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Autore: lirin chan    21/12/2012    4 recensioni
WARNING: OOC “[...] lo tenne stretto a se, senza aver voglia di lasciarlo andare perché Castiel era la persona più stronza che avesse mai conosciuto, ma soprattutto era tutto quello che aveva.”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'AU Paradise'
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Autore: Lirin Chan & Aniel
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean/Castiel
Rating: Pg15
Avvertimenti: AU, OOC
Conteggio Parole: 2455
Beta: Aniel (La somma!)
Trama: WARNING: OOC “[...] lo tenne stretto a se, senza aver voglia di lasciarlo andare perché Castiel era la persona più stronza che avesse mai conosciuto, ma soprattutto era tutto quello che aveva.”
Note: Oggi è il giorno della fine del mondo. Oggi, pubblicando questa cosa ho ufficialmente dato inizio all'Apocalisse... Non può esistere un mondo che abbia on line una cosa del genere... Addio Mondo!
Questa è la prova che twitter fa male. Questa è la prova che twitter dovrebbe essere cancellato dalla faccia della terra. Questa è la prova che, certe volte, è meglio non stuzzicare le pazze che dormono...
Questo sclero, partorito dalla mia mente deviata e da quella ancora più deviata di Aniel, è CONSAPEVOLMENTE OOC! Quindi evitate di dirmi nei commenti 'non sono loroo!!11!' Lo so! È fatto di proposito perché questa è... "l'AU di un'AU" (nuova categoria inventata appositamente da Aniel) ed è scritta semplicemente per divertire e far sganasciare dalle risate voi (e soprattutto me e lei) ad immaginare una cosa del genere! Buon divertimento!
Note Bis: Cit. Aniel al mio tweet 'Cas così mi ispira p0rn selvaggio! Perché?!': "perché rendere Cas così significa trasformarlo in Misha e Misha ispira p0rn selvaggio xD" La saggezza di questa donna m'illumina d'immenso!
Disclaimer: Dean, Castiel & Co non sono miei!... Vi prego, datemi un Cass tutto per me çwç Ne ho bisogno!


~ Crash My World! ~

Dean Winchester era un secchione. E non uno di quelli tutto sommato carini, ma il classico dagli occhiali a fondo di bottiglia, che portava maglioncini infeltriti a quadri e che non alzava mai gli occhi da un libro. I suoi pomeriggi li passava in casa a studiare, o a giocare a qualche roba da nerd on line o a leggere qualche mattone pieno di parole – libri, di solito la gente li chiama libri.
A scuola era il primo in tutte le materie – a parte ginnastica dove ormai il professor Crowley, un pazzo dai perenni calzoncini rossi e il fischietto in bocca, aveva perso ogni speranza con lui – e, ovviamente, non aveva uno straccio di amico.
Pure il bidello, Bobby, lo odiava – della serie che gli faceva perfino i dispetti senza un apparente motivo.
Dean aveva un fratello minore, Sam. 'Minore' era quasi una presa in giro visto che il piccolo Sammy era alto due metri, di spalle largo altrettanto e faceva parte dal primo anno della squadra di basket della scuola – che, stranamente, da quando c'era lui vinceva tutti gli anni il campionato. Sam odiava la scuola e l'unico motivo per cui non veniva bocciato era perché tutti volevano vedere la squadra di basket continuare a vincere.
Però c'era da dire che, nonostante le loro diversità abissali, i due ragazzi si volevano bene. Ovvero Sam doveva correre di continuo in aiuto del fratello per evitare che venisse sopraffatto dai solito bulli idioti.
E la cosa capitava abbastanza spesso...


Si sentì sbattere di faccia contro il suo armadietto di metallo appena aperto che si richiuse con un tonfo.
"Ehi, Winchester! Come va?" Lo sbeffeggiò mentre Dean si lamentava dal dolore rimettendosi a posto gli occhiali. Si voltò verso il suo aggressore, ma non osò guardarlo negli occhi preferendo fissargli i piedi e il fondo dei jeans scuri.
"Cosa vuoi oggi?" Borbottò torturandosi il maglione infeltrito color senape.
Di solito non era così. Di solito sapeva fronteggiare chiunque, perfino il preside Shurley – il bastardo più perfido e stronzo che potesse esistere – e invece quando era davanti a lui si riduceva ad un balbettante ammasso di gelatina.
Lo sentì avvicinarsi a lui e bloccargli ogni via di uscita poggiando le mani ai lati della sua testa. Deglutì a vuoto mentre sentiva il fiato dell'altro vicino al suo orecchio.
"Quello che voglio tutti i giorni, Dean" Soffiò con voce roca e bassa e Dean non poté far altro che appoggiarsi di più all'armadietto, stringere i pugni e tremare da capo a piedi.
"Non ti avevo forse detto di stare lontano da mio fratello?"
La voce incazzata che lo salvò poteva riconoscerla senza nemmeno alzare gli occhi.
Suo fratello Sam si ergeva in tutta la sua mole di fianco a lui e squadrava l'altro con uno sguardo così severo che i suoi occhi verdi sembravano neri.
Il suo aguzzino sbuffò mentre lo lasciava libero e si allontanava un poco permettendo a Sam di mettersi tra loro due.
"Che palle, Samuel! Arrivi sempre a rovinarmi il divertimento!" Esclamò il ragazzo che fino a un momento fa lo stava inchiodando contro gli armadietti.
"Hai dei divertimenti strani, te lo ha mai detto nessuno, Castiel?"
Sam fronteggiò gli occhi blu strafottenti dell'altro che ghignò.
Castiel Novak era il classico idolo della scuola. Occhioni blu in cui affogare, capelli scuri sapientemente scompigliati in una perfetta imitazione di uno appena sceso dal letto dopo una focosa notte di sesso selvaggio, lineamenti perfetti da mordere e da ammirare, senza mai una ragazza fissa, capitano della squadra di football, famiglia benestante e... il più grande stronzo che sia mai disceso dal cielo, vista la sua faccia angelica. Era il tormento di Dean fin da quando era entrato in quella scuola ed era anche... Beh, meglio lasciar perdere.
"Oh, così ferisci i miei sentimenti! Meglio che me ne vada prima che tu mi spezzi il cuore!" Ironizzò il suddetto facendo irritare a morte Sam che strinse i pugni. L'altro non se ne preoccupò e passò gli occhi su Dean, ancora dietro le spalle del fratello. Gli sorrise, fintamente gentile. "Ciao, Dean" disse con voce roca e facendogli l'occhiolino. Dean non riuscì a trattenere un brivido lungo la schiena.
"Imbecille..." Borbottò Sam voltandosi verso il fratello. "Stai bene?"
Dean odiava quando il fratello lo guardava con quegli occhi preoccupati. Avrebbe potuto anche proteggersi da solo, era perfino più alto di quel Castiel, ma... era un imbranato cronico, una volta aveva provato a tirargli un pugno e, chissà come, era riuscito ad inciampare nei suoi stessi piedi rischiando di rompersi l'osso del collo.
Più stava fermo, più aumentavano le probabilità per lui di tornare vivo a casa.
"Sto bene..." Disse chiudendo il proprio armadietto sfuggendo allo sguardo del fratello.
"Mi aiuti con la ricerca di storia oggi?" Chiese subito senza vergogna l'altro.
Dean sbuffò, divertito.
"Dimmi solo a che ora torni stasera e per quale giorno deve essere pronta la ricerca" Evitò subito le prediche inutili di cui non aveva per nulla voglia in quel momento.
"Torno dopo cena e mi serve per domani! Sei il migliore!" Esclamò radioso il gigante dandogli una manata sulla spalla che quasi non lo fece cadere e che gli fece scivolare gli occhiali dal naso.
Se ne andò facendogli un cenno e sparì tra la folla di studenti del corridoio.
Dean rimase solo davanti al suo armadietto mentre si rimetteva a posto gli occhiali. Gli sguardi degli altri studenti non lo raggiungevano, nessuno lo guardava mai. Nessuno dava troppa importanza ad uno come lui: vestito male, sempre immerso nei libri, occhiali a fondo di bottiglia, lentiggini sparse ovunque e corpo troppo grande e troppo scoordinato.
Nessuno sembrava rendersi conto della sua esistenza.
Tranne...
Scosse la testa e si incamminò per il corridoio. Sorpassò i vari gruppetti di studenti, riconobbe Gabriel e Balthazar, due suoi compagni del corso di storia avanzata.
"Dio, mi fa male la pancia..." Sentì lamentarsi Gabriel.
"Te lo avevo detto di non mangiare quelle caramelle... Lo sai che non le digerisci" Borbottò l'altro, scuotendo la testa.
"Oh, sta zitto Balthe! È la tua faccia perennemente seria che mi fa venire i dolori!"
Fu l'ultima cosa che sentì prima di passare oltre, evitando il fiume di studenti.
Si soffermò solamente quando sentì risate squillanti. Dall'altra parte del corridoio, un gruppo di ragazze aveva accerchiato Castiel che sorrideva affabile.
I loro occhi si incontrarono per un secondo e Dean scappò immediatamente da quello sguardo per avviarsi verso l'uscita mente le ragazze ridevano ancora una volta ad una battuta di Castiel.


La famiglia Winchester non era benestante. Suo padre doveva fare i doppi turni all'officina e sua madre in ufficio per sbancare il lunario e permettere ad entrambi di andare a scuola – beh, solo ad uno visto che Sam spesso se ne andava in giro con gli amici.
Vivevano in un piccolo appartamento al terzo piano di un vecchio palazzo degli anni '30 e a mala pena ci stavano in quattro, ma era casa loro ed era abbastanza confortevole. John e Mary avevano cresciuto i figli al meglio delle loro possibilità, ma purtroppo non avevano il tempo di preoccuparsi della solitudine del maggiore o dei problemi scolastici dell'altro. In verità, lui e suo fratello non avevano altro che loro stessi e Dean poteva contare essenzialmente su se stesso.
Si tolse gli occhiali per poi stropicciarsi gli occhi. La stupida ricerca di Sam gli aveva fatto perdere due ore davanti al pc e adesso non sentiva più neanche i neuroni per la stanchezza.
Guardò l'orologio sullo schermo e si stupì che fossero già le otto passate. I suoi genitori non sarebbero tornati prima di mezzanotte, come sempre. Ormai non ricordava nemmeno più da quanto tempo non cenassero insieme o anche solo con Sam – suo fratello ormai pensava solo al basket, agli amici e alle ragazze. Dean non aveva avuto una ragazza in tutta la sua vita, anche avere solo un semplice amico gli sarebbe andato bene.
Ma non era uno che si abbatteva per certe cose, la solitudine prolungata per anni lo avevano reso insensibile alla maggior parte dei sentimenti che comprendevano lui ed altre persone quindi, tutto sommato, stava abbastanza bene.
Sì, stava bene così.
Stava per entrare in cucina quando sentì bussare alla porta. Sospirò sapendo già che era la vicina gattara che gli chiedeva di nuovo l'ennesima bustina di the in prestito. Marciò verso la porta e l'aprì.
"Signora Milton ho finito il-" Le parole gli si strozzarono in gola.
Ecco, c'era una rettifica da fare. Era insensibile alla maggior parte dei sentimenti che comprendevano lui ed altre persone a meno che la suddetta 'altra persona' non fosse Castiel Novak.
"Ciao Dean"
Riuscì a malapena a vedere la sua bocca ghignante prima di venire spinto malamente dentro casa mentre la porta veniva chiusa con un calcio.
Ancora... Quel tizio stava invadendo casa sua ancora una volta.
"Sei tutto solo?" Gli soffiò sulla bocca mentre lo schiacciava contro il muro, tra una pila di scatole di scarpe e una foto di famiglia. Dean lo fissava negli occhi, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quel colore così profondo. Era senza fiato.
"Io..." Cosa gli aveva domandato?
Castiel allargò il suo ghigno.
"Tu cosa, Dean?" Mormorò avvicinandosi ancora di più.
Sempre, andava sempre così quando si presentava a casa sua. Sapeva cosa sarebbe successo da lì a poco, ma questa volta sarebbe andata diversamente.
Castiel era sempre circondato da ragazze e sapeva che passava le notti a scoparsele! Cosa voleva da lui?!
Con uno slancio di coraggio – che stupì perfino lui stesso – lo allontanò con una spinta facendolo andare a cozzare dall'altra parte del corridoio.
Per la prima volta da quando lo aveva conosciuto Dean vide gli occhi di Castiel spiazzati. Quella realizzazione gli dette ancora più coraggio.
"Fuori da casa mia" Disse con voce decisa e fissandolo. "Non sono una puttana. Non sono la tua puttana. Non ti permettere di trattarmi come tale"
Non si sarebbe fatto mai più trattare in quella maniera. Mai più. Men che meno da un tizio idiota come Castiel Novak.
O almeno era quello che aveva deciso prima di vedere gli occhi blu tingersi di scuro e di rabbia. Prima che potesse anche vederlo, l'altro lo aveva di nuovo raggiunto spingendolo contro il muro con violenza e bloccandogli i polsi con una mano sopra di lui. Nonostante fosse più piccolo di statura Castiel era sempre stato più forte di lui.
La mano libera dell'altro gli agguantò il volto costringendolo a guardarlo. Era arrabbiato, Dean non lo aveva mai visto tanto furioso neanche quando la squadra dei football aveva perso una stupida partita.
"Tu sei mio" Gli ringhiò ad un soffio da lui prima di prendere possesso della sua bocca con violenza.
Castiel quando lo baciava lo faceva piano, non lo aveva mai costretto. Certo, tentava di ribellarsi perché il giocatore di football era uno stronzo pieno di sé dal cervello desolatamente vuoto e che pensava solo ad infilare quel coso che aveva in mezzo alle gambe in un qualche buco, ma... Castiel era l'unica persona che lo aveva sempre notato, fin dal primo giorno in cui lo aveva sequestrato per fregargli i soldi del pranzo.
Castiel Novak era uno stronzo egoista, ma era l'unico che riusciva a spaccare il mondo di Dean e a smuoverlo da capo a piedi.
E adesso lo stava costringendo ad aprire la bocca stringendo la presa sul suo volto per poi invadergliela rudemente con la lingua.
Dean cercò di liberarsi dalla presa sui polsi ancora una volta prima di arrendesi, come sempre. Cercò di non cedere alle gambe che gli tremavano mentre restava immobile, passivo.
Stranamente, Castiel lentamente si calmò fino a premere semplicemente le labbra su di lui. La presa sui polsi si fece più lieve fino a sparire. Fece cadere le braccia lungo i fianchi mentre la testa di Castiel si poggiava sulla sua spalla, nascondendo il volto nel suo collo. Sentiva il suo fiato solleticargli la pelle e il suo profumo invadere l'aria. Era intossicante e lo stordiva quasi più del calore che quel corpo stretto contro il suo emanava.
"Cas..." Mormorò, non sapendo cosa fare e preso dal panico. Cosa voleva da lui? Perché continuava a spaccare il suo mondo in quella maniera? Non era nessuno, tutti lo ignoravano, perfino la sua famiglia non aveva tempo per lui e invece quel bellissimo ragazzo che aveva tutto e che faceva sempre e solo quello che voleva, perdeva tempo con lui.
"Stai pensando cose stupide" Disse Castiel, ridacchiando e solleticandogli ancora di più il collo con il fiato facendogli correre brividi lungo la schiena.
"Non è vero..." Borbottò, imbarazzato.
"Mi hai chiamato Cas... Lo fai solo quando ti fotto o quando pensi cose stupide e, sai, non mi pare che ci stiamo divertendo in questo momento" Lo prese in giro alzando il volto e guardandolo.
Era di nuovo il Castiel con la faccia da schiaffi che conosceva.
"Dean, se sono qui è perché lo voglio. Se me ne vado è perché poi voglio tornare. Se non sto a guardare il tuo aspetto è perché mi piacciono le tue lentiggini e il modo in cui gli occhiali ti cadono sul naso. Se a scuola ti do fastidio, faccio il coglione con le ragazze e rischio di prenderle da quell'armadio del tuo fratellino è perché altrimenti tu non mi degneresti di uno sguardo come fai con tutti gli altri" Passò le mani sui fianchi di Dean e le strinse, possessivo. "Io non voglio essere come tutti gli altri per te. Voglio essere l'unica cosa a cui pensi e che vedi e..."
Per la seconda volta Dean si stupì di vedere una nuova espressione sul volto di Castiel che non fosse derisoria o famelica. Adesso era... imbarazzato? Se non lo avesse visto con i suoi occhi non ci avrebbe mai creduto.
Castiel Novak che abbassava lo sguardo e che non sapeva cos'altro dire. Quello doveva essere il giorno del contrario perché Dean non poté far altro che trovarlo tenero e capitolare.
Come facesse sempre ad averla vinta non sarebbe mai riuscito a spiegarselo, nonostante i suoi voti alti in tutte le materie.
Con mani tremanti afferrò la maglietta attillata dell'altro e lo spinse più vicino a se, guadagnandosi un suo sguardo perplesso. Gli sorrise, non riuscendo a farne a meno.
Non gli avrebbe detto che lo era, sarebbe servito solo ad aumentare il suo spropositato ego. Semplicemente lo tenne stretto a se, senza aver voglia di lasciarlo andare perché Castiel era la persona più stronza che avesse mai conosciuto, ma soprattutto era tutto quello che aveva.
"Ehi, direi che il sesso me lo sono guadagnato questa sera!"
E anche il più grande pervertito senza tatto che fosse mai esistito...


   
 
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