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Autore: AnimaDannata    19/12/2012    2 recensioni
La storia di Martine e Dominic rivista per voi.
Martine è una ragazza particolare, fuori dagli schemi, con problemi che la perseguitano e la stanno riducendo ad un nulla.
Dominic è un ragazzo solo: il padre è fuggito di casa quando era piccolo, la madre per pagare le bollette sta fuori casa fino a tardi. Suo unico amico e confidente è Sam, suo socio in affari e cugino.
Il brivido della notte è la cosa che li unisce, è proprio grazie ad un brivido che si incontrano.
La loro vita scorre tra birre, denaro sporco, inseguimenti di polizia, artisti pazzi, locali notturni, follie sconsiderate. Due facce di una stessa medaglia, due metà che forse non potranno mai unirsi.
O forse il destino riserverà per loro qualcosa di buono, finalmente? Potranno superare i propri limiti e concedersi la vita, o l'adrenalina li porterà lentamente alla distruzione?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Martine/Dominic'
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Questa storia è nata tanti anni fa. Io amo questi personaggi, e tante persone si sono innamorate di loro. Ho voluto modificare questa storia per renderla un po' più matura e meno sciocca. Qui il contesto è diverso: non siamo più a Malibù ma in una cittadina che in realtà non esiste. Non siamo più alle superiori ma all'università. Questo mi consentirà di sistemare alcune cose che nella storia vecchia non mi vanno più a genio. Spero di aver migliorato un po' la storia, ma questo me lo potete dire solo voi. Lasciate un parere se vi va. Spero che qualche vecchia affezionata a questa storia ci sia ancora :*



-Ok, tieniti forte...- mi dice Ingrid arrivando nella mensa studentesca. Alzo lo sguardo dal piatto annoiata, masticando la simil-fettina improponibile, ma che la mensa propone molto tranquillamente.

-Cosa?- chiedo guardandola mentre prende posto di fronte a me. Le brillano gli occhi, e per un attimo mi chiedo se davvero lo voglio sapere.

-Stanotte andiamo al Black Out...- mi dice in un sussurro guardandosi attorno sospettosa. Alzo un sopracciglio e scuoto la testa.

-che...sarebbe?- chiedo senza troppo entusiasmo nella voce. Lei resta un attimo interdetta, guardandomi come se fossi un alieno.

-Martine, seriamente. Devi stare al passo con i tempi. Sei sveglia e carina, ed è per questo che mi sorprendo che tu non lo so sappia!- mi dice alzando di nuovo il tono della voce. La guardo esattamente con lo stesso sguardo di prima: non ho idea di che cosa stia dicendo. Una vena nella mia fronte inizia a pulsare. Ingrid è troppo esuberante per aver seguito 6 ore di lezione di disegno dal vero. E lo è per i miei nervi, spossati dalle poche ore di sonno della notte prima.

-E' la gara di macchine più famosa di Antania Martine...- mi dice di nuovo sottovoce. -E' organizzata da due cugini, e a quanto ne so sono davvero due bocconcini da non sottovalutare...- continua. Faccio una smorfia di assenso. La cosa potrebbe iniziare a farsi più interessante. - Ti assicuro che non è una cosa da perdere! Usciamo prima con gli altri, poi andiamo a curiosare un po' ok?- mi dice guardando l'ora.

-Devo scappare, ho il laboratorio di fotografia. Ci sentiamo dopo per messaggio!- mi dice alzandosi e andando via. Ingrid, la mia migliore amica. Eravamo così piccole quando ci siamo conosciute. Era una piccola ragazzina buffa, con dei capelli rossicci e tante lentiggini nel volto, con dei delicatissimi occhi a mandorla color cioccolato fuso. Mi perdo nei ricordi d'infanzia quando sento qualcuno schiarirsi la gola di fronte a me. Scuoto la testa risvegliandomi da quei pensieri e mi accorgo che James mi fissa perplesso.

-Non lo mangi più quello?- chiede indicando la simil-fettina nel mio piatto.- scuoto la testa e glielo avvicino. Lui lo mangia tranquillo, come se fosse la cosa più buona del mondo. Faccio una smorfia, vagamente disgustata.

-Stanotte andiamo al Black out!- mi dice mostrandomi in parte quello che sta mangiando. Annuisco.

-Si, me l'ha appena detto tua sorella. Vi siete messi d'accordo?- chiedo alzando gli occhi al cielo. Lui alza lo sguardo e mi fulmina.

-senti ma hai le tue cose? Non si può neanche fare conversazione..- dice finendo la fettina e allontanando da se il piatto vuoto. Ci alziamo per lasciare i resti nel nastro trasportatore.

-Ci vediamo alle 7 ok? E Martine... pronta per quell'ora!- mi dice James una volta fuori dalla mensa, guardandosi nel vetro di una macchina e sistemandosi i capelli.

Facciamo un pezzo di strada assieme, poi ci separiamo, prendendo autobus diversi:io prendo il 34, lui il 16b. Arrivo a casa in un quarto d'ora, poggio i libri nel tavolo della cucina e mi lego i capelli, mettendomi delle comode pantofole ai piedi.

Per studiare all'università ho scelto un trilocale in cui poter stare sola, per poter disegnare in tutta tranquillità, senza coinquilini fastidiosi e rumorosi. Fino ad adesso è stata la scelta migliore: Ingrid, che vive con altre 4 persone, non riesce a trovare mai un attimo di pace. Prendo il cordless dal caricabatteria e compongo il numero di casa. Sono già un paio di giorni che non sento nessuno.

-Pronto?- sento la voce di mia madre dall'altro lato del telefono.

-mammi!- dico io sorridendo da sola.

-Marty! Come stai? Stai studiando?- mi chiede lei allegra.

-certo ma'...sono appena tornata da lezione, ero con Ingrid e James..- le dico alzando un attimo gli occhi al cielo.

-Beh, con quello che costa la retta per quella facoltà...- mi dice. Chiacchieriamo del più e del meno, e nel mentre che parlo con lei riordino un po' il casino che ho fatto ieri da ubriaca. Quando riattacco è passata un ora e ho l'orecchio viola.

Suonano al campanello.

-Beatrice! Entra!- le dico scansandomi e facendola entrare dentro casa. Beatrice è una delle mie amiche, e vive nel palazzo di fianco al mio. Ha una cotta pazzesca per James, anche se si ostina a negare l'evidenza. E' una piccoletta, con capelli neri a caschetto e due grandi occhi verde scuro.

-sono venuta per rubarti qualcosa per la serata, visto che andiamo al...- inizia a dire.

-Black Out!- continuo io mentre apro l'armadio alla ricerca di qualcosa da prestarle.

-Scommetto che Ingrid ti ha fatto la testa a pallone con questa cosa...A me ha chiamato prima e quasi mi faceva esplodere un timpano tanto era eccitata!- dice sedendosi sul mio letto matrimoniale e assieme ridiamo, immaginando la vocetta di Ingrid.

-Dove pensi andremo per cena?- le chiedo passandole una minigonna a vita alta di strass e un top nero.

-Ho sentito Matt, prima. Credo andremo da Navarro, come ogni venerdì...- mi dice spogliandosi per provare i vestiti.

-Un po' lunghi..- dice poi guardandosi allo specchio. -ma andranno benissimo! Ti adoro!- mi dice dandomi un affettuoso bacio sulla guancia.

-tu che ti metti?- mi chiede spogliandosi e rimettendosi jeans e maglietta.

-questo..- le dico tirando fuori dall'armadio un abito leopardato e lei sorride ammiccando. - sexy, come sempre..- mi dice dandomi un pizzicotto.

Passo il resto della sera a chiacchierare con lei mentre mi preparo dopo essermi fatta la doccia. Il punto a favore di avere una casa tutta per se e quella di poter avere una enorme postazione per trucco e capelli, e io ne avevo una che ogni donna avrebbe desiderato....

Mi trucco in modo da risultare lo sguardo, mettendo alle labbra un semplice lucidalabbra trasparente.

Assieme al vestito indosso un paio di tronchetti neri dal tacco vertiginoso, abbinando una borsa nera alle scarpe e indossando bracciali e orecchini oro.

I capelli mi cadono lisci sulle spalle, biondo chiarissimo, con delle punte celesti, intonati al colore dei miei occhi.

-Se fossi lesbica di salterei addosso, te lo giuro!- mi dice Beatrice mentre usa i miei trucchi per farsi bella. La guardo storto. -però hai perso peso..- mi dice guardandomi dal riflesso dello specchio. Annuisco. Sono sempre stata magra, ma i ritmi frenetici dell'università hanno fatto in modo che il mio fisico si asciugasse ancora di più. Mi sento sciupata, e forse quel vestito è la cosa giusta per sollevarmi un po' il morale. Mi sento aggressiva oggi.

-devono essere gli altri.- dico sentendo il campanello suonare. Ci diamo gli ultimi ritocchi al trucco e scendiamo le scale, salendo sul fuoristrada guidato da Matt.

-Ciao carissimo!- dico rivolta verso di lui. Sono anni che ci conosciamo, ed anni che continuiamo a chiamarci così senza un motivo preciso.

-Ciao carissima!- mi risponde lui guidando nel traffico di Mineville. Gli altri bevono e fumano come sempre. Arriviamo da Navarro alle 19.30. Navarro è una delle tavole calde più strepitose della città. Serve dei burrito al pollo e guacamole da brivido. Ci sediamo al nostro solito tavolino e mi accendo una sigaretta. Maria Estella, la cameriera, ci porta le solite 5 birre, come ogni venerdì...

Navarro è il nostro locale preferito perché lì possiamo bere e fumare quanto vogliamo in quanto il proprietario, Emil Navarro, è più pazzo di noi.

Ordino due burritos e nel frattempo che aspettiamo Ingrid e Beatrice escono fuori dal locale, dove un ragazzo le aspetta per dare loro dell'erba.

Quando fanno rientro nel locale, i piatti sono sul tavolo e noi abbiamo già iniziato a mangiare. Il cibo da Navarro è sempre una sicurezza. E' buono, saporito e leggermente piccante. Fantastico. Usciamo dal locale all'una e mezzo, un po' alticci, con la pancia piena e il portafoglio vuoto: Matt e James hanno fatto scorta di birra per la serata. Saliamo in macchina e ci dirigiamo a questo dannato Black Out. Dopo aver perso un sacco di tempo a trovare parcheggio, finalmente ci avviamo verso la piazza affollata di gente: ci sono tante macchine, troppe persone. Messicani, ispanici, giapponesi e americani. C'è gente di tutti i tipi, ma in prevalenza sono bulletti e sgallettate al loro seguito. C'è un camion su cui è stato montato un impianto, un ragazzo sta suonando. C'è musica, luci, chiasso. Dal camion partono tantissime luci colorate come quelle da discoteca, la gente balla, ride, fa conoscenza. Tutti sembrano eccitati e agitati.

Nello spiazzo ci sono tantissime macchine da corsa, tutte favolose.

Ci facciamo largo tra la folla, arriviamo proprio in prima fila. Qualcuno fa scommesse, un ragazzo ritira i soldi e prende nominativi. Qualcuno sta scaricando ancora le bombole di protossido d’azoto da montare sulla propria macchina. Mi affaccio dentro l’officina.
Anche li ci sono macchine fantastiche, la carrozzeria di tutte è sgargiante e favolosa. Un sacco di belle ragazze girano per le macchine lanciando sguardi caldi e frecciatine ai proprietari, forse cercano di abbindolare qualche ricco e pericoloso ragazzo.

Ingrid si affianca a me:- forza, andiamo a vedere se questi due cugini si meritano la fama che hanno...- mi sussurra in un orecchio divertita. Rido, leggermente più allegra per via dell'alcol.

Pian piano che ci addentriamo in quell’immensa officina la musica si fa più bassa, il rumore dei miei tacchi fa si che tutti si voltino a guardare chi è entrato. Dio, perchè me li sono messa...Piano piano le mie guance diventano rosse. Faccio finta di niente, continuando a camminare, mentre tutti riprendono a fare quello che stavano facendo prima del mio strepitoso ingresso in scena.

Ingrid, sicuramente più coraggiosa di me, inizia a parlare con i meccanici con fare civettuolo. Beatrice controlla che James non ci provi con qualche ragazza, cercando di non farsi notare. Il suo problema è che crede davvero che nessuno si sia accorto che lei gli muore dietro abbastanza palesemente. Tutti sanno che si vedono di nascosto. Tutti tranne loro due ovviamente.

Matthiew come suo solito ha già fatto amicizia con una ragazza e le sta offrendo da bere. Io, rimasta tristemente sola, cerco di ambientarmi in quel posto così strano. E' assurdo pensare che un'officina diventi di notte, per merito di due persone, la regina incontrastata delle gare illegali.

Quell'amosfera tesa mi piace, e stuzzica la mia curiosità. Mi metto a passeggiare tra le macchine, sbirciando dentro i finestrini gli interni, e' quando mi rialzo dopo aver ficcato la testa dentro un finestrino aperto che sbatto contro qualcuno, facendoli cadere la cartellina che tiene tra le mani: è il ragazzo che prima prendeva le scommesse fuori, nella piazza.

Mi guarda torvo, sbuffando pesantemente.

-potresti stare più attenta quando cammini? Per carità...- mi dice tirando poi una sonora bestemmia. Lo guardo a bocca aperta mentre si allontana borbottando qualcosa di incomprensibile. Chi diavolo è quell'imbecille, scortese, maleducato e volgare?! Non ho fatto neanche a tempo a risponderlo a tono, quell'imbecille.

Lo guardo mentre si avvicina ad un ragazzo che gli somiglia molto, tranne per un particolare: l'imbecille ha i capelli scurissimi, mentre l'altro ragazzo li ha castano chiaro.

-che ti ha detto, che ti ha detto??- mi dice Ingrid saltellando verso di me.

-chi?- chiedo smettendo di guardare quell'idiota. Lei mi guarda come se fossi cretina.

-Dominic?- mi risponde acida.

- quel tipo sgarbato? Di levarmi dalle palle, finemente.- le rispondo accendendomi una sigaretta. Lei mi prende per le braccia e mi scuote un attimo, fissandomi con gli occhi sgranati.

-Lui è Dominic Lewis Martine. E' uno dei due Black Out. L'altro è quel ragazzo con cui sta parlando, Sam. Sam Lewis. Suona bene per un figo da paura.- parla con me ma il suo sguardo è diretto a quei due ragazzi che parlano senza accorgersi della mia amica psicopatica che li fissa bramosa. Mi volto a guardarli anche io. Beh, in effetti la loro fama è più che meritata. Nonostante sia un emerito volgare imbecille, quel ragazzo ha un viso e un fisico da urlo. Se non avessi potuto constatare di persona la sua immensa simpatia, avrei anche detto che aveva fascino da vendere. Ok, in realtà lo ha ancora quel fascino da vendere, e ne ha a sacchi. Ma smetto di guardarlo, ancora imbarazzate e molto infastidita per il modo il cui mi ha trattata poco fa.

A guardarli da lontano, sembrano due esseri angelici scesi dal paradiso per farci vedere quanto noi comuni mortali facciamo schifo in confronto a loro. Stare di fianco a due così dev'essere sconfortante per un ragazzo normale.

-ok, Sam è mio.- dice Ingrid, fissandoli ancora. Mi volto a guardarli un altra volta. Il moro intercetta il mio sguardo e mi guarda gelido, serrando la mascella.

Odioso.

  
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