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Autore: LilithJow    19/12/2012    3 recensioni
Il mio nome è Samantha Finnigan. Sono nata e cresciuta a Rossville, una cittadina con poco più di mille abitanti nell'Illinois, Stati Uniti.
Sto per compiere ottanta anni.
Ho vissuto una vita meravigliosa, ho avuto un marito affettuoso e tre fantastici bambini.
Ma non è di questo che sto per scrivere. Sono convinta che alla gente piacerebbe leggere di una grande storia d'amore, con un bel lieto fine, ma purtroppo io e i lieti fine non siamo mai andati d'accordo.
Ciò che state per leggere, perchè se adesso avete queste righe sotto gli occhi, presumo lo stiate per fare, non ne ha neanche l'ombra, o, per meglio dire, dipende dai punti di vista.
Voglio raccontarvi di un periodo particolare della mia vita, di molti anni fa, cinquantacinque per l'esattezza. Per me è come fosse ieri, forse perchè non ho mai dimenticato quello che successe. Impossibile farlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi scintillanti di Eric mi scrutavano, a pochi centimetri di distanza. Sentivo il gelo attorno a me, fin dentro alle ossa. Gelo che, molto probabilmente, era provocato dal suo respiro, in quel luogo appartenente ad un'altra dimensione, dove in quel momento mi trovavo. 
Ero bloccata, in qualunque senso possibile.
Materialmente, data la mia umanità, non avevo via di fuga. Dovevo possedere poteri da angelo o qualsiasi altra creatura per andarmene, ma non avevo nulla del genere. Nemmeno correre mi sarebbe servito, poiché temevo che quel posto non fosse terreno. Forse ci trovavamo sopra le nuvole, o dentro un buco nero: non ne avevo idea. 
Mentalmente, poi, la situazione era mille volte peggiore: ero terrorizzata da Eric, che avrebbe potuto farmi di tutto, anche violando le leggi celesti, delle quali probabilmente lui era l'inventore. Avrebbe potuto eliminarle o plagiarle a suo piacere, solo ed esclusivamente a causa mia.
E c'era Daniel e la sua assenza. Si trovava quasi certamente con Evelyn che, quasi certamente, lo stava torturando. La sola idea di lui attenagliato dal dolore, mi strinse una morsa attorno al cuore, impedendomi per un attimo di respirare. Mi portai una mano al petto, stringendo un pugno, anche se avrei tanto voluto stringere Daniel a me, udire la sua voce sussurrarmi che tutto sarebbe andato bene.
Il problema era che nulla sarebbe andato bene.
«Rilassati, dolcezza» esclamò Eric ad un tratto, facendomi sobbalzare. «Non voglio farti del male, solo chiacchierare un po' con te».
«Dov'è Daniel?» replicai, ignorando totalmente le sue parole. Lui fece una smorfia e inclinò appena il capo di lato. Tenere testa al capo supremo degli angeli non era semplice. Era stato dannatamente complicato farlo con Evelyn e a stento ci ero riuscita. Il perché non fossi svenuta in quell'istante, rimane un mistero tutt'ora. 
«E' da qualche parte, a divertirsi» rispose, sogghignando.
«Essere torturati adesso è un divertimento?».
«Siamo angeli, Samantha». Roteò gli occhi e allargò le braccia. «Non torturiamo mica».
Rabbrividii, sentendolo pronunciare il mio nome. Il modo in cui lo calcò sembrò esser fatto appositamente per lacerarmi la carne, quasi fosse un'arma. Scossi appena la testa, dovevo rimanere lucida, più che potevo. «Evelyn lo ha fatto» sibilai.
«Evelyn ama trasgredire».
«Solo lei? Perché io sono qui? Perché... Perché non lasciate semplicemente perdere?».
«Perché, perché, perché» mi fece da eco, gesticolando con le mani. Per come si comportava, sembrava quasi essere annoiato da tutta quella situazione. 
«Samantha» disse, poi, usando lo stesso tono di poco prima. «Perché credi ci siano delle regole? Insomma, non sono state fatte così, tanto per gioco. Il tuo angioletto è stato disobbediente, dopo che noi siamo stati tanto gentili e cordiali con lui. E' un torto e, per di più, seguendo la sua testa, ha messo in pericolo la mia intera razza».
«In pericolo? So solo... Qualcosa su di voi. La maggior parte di tutto mi è ancora all'oscuro».
«Tu credi in Dio, Samantha?».
Mi morsi piano il labbro inferiore. «Non credevo negli angeli, fino a qualche mese fa» sussurrai. «Quindi, per quanto ne so, potrebbe esistere qualunque cosa».
Eric abbozzò un sorriso, ironico. «Dio esiste e... Ed è abbastanza arrabbiato. Non è il tipo che si scalda facilmente, eppure il biondino è riuscito a farlo andare in collera».
«Mi sembra assurdo».
«Assurdo?».
«Sì, lui... Daniel ha fatto tutto ciò per amore. Ha chiesto di venire da me, seguendo i suoi sentimenti. Non è proprio Dio il primo a predicare amore?».
«L'amore tra umani. Gli angeli e l'amore devono viaggiare su due binari paralleli, senza mai incontrarsi».
«Questo è Dio a dirlo?».
«E' ciò che ha scritto, parecchio tempo fa». Eric sospirò e si avvicinò ulteriormente a me. Quando lo fece, il gelo che sentivo aumentò a dismisura e io iniziai a tremare. «E' uno dei nostri comandamenti» disse, scrutandomi con gli occhi color ghiaccio. «Voi avete i vostri e ve li lascia trasgredire come meglio credete. Con noi, è un tantino più rigido e, violarne uno, significa condannarsi all'annientamento».
«E' vietato svelarvi agli umani?».
«Anche, ma su questo avevamo un compresso. Daniel ti ha parlato di noi, della nostra gerarchia e, con l'apparizione di Evelyn, ti ha parlato anche di me. Insomma, con tutto ciò che ha fatto, non ha nemmeno diritto a difendersi in Corte».
«In Corte?».
«Oh, sì. Abbiamo anche noi un tribunale. Un tribunale celeste, al contrario di quanto tu sospettavi».
«Quindi perché mi stai trattenendo qui? Daniel potrebbe essere già morto in questo momento». Trattenni a stento le lacrime, di fronte a tale prospettiva, più reale che mai. Era come se avessi il sospetto che Eric mi stesse solamente intrattenendo, mentre Evelyn eseguiva il lavoro sporco, torturando Daniel, costringendolo a contorcersi a terra, in preda a spasmi di dolore. E io ero totalmente inerme e incapace di aiutarlo. Per di più, ero lontana.
Mi morsi forte il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare, e i miei occhi si fecero lucidi.
«Mi dispiace, Samantha» sussurrò Eric. Sentii le sue dita sfiorarmi leggermente la guancia. Erano gelide, eppure, quel lieve tratto di pelle che mi toccò, arse e mi bruciò.
«Sai, ho l'ordine di ucciderti. Una di quelle poche volte in cui un umano viene sacrificato» mormorò, inclinando la testa «Del resto, lo dovrei fare per proteggere la mia intera razza. Tuttavia, sono in ottimi rapporti con il mio paparino, questo vuol dire che posso fare ciò che voglio e lasciarti andare. La libertà, però, ha un prezzo».
«Daniel...» mormorai subito. Per quanto mi sforzassi, i miei pensieri ricadevano sempre su di lui e la sua incolumità, e avrebbe dovuto essere il contrario: era lui ad essere il mio angelo custode e non viceversa.
«Questo era scontato» esclamò Eric, serrando la mascella. «Hai ragione, molto probabilmente Evelyn ha già fatto a brandelli il suo corpo e considerando quanto le piacciono le esecuzioni, ho la sensazione che questa volta si sia davvero sbizzarrita».
Le lacrime non resistettero più allora. Come potevo rimanere impassibile in un momento del genere? Se prima era solo una supposizione vivida, le sue parole confermarono tutto e fu come ricevere una pugnalata nel centro esatto del petto. 
«Avevi detto che gli angeli non amano le torture» dissi, a bassa voce.
«Ho anche detto che ad Evelyn piace trasgredire».
Abbozzai un sorriso, del tutto privo di entusiasmo. Avevo appena appreso che l'amore della mia vita si era dissolto nel nulla, ero a pezzi, sul punto di crollare.
«Qual è il prezzo, allora?» biascicai. «Senza Daniel, io non ho più niente che potete togliermi».
Eric abbozzò un sorriso e mi venne la voglia di tirargli un pugno in faccia. Io piangevo e lui era sul punto di ridere.
«Il suo ricordo» sentenziò.
«Cosa?».
«Se non ti uccido, non posso comunque farti ricordare tutto ciò che ti ha detto, così da mantenere il grosso problema e guaio che si è creato. Per di più, ti farei anche un favore. Non soffriresti, non più».
Dimenticare Daniel era troppo. Sarebbe stato orribile scordare qualcosa di così bello, quell'amore così puro, quello che ti tocca e ti travolge una sola volta nella vita. Cancellarlo dalla mia mente era fuori discussione, perché anche se il mio cervello mi avesse ordinato di non ricordare, il mio cuore sarebbe sempre rimasto attaccato alla sua anima.
Scossi violentemente la testa, facendo un passo indietro. «No» dissi, con tono soffocato. «Non voglio dimenticare. Preferisco morire».
Eric sospirò, roteando gli occhi. «Sei nella prospettiva che l'amore vinca su tutto, vero, Samantha?» esclamò, azzerando nuovamente la distanza tra noi. Prese il mio viso tra le mani, stringendolo e, per quanto tentai di liberarmi, rimasi bloccata. «Vuoi sapere una cosa?» domandò, retorico. «L'amore non vince mai. Ti distrugge prima che tu possa rendertene conto e alla fine, ti ritrovi da solo e apatico. L'amore perde sempre, si annulla, collassa su te stesso e io non permetterò che tu sia l'eccezione. Te l'ho chiesto gentilmente, ma non ho mai avuto l'intenzione di lasciare a te l'ultima parola, per cui...».
«No...».
«Addio, Samantha».
La voce di Eric riecheggiò nell'aria e fu seguita da un grande bagliore, che mi costrinse a chiudere gli occhi. Al suono metallico della voce dell'angelo, si aggiunse un altro rumore, fastidioso, uno stridio che rischiò di rompermi i timpani.
L'ultima cosa che ricordo è il buio totale che calò e mi avvolse all'improvviso. Poi aprii gli occhi e mi trovai stesa sul pavimento di casa mia, a Rossville.
  
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