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Autore: bowaxel212    20/12/2012    2 recensioni
Il protagonista di questa storia è Mason Parker, ragazzo appena trasferitosi a Beacon Hills.
Qui scoprirà un mondo dove le leggende sone reali, un mondo a lui sconosciuto ma al quale è appartenuto inconsapevolmente sin dalla nascita.
DISCLAIMER: i personaggi appartengono ai legittimi proprietari!
Genere: Azione, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Il funerale di suo padre fu una delle prove più dure per Mason.
Seduto su quella rigida sedia di legno, teneva gli occhi fissi sulla bara che conteneva il corpo del genitore tanto amato.
Le lacrime premevano per uscire, ma lui costrinse se stesso a ricacciarle indietro, doveva essere forte, per sua madre ma soprattutto per se stesso.
Diana gli stringeva la mano in una presa ferrea, la donna non riusciva a credere di aver perso il suo unico amore in un modo tanto orribile.
Alla cerimonia funebre c’erano solo gli amici più intimi e le nuove conoscenze di Mason, sorprendentemente anche Derek era presente, con la sua solita aria truce e impassibile.
Quando la bara fu calata nella fossa, il ragazzo non resistette e lasciò che le lacrime scendessero liberamente.
Si portò una mano al volto per asciugarle, ma era tutto inutile, nuove lacrime tornavano a rigargli le guance.
Si passò la mano sul viso più volte come a voler fermare quella perdita fastidiosa, improvvisamente sentì una mano stringersi intorno alla sua.
Allison lo guardò dolcemente, stringendogli la mano gli stava impedendo di fermare le lacrime dandogli il modo di sfogarsi come meglio desiderava.
Scosso dai singhiozzi quasi non sentì le mani di Stiles e Scott posarsi sulle sue spalle, avvertì a stento Erica, Isaac, Boyd e Lydia avvicinarsi a lui, persino Derek fece un passo nella sua direzione.
Per un attimo il ragazzo avvertì un calore rassicurante, per un secondo si sentì meglio, ma purtroppo il gelo creato dalla tristezza e dal rancore verso chiunque avesse ucciso suo padre ebbe la meglio.
 
I giorni passarono, Mason riprese la scuola, nei corridoio gli altri ragazzi lo guardavano, tutti avevano sul volto sguardi di compassione e tristezza, un paio di ragazze che non conosceva lo fermarono per esprimergli quanto fossero addolorate per quello che era successo.
Arrivato a metà giornata Mason andò nel cortile della scuola per consumare un sandwich al tonno portato da casa, non aveva intenzione di andare in mensa, troppa gente, troppa compassione nei suoi confronti.
Seduto sotto un albero vide venire verso si lui Scott, Stiles, Allison e Lydia, la rossa gli si sedette accanto < che ci fai qui da solo? > gli chiese < niente, volevo solo un po’ di tranquillità > rispose Mason.
Scott, Stiles e Allison si sedettero di fronte a lui, tutti tirarono fuori un sandwich, a quanto pare avevano notato che da qualche giorno a quella parte il ragazzo consumava il suo pranzo esclusivamente all’esterno e da solo.
Per un po’ nessuno parlò, persino Stiles sembrava a corto di argomenti,  quando all’improvviso sembrò ritrovare la sua parlantina < visto l’ulto compito di chimica, il professore deve essere impazzito, non si capiva niente >
< verissimo > convenne Allison contenta che qualcuno avesse rotto quel silenzio imbarazzante, < io credo di aver preso un’altra F > disse Scott scrollando le spalle < se solo studiassi un po’ di più non andresti tanto male > lo rimbeccò Lydia.
Intorno a se Mason sentiva gli amici chiacchierare come sempre, ma alle sue orecchi quelle voci tanto care sembravano solo un indistinto brusio, lui sapeva che i suoi amici non volevano far altro che consolarlo e stargli vicino, ma una parte di lui non riusciva a sopportarlo.
Quella sera sentì che la sua vita stava prendendo una svolta positiva e in seguito era stato gettato nel male del dolore da un licantropo assassino, un mannaro come lo erano una parte dei suoi amici.
Lui non li odiava, ma in quel momento doveva stare solo, doveva pensare e per quanto non volesse preoccupare il gruppo doveva allontanarsi.
Afferrò la cartella e senza dire nulla si alzò per poi recarsi verso il bosco li vicino < dove vai? > gli chiese Stiles.
Mason si fermò, per un attimo fu tentato di non voltarsi e di continuare a camminare, ma a loro voleva dire la verità, glielo doveva < so che volete farmi stare meglio > disse < ma non riesco a stare con nessuno adesso, mi sembra di impazzire, in questo momento devo pensare e per quanto ci tenga a voi devo starvi lontano, almeno per oggi. >
Il gruppo rimase senza parole, solo Lydia ebbe la forza di dire qualcosa < anche noi teniamo a te >, sentendola Mason sentì il suo cuore andare in pezzi, si voltò e andò nella foresta, li sarebbe stato solo con i suoi pensieri.
 
Camminò per mezz’ora, incurante del fatto di aver saltato le lezioni del pomeriggio e delle insidie che il bosco celava.
Le foglie e i rametti secchi scricchiolavano sotto i suoi piedi, era l’unico suono che si udiva nel raggio di un miglio.
Improvvisamente il ragazzo avvertì un rumore dietro di se, qualcosa era dietro di lui.
Si voltò per vedere chi dei suoi amici lo stesse seguendo e si trovo di fronte a un leone di montagna.
Il giovane sentì il suo cuore perdere qualche battito, quella bestia lo aveva puntato, capiva che voleva attaccarlo da come ringhiava e snudava le zanne.
Lentamente il ragazzo si guardò attorno allo ricerca di un’arma, a pochi metri da lui vide un ramo che gli sembrava abbastanza robusto.
Lentamente e senza mai distogliere gli occhi dall’animale andò verso l’arma di fortuna, il leone di montagna gli ringhiava contro e Mason pregò affinché uno dei suoi amici mannari giungesse ad aiutarlo.
Arrivato al ramo, il ragazzo si abbassò lentamente, afferrò l’arma e si mise in posizione di difesa.
Il puma avvertendo il cambiamento partì all’attacco, Mason lo vide schizzare verso di lui, in attimo gli fu addosso.
Il leone di montagna lo butto al tappeto e fece per morderlo, ma Mason gli mise il ramo tra le fauci impedendogli di azzannargli la gola.
L’animale era estremamente forte e il giovane non sarebbe riuscito a trattenerlo a lungo.
Il puma stava pe avere la meglio, quando qualcuno lo afferrò per il collo lanciandolo dieci metri lontano, l’animale atterrato guaì per il colpo per poi correre nella foresta.
Mason rimase a terra, ringraziando dio per avergli mandato qualcuno, un attimo dopo Derek lo prese per le spalle e lo rimise in piedi senza sforzo < cosa ci fai qui da solo > gli chiese l’Alpha un po’ irritato < è una lunga storia > rispose il ragazzo.
 
Seduti su un tronco i due rimasero in silenzio per un bel po’, Mason lo ringraziò per avergli salvato la vita, ma a quanto pareva il licantropo non era in vena di conversazione.
Il giovane aveva una domanda da fargli, solo una, che forse avrebbe potuto aiutarlo e lui era l’unico a cui volesse chiedere una cosa del genere < come hai fatto a superarlo? >
< cosa? > chiese Derek insospettito.
Mason sapeva di dover dosare bene le parole, non aveva intenzione di offenderlo < hai subito anche tu una grande perdita, come hai fatto ad andare avanti? >, Derek rimase con lo sguardo fisso d’avanti a se < come mai questa domanda? > gli chiese a sua volta < perché da quando mio padre è morto non riesco a vivere, in alcuni momenti mi manca l’aria, altre volte mi sento come se quello che ho intorno non contasse nulla, non è vita questa .>
Derek si voltò verso di lui < una cosa del genere non si supera > gli disse a bruciapelo < ma col tempo farà meno male e troverai altre cose per continuare a vivere >
< tu per cosa vivi? > gli chiese Mason , sul volto del licantropo si dipinse un sorriso appena accennato < ho un branco lo hai dimenticato? >
 
Due ore più tardi Mason camminava verso casa sua, la chiacchierata con Derek in un certo senso gli era servita, la consapevolezza che il dolore si sarebbe attenuato lo aveva aiutato.
Camminando non notò una ragazza che aveva appena svoltato l’angolo, i due si scontrarono e caddero entrambi.
La ragazza portava una pila di libri che si sparse sul marciapiede < scusami tanto > disse Mason per poi mettersi a raccogliere quello che le era caduto< non è niente > disse lei < ero distratta e non ti ho visto. >
Le mani dei due si sovrapposero su un libro che entrambi avevano deciso di raccogliere, Mason alzò lo sguardo e la vide in volto.
La ragazza aveva dei bellissimo occhi azzurri e una cascata di capelli neri e mossi le incorniciava il viso < ciao > le disse lui come un ebete per poi pentirsi subito della sua goffaggine.
La ragazza rise dolcemente e gli porse la mano < ciao, io sono Sharon >
< Mason > rispose lui a sua volte per poi porgergli la mano.
I due raccolsero i libri e si rimisero in piedi, entrambi sembravano imbarazzati come un coppia di ragazzini al primo appuntamento disse lei.
Mason in quel momento capì che non poteva lasciarsela sfuggire < aspetta > le disse, lei si voltò quasi come se fosse contento che il ragazzo la avesse fermata < che ne dici se un giorno di questi prendiamo un caffè? >
Il sorriso di lei si allargò e Mason si sentì attratto da lei ancora di più.
Senza dire niente la ragazza prese una penna dalla borsetta per poi afferrare la mano di Mason.
Gli scrisse il suo nome sul palmo, il cuore di lui fece un salto per la felicità < chiamami, magri possiamo pranzare insieme >
< certo > disse lui < magari domani > lei arrossì leggermente e sorrise < va bene, a domani allora. >
I due proseguirono per  la loro strada, Derek gli aveva detto che avrebbe trovato altro per cui vivere, il ragazzo era sicuro di aver trovato un valido motivo per tornare a sentirsi meglio.
 
Seduto nella sua camera Mason non riusciva a credere a quello che gli era successo, una parte di lui era felice per il nuovo incontro, l’altra parte credeva che con la sua felicità offendesse la memoria di suo padre.
Chi era lui per innamorarsi quando sua madre aveva perso l’uomo della sua vita.
Nonostante tutto trascrisse il numero della ragazza sulla rubrica del cellulare e su svariati foglietti, meglio non rischiare.
Ancora immerso nei suoi pensieri, aprì la casella della posta elettronica.
Ormai erano giorni che non la controllava e la pubblicità e lo spam si era accumulato, cancellò tutte le e-mail inutili e notò un messaggio arrivatogli da parte di un utente chiamato “verità”.
Aprì la mail e lesse questo messaggio “ecco chi è stato”, non sapeva a cosa potesse riferirsi , poi notò che c’era un allegato.
Lo aprì e sul computer partì un video, un uomo camminava avanti e indietro in un giardino, un luogo che a Mason era stranamente familiare.
Poi il ragazzo capì, quello era il giardino di casa sua e l’uomo che camminava era suo padre.
Vide il genitore estrarre il coltello, vide la carcassa del cervo che veniva lanciata nel giardino e persino il momento in cui i licantropi lo aggredirono.
Negli ultimi secondi di riprese vide il mannaro squarciare la gola del padre, era alto e muscolo ma soprattutto non portava la maglietta.
Fu grazie a quello che Mason notò un particolare importantissimo, sulla schiena dell’assassino vi era un tatuaggio, un simbolo già visto dal ragazzo prima su un foglio e poi sul muro di casa sua, un simbolo che aveva scoperto chiamarsi Triskele.
Senza accorgersene Mason strinse la matita che aveva in mano spezzandola, adesso aveva qualcosa su cui lavorare, doveva solo scoprire chi fosse il licantropo tatuato, dopo di che avrebbe avuto la sua vendetta.
Nella penombra della sua stanza Mason sorrise, senza accorgersi che dalla finestra qualcosa lo stava osservando.
 





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