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Autore: Ella ago 98    22/12/2012    1 recensioni
La storia di una ragazza di media borghesia che scoprirà che cos'è l'amore vero. :)
SpErO vI pIaCcIa! =D
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Verdi, verdi smeraldo. Non di quelli normale, sembrava accessi da una luce misteriosa. I suoi occhi mi lessero l’anima, ora sapevano tutto, ma cosa dovevano sapere? Un gemito involontario uscì dalla sua bocca. Sofferente come pochi, cosa era successo?
-Tutto bene? – la mia voce era cosi odiosamente brutta rispetto alla sua.
In un battito di ciglia lui lasciò la presa dal mio mento e si accovacciò nell’angolo opposto della carrozza. Due, tre metri di distanza, eppure mi sembrava così lontano. Irraggiungibile. Alla porticina arrivò Matthew, la aprì e annunciò l’arrivo nella nuova casa.
-Dove ci troviamo?
-Ah Slanchich.
-Mi scusi?
-Un piccolo paesino di pianura.
Mi alzai, chinai la testa e scesi dalla carrozza. Dietro di me Caleb, il giovane e bellissimo Caleb. Di fronte a me una distesa di terreni agricoli con in mezzo una piccola casetta, poco più in là un agglomerato urbano formato da poco più di cinquanta case.
Andammo a piedi fino alla casa a causa della strada mal concia. I portavo la mia borsa, non mi ero portata via più di tanto, una veste per dormire e un vestito normale, quello verde, come gli occhi di … Ora basta! Dovevo smetterla di pensare a lui! Ero sposata ora. La casa era piccola. Una cucina, una sala da pranzo modesta e due camere da letto, una per Caleb e l’altra per me e Matthew, a quel pensiero mi percorse un lungo brivido di ribrezzo. Io dormire con lui? Era il mio dovere.
La casa era ad un piano, la camera di Caleb era di fronte alla nostra. In cucina c’era una ragazza, cielo era Marta, le corsi incontro e la abbracciai, scoppiai in un pianto. Era parecchio spiazzata, ma mi abbracciò anche lei.
-Dai signorina si tranquillizzi, ci sono io con lei.
-Grazie Marta, grazie di tutto.
Matthew era stupefatto alla porta. Non mi ero resa conto ma erano già le tre di pomeriggio. Mi congedai con Marta e andai in camera, disfai i miei bagagli e quelli di Matthew, era impressionante quanta roba si era portato appresso. Ogni sorta di cosa. Finii che erano le otto. Mangiammo cena insieme e andammo a coricarci. Io ero dalla parte della finestra. Gli diedi le spalle per tutto il tempo. Lui si mise sotto le coperte e adagiò il pesante dito sulla caviglia. Iniziò a farlo scorrere verso il ginocchio dove incontro il tessuto delle mia veste da notte. Proseguì sempre salendo e scostando un poco la veste, arrivò al bacino e continuò a salire. Ormai era all’altezza del seno e poi, scese giù. Fece così per quattro volte, fino quando, alla quinta, infilò la mano sotto la vestaglia. Il dito era caldo. Il terrore si prese gioco di me, la sua mano saliva, saliva, e continuava a salire. Era all’altezza del bacino, iniziò a scivolare in avanti quando … con un colpo di reni mi voltai e gli diedi un lungo bacio passionale. Gli mordicchiai un po’ le labbra, dovevo ammettere che tutto ciò sembrava terribilmente romantico e sensuale, come una coppia di sposini innamorati. Sembrò apprezzare. Mi abbracciò sotto le lenzuola e mi attrasse a se. Le sue mani calde percossero la mia schiena, un brivido di piacere si prese possesso di me. Prima repulsione totale e poi …  piacere per lui? Cosa aveva il mio cervello. Mi staccai dalle sue labbra per prendere fiato e poi mi riattaccai. Labbra carnose e morbide, adorabili da mordicchiare e adorabili quando iniziarono a baciarmi lungo il collo. Un bacio sull’angolo destro della bocca, un bacio sul mento, un bacio sul collo e uno alla clavicola, poi tornò su. Le mie dita si fecero largo tra i suoi capelli intricati e li strinsi forti tirandoglieli un po’. Allungai il collo e lo baciai ancora, ancora, e ancora. Appoggiai il viso sul suo petto caldo, lui mi abbracciava ancora sotto le coperte.
 
Erano le sette del mattino, il gallo cantava sul retro della casa. Dalla finestra un grosso fascio di luce passava e si posava su un bigliettino che aveva preso il posto di Matthew. Lo aprii.
Buondì Elisa, sono uscito a comprare delle cose al mercato del paesino. Recati da Marta ti dirà lei cosa fare. Nell’armadio c’è un vestito che è arrivato apposta per te.
Le mie labbra si incurvarono in un grosso sorriso a trentadue denti. Mi alzai dal letto e corsi accanto all’armadio. La curiosità mi mangiava viva. Aprii lo stipo. Al suo interno tra tutti i vestiti ne distinsi uno in generale. Era di un bianco candido come la neve. Tutto in pizzo in stile vedo-non vedo . con una spilla da balia c’era attaccato un altro bigliettino. Lo lessi.
Sono ancora io, indossalo e vai da Marta. A dopo Amore!
 Non era mai stato così tenero con me, ma c’era sempre una prima volta. Lo indossai, mi calzava a pennello. Uscii dalla camera e mi recai da Marta.
-Ciao Marta.
-Buongiorno signorina, il vostro adorato marito mi ha detto di dirle che vi attendeva in giardino.
-Grazie, a più tardi.
Mi recai in giardino, la sorpresa mi sconvolse. Ad attendermi c’era … 
  
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