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Autore: Alkimia    21/12/2012    6 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Capitolo tredicesimo
Resistance


Sapeva che non sarebbe stato facile, che avrebbe potuto essere pericoloso. Sapeva anche che avrebbe resistito, ed è esattamente quello che sta facendo.
Sapeva tutto questo, anche molto prima di New York, degli Avengers e di Loki.
Pepper continua a correre, pesta forte i piedi sulla ghiaia. I piccioni volano via al passaggio di quella sottile donna in tenuta da jogging, con la coda di cavallo di quel biondo ramato che dondola dietro la sua testa come il pendolo di un orologio.
Non c'è rabbia nella foga che la spinge a continuare ad andare – ha già prolungato la sua sessione di corsa mattutina di un quarto d'ora – ma non ha molta voglia di tornare a casa. Stavolta lei non è inclusa nel progetto, stavolta Tony ha preferito tenerla fuori: prenditi una vacanza, le ha detto, prova l'inebriante vita della casalinga, solo per qualche settimana.
Tony è spaventato, lei lo conosce, può leggere ogni cambio di umore, ogni sfumatura di emozione nel più impercettibile battito di ciglia di quell'uomo. Stavolta si tratta della paura che il brillante signor Stark prova sempre quando non ha il totale controllo della situazione.
Hanno dovuto spegnare i reattori Arc, smontarli e tenere i pezzi separati in depositi sparsi in ogni angolo del Paese – alcuni sono finiti anche da qualche parte in Canada. Le ubicazioni dei vari componenti sono assolutamente top-secret, nemmeno lei ne è a conoscenza, nemmeno Tony. Solo lo S.H.I.E.L.D. sa dove si trovano. Ora la Stark Tower funziona con normalissima energia elettrica.
È per evitare che si ripeta quello che è già accaduto durante l'attacco dei Chitauri a New York.
Ci sono nuove minacce. E Tony ha paura. Dopo essere quasi morto per deviare un missile nucleare lanciato su Manhattan, dopo che gli ultimi nemici piovuti dal cielo erano demoni di fumo che avevano preso possesso del suo corpo... e non era stato lui a salvarla, era stata Nadia a costo della propria vita. E adesso Tony vuole proteggere ciò che ama a tutti i costi, vuole proteggere ciò che gli appartiene, i rettori Arc, e lei, e Nadia, ma ha in mano solo un pugno di mosche con cui combattere, almeno per il momento.
E come se non bastasse, il congelamento del progetto sui rettori usati come energia alternativa sta facendo perdere un sacco di soldi e di tempo alle Stark Industries e ha messo lei, la brillante, efficiente, energica Pepper Potts in condizione di sperimentare l'inebriante vita della casalinga. Del resto, ora che non ha più quel progetto su cui lavorare le resta ben poco di cui occuparsi: il gemellaggio con la Golden Hope e i preparativi per il party. E Tony, come sempre.
Non sa quando è successo, quando ha capito di amarlo. Forse quando si è resa conto di non sentirsi mai stanca, dopo i mille guai che lui ha combinato e a cui lei ha dovuto trovare una soluzione – spesso in tempi umanamente impossibili. Forse quando ha cominciato a sentire un dolore sordo dentro sé, ogni volta che una donna mezza nuda usciva dalla camera da letto di Tony, quando lui era già sgattaiolato via per andarsi a rifugiare nel suo laboratorio per non doversi assumere l'onere di saluti imbarazzanti o di scenate isteriche. Di sicuro prima, molto prima di quella volta in cui gli aveva dovuto sostituire il primo reattore Arc incastrato nel petto e gli aveva sentito dire che lei era tutto ciò che aveva.
Pepper respira a pieni polmoni l'aria di Central Park che sa di erba e resina.
Non sa quando è successo, non le importa. Sa che ha fatto una scelta e ha intenzione di prestarvi fede.
Decide che la sessione di jogging è durata abbastanza, che non ne può più della maglietta appiccicata di sudore e fa dietro front.
Torna a casa e sente la voce di Jarvis parlare con qualcuno. Trova Nadia seduta sul divano dell'open space, china sul tavolino ad armeggiare con qualcosa.
Nadia che quella mattina ha la sua sessione di allenamenti nuovi. Tony ha passato la nottata a sistemare la nuova armatura giusto per l'occasione, perché ha detto che vuole tenere alta la guardia, che non si fida di Loki. Pepper ha cercato di non pensare al dio tornato dall'inferno, la sola idea di Nadia impigliata in quel casino è abbastanza angosciante, ma non vuole essere pessimista.
«Sorpresa!» esclama la ragazza, voltandosi verso di lei con un sorriso.
«Ehi, ciao. Cosa stai facendo?»
«Oh, è un lavoretto che ci tenevo a finire» dice Nadia. «Ci ho lavorato per un po', ieri».
Per ieri intende certamente quella notte. Nemmeno lei dev'essere riuscita a dormire e ognuno scarica la tensione come può, ognuno si prepara al peggio cercando di fare il proprio meglio. Il meglio di Tony è la tecnologia, il meglio di Nadia sono le fotografie.
Pepper si sente un po' sciocca ora che si rende conto che non ha mai visto foto scattate dalla ragazza che le ha salvato la vita. Che è strano, che spesso quando qualcuno ha una grande importanza per noi tendiamo a guardare solo i particolari macroscopici e ci lasciamo sfuggire un sacco di dettagli piccoli ma non per questo insignificanti.
Pepper si è sempre preoccupata di rendere piacevole il soggiorno di Nadia a New York, di offrirle una spalla salda, qualche consiglio amichevole, ma forse non è riuscita a conoscerla davvero, troppo presa dall'immensa gratitudine che prova per lei, troppo presa dalle cose grandi – come è sempre stata – per ricordarsi che l'anima delle persone è fatta di piccoli pezzi messi assieme come minuscoli tasselli di un unico mosaico.
Ma quella mattina la ragazza deve cominciare una specie di addestramento sull'utilizzo di un potere alieno che, suo malgrado, le scorre in corpo, e ad addestrarla sarà la persona che ha tentato di conquistare la Terra e uccidere Tony e le persone a cui Nadia vuole bene. E, stando a quanto dice Tony, lei prova – o provava – qualcosa di molto forte per Loki...
Ognuno ha la propria montagna da scalare, il proprio precipizio da saltare. Pepper si sente fortunata, crede sempre di avercela fatta. Ma Nadia?...
Ora Nadia le sta porgendo una cartellina e sorride. Ha gli occhi di chi non ha dormito e dentro quegli occhi ha lo sguardo di una che è pronta a tutto pur di farcela anche lei. Pepper sente un po' di amarezza nel rendersi conto che non sa cosa in cosa esattamente lei voglia farcela. Che non saprebbe nemmeno che parole usare per domandarglielo.
Prende la cartellina che la ragazza le sta porgendo.
«E queste da dove saltano fuori?» domanda, stupita. Ci sono decine di foto della sezione delle Stark Industries dove si lavorava al progetto del rettore Arc, prima che Fury desse ordine di smantellare tutto. Al centro dell'inquadratura c'è sempre un nugolo di luce azzurrina che si spande sulle cose che ci sono attorno, le foto non hanno tolto niente a quel particolare colore.
«Le ho fatte durante le prime settimane che ero qui, mi ha accompagnata Mike. Avevo il permesso di Tony, naturalmente» spiega Nadia. «Del resto la scusa ufficiale è che io sia in America per un servizio fotografico sulle diavolerie delle Stark Industries. Jarvis mi aiutato a ridimensionarle e stamparle al massimo della qualità, ma ho conservato il cd dove ci sono tutti gli scatti. Mentre i reattori sono smontati e sparsi per il mondo, puoi comunque lavorare a qualche presentazione o preparare un catalogo o qualcosa del genere...».
Pepper guarda le foto, stupita, poi guarda Nadia sorriderle. Per un attimo le sembra che quelle foto siano una sorta di regalo di addio, una specie di punto di interruzione al discorso. È una sensazione priva di senso, eppure, anche se quell'inaspettata sorpresa le ha fatto piacere, Pepper sente che c'è qualcosa di storto in quell'episodio. Forse sta solo diventando paranoica – la paranoia a oltranza è uno degli effetti collaterali dovuti all'essere in stretto contatto con Tony Stark.
«Grazie, Nadia» replica sorridendo. «Ma il tuo lavoro qui non è finito...»
«Ok. Ma prendile come un anticipo».
La donna guarda Nadia con un'aria leggermente perplessa e sente un gran bisogno di abbracciarla, ma non fa in tempo perché Tony riemerge dal suo laboratorio con l'armatura compattata in una specie di grosso trolley.
«Buongiorno, miei raggi di sole!» esclama, mettendo su un sorriso enorme. «Sei pronta Colombina?».
No, non sembra pronta. O forse lo è da sempre.

*

Loki prova un compiacimento quasi infantile nel rendersi conto dello sguardo accigliato con cui Nick Fury lo fissa uscire quella mattina. Adora ricordare a se stesso che nessuno ha ancora trovato una prigione che possa contenerlo e che, a dispetto di ciò che vogliono quelli dello S.H.I.E.L.D, lui entra ed esce da quel posto a suo piacimento. Non possono trattenerlo, non possono controllarlo.
Ha ottenuto una piccola vittoria, la cosa lo diverte per un po', ma poi si rende conto di quanto quella vittoria sia vana e priva di significato e di come il grumo di rabbia condensato in fondo al suo petto si agiti e graffi senza tregua. Adesso gli sembra un'arsura dalla quale non riesce a trovare sollievo.
Sente il direttore Fury parlare con Barton e la Romanoff e raccomandarsi di tenere gli occhi aperti e di riferire ogni minimo dettaglio di quello che accadrà quella mattina e di non fare complimenti: hanno a disposizione tutti i rinforzi che gli servono, basta uno schiocco di dita e il mostro può essere a tiro di decine e decine di fucili.
Loki non sa quanto margine di resistenza ha effettivamente contro le armi di Midgard e di certo non ha voglia di scoprirlo. Di certo può resistere a tutti loro molto di più di quanto loro possano resistere a lui. Ma anche questa non è una vera e propria vittoria, non ha niente tra le mani, i suoi nemici prosperano e le labbra che dovrebbero profondersi in lodi e ringraziamenti al suo indirizzo sono impegnate a regalare baci a un altro.
Pensare alla vendetta non gli è di alcun conforto, non in quel frangente. Non ha armi con cui combattere e non ha appigli con cui cominciare a tessere piani.
Ora potrebbe semplicemente rifiutarsi di andare ad aiutare la ragazza, arrivare a destinazione dove lei lo aspetta insieme ai suoi nuovi e meravigliosi amici e mentire, dire che si è sbagliato, che non può fare niente per lei. O dire la verità, che si rifiuta di prestarsi a quel gioco. Ma non lo farà, lo sa, lo sente, e il grumo di rabbia nel suo petto comincia a pulsare.
Ecco, ecco cos'ha, un buco nero di rabbia e buio al posto del cuore.
Di chi è la colpa? Loki ha sempre pensato di avere una risposta per questa domanda, ma adesso tutto sembra molto più confuso, molto più grande, al di là della sua stessa mente. Ora che alla rabbia comincia a sommarsi un'indicibile frustrazione, tutto diventa fumoso e sfuggente come nebbia nei suoi pensieri. La fiamma dell'odio è ancora un fuoco indistinguibile dentro di lui ma è una luce che appare sfocata in mezzo al fumo di sentimenti e idee che non riesce a distinguere.
Continua a camminare verso l'uscita, quasi senza accorgersi dell'agente Barton e dell'agente Romanoff che lo seguono e lo pilotano verso un'enorme auto scura. Si siede sul sedile posteriore mentre loro montano davanti, si lascia cadere contro lo schienale e osserva il mondo scorrere, velato dall'ombra dei finestrini oscurati. È solo vagamente consapevole dello sguardo che l'agente Romanoff tiene puntato su di lui attraverso lo specchietto retrovisore.

Il luogo di destinazione scelto per l'incontro con Nadia è lo stesso bosco in cui il varco aperto dalla pietra lo ha risputato quando è scappato dal pianeta dei Chitauri. Loki non si era accorto del fatto che ci fosse un'abitazione, non ha fatto in tempo.
La casa ha un tetto a spiovente e un patio di legno. Sotto al patio la squadra dei Vendicatori al completo è schierata accanto a Nadia, ma hanno un che di ridicolo. Thor indossa abiti da midgardiano – è quasi oltraggioso, considerando che ha comunque il Mjolnir a portata di mano – e Bruce Banner è appoggiato a un parapetto di legno, con la sua aria innocua e stupida.
Gli Avengers in abiti civili. Loki non sa se deve prenderlo come un insulto o come una dimostrazione di accettazione. Nessuna delle due cose gli è gradita.
Pensa che sarebbe appropriato ricordare comunque che sono inutili quanto le foglie cadute in terra, che sarebbe normale mormorare un freddo «cominciamo» e lasciare che tutto venga da sé. Ma non ce la fa, come non ce l'ha fatta ad andarsene e basta, come non ce l'ha fatta a combattere contro i Chitauri correndo il rischio di non poter tornare indietro.
La rabbia dentro il suo petto esplode come un incendio e i suoi occhi devono lanciare fiamme quando si china a guardare Nadia perché lei sussulta anche se quasi impercettibilmente.
«Dateci cinque minuti» dice, continuando a guardare lei e non gli altri, non gli Avengers, perché di loro non gli importa nulla e di certo quella non vuole essere una richiesta.
Sente come un sospiro che suona quasi come sfrigolio elettrico sfuggire all'unisono alle labbra dei sei eroi, ma nessuno dice niente e Nadia fa un passo verso di lui e lo segue dal lato opposto dello spiazzo di erba.
Non sa bene cosa dirle, in realtà. Si sente in dovere di prepararla, di rassicurarla forse.
«Farà male» le annuncia. Ridicolo: non è per niente rassicurante.
«Sì, certo. Dopotutto devi pur trovarci qualcosa di divertente».
Lui la fissa crucciato,
«Se trovassi divertente farti del male, adesso forse non saresti qui»
«Questo dovrebbe essere rassicurante?»
«No, dovrebbe essere... lusinghiero».
Nadia sorride e scuote la testa, poi solleva una mano e gliela posa sul braccio. Loki non riesce a fare a meno di notare quanto quel gesto sia inconsueto; quando erano a Venezia sembrava stomacata alla sola idea di lasciarsi guardare, da quando è tornato l'ha sentita così distante, ad una lontananza indefinita che gli è parsa irraggiungibile. Ma non è tanto il gesto a stupirlo, quanto le parole della ragazza.
«Mi fido di te» gli mormora. «So che ce la farai ad aiutarmi».
Potrebbe sorriderle di rimando e mostrarsi contento, ma la rabbia che urla dentro di lui gli asciuga il sorriso e glielo porta via dalle labbra.
«Devo ritenerla pazzia o ingenuità?» sbuffa.
«Si tratta di logica. Uno non si fa torturare per tornare ad aiutare qualcuno che non vuole o non può davvero aiutare» replica lei. Lei che sa, che comprende con quella sua logica sentimentale affilata come uno stiletto, pericolosa e detestabile.
È vero, il gusto di farle del male gli è sparito da tempo ma si sente piuttosto sollevato quando alza una mano verso di lei e sente l'energia premergli contro il palmo, e sa che può fare qualsiasi cosa. E quello che sceglie di fare è trasformare l'energia in qualcosa di molto simile al fuoco.
L'urlo di dolore di Nadia è così acuto e straziante da far volare via un nugolo di uccelli. Lei cade in ginocchio davanti a lui, sollevando uno sbuffo di polvere e prima che Loki se ne renda conto Stark gli è addosso e lo getta a terra.
«CHE COSA STAI FACENDO?» gli urla. La rabbia fatta persona, al confronto il mostro verde che si annida sotto la pelle di Banner è nulla.
«Sto facendo quello che devo» risponde Loki, la voce gli esce a fatica perché l'uomo di metallo gli tiene la mano serrata attorno alla gola.
Gli altri Avengers sono raccolti attorno a Nadia e cercano in maniera confusa di fare qualcosa, Banner sta persino armeggiando con il contenuto di una borsa da medico.
Loki scorge il viso della ragazza tra le gambe dei suoi maldestri soccorritori, è rosso per la tensione e trasfigurato dal dolore.
Combatti. Sei una guerriera, combatti...
Lo pensa con tutta l'intensità di cui è capace, riuscendo quasi a non sentire i ringhi di Stark chino su di lui che gli ripete di smetterla, come se potesse condensare quel pensiero in qualcosa di concreto e farlo giungere fino a lei.
«Deve... fermarlo da... sola» riesce ad ansimare Loki, che si sente soffocare sotto il peso dell'armatura dell'uomo che gli è sopra.
A quel punto il dio dell'inganno cerca lo sguardo di Thor e, curiosamente, lo trova. Lui è il solo che forse può capire, è il solo tra tutti loro che può in parte comprendere la magia, anche se ne diffida come ogni perfetto asgardiano.   
Loki ha quasi voglia di ridere per quel momento di automatica e rapida comprensione reciproca tra lui e l'individuo che seguita a chiamarlo fratello.
Thor allontana gli Avengers da Nadia con un paio di bracciate e dice qualcosa per calmarli, poi viene a togliergli Stark da dosso.
Nessuno sembra davvero calmo e Stark ancora si dibatte nella presa di Thor. A Nadia scorre un rivolo di sangue da una narice e Loki comincia a chiedersi se non sia il caso di fermare quella piccola dimostrazione.
Lo spettacolo attorno a lui è disturbante. Gli Avengers ora sono a qualche metro da Nadia: Barton e la Romanoff si tengono l'uno stretto al braccio dell'altra come se si stessero trattenendo a vicenda dal gettarsi su di lei; Rogers sposta ansioso lo sguardo tra la ragazza e Banner che sta cominciando a respirare in modo preoccupante; Thor tiene fermo Stark dalla cui armatura si sente la voce artificiale del robot che la anima dire qualcosa riguardo i parametri vitali di Nadia.
Loki rinuncia all'idea di interrompere quell'incantesimo. Sa che se lo facesse, se lei non riuscisse a dimostrare di farcela da sola, tutti loro non la lasceranno mai più in pace, e sono già abbastanza asfissianti e invadenti adesso.
Combatti, Nadia, combatti...
Come se lei avesse sentito i suoi pensieri, solleva un ginocchio e pianta un piede a terra. Non riesce ad alzarsi, ma almeno ora si sta sforzando di opporre resistenza. Il sangue stilla dal naso in minuscole gocce color del rubino e si confonde alle lacrime di dolore.
No, decisamente non c'è niente di soddisfacente o divertente in quello spettacolo.
Il tempo sembra arrestarsi, scandito solo dal sudore che imperla la fronte di Nadia, si condensa in gocce salate e le scende lungo le tempie. Sembra passare un'eternità, ma alla fine Loki sente l'ondata di energia gonfiarsi e salire, gli altri non possono vederla, ma lui può percepirla in tutta la sua brutale forza.
Nadia serra le palpebre e china il capo. Quasi con sgomento Loki si accorge che lei la sta trattenendo perché non sa dove indirizzarla e forse ha paura di colpire qualcuno e fargli del male.
Fa appena in tempo a realizzare tutto questo che Nadia apre gli occhi di scatto e lui sente l'energia vibrare nell'aria, colpisce il tronco di un albero e lo manda in frantumi.
La ragazza cade in avanti, puntellandosi sui palmi e tremando come una foglia. Loki ha l'impulso di avvicinarsi, ma resta per un attimo a fissarla titubante ed è Rogers il primo a planare su di lei, come un rapace affamato di far del bene.
Non svenire, ragazza. Non svenire, non mostrare loro che sei debole...
Steve Rogers le mette le mani sulle spalle e la scuote leggermente. Subito dopo di lui ci si mette anche Banner, che le tasta il polso per provare a calcolare la pressione.
«Sto bene» mormora Nadia con voce sofferta. Alza la testa per guardare verso Loki, oltre la spalla del soldato. Loro due si guardano negli occhi, tenendo gli sguardi incollati l'uno all'altro.
Stark si toglie precipitosamente l'elmo dell'armatura e si fionda su Nadia, strappandola alla vista del dio.
Solo Thor sembra ricordarsi della sua presenza – e potrebbe anche farne a meno. Gli si avvicina e gli tende una mano per aiutarlo a rialzarsi. Loki ignora la mano del dio del tuono e si rimette in piedi da solo, cerca di ignorare anche il suo sguardo, ma è difficile, in certi frangenti gli occhi di Thor gli fanno davvero montare la rabbia nel sangue.
«So che è stato difficile anche per te» mormora il figlio di Odino.
«Perché mai avrebbe dovuto?» borbotta Loki, tirandosi via la polvere dai pantaloni.
«Puoi ingannarmi su molte cose, ma non riuscirai mai a farmi credere che ti piace farle del male o che non provi dispiacere per tutto questo».
E questa baldanzosa sicurezza nel comprendere gli animi altrui adesso da dove salta fuori? E ad ogni modo, cosa si aspetta che gli dica?
«Come sta la tua umana, Thor? Non me l'hai presentata quel giorno al covo dello S.H.I.E.L.D, è stato molto sgarbato da parte tua» dice Loki in tono mellifluo.
«Ho immaginato che non ti interessasse. Sei tu quello che andava farneticando a proposito dell'inferiorità degli umani»
«Giusto. Pensavo temessi potessi farle del male. Ma non importa, avrò senz'altro occasione di incontrarla in un altro momento».
Loki riesce quasi a sentire il ringhio prendere forma nella gola di Thor,
«E' una minaccia?» tuona lui.
«Mi offendi, fratello. Ti sta così tanto a cuore la mia redenzione eppure vedi malignità in tutto ciò che dico. Vuoi forse ammettere che sono senza speranza?».
Loki si lascia scappare una risatina divertita e dà le spalle al dio del tuono, avvicinandosi all'albero che Nadia ha distrutto.
Quello era solo un esperimento, aveva bisogno di sapere quanta energia lei riusciva ad accumulare, quanto potente potesse essere. Ora lo sa, e sa anche che lei è molto più cosciente di quanto si crede, l'ha sentita mentre cercava di trattenere l'esplosione per assicurarsi di non ferire nessuno. Forse non sarà così complicato insegnarle, forse basterà poco per salvarla. Forse può insegnarle molto di più.

*

Non oppone resistenza mentre Steve la solleva tra le braccia e la porta dentro casa.
Il suo primo pensiero vagamente coerente è per Bruce. Nadia lo cerca con lo sguardo e lo trova accanto a lei, con le dita ancora chiuse attorno al suo polso in una presa gentile.
«Tutto bene, dottore?» gli chiede con un sorriso esausto. «Non abbiamo rischiato di vederci verde?»
«Abbiamo rischiato. Ma tutto è bene quel che finisce bene, no?» risponde Bruce quasi con imbarazzo. Lei pensa di capire a cosa stia pensando lui adesso, ha paura che se ogni volta sarà così non riuscirà sempre a reggere... lei più che altro spera che le lezioni future non siano sempre così complicate.
Il suo secondo pensiero è per Tony. Dov'è? Sta tentando di disintegrare Loki con qualche raggio alle particelle di diamante? Gli è venuto un infarto?
E Loki? Stanno pensando tutti che sia un pazzo sadico? Stanno pensando che si è divertito a vederla stare male?
Steve l'appoggia con cura sul divano. Nadia si rende conto di sentirsi assai meglio di quanto avrebbe sperato. Si sente spossata e indolenzita, urgentemente bisognosa di una doccia, ma sta bene.
Natasha versa del disinfettante su un batuffolo d'ovatta e le pulisce il rivolo di sangue colato dal naso, con gesti delicati, come se potesse rompersi. Clint si siede sul bracciolo del divano dove lei tiene appoggiata la testa e la fissa con un mezzo sorriso,
«Almeno spero che non troverai più così male le mie lezioni al poligono di tiro» dice in tono sarcastico, per spezzare la tensione.
Nadia si sforza di ridacchiare e sente l'odore del disinfettante salirle per il naso e pizzicarle la gola,
«Mi chiedo cosa facevano i celeberrimi Vendicatori prima di avere me di cui prendersi cura» risponde. Fa un sorriso tirato, lascia che loro le ronzino attorno come tante api operose, ma per la prima volta pensa che forse Loki ha ragione, che quel loro starle addosso è eccessivo e che potrebbe essere asfissiante. Anche se li capisce e gli è grata per tutto quello che fanno per lei. Ma vorrebbe poter alzarsi in piedi e scherzare su quanto il peggio sia passato, solo che sa che se provasse ad alzarsi la spingerebbero di peso contro il divano e le direbbero di stare buona e riposare, che gli ha fatto prendere un colpo.
Si limita a sospirare e a chiudere gli occhi, godendosi qualche secondo di silenzio in cui tutti zittiscono. Sente solo dei passi pesanti avvicinarsi al divano e indovina trattarsi di Tony.
«Io e Jarvis abbiamo fatto un po' di analisi» dice lui. «Naturalmente non salta fuori niente, e sembra che tu stia scoppiando di salute».
«Tony, io sto scoppiando di salute»
«Certo che sì, Colombina» replica lui, accondiscendente, appoggiando una mano fasciata di metallo sulle sue che tiene abbandonate in grembo.
«Dov'è Loki?»
«Qui fuori, con Thor. Non sembra che stiano tentando di ammazzarsi».
Nadia non sa a chi appartiene la mano che ora le sta accarezzando la testa e le sta scostando dalla fronte i capelli sudati – forse a Steve – sa solo che prova un tremendo senso di rilassatezza e fa fatica a riaprire gli occhi.
Scivola verso il sonno quasi senza rendersene conto.

Quando si sveglia, c'è Thor seduto accanto a lei. Almeno, capisce che è Thor dopo lunghi secondi in cui fa fatica a mettere a fuoco la figura corpulenta seduta sulla sedia vicino al divano, con il viso puntato nella sua direzione.
Il dio del tuono le sorride, un sorriso a metà tra il sollievo e l'incoraggiamento. Non hanno più avuto modo di parlare da quando lui è passato a trovarla alla Stark Tower e da allora Nadia ha ancora la sensazione che ogni volta che Thor la guarda vorrebbe dirle qualcosa che non può o non sa dirle.
È strano, probabilmente la ragazza si sbaglia perché non è da lui fare il misterioso o tenere gli altri all'oscuro di qualcosa, quella è un attitudine dell'altro membro di quella famiglia problematica. A proposito, dov'è Loki?  Nadia lancia uno sguardo intorno a sé, ma ci sono solo i Vendicatori, ognuno di loro munito di una tazza fumante di quello che deve certamente essere il tè verde di Bruce.
Beh, ogni ''famiglia'' ha i suoi problemi...
Nadia si mette a sedere e si accorge di stare bene, non c'è traccia di dolore o di stordimento o di stanchezza. Come le crisi passate, ogni volta che scaricava l'energia poi un attimo dopo tornava tutto a posto.
Certo, il ricordo del dolore di poco prima le stringe lo stomaco e si sente di nuovo come quando erano tutti chiusi in quella casa diroccata a Venezia: la piccola umana in mezzo ai giganti. I tizi che sono con lei nella stanza hanno salvato il mondo e lei ha paura del male fisico che ha provato – che magari proverà ancora – a causa della pietra. Di tutte le cose di cui dovrebbe avere paura, le sembra proprio la più stupida, ma non riesce a farne a meno.
«Ti senti bene?» Bruce si china su di lei, le tasta il polso, le preme un palmo sulla fronte e le ficca in mano una tazza di tè.  
Nadia annuisce, sorride e si alza in piedi con cautela. Tutto bene, quasi certamente non stramazzerà sul pavimento.
Lancia un'occhiata fuori dalla finestra e vede Loki in piedi, appoggiato con un fianco contro il parapetto di legno del patio, intento a fissare il bosco. Condividere ancora gli stessi metri quadri cubi di aria con i Vendicatori deve essere troppo per lui.
Non provano a fermarla quando fa per uscire, ma è certa che non le toglieranno gli occhi di dosso e che staranno tutti alla finestra. Non importa, non ha segreti con loro, non ha niente da dire a Loki che non può essere ascoltato da altri.
Non era sua intenzione prenderlo alle spalle, e nemmeno ci riesce, perché il dio l'ha sentita arrivare, infatti alza appena la testa quando lei si avvicina, anche se evita di guardare nella sua direzione. È il modo che ha lui di dire che non ha ancora fatto pace con quello che è successo.
«Ti ho portato questo, tieni» dice lei, porgendogli la tazza. Fare un gesto gentile verso Loki e liberarsi dell'insopportabile tè verde con una sola mossa, perfetto!
Lui è costretto a voltarsi, avvolge le dita affusolate attorno al manico di porcellana e guarda distrattamente il liquido fumante.
«Dovrebbe piacerti il tè, hai un'aria molto... inglese».
Non che la battuta sia densa di acume, ma almeno sembra sciogliere un po' la condensa di brina che si forma tra loro due ogni volta che succede qualcosa. Loki sembra essere davvero convinto che il suo temperamento algido sia prova di forza e non si rende conto di quanto invece sia lo specchio di una tremenda e dolorosa fragilità.
«Ho bisogno di te» dice Loki all'improvviso, nell'intervallo tra due lunghe sorsate di tè – che sembra bere con gusto.
Nadia non sa se mettersi a ridere o cominciare a urlare.  
«Di passare del tempo con te» precisa lui, senza scomporsi. «Pensavo che mi sarebbe stato chiaro il funzionamento dell'energia ma non è così, tu sei un caso del tutto eccezionale, un'umana che ha accesso un potere che non è di questo mondo. Mi sfuggono ancora molte cose di questa situazione».
Certo, è chiaro. E quel supplizio di poco prima cos'era? Un esperimento?
«Oh. Bene, sono lieta che quello che abbiamo fatto oggi ti abbia fatto capire che ci sono cose che non capisci» borbotta Nadia, sospirando.
«Non ne ho alcuna colpa».
Spero che Hulk ti riduca in poltiglia...
«D'accordo. Ti inviterei a casa mia, così potremmo starcene sul divano a guardare Real Time e mangiare biscotti ipocalorici e metterci lo smalto o farci la ceretta a vicenda... ma ai miei coinquilini non piace la confusione»
«Che cos... oh, capisco. Dormi in un grande letto in mezzo a Stark e alla sua compagna? Così ti tengono meglio d'occhio?»
Nadia alza gli occhi al cielo e gli strappa dalle mani la tazza di tè – che lui non ha ancora finito di bere – poi si volta per tornare in casa.
«Ci vediamo domani, alla base dello S.H.I.E.L.D.» conclude secca. «Mi porto qualcosa da leggere».




___________________________________________

Note:

Pepper. Mi mancava il suo POV ed essendo la compagna di Tony io non posso che adorarla. Per una volta ho voluto pensare al suo lato più “fragile”, a quello di persona in balia degli aventi a causa dell'ingombrante nome dell'uomo che ama. Spero di non essere andata troppo OOC

Per la serie “come mandare a monte tutti gli sforzi fatti per sembrare una fanwriter con un po' di sale in zucca”:
«Dovrebbe piacerti il tè, hai un'aria molto... inglese». Ci credete che è da quando ho messo mano a A series of unfurtunate events che volevo scrivere questa battuta? Ok, ok, mi ritiro nell'angolino a fare cinque minuti di vergognamento.

Ci leggiamo venerdì con il prossimo aggiornamento. 

Ciauz!

Per curiosità o domande sulla fanfiction, la vita, l'universo e tutto quanto: HERE


*****

Oh, per la canottiera di Odino! Mi accorgo solo ora che questo è l'ultimo aggiornamento prima di Natale e il penultimo di questo anno - dove otto mesi su dodici li ho passati scrivendo queste due fanfiction. Otto mesi! E c'è ancora chi legge, inserisce nei preferiti, segue e mi scrive. E io non so da dove cominciare a ringraziarvi! *____*
Auguroni di buone feste a chiunque passi di qui!

   
 
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