ma non ero preoccupato perché le finestre erano chiuse e i canarini tornano sempre nelle gabbiette, però poi l’ho perso di vista perché stavamo cucinando il pollo e- e- mi dispiace, mi dispiace!”

A Kurt casca la forchettata di insalata dalla bocca e più di venti paia di occhi convergono tutti nello stesso punto, di fronte a lui, dove Blaine si è immobilizzato con la forchetta ancora infilata in bocca e il pennuto mezzo mangiato nel suo piatto.

Dalla bocca di Kurt esce una sola parola, mentre fissa inorridito prima Blaine, poi il piatto, poi Blaine.

“Pavarotti?”

 

 

 

 

*

 

 

Note di Natale di Selene

Scusate il ritardo, shallalla! XD

Importante: non disperate, per Pavarotti forse c’è ancora speranza! XD  

Non lo so, fatemi sapere cosa ne pensate di questo terzo capitolo, perché su facebook mi avete messo l’ansia :S

Lo so, è demenziale. Ah, l’hokey warbler è una cosa che esiste realmente. O meglio, io ci ho giocato – i nostri però non erano scopini per il bagno, bensì sturalavandini – e vi posso assicurare che non se ne esce vivi, soprattutto se il ghiaccio è su marmo ed è irregolare.

Dovrei avere anche un video da qualche parte, se volete vedere la sottoscritta ruzzolare su e giù brandendo uno sturalavandini. Succede di tutto, eh? XD

A domani!

Selene

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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