La
Dalton Academy in
: << Intolleranti anche a Natale >> ,
quando le festività non fanno
altro che aumentare la cattiveria di certi individui.
Al mio
Thad,
perché
il suono della sua risata
è
il rumore della mia felicità.
Note
dell’autore:
Eccoci anche al quinto. Risponderò il prima possibile a
TUTTE LE RECENSIONI. Siete
tanti e meravigliosi. Adoro farvi ridere e adoro quando me lo scrivete.
Note
betaggio:
Lady_Thalia. Nulla da dire. Sempre impeccabile ed
eccezionale. Trova il
tempo per me anche in mezzo a mille impegni.
-Io odio questa scuola.-
annunciò Sebastian mentre, in
compagnia di Thad, si dirigeva nella stanza di David.
Più che
compagnia, Harwood
lo stava letteralmente trascinando.
-Ti lamenti sempre del
fatto che non ci sia concesso uscire
durante la settimana.- lo rimproverò Thad. -Adesso che
abbiamo trovato una
valida soluzione sul come trascorrere la serata, ti lamenti anche?-
Imboccarono il terzo
corridoio del dormitorio.
-Scusami, Harwood, se
trovo incredibilmente infantile
giocare a “Obbligo o verità” di
Giovedì sera.-
Il moro fece roteare gli
occhi ed evitò di rispondergli:
quando Sebastian si impuntava, non c’era nulla da fare.
Si fermarono.
Thad si voltò e
fece quello
sguardo.
Quello
sguardo, tutto
occhi e ciglia, in grado di ottenere tutto ciò che volesse.
-Ma
se proprio non ti
va.- mormorò, disegnando con il dito delle linee
confuse sulla camicia di
Sebastian. -puoi sempre non venire.-
Il concetto era semplice e
completamente differente da ciò
che quell’infido aveva espresso: “Prova
ad andare ora e passerai come minimo un mese a scorticarti la mano
destra.”
‘Fanculo
il
“Fai-da-te”. La sola idea lo infastidiva,
specialmente se aveva la possibilità
di mettere le mani sul quel sedere.
Sebastian distolse lo
sguardo, cercando un risposta che gli
permettesse di risolvere quella situazione in modo dignitoso e la soluzione arrivò.
-Smythe,
anche tu
qui?- un passo cadenzato e svelto.
Clarington.
-A quanto sembra.-
rispose, ghignando.
Hunter passò
davanti ai due, aprì la porta senza bussare e
se la richiuse alle spalle.
-A
questo punto non
posso andarmene.- annunciò Sebastian.
-Dovrei iniziare a
preoccuparmi.- disse Thad, appoggiando la
mano sulla maniglia.
Smythe, da dietro di lui,
spinse la porta, sovrastandolo.
-Per quale ragione?-
-Il
vostro rapporto
è maniacale.-
-Ha
un bel culo, però.-
*
-Jeff, tocca a te.-
annunciò David, sorridendogli.
Il biondo si
portò una mano al mento e finse
di pensare: aveva già
una vittima designata.
Osservò i
presenti partendo dalla parte opposta rispetto al
proprio obiettivo e, dopo alcuni secondi di attesa, - Wes.-
chiamò, allegro.
Montgomery gli sorrise,
cortese, ed attese.
-Obbligo o
verità?- domandò Sterling.
Il ragazzo rispose, come
se in fondo non ci fosse molta
differenza. -Verità.-
Jeff sbuffò,
scontento. -Così non c’è divertimento,
però.-
I presenti concentrarono
la propria attenzione sul biondo,
non sapendo davvero che cosa aspettarsi.
-Allora….-
finse ancora di pensare. -Verità, eh?- chiese
ancora, prendendo tempo. -E’ vero che
c’è qualcosa tra te e David?-
Non
poteva averlo
fatto.
Nick Duvall non
partecipava a quella festa improvvisata, il
giorno seguente avrebbe avuto un test, e Jeff era completamente a
briglia
sciolta.
Era
quasi Natale, non
San Valentino: perché Barbie-Magia-delle-Feste si era
trasformata in
Barbie-Cupido-folle?
Wes sgranò gli
occhi. -Come?-
Cercò
silenziosamente aiuto da David, ma anche quest’ultimo
era stato decisamente colto alla sprovvista.
-Ti ho fatto una domanda,
Wes.- gli ricordò Jeff, bramando quella
risposta.
-Barbie, forse non
è davvero il cas_- cercò di sviare
Sebastian, rendendosi conto della situazione.
-Oh, Smythe. Voglio
sapere!- piagnucolò Sterling. -Avanti,
che vi costa? Se non c’è nulla, non avrete di
certo problemi ad ammetterlo, no?-
alluse.
Montgomery si ricompose.
-Siamo molto amici.- lanciò uno
sguardo in direzione di Thompson.
-E’
una piaga.-
mormorò, all’orecchio di Thad, Sebastian.
-Questa volta devo darti
ragione.- ammise. -Avrebbe dovuto
cercare di avere un po’ più di tatto.-
-E’ una Barbie.-
spiegò Smythe. -E’ un
miracolo che abbia il pollice opponibile.-
Harwood rise contro la
spalla del più alto.
Sebbene soffocata, quella
risata era cristallina e bella.
Sebastian fece passare un
braccio intorno alla vita del ragazzo.
Era
suo.
-Mi sto annoiando.-
mormorò Thad, strofinando il naso contro
la camicia dell’altro ragazzo.
-Tu mi hai trascinato
qui.- rispose, prontamente.
-Lo so. Ma…-
stava per partire l’allusione. Sebastian lo
sapeva, quello era il modulo comportamentale:
viso contro la spalla, voce più bassa del solito e
“Lo,so. Ma….” -Potremmo
andare via ed occupare il tempo in altro.-
Alias:
sesso.
Smythe
s’irrigidì ed attirò
l’attenzione di tutti, schiarendosi
la voce: Sterling stava ancora piagnucolando perché non
aveva ottenuto la tanta
attesa e sospirata confessione.
-Io e Harwood ce ne
andiamo.- annunciò, iniziando a fare
leva sulle ginocchia per alzarsi.
-Era il tuo turno, in
realtà.- ammise, Wes. -Volevo chiedere
a te “Obbligo o verità.”-
Smythe alzò un
sopracciglio, ma guarda il caso….!
-Lasciatelo andare.- si
intromise Hunter. -E’ un codardo,
lasciate che scappi.-
Thad appoggiò
la mano contro la propria fronte: osservazione
sbagliata.
Non se ne sarebbero mai
andati, maledetto il tipico orgoglio Smythe.
Sebastian
osservò Hunter, si rimise a sedere e, dopo avergli
lanciato un’ultima occhiata, minaccioso, disse a Wes: -Verità.-
Clarington si
stupì di quell’azione. Smythe non era uno che
amasse parlare di sé o in generale ammettere un qualcosa che
non gli andasse a
genio. Sarebbe stato più comodo eseguire un obbligo, ma una sfida rimaneva pur sempre una sfida.
-Hai
mai pensato di
tradire Thad?-
-No.-
Veloce e senza alcuna
esitazione.
Il moro lo prese per mano,
stringendo.
Gli
credeva e lo
sapeva.
-Ci sono altre domande?-
chiese, retoricamente, rispondendo
alla stretta di mano di Harwood. -Tocca a me, dunque.-
ghignò.
Niente
di buono.
-Clarington.-
-Prevedibile.-
mormorò, annoiato, lui.
-Obbligo o
verità?- chiese Smythe.
-Obbligo.-
Hunter
non aveva avuto
lo stesso coraggio di Sebastian e se ne sarebbe pentito.
-Bacia
Cameron.-
I presenti rimasero in
silenzio, pietrificati da quella
richiesta.
Non era stato mai vietato
un obbligo del genere, ma nessuno
lo aveva, in realtà, mai proposto nel rispetto delle persone
presenti.
Hunter cercò di
dire qualcosa, imbarazzato da quella situazione,
ma venne interrotto prima che riuscisse a dare fiato ai propri pensieri.
-Fermi
tutti!-
Barbie.
-Non puoi opporti,
Sterling.- gli ricordò le regole del
gioco Smythe.
-Non voglio oppormi.-
spiegò il biondo, alzandosi e
avvicinandosi alla propria borsa dimenticata fino ad allora in un
angolo. -A
Natale non ci possono essere baci…- frugò,
cercando qualcosa. -senza…- gli si
illuminò il volto. -Vischio!-
Saltellò felice
verso Cameron e tenne sospeso il vischio
sulla testa del povero ragazzo, che osservava la scena terrorizzato da
tutto
quell’entusiasmo.
-Forza,
adesso puoi
baciarlo!-
Hunter si
avvicinò al ragazzo, quasi si stesse dirigendo al
patibolo.
-E comunque avevo
ragione.- sussurrò Thad a Sebastian.
-L’eterosessualità in questa scuola è
come
i panda.-
-In via di estinzione?-
domandò Sebastian.
-No,
Asiatica. Come
Wes.-