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Autore: Notthyrr    22/12/2012    2 recensioni
[Váli; Narfi; Moði; Magni]
I figli di Thor e i figli di Loki in missione a Midgard. Sono all’altezza della fama dei padri?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fables of Asgard'
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Quando tutti e quattro furono dentro, un silenzio innaturale calò nella stanza. Narfi esaminò rapidamente la struttura di quel favoloso ingresso: «Gli elfi hanno buon gusto.»
Venivano da Svartálfheim, a sud di Midgard. Le invasioni erano cominciate qualche mese prima: arrivavano, s’insediavano in terre disabitate e aspettavano il momento giusto per impadronirsi di un fazzoletto di terra al quale nessuno avrebbe mirato. Spesso, si truccavano e tingevano i capelli per passare per umani.
Odino, padre di tutti gli dèi, li giudicava creature malvagie, sputate fuori dalla terra, una minaccia per il genere umano, dimentico forse che la sua leggendaria lancia, Gungnir, era stata forgiata proprio da loro. Il re di Asgard aveva quindi dato ordine di cacciarli o di catturarli, senza macchiarsi inutilmente le mani. Come al solito, Váli aveva disubbidito, nonostante quel piccolo sacrificio fosse necessario.
Moði si aggiustò l’ascia bipenne sulla spalla: «Andiamo.» disse, mettendosi in testa al gruppo.
Suo fratello sguainò la spada dai riflessi argentei e si slacciò lo scudo che si era assicurato sulla schiena, sistemandolo sul braccio sinistro.
Il gruppo prese la rampa di scale a destra e si trovò sulla balconata. Due porte, una a destra e una a sinistra, conducevano in due diversi corridoi.
«Dividiamoci.» diede ordine Moði.
Narfi stava per afferrare la mano del fratellino per accertarsi che lo seguisse, quando questi controbatté alla disposizione.
«No.» disse. «Soli siamo vulnerabili. Non sappiamo quanti elfi si stiano nascondendo in questa villa: se ci tendessero un attacco, tutti assieme avremo più possibilità di salvarci e non finire catturati.»
Moði valutò quel punto di vista: «Uff… voi figli di Loki avete sempre qualcosa da dire.» brontolò. «E quello che più mi dà ai nervi è che avete pure ragione…»
Narfi sogghignò: «Porta a destra o porta a sinistra?»
«Perché non lo chiedi a tuo fratello? Si può dire che sia lui, ormai, il capo di questa missione…» grugnì il giovane figlio di Thor stringendo con più forza l’asta della lancia. «Sto scherzando.» disse poi notando che Váli se l’era presa. «Andiamo a destra. Disponetevi a freccia.»
«No.» lo interruppe di nuovo Váli.
Moði alzò gli occhi al cielo, per poi puntarglieli addosso, attendendo l’ennesima correzione strategica.
«Se ci disponiamo a freccia, saremo troppo esposti alle spalle, poiché…»
«Vai al sodo.» gli ordinò Moði con un cenno sbrigativo della mano.
Váli sospirò tristemente: «Disponiamoci a croce. Tu, Magni, che sei il più forte di noi, fisicamente parlando, vai davanti.» dispose indicando un punto di fronte a sé. Studiò per qualche secondo il fratello e il cugino, come se, sui loro visi, potesse leggerne ogni capacità e peculiarità: «Modi, tu che porti un’arma pesante e sei destro, starai proprio su quel braccio della croce, in modo da poter reagire quasi subito agli attacchi provenienti da quella direzione.» Si volse verso Narfi: «Fratello, tu sei un bravo mago e ci potrai difendere nel caso di attacchi alle spalle. Starai sul retro.» Narfi annuì brevemente.
«E io…» continuò Váli. «… io starò sull’ala sinistra. Del resto, pugnale in una mano, coltelli da lancio nell’altra, non ho difficoltà a combattere con la sinistra, benché non sia mancino come mio padre. Accettate la disposizione?» Era quasi spaventoso veder parlare in quel modo un ragazzino di dieci anni.
Moði rispose con una scrollata di spalle e s’apprestò a prendere posto alla destra del cugino. Magni socchiuse la porta davanti a sé e sbirciò all’interno: «Nessuno. Procedo?»
«Vai.» mormorò Moði sgomitando per poter vedere a sua volta.
Il corridoio era costeggiato da alte colonne dorate che riflettevano le luci dei lampadari e le immagini dei ragazzi che procedevano, un passo dopo l’altro, sul pavimento dipinto di rosso. I loro calzari producevano un flebile e costante rumore metallico.
«La sala principale?» domandò Magni scrutando le scale che conducevano al piano superiore e la porta chiusa alla sua sinistra.
«Váli, Loki non ti aveva dato una sorta di mappa?» ingiunse Narfi picchiettando su una spalla del fratello, che sobbalzò.
«Erm… sì, ecco…» cominciò a frugare sotto la tunica e nella bisaccia che portava sul fianco sinistro.
«Non dirmi che l’hai persa!» sbottò Moði spazientito.
«Calma: è qui.» disse sventolando un ritaglio di pergamena.
«Ma se Loki è riuscito addirittura a farsi una mappa di questo posto, perché non ha svolto direttamente la missione? L’avremmo finita lì e subito!» sbottò Narfi.
Moði lo guardò, indeciso se parlare o meno. Optò per la prima: «Narfi… non voglio mettermi in mezzo, tanto meno a giudicare tuo padre, ma… credo sia la persona meno adatta per questo genere di missioni.»
Váli ascoltava silenziosamente quel discorso. Amava il padre più di chiunque altro. Lo apprezzava e lo ammirava. Quasi lo venerava. E odiava quando gli altri dèi ne parlavano come di un malvagio; o di un pazzo.
«Lo sai com’è fatto: spesso ha delle curiose alzate d’ingegno che lo portano a fare tutto il contrario di ciò che gli viene ordinato. Tutti sanno che ha un’incalcolabile tendenza per i guai…»
«Oh, andiamo…» fece Narfi, poco convinto.
Moði alzò le spalle. Lo faceva spesso. «Beh, io non lo so e non m’importa. Ma se Odino vuole questi elfi vivi, mandando lui, probabilmente, non ne avrebbe avuto nemmeno mezzo. Forse incaricando dei ragazzini alle prime armi, Padre Tutto era sicuro che non li uccidessimo… Ad ogni modo, Loki era l’ultimo cui chiedere la partecipazione.»
Váli mugugnò qualcosa tra i denti, ma decise di non intervenire.
«Allora, la mappa?» domandò nuovamente Magni, quasi annoiato da quel discorso.
Váli si fermò e la spiegò davanti agli occhi dei tre. Indicò prima il salone da cui erano entrati, poi la via che avevano seguito sino a quel punto: «Credo, però, che, a quest’ora, stiano dormendo…»
«Dormire? Gli elfi scuri sono creature della notte, Váli.» mormorò suo fratello. Fecce scorrere il dito sulla carta: «Devono essere qui.» disse poi battendo l’indice sulla rappresentazione di una stanza.
Váli abbassò la mappa per scrutare il corridoio: «Allora su per quelle scale.» ordinò indicando davanti a sé.






Note: Ok, ecco qui come promesso il penultimo capitolo. Probabilmente la spiegazione del perché delle "invasioni" elfiche può sembrare un bel po' impreciso e scostante, questo perché, ribadisco, il racconto doveva essere un semplice prologo a qualcosa di molto più vasto, dunque mi risulta del tutto impossibile spiegare bene le ragioni in una serie di cinque capitoli. Spero sia comunque apprezzato.
Detto questo, credo sia sufficiente.
A data da destinarsi con l'ultimo capitolo.

~Notthyrr

  
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