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Autore: Alerie Ambrose    20/12/2012    3 recensioni
Non ero soddisfatta della mia vita, non potevo uscire, divertirmi, vivere e stare a casa con la mia perfettissima famiglia a farmi ripetere quanto fossi una delusione.
Non ero brava nello sport come i miei fratelli, o affascinante come mia sorella o intelligente come l'altra. Io ero la semplice Caroline.
Poi una telefonata mi cambiò la vita, una festa, un incontro che mi fecero diventare la nuova Caroline, sfrontata e pronta a tutto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Salve:) Potreste recensire anche il capitolo precedente se vi va? A proprosito, c'era un capitolo qui, prima intitolato Marie...ho dovuto cancellarlo perché mi ero messa in una brutta situazione con la trama e non riuscivo a continuarlo, spero di non avervi creato troppi casini, scusate ancora.

Spero che il capitolo vi piaccia :D

 

Christie Road

 

 

-Devi smetterla di far impazzire così mamma- Cora comparve ai piedi del letto, indietreggiò di qualche passo e chiuse la porta con cura.

Mi ero appena svegliata, gli occhi faticavano a guardare mia sorella per via della luce, ma non serviva vederla per interpretare il disappunto dipinto sul suo volto. Lanciai un'occhiata veloce allo specchio, i capelli arruffati mi ricadevano sulle spalle, morbidi, lucenti e verdi. Si ora ricordavo tutto. La sera precedente mamma era sbiancata alla vista della mia nuova criniera, aveva camminato verso di me con passo incerto, la bocca spalancata e con quasi le lacrime agli occhi, aveva preso in mano qualche ciocca e ne aveva contemplato incredula il colore, balbettando.

-Cora.... ha detto che potevo fare quello che volevo. E l'ho fatto. Non t'intromettere, ti prego- ribattei annoiata.

Lei sbuffò e si sedette accanto a me. Guardò male la mia chioma e scosse la testa.

-Capisco il volersi ribellare a mamma...ma questo....i tuoi capelli sono inguardabili! Mi spieghi chi potrebbe trovare attraente questa cosa?-

Trasalì leggermente quando le scagliai contro un' occhiataccia quasi fiammante -A me. A Joey. A suo padre e i suoi amici. Ai miei amici. Piace, e ora levati dalle scatole- la spinsi con i piedi sul bordo del letto, ma lei non si dileguò.

-Beh a te è ovvio che piacciano, razza di cretina, altrimenti non li avresti fatti, e a quel Joey non piacciono sul serio, dice così se no ti perde. Suo padre e i suoi amici mentono, sai, per non farti soffrire immagino, mentre quei due drogati dei tuoi amici non sanno riconoscere una schifezza quando la vedono. Basta vedere il catorcio di Leo, o quell'obrobrioso braccialetto che porta sempre quell'altra... Rebekah- le sue parole erano veleno. Sentii le lacrime spingere per allagarmi il viso, ma le ricacciai dentro con forza, mentre una rabbia viscerale si prendeva il controllo del mio corpo. Scattai in avanti atterrandole addosso e buttandola a terra, lei urlò per lo spavento, afferrai il cuscino e glielo scagliai in faccia.

-Tu non sai niente di loro! Joey non è il tipo di ragazzo che mente pur di star con qualcuno, e di sicuro la sua famiglia e i suoi amici non sono così falsi da farmi credere di adorare una cosa che in realtà disprezzano!- urlai -E non ti azzardare a prendere ancora in giro Leo e Beks. Sono delle persone mille volte migliori di te, che li giudichi senza conoscerli. Solo per chiarirti le idee...- continuai, alzandomi in piedi e sistemandomi i capelli -Leo tiene il catorcio perché i suoi non sono così ricchi da permettersi di comprargliene un altro, suo padre lavora anche di notte solo per guadagnare quanto basta a mantenere in vita la famiglia, e “l'obrobrioso braccialetto” di Rebekah che dici tu, è il regalo che le fece sua madre due mesi prima di morire, otto anni fa- la voce mi si bloccò in gola, la guardai con disprezzo e corsi a chiudermi in bagno.

-Oh andiamo, non fare la vittima! E comunque tutte queste storie strappalacrime non c'entrano con il fatto che non sei più tu, Caroline. Non sono solo i capelli a essere cambiati, pure tu, che esplodi senza ragione,che dai contro a mamma, che scappi, vai con tipi non raccomandabili e torni a casa con la testa che sembra un'enorme broccolo!- Cora si mise a prendere a pugni la porta. Sentii Caileigh e Colin uscire curiosi in corridoio, a quel punto li raggiunsi.

-Così per voi sono cambiata troppo- sussurrai, indecisa se continuare ad essere arrabbiata o tentare con un approccio più gentile.

-Ovvio che si! Dio, Caroline, non ti riconosco più! - insistette Cora.

-Oh andiamo, è normale che a sedici anni si voglia cambiare, no?- intervenne mio fratello, sorridendo -Io alla tua età avevo provato a diventare un bassista, e avevo tentato di vincere la gara di spelling prima di capire che in realtà lo sport è l'unica cosa che mi riesce.... ma comunque le ho provate tutte, per trovare il mio vero me-

-Caroline si è solo smarrita- concluse Caileigh, abbracciandomi. -Non mi importa se diventerai una punk, dark, emo o qualsiasi altra stupidaggine, basta che tu stia bene con te stessa e che sia felice!-

Strinsi mia sorella più forte, ringraziandola di cuore, mentre una scocciatissima Cora sbuffava in un angolo.

-Che bel quadretto- commentò acida.

-E piantala- la ammonì Colin.

-Stasera ti vedi con Armstrong?- bisbigliò Caileigh smettendo di abbracciarmi. Fu come se pronunciando quel nome qualcosa esplodesse nel corridoio. Espressioni di stupore, rabbia, incredulità si dipinsero sui volti degli altri due fratelli. Caileigh si portò le mani alla bocca, mentre io abbassai il capo.

-Armstrong!?- sbottò mio fratello -Stai dicendo che quel famoso Joey di cui mamma si lamenta tanto è quel poco di buono dello spacciatore della scuola!?-

-Oh, ma stai tranquillo, Colin, la piccola Caroline sta semplicemente cercando chi è veramente! Cosa importa se nel frattempo si fa di crack, marijuana e qualsiasi schifezza le rifila quel tipo?- sibilò Cora.

-Non è lo spacciatore della scuola, cretini! E' semplicemente uno che si fa. Come tanti altri d'altronde, non che io approvi.... E comunque non ho mai preso niente- ribattei paonazza.

-Scusa- disse Caileigh talmente piano che riuscii malapena a sentirla. Annuii, intanto sapevamo entrambe che non saremmo riuscite a tenere il segreto sull'identità di Joey a lungo.

Colin mi mise entrambe le mani sulle spalle e fissò i suoi immensi occhi azzurri nei miei.

-Me lo giuri, che non hai mai preso niente e che mai lo prenderai?- sembrò sinceramente preoccupato, e anche un po' buffo, considerando che aveva dovuto abbassarsi notevolmente per raggiungere la mia statura.

-Te lo giuro, Col- lui mi abbracciò -E' simpatico, quel Joey, peccato per la faccenda della droga...e anche la sua band non è male, e, a questo punto non posso non dirti che suo padre ed il suo gruppo sono una leggenda, quasi ti invidio!-

-ma che cavolo dici!?- Cora lo spintonò via. -Mamma questo non te lo perdonerà mai. Solo a parlar di droga le si rizzano i capelli, ti immagini a sapere che te la fai con uno il cui padre veniva chiamato “two cents Bill” !? In più mamma non sopporta i cantanti, specialmente quelli di quel genere- Col e Caileigh le lanciarono uno sguardo implorante.

-Andiamo....mica lo andrai a dire alla mamma....Caroline è abbastanza coscienziosa da saper badare a se stessa-

-Ah si? Beh allora se è coscienziosa come dite, se la caverà contro la furia di mamma. Ormai non mi fermate, lo verrà a sapere e risponderà delle sue azioni-

-Sai che ti dico?- sbottai -Non mi importa di quel che pensa mamma. A me lui piace, fine. Di sicuro non credo sarà il ragazzo che mi sposerò o con cui finirò per il resto della mia vita, ma ho sedici anni e voglio godermeli un minimo, se no poi divento vecchia dentro e acida come te!-

Cora rimase troppo scioccata per ribattere. Caileigh trattenne a stento una risata, ma Colin mi guardò quasi preoccupato.

-Quindi che vuoi fare?-

-Me ne vado per un po'- risposi -Poi quando mamma ed io smetteremo di torturarci a vicenda, forse tornerò-

 

Cora non si era più fatta vedere. Gli altri due avevano provato più e più volte a dissuadermi, ma ormai avevo scelto di andarmene, e non mi andava di fare marcia indietro.

Avevo preparato due valigie, avvertito Rebekah per telefono, che, ovviamente mi aveva subito ordinato di andare a stare da lei, avevo deciso di lasciar parlare Colin con mia madre, sicuramente lui avrebbe usato le parole in modo da non far sembrare la mia una fuga, ma una “pausa di riflessione”, ed avrebbe convinto mamma a non preoccuparsi e a non corrermi dietro cercandomi in ogni casa della città urlando come una pazza.

Rebekah mi aveva subito accolta a braccia aperte ospitandomi nella sua immensa casa. Mi installai al piano superiore, nella sua camera, e mentre lei continuava a saltellare emozionata per il concerto a cui stavamo per andare, io non riuscivo a pensare ad altro che a casa, o almeno, quella che era stata casa fino a pochi attimi prima, perché, anche se Colin era bravo con le parole, sapevo che mamma non mi avrebbe perdonata tanto facilmente.

-Non so che mettermi... pronto? Caroline sei connessa?-

-Come? Oh, scusa Beks...avevo la testa tra l nuvole- scollai il capo, come a cacciare via tutti i pensieri, e mi abbandonai all'idea, che dopo quella disastrosa giornata almeno il concerto dei green day poteva tirarmi su il morale.

-Mettiti la gonna di jeans. Con quella stai sempre bene-

-Mmm, ok...e la maglia nera, si si, ok... e tu? Non avrai intenzione di andare da Joey vestita come una barbona!-

-Perché? Temi che il mio pigiama non sia sufficientemente sexy?- Le sorrisi e lei di rimando, poi passammo il resto del pomeriggio a prepararci ed aspettare Joey.

Arrivò puntuale alle otto e mezza, con la stessa auto che aveva usato Billie per riportarmi a casa qualche giorno prima.

-Ciao!- Beks lo salutò calorosamente e lo abbracciò come se fossero amici di vecchia data, lui ricambiò affettuoso e le fece cenno di accomodarsi dietro. Mi sentii sprofondare. Anche se era la mia migliore amica, provavo un certo disagio a stare in giro con lei, vivevo con l'ansia che la gente mi paragonasse continuamente a lei e consapevole di non essere nemmeno bella, solare, e sensuale la metà di lei. Sentendomi estremamente goffa salutai Joey con un calo sorriso, ma lui, ben più sicuro di se, mi strinse con foga e mi scoccò un bacio inaspettato.

-Si si, non smetterò di ripetermi che sei bellissima in verde!- esordì.

-E tu sei bellissimo in...rosso!- Notai stupita il fiammeggiante colore dei suoi capelli e non resistetti a passargli una mano tra le ciocche, sorridendo.

-Ora siamo una coppia con i colori di babbo natale. Sarai contento!- lo ammonii ridendo mentre lui apriva la portiera.

-A chi non piace babbo natale?- rispose lui mettendo in marcia. Prima di arrivare nel luogo del concerto, Joey passò a prendere altri due suoi amici, il bassista ed il chitarrista degli Emily's Army, che presero posto accanto a Beks nel retro. Non mi ricordo i loro nomi, perchè mentre si presentavano improvvisamente urlai a Joey di fermare l'auto.

-Arriveremo in ritardo! Caroline, che cosa c'è che non va?- chiese lui.

-Accosta e basta!- lui obbedì ed io scesi di corsa -Vi raggiungo al concerto appena riesco, ok?-

-Caroline, che fai?- questa era Beks. Si sporse dal finestrino e mi fece cenno di raggiungerli.

-Non preoccupatevi e andate, mi faccio dare un passaggio da Leo...ho...ho dimenticato una cosa- dissi evasiva, poi, finalmente dopo qualche minuto li convinsi e ripartirono verso il locale.

Corsi qualche metro, ed eccolo lì, non avevo visto male. Un ragazzo era steso a terra, mentre arrivavamo la banda che lo stava pestando si era dileguata in fretta, ma lui era ancora sdraiato a terra, accovacciato in un angolo e dolorante. Normalmente non mi sarei fermata a soccorrere la prima persona che incontravo perdendomi l'inizio del concerto della mia vita, in questa zona era pieno di piccole bande che si pestavano quasi ogni sera, ma la loro vittima, quel giorno, la conoscevo bene. Felix.

-Hey...stai bene?- che domanda demente. Ovvio che non stava affatto bene... aveva i riccioli neri incollati alla fronte dal sangue e dal sudore, gli occhi grigi lucidi ed uno di questi era contornato da un livido violaceo, il labbro inferiore era spaccato a metà. Il sangue gli scendeva a fiotti dal naso e lungo tutto il corpo aveva lividi enormi e di tutti i colori. Si alzò a sedere con fatica e cercò di mettermi a fuoco.

-Caroline?-

-Felix-

-Non voglio che mi vedi in questo stato. Vattene-

Le lacrime affiorarono ed io non feci niente per fermarle -Dio...guarda come sei ridotto..-

-Ma che fai? Piangi?- chiese quasi divertito -Dovrei essere io a star male, o sbaglio?-

-E che... quasi non ti riconosco tutto...tumefatto così-

-Sono dei bastardi, quelli là- disse. Gli diedi una mano ad alzarsi e chiamai di corsa Leo. Avevo conosciuto Leo e Felix nello stesso giorno, dieci anni prima. Eravamo appena dei bambini, ma la nostra amicizia era legata a doppio filo ed era durata negli anni, ma, mentre Leo era sempre rimasto, Flix aveva lasciato la città per trasferirsi dallo zio, in Florida e non avevamo più avuto notizie di lui per più di tre anni. Fino a quel giorno.

Leo era sorpreso quanto me, mi aiutò a trasportarlo fino al sedile della sua auto e poi sfrecciammo verso casa sua per cercare di curarlo, dato che non ne voleva sapere di andare all'ospedale ed insisteva che non era nulla di grave.

Leo abitava in una vecchia villetta a schiera dalla facciata azzurro cielo e le persiane bianche. Era un posto piccolo ma accogliente. Sistemammo il ferito sul letto di Howard, il fratello maggiore di Leo, partito per il college ormai da un anno e ci attivammo per rimetterlo in sesto.

Lui si occupò di aiutarlo a fare la doccia ed io misi insieme un paio di vestiti puliti da fargli indossare subito dopo.

In telefono trillò, facendomi sobbalzare, nervosa controllai lo schermo. Era un messaggio di Becks che mi intimava a muovere le chiappe e raggiungerla perché il concerto stava per iniziare. Lo ignorai, avvertendo però come una stretta al petto, e dovetti ripetermi più e più volte che Felix era più importante del concerto del mio gruppo preferito che aspettavo da otto mesi.

Quando si fu vestito Leo pensò a preparargli qualcosa di caldo, mentre io, silenziosamente gli bendavo i tagli al braccio e al petto che prima non avevo visto. Gli curai anche il labbro e spalmai una pomata dall'odore poco invitante su ogni suo livido.

Erano piccole ferite e non molto gravi, a parte qualche costola ed un ginocchio che gli dolevano in modo sospetto.

-Sicuro che non vuoi andare all'ospedale? Magari ti sei rotto qualcosa- chiesi mentre ingurgitava al bevanda preparatagli da Leo.

-No...grazie comunque- finì di bere -E non so come ringraziarvi per tutto questo- continuò, quasi commosso.

-Beh io sì- disse Leo in tono quasi duro. -Inizia col spiegarci perché te ne sei andato e perché quei tipi ti hanno pestato a sangue-

Felix trasalì -E' una storia lunga-

-Ce la racconti domani, allora. Leo, può restare a dormire qui per stanotte?- lui annuì allora io gli proposi di dormire per guarire qualche acciacco e schizzai fuori come una scheggia. Joey mi aveva chiamata diverse volte, e così anche Beks, probabilmente il concerto stava quasi per finire. Maledizione a me e al mio spirito da buon samaritano!

-Caroline!- Leo mi raggiunse con poche falcate -Dove corri a quest'ora e senz'auto?-

-Al concerto, un dannato concerto che è iniziato almeno un'ora fa e che ho saltato per aiutare Felix...-

-Se vuoi ti ci porto io-

-Non voglio che tu mi faccia da autista- risposi secca. Lui sorrise, si rendeva perfettamente conto che negli ultimi tempi in effetti un po' lo era stato, ma non sembrava dispiacergli granché. Mi fece cenno di salire in auto e durante il tragitto -durante il quale guidò come un pazzo- mi annunciò che sarebbe rimasto con me al concerto, se fossi riuscita a farlo entrare, e che Feliz se la sarebbe cavata benissimo prima del nostro ritorno. Così quando ci trovammo davanti al locale al cui interno si sentivano urla e le potenti vibrazioni della chitarra elettrica, iniziai a frugare nelle tasche in cerca del mio pass, che premurosamente Joey mi aveva fatto avere per poter avere accesso pure al dietro le quinte, e al normale biglietto che avevo comprato mesi fa, quando ancora non conoscevo Joey.

-Tutto tuo- dissi, mettendo in mano a Leo il ticket.

Il locale era un enorme anfiteatro da migliaia di posti, sul palco, in fondo alla sala c'erano loro, Billie stava facendo il cambio di chitarra, Tré invece smorfie strane verso il pubblico. Jason e Mike erano invece intenti a chiacchierare di qualcosa. Erano perfetti e irreali su quel palco. Sentii come un tuffo al cuore ed una strana sensazione risalirmi la gola. Fino a quel momento era stato tutto così... irreale che non mi ero del tutto resa conto di chi stavo frequentando. Che quel pranzo di qualche giorno prima l'avevo consumato con loro, i tre personaggi che sul palco erano pronti a divertirsi.

-Questa canzone è di Kerplunk e serve per tappare le bocche di chi dice che non suoniamo quasi mai canzoni dei vecchi album!- disse Billie ridendo al microfono, aveva la fronte imperlata di sudore ed il trucco sbavato, chissà che canzoni mi ero persa per soccorrere Felix....

-Christie Road!- sbraitò l'altro nel microfono, e sentii come una scarica elettrica attraversarmi la spina dorsale,uno strano pensiero si era affacciato nella mia testa: e se quella canzone fosse dedicata in un qualche modo a me? Insomma, appena qualche giorno prima avevo detto a Billie che era la mia canzone preferita o no? Che stupidi pensieri, scossi la testa per scacciarli via, e con il cuore che batteva all'impazzata iniziai a farmi strada nella folla in cerca di Joey con Lo alle calcagna.

-Staring out of my window
Watching the cars go rolling by
My friends are gone
I've got nothing to do
So I sit here patiently
Watching the clock tick so slowly
Gotta get away
Or my brains will explode-

Mezza sala intonò le parole insieme a Billie, Leo mi fermò e mi fece uno sguardo alla “divertiti” così mi resi conto che ero lì per loro, i Green day, non per Joey. Potevo benissimo cercarlo nel lasso di tempo tra le canzoni. Così mi misi al fianco di Leo e presi a cantare a squarciagola pure io, ridendo e con l'intero gruppo che incitava il pubblico.

-If there's one thing that I need
That makes me feel complete
So I go to Christie Road
It's home...-

Si. Tutta la sala stava cantando e fu magnifico pensare che tutte quelle persone condividevano il mio stesso amore per quegli uomini così speciali, e sentire il basso, la chitarra e la batteria fondersi in un unica vibrazione che faceva tremare le interiora. Poggiai la testa sulla spalla di Leo.

-E' il concerto più bello della mia vita!- gli urlai e lui annuì, felice.

Poi, le sue dita intorno al mio polso si irrigidirono. Lo guardai con aria interrogativa e lui mi ricambiò uno sguardo infinitamente dispiaciuto. Mi guardai intorno confusa, cosa poteva aver stupito così tanto Leo?

-Dai, Caroline, avviciniamoci al palco...- disse lui, per distogliere la mia attenzione da quel dettaglio che lo aveva così turbato. Ma era troppo tardi.

Avevo trovato Joey.

E Beks.

Avvinghiati l'uno all'altra, intenti a baciarsi quasi selvaggiamente.

Le ginocchia cedettero e Leo dovette reggermi perché non mi sciogliessi sul pavimento. La canzone finì, e gli applausi esplosero mentre sentivo chiaramente il mio cuore distruggersi ogni secondo di più.

  
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