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Autore: Baude    20/12/2012    7 recensioni
Raccolta scritta per la Warblers Week.
Giorno I: Il calore del camino
Giorno II:Cioccolata in tazza.
Giorno III: Pattinare sul ghiaccio.
Giorno IV:Neve.
Giorno V:Baci sotto al vischio.
Giorno VI: Ricordi di Natale.
Giorno VII: Prepararsi alla notte di Natale.
Giorno VIII: Mezzanotte.
Giorno IX :Giorno facoltativo.
Dal giorno I:
Sebastian Smythe odiava il freddo.
Una temperatura bassa significava: ridicoli cappelli, virus, gente nei bar che tossiva, la neve e le mani congelate.
Odiava esser costretto ad utilizzare i mezzi pubblici, a causa del maltempo, e ritrovarsi in una calca umana. Tra odori sgradevoli, mani in posti indesiderati, c’era da diventar matti. O commettere un omicidio.
-Perché stiamo facendo questa cosa tanto ridicola?- domandò con tono annoiato.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Dalton Academy in : << Intolleranti anche a Natale >> , quando le festività non fanno altro che aumentare la cattiveria di certi individui.

 

 

 

 

                Al mio Thad,

sono sempre meno le ore che ci dividono.

 

Note autore: quarta giornata. Sono felice di aver letto vi vostri pareri e i vostri “Mi piace” riguardo allo scorso capitolo. Il testo che segue è ad un altissimo tasso di stupidità. Non ho idea da dove sia saltato fuori e mi preoccupa, sinceramente, saperlo. Spero possa farvi ridere, come ha fatto ridere me nello scrivere.

 

Note betaggio: quella santa di Lady_Thalia che si è sciroppata tre testi da betare in un solo giorno. Sei incredibile, ragazza.

 

 

 

 

Giorno IV

Neve

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scritta sulla facciata che dava al cortile interno della Dalton, capeggiava ancora la frase “Clarington sgualdrina marziale.”

 

Sebastian Smythe sorride tra sé, osservando la propria opera da una delle tante finestre della scuola.

 

Salì le scale e attraversò con calma il corridoio che portava al dormitorio.

 

Quello era stato il suo personale regalo di Benvenuto\Natale per Hunter Clarington.

 

I professori avevano minacciato la sospensione per il colpevole ma, dal momento che gli Warblers non amavano particolarmente Hunter e i suoi modi di fare, si erano stretti intorno a Sebastian, creandogli un alibi.

 

Tutto il corpo studentesco era a conoscenza dell’identità del responsabile.

 

Clarington l’aveva denunciato al Preside ma, non essendoci prove reali, il tutto si era concluso come un buco nell’acqua.

 

Uno stupido scherzo, cancellato dall’impresa di pulizia nei successivi giorni.

 

Harwood gli aveva chiesto di passare in stanza da lui e Sebastian aveva interpretato quella domanda come una chiara richiesta: sesso.

 

Fanculo le condizioni atmosferiche.

 

Smythe arrivò di fronte la porta della camera di Thad, tirò indietro le spalle e si scombinò di proposito i capelli.

 

Bussò energicamente alla porta, ma questa scattò indietro, spalancandosi.

 

La porta non era chiusa.

 

Ed era strano: Thad era un sociopatico, Barbie un paranoico, era impossibile che avessero lasciato la porta aperta.

 

Entrò nella stanza con cautela, aspettandosi di ritrovarsi, in pochi secondi, investito da una chioma bionda portatrice non molto sana di arcobaleni.

 

Ma nulla.

 

Si portò al centro della stanza e si guardò intorno.

 

Ancora niente.                  

 

Girò su se stesso, focalizzando in fine l’attenzione su letto di Thad.

 

Vi era un foglio bianco, piegato in due, e un guanto in pelle nera.

 

Quell’indumento era troppo sobrio per appartenere a Thad o, soprattutto, a Barbie-Magia-delle-Feste.

 

Si avvicinò, lo prese tra le mani e l’annusò.

 

Non era l’odore di Harwood.

 

Colto da un’inspiegabile inquietudine, aprì velocemente il biglietto, leggendo: “Ho la tua sgualdrina. Se la rivuoi, battaglia a palle di neve alle quattro nel cortile interno della Dalton. Porta con te altri tre sfortunati: ti servirà qualcuno che ti trascini dentro dopo la sconfitta. Hunter Clarington.”

 

Quello era un guanto di sfida.

 

 

*

 

 

Acquattati dietro ad una trincea di neve, Wes, Sebastian, Nick e Jeff battevano i denti.

 

-Adesso tocca a me, però.- sbottò Sterling. -Cosa diamine stiamo facendo?-

 

Sebastian si tirò su, scrollandosi di dosso la neve.

 

-Hanno sequestrato Thad.- pronunciò con tono solenne e grave.

 

-Che cosa?!- strillò, nel panico, Jeff.

 

Smythe gli lanciò contro una manciata di neve. -Taci, o ci sentirà.-

 

-Chi?- domandò Wes, facendo segno a Sterling di sedersi.

 

-Clarington.- ringhiò.

 

-Una vendetta, immagino.- suppose Duvall, mentre strofinava le mani sulle braccia di Jeff per scaldarlo.

 

-E’ per questo che siamo qui.- spiegò Smythe. -Mi ha sfidato, apertamente.- giustificò la propria frase sventolando il guanto di Hunter.

 

-Secondo me è incazzato perché gli hanno portato via Thad, non tanto per la sfida.- cinguettò, al proprio fidanzato, Jeff.

 

-Taci, Barbie.- altra palla di neve in piena faccia.

-Smythe, la mia pazienza ha un limite.- si intromise, finalmente, Duvall.

 

Sebastian inclinò di lato la testa, valutando che fosse il caso di sorvolare : Nick poteva essergli utile.

 

-Barbie, tu farai da bersaglio mobile. Duvall, sei uno dei pochi a possedere un cervello, sei stato eletto mio secondo. Montgomery, sei l’autorità che mi serve nel caso dovessero scoprirci.- spiegò sinteticamente. -Ci sono domande?-

 

 

 

*

 

La battaglia iniziò con un attacco da parte dell’artiglieria nemica.

 

Trincerati anche loro, colpivano in modo mirato e continuo.

 

-Quante ce ne sono rimaste?- domandò Sebastian a Wes.

 

Montgomery porse l’ennesima palla di neve al ragazzo: iniziava a non sentire più le dita. -Poche e qui intorno non ne abbiamo abbastanza. Dovremo uscire dalla trincea.-

 

Smythe roteò gli occhi: odiava quella fottutissima neve.

 

Un colpo centrò il viso di Sterling, facendogli finire in bocca persino alcuni pezzi di ghiaccio.

 

Sebastian gli si avvicinò, pulendogli in modo poco delicato la faccia. -Sei vivo, Barbie?-

 

-Parrebbe.- rispose Jeff, sputacchiando neve.

 

-Venite tutti qui.- chiamò a raccolta i propri uomini, mentre sulle loro teste volavano palle di neve.

 

Si rannicchiarono tutti contro la trincea.

 

-Adesso io uscirò allo scoperto.- annunciò Sebastian. -Voi dovrete coprirmi, utilizzando le ultime munizioni che ci sono rimaste.- guardò tutti e tre. -Farò avanti e indietro dal centro del campo, cercando di portare dalla nostra parte più neve possibile.- concluse. -Tutto chiaro?-

 

Nick e Wes annuirono, voltandosi e raggruppando tutte le palle di neve rimaste.

 

-Cerca di non farti ammazzare.- mormorò Jeff, prendendolo per un braccio.

 

-Tornerò, Barbie.-

 

 

*

 

 

Si erano arresi.

 

Calrington e la compagnia del gatto, si erano arresi, fuggendo all’interno della Dalton.

 

Illusi e distratti da Sebastian, si erano concentrati su di lui che, sebbene non fosse riuscito a schivare alcuni colpi, aveva raccolto abbastanza neve per permettere ai suoi di attaccare in modo massiccio quell’esercito di idioti.

 

Avevano vinto.

 

Liberato finalmente il campo e congratulatosi con i propri uomini, Smythe si era accasciato per terra: il fiatone, i capelli spettinati e lo sguardo al cielo.

Lui odiava la neve.

 

-Sebastian!- uno scalpiccio e poi delle mani calde sulle sue guance.

 

-Thad?- domandò, sfinito.

 

- Cosa diamine è successo?- chiese, preoccupato, appoggiando la testa del compagno alle proprie gambe.

 

Rimosse la neve dai capelli castani di Sebastian e gli pulì il viso.

 

-Stai bene.- mormorò, felice.

 

-Certo.- rispose Harwood.

 

-Ti ha liberato? Non ti ha fatto del male, vero? Abbiamo vinto, hai visto?- domandò, in tutta fretta, sollevandosi e controllando che l’altro stesse bene.

 

-Parli di Hunter?- domandò Thad. -Mi ha trascinato al Lima Bean, mi ha offerto una cioccolata e poi è corso alla Dalton non so per quale motivo.-

 

-Non ti ha sequestrato, legato e chiuso in un ripostiglio?-

 

-No, Sebastian.-

 

-Ma io pensavo che…- lasciò che la frase cadesse lì, tra loro.

 

-Hai fatto a palle di neve perché credevi fossi in pericolo.- realizzò finalmente Thad, sorridendo.

 

-No.- rispose prontamente Sebastian, mettendosi a sedere.

-Oh, Sebastian.- sospirò Thad.

 

Sapeva che cosa significava quel “Oh Sebastian”. E non aveva nulla a che fare con il sesso. Si tirò su, nonostante le gambe minacciassero di cedere da un momento all’altro. -So cosa stai per dire, Harwood.- lo avvertì, iniziando ad incamminarsi. -Non osare…-

 

-E’ così romantico da parte tua.- cantilenò Thad, seguendolo.

 

-OH, MA FALLA FINITA.-

 

   
 
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