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Autore: mairileni    21/12/2012    5 recensioni
Una volta ho letto che l'amore è come una dipendenza. Dopamina, Noradrenalina e Feniletilamina non agiscono in modo diverso su un innamorato o su un cocainomane.
Forse il punto è proprio riuscire a smettere.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera! *v* 
 
Sono di nuovo qui! ^^ 
 
Dunque, dunque: capitolo con un pochino di fluff e per il resto tutto angst pesante con un pochiiiino di angst! ^^ yuhù. Ah, c'è anche una citazione presa dal film 'The dreamers'!
Il prossimo è l'ultimo! ç_ç *si contorce dal dolore (come Linnea <3)*
 
Come sempre, è un enorme onore e piacere ricevere le vostre recensioni, quindi grazie a tutte!
Mi è di grande aiuto! <3 Quindi davvero, grazie del sostegno!
 
Grazie a chi conosco, a chi so che c'è (ciao, Lilla! <3), ma anche alle sileziose!
 
Buona lettura!
 
pwo_
 
*** *** ***
 
Peaceful cohabitation
 
 
Passo le dita sul legno del vecchio molo, tracciando cerchi concentrici con l'indice sullo spesso strato di ghiaccio, che si fonde sotto al mio tocco.
Ho stranamente caldo.
Ti spio, alla mia sinistra.
Ti hanno dimesso stamattina, ti sono venuto a prendere e ti ho portato proprio qui, a guardare l'acqua del mare mischiata alle lacrime che ho versato ieri.
 
"Sai, Dom?"
"Cosa?"
"Questo molo risale a molti anni fa, serviva per le piccole barche dei mercanti e dei pescatori."
"Ah, sì?"
Sorridi:"Potresti fingere di essere interessato, alla storia della nostra città."
 
E tu potresti fingere di essere rilassato, anche se hai accanto me.
È passato troppo perché possa risponderti, quindi me ne sto zitto.
E anche tu. La tensione si taglia a fette.
Parliamo come facevamo prima, Matt.
Proviamo.
 
"Matt?"
"Mh?"
"Davvero trovi che 'Bells' sia un nome ridicolo?"
"Sì." Non mi hai ancora guardato in faccia, da quando siamo qui.
"Ah. Ok."
"Però mi piace." e finalmente mi guardi.
"Allora perché mi hai chiesto di non chiamarti più così?"
"Perché non volevo che fossimo più amici."
Viva l'omofobia, eh, Matt?
"E dato che è un nome ridicolo" continui:"Non permetterei mai a una persona che non sia mia amica di chiamarmi così."
"Quindi..."
"Puoi chiamarmi così, se ti va."
"Posso anche dire 'Matt'."
"No. Mi piace 'Bells'."
"Allora va b..."
"E poi solo tu mi chiami 'Bells'."
Come mi piacerebbe interpretare la cosa a mio vantaggio.
 
Faccio dondolare i piedi, se mi allungassi un po' mi bagnerei pure le scarpe.
"Dom."
"Cosa?"
"Lo vuoi un gelato?"
"Un gelato?"
"Sì."
"Io... dove lo prendi un gelato, ora?"
"Te lo cucino io!" rispondi, raggiante, con un sorriso a trentadue denti.
"Matt, non si 'cucinano' i gelati."
"Arrivo."
Ti alzi, ripercorri tutto il molo e ti ficchi dietro ad un albero. 
 
Oh poveri noi, il piccolo Matthew vuole diventare un cuoco.
 
Ritorni con una buona dose di neve tra le braccia, felice, sembri quasi un bimbo, almeno fino a quando non incespichi su un'asse sollevata e reagisci con un bel 'ah, porca puttana' che rovina la magia.
 
Ti siedi al mio fianco, con l'aria euforica di chi non vede l'ora di mettersi al lavoro per fare qualcosa che sa che uscirà bene.
 
Non ci credo. Il gelato con la neve.
"Oh, Bells, ti prego, quanti anni hai, due?"
Mi guardi con una teatrale faccia indignata:"Guarda e impara."
Appoggi la neve sul legno, la compatti con aria esperta, estrai dallo zaino la limonata che hai preso al bar sulla strada e la versi sul ghiaccio, mentre io ridacchio sotto i baffi. 
 
"Pronto!" esulti.
"Bells."
"Sì?"
"Lo sai che io non mangerò quella roba, vero?"
"Provala! È come un ghiacciolo al limone!"
Catturo riluttante un pezzettino di neve tra pollice, medio e indice, portandomelo alla bocca lentamente, sotto il tuo sguardo attento:"Sembra che tu stia vomitando al contrario." osservi, calmo ma anche un po' offeso.
Mi lascio sciogliere la neve in bocca:"Allora?" chiedi speranzoso.
Non è male. Ma pensa.
"Sa... sa tipo di ghiacciolo!"
Tu ti illumini di un enorme sorriso compiaciuto:"Hai visto?"
Ne mangiamo un po', non è l'anatra all'arancia, ma non è neanche terribile.
 
Una goccia mi cade dritta sul naso, il molo diventa a pois marroni scuro.
"Matt, piove."
"Uh?" alzi il viso per guardare il cielo:"Ho l'ombrello."
"Bene, allora andiamo!" dico, alzandomi.
"No." mi fermi con un braccio.
 
Ci fissiamo per un attimo che sembra eterno, tu con la tua improbabile creazione culinaria nella sinistra e il mio braccio nella destra, io con la mano sul cappuccio dell'impermeabile, intento a tirarmelo su.
 
"Er... perché no?"
"Ti ho detto che ho l'ombrello."
"Ma si gel..."
"Devo dirti una cosa."
 
***
 
"Devo dirti una cosa."
"Ah... ok."
Ti risiedi, calmo.
 
Bene. 
E ora cosa ti dico? Pensa, pensa, pensa.
 
"Cosa devi dirmi?" chiedi, da sotto il cappuccio.
Ti guardo un po', prima di parlare: e penso che sono così vicino, eppure non posso raggiungerti.
 
Pioviggina.
L'ombrello ancora in mano.
 
"È per la Halls."
"Mh." hai un tono tremendamente indifferente.
"Er... domani c'è il ballo."
"Eh. E quindi?" hai una faccia tremendamente annoiata.
"Er... no, niente, pensavo... io magari domani, cioè, la notte, mi fermerò da lei."
"E...?" hai uno sguardo tremendamente freddo.
"E... nulla, abbiamo casa libera."
 
Sembri non capire, mi guardi come se fossi pazzo e scandisci lentamente, come faresti con una persona stupida:"Ho capito che te la vuoi portare a letto, Bells"
Vedi che non hai capito niente?
"Quello che non ho capito è che cosa c'entri con me."
 
Nulla. È proprio questo il punto.
 
"Er..."
Cazzo, Matt, di' qualcosa!
 
Ora piove decisamente.
L'ombrello ancora in mano.
 
Improvvisamente inizi a sorridere sornione, apri la bocca, e ridi, ridi, ridi di gusto, sotto i miei occhi attoniti che non trovano proprio nulla di divertente, in questa situazione.
 
"Dom, si può sapere che hai?" chiedo impassibile.
Provi a parlare due o tre volte, ma il riso ti blocca, finché non riprendi finalmente fiato.
In questo momento mi irriti, Dominic.
"Che cazzo ridi?" ringhio, con un tono più gelido del dovuto.
 
Piove, piove, piove.
L'ombrello ancora in mano.
 
Hai ancora il fiato un po' interrotto dalle risate, ma rispondi:"No, nulla... è che a volte sembri... una specie di bambino!" scuoti la testa, divertito.
"Un bambino." ripeto.
"Ma sì, Matt, dai, quella... cazzata del gelato, e ora sembrava dovessi dirmi chissà cosa e mi parli di come ti farai la Halls..."
Ignoro l'umiliazione per la cosa del gelato, rendendomi conto solo ora di quanto io sia stato ridicolo:"Non è quello il punto!" grido, la pioggia che mi infradicia.
 
Alzi le sopracciglia, sarcastico, con quel sorriso ancora attaccato alla faccia che mi fa venire voglia di piazzarti una ginocchiata tra le gambe:"E andiamo Matt, e allora qual è il punto? Cos'è?" alzi un po' le braccia:"È la tua prima volta?" e ancora giù a ridere. Ridi solo tu.
 
Coglione.
 
***
 
Il riso mi muore in gola, perché non stai ridendo con me, così sollevo lo sguardo. 
 
Hai appoggiato la mano destra aperta sul piccolo cumulo di neve che non avevi usato per fare il gelato e che ora la pioggia battente sta a poco a poco sciogliendo. 
Infili le dita più in profondità possibile e massaggi la neve, avanti e indietro, controllando attento i movimenti della tua mano.
 
Ripenso agli ultimi dieci minuti passati con te.
 
Hai fatto un gelato con la neve, come facevo io a quattro anni, e l'ho trovato adorabile, amorevole, così assolutamente meraviglioso, così... 'Matt', e ti ho detto che era una cazzata.
 
Volevo andarmene, mi hai trattenuto dicendomi di dovermi dire qualcosa. 
 
E quel qualcosa era la cosa più naturale e intima al mondo, era la paura dovuta al fatto che domani farai sesso per la prima volta nella tua vita.
 
E io mi sono messo a ridere.
 
Ho lasciato che la gelosia zittisse l'amicizia.
 
Mi viene da piangere, vorrei riavvolgere il tempo di tre minuti.
 
"Matt."
Ti tocco il braccio, ma prosegui come se nulla fosse:"Matt, io..." faccio per prenderti direttamente la spalla e girarti, ma mi togli la mano con la tua, senza mai guardarmi.
 
Ti fisso come un cretino ancora un po', senza saper fare nulla.
 
Sei tu ad alzarti di scatto, prendere l'ombrello ancora chiuso, metterti lo zaino in spalla, sibilando:"Grazie dell'aiuto."
 
"M-Matt, ma che cosa...?" 
Ti blocco giusto in tempo, facendoti voltare.
"Senti, lascia stare, ok? Il vestito me lo prendo da solo."
"No, Matt, io... tu non hai mai...?"
"No." rispondi, per poi aggiungere sarcastico:"Scusa, se non sono Mister Universo. Vado a casa."
"No, Matt, io... Aspetta!"
Ti tengo fermo.
 
"Mi... mi dispiace. Pensavo che..."
"Pensavi male."
 
Sei candido.
 
***
 
Piove fortissimo, e finalmente apro su di noi l'ombrello, una macchia arancione nel grigio chiaro del mattino.
 
Ed è ridicolo, perché siamo entrambi bagnati fradici, goccioliamo, ma il riflesso giallastro  della stoffa impermeabile, che ci illumina leggermente, mi fa sentire meglio, al sicuro.
 
E siamo costretti a stare vicini, perché lo spazio coperto dall'ombrello è circoscritto.
 
Convivenza pacifica.
 
"Matt, scusa io... non volevo prenderti in giro, solo... non lo sapevo, non me l'avevi mai detto."
"Non è un grande argomento di conversazione."
 
Da stamattina mi sono sentito umiliato troppe volte, e la rabbia di sapere che non solo tu l'hai già fatto, ma non so neanche con chi né da quanto, è un pugno.
 
E sapere che là fuori c'è qualche ragazza che tu ricorderai per sempre come la tua prima volta è il colpo di grazia.
 
"Matt, senti io... se vuoi parlarne... ci sono."
"No, non... non mi sembra più questa grande idea."
"Io..." ti passi il palmo sulla fronte e distogli lo sguardo.
"Dom, non... non importa, non frega a nessuno, è stato stupido, non... non è una cosa che si può chiedere."
"Io... davvero Matt, sono stato un idiota, qualsiasi cos..."
"Mi aiuterai a scegliere il vestito?"
Annuisci, sconfitto:"Sì."
 
***
 
La casa di Matt sa come al solito di buono.
 
Quando la signora Bellamy ci vede, la prima cosa che chiede è come abbiamo fatto a cadere dal molo.
 
"No, mamma, è che pioveva."
"Ah, non avevi l'ombrello, Matthew?"
"Sì, ma... no, cioè... sì, ma poco."
 
'Sì, ma poco'?
 
Saliamo di sopra, per asciugarci e cambiarci.
 
Lanci sul letto due magliette e dei jeans, prendendo tutto da una pila informe di roba ammassata su quella che credo sia una sedia.
 
"Sono puliti, questa è la roba che sarebbe da stirare."
"Sì, sì, tranquillo... anche se non penso che i tuoi pantaloni mi stiano."
"Quelli sono tuoi, li hai lasciati qui quando sei venuto per una settimana il mese scorso."
 
Usiamo il phon di tua madre per asciugarci i capelli e scendiamo in cucina per avvisarla che usciamo.
 
"Ma', noi mangiamo fuori e poi... boh, stiamo un po' in giro."
"Va bene, Matthew, allora... Ah, no! Aspetta!"
"Cosa?"
"Ha chiamato la tua ragazza!"
 
Hai parlato di lei perfino a casa.
 
"Ha detto di dirti che domani il suo vestito sarà rosso."
La guardi un po':"E... perché dovrei saperlo?"
"Per il fiore."
Continui a fare la faccia 'non sto capendo' e lei prosegue:"I ragazzi devono mettersi un fiore all'occhiello, che dev'essere dello stesso colore del vestito della ragazza."
Un'espressione inorridita ti si dipinge sul volto:"Ah. O... ok."
 
Sulla strada stiamo zitti, a pranzo quattro parole in croce.
 
Il negozio di abiti da cerimonia è pieno ovunque di manichini eleganti, mobili antichi, cappelli ridicoli.
 
Quando vedi la vetrina sgrani gli occhi, giri i tacchi e fai per andartene, ma riesco a bloccarti con il mio corpo in tempo.
"Io lì dentro non ci vado." protesti.
"E invece ci vai!"
Una breve lotta e riesco a spingerti oltre l'ingresso.
 
Veniamo accolti da una donna sulla quarantina, con i capelli biondi a caschetto e il filo di perle al collo.
 
Sei davanti a me, e la commessa ti accoglie cordiale:"Buongiorno! Posso aiutarti?"
"Er... sì, grazie, er... io... cercavo un abito... Però elegante!"
Ed è tenero che tu lo specifichi, nonostante questo posto venda solo abiti eleganti.
 
***
 
Lei sorride:"E fin qui ci siamo: per che occasione?"
"Er... c'è questa specie di... er... ballo?"
"Anche per te?" ti chiede.
"No, io sono il consulente." rispondi, sciolto.
Lei annuisce due o tre volte e mi fa cenno di seguirla più all'interno del negozio.
 
Fa scorrere una porta che pensavo essere una parete, scoprendo decine di abiti da uomo.
 
"Dunque... su che genere vorresti stare?"
"Er..." esistono dei generi?:"Sobrio. Il più possibile sobrio."
"Va bene nero?"
"Beh, no, magari..."
"Nero, nero!" la tua voce da dietro.
Mi giro interdetto, sotto agli occhi di un'assistente particolarmente divertita:"Ma... perché?"
"Bells, stai scherzando? Come lo vuoi? Giallo?"
"No!" grido, petulante:"Blu!"
"Sì, come i Puffi. Fa cagare, Matt, prendilo nero, fidati, ti valorizza molto di più!"
Sospiro, hai vinto:"Vada per il nero." confermo.
 
Provo il primo modello, che però è un po' grande. Uno sguardo fugace e ci capiamo subito: orrendo.
Chiediamo di portarne un altro.
 
"Al collo preferisci il farfallino o la cravatta?" chiede, la signora.
"La cravatta, per carità!" grido, da dentro il camerino.
"Perfetto!"
 
***
 
Esci dal camerino e sembri brillare.
 
"Com'è questo? Mi sembra meglio." 
"S-sei... Stai alla grande, Bells!"
"Tu dici?" chiedi, riconoscente, guardandoti allo specchio da diverse angolazioni.
Sì, io dico.
 
Ti giri verso di me, alzando le braccia per farti ammirare.
"Sì, ti sta bene, ti..." parola tecnica, parola tecnica, presto:"... Cade bene, ecco!"
Guardiamo la commessa:"Assolutamente! Fossi in te prenderei questo!"
"Sì, allora... lo provo con la cravatta e..."
"Bene: vi lascio un attimo per pensare, allora. Se avete bisogno di me sono nella sala adiacente a servire."
"Grazie."
 
Rimaniamo soli, tu prendi la cravatta e inizi a fare qualche tentativo per annodartela, con scarsi risultati.
"Matt..."
"Sì?"
"Non te la sai mettere, vero?"
Ti volti con lentezza innaturale, sfoggiandomi un'espressione esageratamente sarcastica:"Non lo so! Tu che dici, Dom?"
"Vieni qui." mi sistemo dietro alle tue spalle, prendendo la cravatta per le estremità e appoggiandola piano sulla nuca.
"Perché stai lì dietro?"
"Perché se mi metto davanti devo fare tutti i movimenti dalla parte opposta."
"Ah."
Colgo il tuo velato avvertimento e mi allontano un poco.
Ero più vicino a te di quanto servisse davvero.
 
Ho finito e tu ti specchi ancora, dubbioso, stirandoti le pieghe dell'abito con le mani e osservando l'immagine riflessa di quel nuovo accessorio che ti circonda il collo.
 
Chissà a cosa pensi.
 
"Sembro un becchino. Mi manca giusto la cassa da morto e poi sì, sembro un becchino."
Molto profondo.
"Sei nervoso?" chiedo.
"Nervoso per il ballo?"
 
Mi soffermo a riflettere sulla tua domanda: è strano che tu mi chieda con precisione a cosa mi stia riferendo. 
Non è da te.
 
"Sì, per il ballo."
"Un po'."
"E per il dopo?"
No, no, no, non volevo dirlo ad alta voce.
 
Interrompi per un attimo il movimento delle tue mani, ma solo per due secondi.
 
"Non lo so."
 
"Bells, io... dimenticati di prima, ok? Puoi dirmi tutto." dico, cercando invano di incrociare il tuo sguardo nello specchio.
"Va bene."
 
Però resti in silenzio.
 
"Matt, di' qualcosa!"
 
E lì sbotti:"Cristo, non lo so, Dom, cosa dovrei dirti? Che ho paura? Che non vedo l'ora? La verità è che non me ne frega un cazzo!"
 
Sembri accorgerti solo dopo del tuo tono, e allora abbassi lo sguardo e ti siedi sullo sgabello, prendendo in grembo i vestiti che vi erano appoggiati.
 
***
 
"C... come sarebbe a dire che non te ne frega un cazzo, Matt?"
"Non è così strano, sai, la conosco da una settimana!"
"Appunto!"
"Appunto? Dom, ma ti sei rimbecillito?"
"Se è così vero che di lei non ti importa, allora sarà tutto più facile! Perché non puoi prenderla come una scopata e via?"
 
Non ci credo.
 
"Sai cosa, Dom? Se sei troppo coglione per capire che per me può essere più importante, di una scopata e via, forse è meglio che tu te ne vada! Non capisci un cazzo!"
 
No. Proprio un cazzo.
 
"Ma vaffanculo, va', schizzato!"
 
E non ti guardo mentre te ne vai.
 
***
 
Vorrei non piangere, ma non ci riesco.
 
Quello che ti ho detto non lo penso davvero, neanche lontanamente.
Non so neanche perché mi sono arrabbiato così, quando mi hai detto di andarmene.
È stato istintivo.
 
Forse voglio solo che tu non lo faccia, o che lo faccia con qualcuno di cui non ti importa.
 
E passo dopo passo ho sempre più freddo, perché la lontananza da te mi fa rinsavire, e mi rendo conto del fatto che ti sto lasciando solo in uno dei momenti più importanti della tua vita.
 
Convivenza pacifica.
 
Mi dispiace, Matt, ma io con questa situazione non riesco a convivere.
 
*** *** ***
 
Eccomi qua! Spero vi sia piaciuto e che non mi odiate troppo!
 
Continuate a leggere, eh? ^^ <3
 
Ciaooo!
 
pwo_
 
 
   
 
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