La
Dalton Academy in
: << Intolleranti anche a Natale >> ,
quando le festività non fanno
altro che aumentare la cattiveria di certi individui.
Al mio Thad,
sono
sempre meno le ore che ci dividono.
Note
autore:
quarta giornata. Sono felice di aver letto vi vostri pareri e i vostri
“Mi
piace” riguardo allo scorso capitolo. Il testo che segue
è ad un altissimo
tasso di stupidità. Non ho idea da dove sia saltato fuori e
mi preoccupa,
sinceramente, saperlo. Spero possa farvi ridere, come ha fatto ridere
me nello
scrivere.
Note
betaggio:
quella santa di Lady_Thalia che si
è
sciroppata tre testi da betare in un solo giorno. Sei incredibile,
ragazza.
Giorno IV
Neve
*
Scritta sulla facciata che
dava al cortile interno della Dalton, capeggiava ancora la frase
“Clarington sgualdrina
marziale.”
Sebastian Smythe sorride
tra sé, osservando la propria opera
da una delle tante finestre della scuola.
Salì le scale e
attraversò con calma il corridoio che portava
al dormitorio.
Quello era stato il suo
personale regalo di Benvenuto\Natale
per Hunter Clarington.
I professori avevano
minacciato la sospensione per il
colpevole ma, dal momento che gli
Warblers non amavano particolarmente Hunter e i suoi modi di fare, si
erano
stretti intorno a Sebastian, creandogli un alibi.
Tutto
il corpo
studentesco era a conoscenza dell’identità del
responsabile.
Clarington
l’aveva denunciato al Preside ma, non essendoci prove reali, il tutto si
era concluso come un buco
nell’acqua.
Uno stupido scherzo, cancellato
dall’impresa di pulizia nei successivi giorni.
Harwood gli aveva chiesto
di passare in stanza da lui e
Sebastian aveva interpretato quella domanda come una chiara richiesta: sesso.
Fanculo
le condizioni
atmosferiche.
Smythe arrivò
di fronte la porta della camera di Thad, tirò
indietro le spalle e si scombinò di proposito i capelli.
Bussò
energicamente alla porta, ma questa scattò indietro,
spalancandosi.
La
porta non era
chiusa.
Ed era strano: Thad era un
sociopatico, Barbie un paranoico,
era impossibile che avessero lasciato la porta aperta.
Entrò nella
stanza con cautela, aspettandosi di ritrovarsi, in
pochi secondi, investito da una chioma
bionda portatrice non molto sana di arcobaleni.
Ma nulla.
Si portò al
centro della stanza e si guardò intorno.
Ancora niente.
Girò
su se stesso, focalizzando in
fine l’attenzione su letto di Thad.
Vi era un
foglio bianco, piegato
in due, e un guanto in pelle nera.
Quell’indumento
era troppo sobrio
per appartenere a Thad o, soprattutto,
a Barbie-Magia-delle-Feste.
Si
avvicinò, lo prese tra le mani
e l’annusò.
Non era l’odore di Harwood.
Colto da
un’inspiegabile
inquietudine, aprì velocemente il biglietto, leggendo:
“Ho la tua sgualdrina. Se la rivuoi,
battaglia a palle di neve alle
quattro nel cortile interno della Dalton. Porta con te altri tre
sfortunati: ti
servirà qualcuno che ti trascini dentro dopo la sconfitta.
Hunter Clarington.”
Quello era
un guanto di sfida.
*
Acquattati
dietro ad una trincea
di neve, Wes, Sebastian, Nick e Jeff battevano i denti.
-Adesso
tocca a me, però.- sbottò
Sterling. -Cosa diamine stiamo facendo?-
Sebastian
si tirò su, scrollandosi
di dosso la neve.
-Hanno
sequestrato Thad.-
pronunciò con tono solenne e grave.
-Che cosa?!- strillò, nel
panico, Jeff.
Smythe gli
lanciò contro una
manciata di neve. -Taci, o ci
sentirà.-
-Chi?-
domandò Wes, facendo segno
a Sterling di sedersi.
-Clarington.-
ringhiò.
-Una
vendetta, immagino.- suppose
Duvall, mentre strofinava le mani sulle braccia di Jeff per scaldarlo.
-E’
per questo che siamo qui.-
spiegò Smythe. -Mi ha sfidato, apertamente.-
giustificò la propria frase
sventolando il guanto di Hunter.
-Secondo
me è incazzato perché gli
hanno portato via Thad, non tanto per la sfida.- cinguettò,
al proprio
fidanzato, Jeff.
-Taci, Barbie.- altra palla di neve in
piena faccia.
-Smythe, la mia pazienza ha un limite.-
si intromise, finalmente,
Duvall.
Sebastian
inclinò di lato la
testa, valutando che fosse il caso di sorvolare : Nick
poteva essergli utile.
-Barbie, tu farai da bersaglio mobile. Duvall, sei
uno dei pochi a
possedere un cervello, sei stato eletto mio secondo. Montgomery, sei
l’autorità
che mi serve nel caso dovessero scoprirci.- spiegò
sinteticamente. -Ci sono
domande?-
*
La
battaglia iniziò con un attacco
da parte dell’artiglieria nemica.
Trincerati
anche loro, colpivano
in modo mirato e continuo.
-Quante ce
ne sono rimaste?-
domandò Sebastian a Wes.
Montgomery
porse l’ennesima palla
di neve al ragazzo: iniziava a non sentire più le dita.
-Poche e qui intorno
non ne abbiamo abbastanza. Dovremo uscire dalla trincea.-
Smythe
roteò gli occhi: odiava quella
fottutissima neve.
Un colpo
centrò il viso di
Sterling, facendogli finire in bocca persino alcuni pezzi di ghiaccio.
Sebastian
gli si avvicinò,
pulendogli in modo poco delicato la faccia. -Sei vivo, Barbie?-
-Parrebbe.-
rispose Jeff,
sputacchiando neve.
-Venite
tutti qui.- chiamò a
raccolta i propri uomini, mentre sulle loro teste volavano palle di
neve.
Si
rannicchiarono tutti contro la
trincea.
-Adesso io
uscirò allo scoperto.-
annunciò Sebastian. -Voi dovrete coprirmi, utilizzando le
ultime munizioni che
ci sono rimaste.- guardò tutti e tre. -Farò
avanti e indietro dal centro del
campo, cercando di portare dalla nostra parte più neve
possibile.- concluse. -Tutto chiaro?-
Nick e Wes
annuirono, voltandosi e
raggruppando tutte le palle di neve rimaste.
-Cerca di
non farti ammazzare.-
mormorò Jeff, prendendolo per un braccio.
-Tornerò, Barbie.-
*
Si erano
arresi.
Calrington
e la compagnia del gatto, si erano
arresi, fuggendo all’interno della
Dalton.
Illusi e
distratti da Sebastian,
si erano concentrati su di lui che,
sebbene non
fosse riuscito a schivare alcuni colpi, aveva raccolto abbastanza neve
per
permettere ai suoi di attaccare in modo massiccio
quell’esercito di idioti.
Avevano vinto.
Liberato
finalmente il campo e
congratulatosi con i propri uomini, Smythe si era accasciato per terra:
il
fiatone, i capelli spettinati e lo sguardo al cielo.
Lui odiava la neve.
-Sebastian!- uno scalpiccio e poi delle
mani calde sulle sue
guance.
-Thad?-
domandò, sfinito.
- Cosa
diamine è successo?-
chiese, preoccupato, appoggiando la testa del compagno alle proprie
gambe.
Rimosse la
neve dai capelli castani
di Sebastian e gli pulì il viso.
-Stai
bene.- mormorò, felice.
-Certo.-
rispose Harwood.
-Ti ha
liberato? Non ti ha fatto
del male, vero? Abbiamo vinto, hai visto?- domandò, in tutta
fretta, sollevandosi
e controllando che l’altro stesse bene.
-Parli di
Hunter?- domandò Thad. -Mi
ha trascinato al Lima Bean, mi ha offerto una cioccolata e poi
è corso alla
Dalton non so per quale motivo.-
-Non ti ha
sequestrato, legato e
chiuso in un ripostiglio?-
-No,
Sebastian.-
-Ma io
pensavo che…- lasciò che la
frase cadesse lì, tra loro.
-Hai fatto
a palle di neve perché
credevi fossi in pericolo.- realizzò finalmente Thad,
sorridendo.
-No.-
rispose prontamente Sebastian,
mettendosi a sedere.
-Oh,
Sebastian.- sospirò Thad.
Sapeva che
cosa significava quel “Oh
Sebastian”. E non aveva nulla a
che fare con il sesso. Si tirò su, nonostante le gambe
minacciassero di cedere
da un momento all’altro. -So cosa stai per dire, Harwood.- lo
avvertì,
iniziando ad incamminarsi. -Non osare…-
-E’
così romantico da parte tua.-
cantilenò Thad, seguendolo.
-OH, MA FALLA FINITA.-