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Autore: Eragon36    23/12/2012    1 recensioni
Murtagh torna dall'esilio che si era autoinflitto, pronto ad aiutare il fratello Eragon ad addestrare i nuovi Cavalieri destinati a vegliare su Alagaesia. Intanto lo stesso Eragon esplora le terre che ha scelto per addestrare i suoi allievi, e trova non poche sorprese. Intanto, vecchi e nuovi nemici tentano di minare la pace del neonato regno di Nasuada, mettendolo anche a serio rischio. Il titolo significa Destino e Amore.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eragon si ritrasse, sorpreso. Senza staccare lo sguardo dagli occhi verdi di Arya, disse "Oh."
Arya gli disse: "Desideravo da lungo tempo di trovarmi sola con te per questo, Eragon. Quando ho iniziato a divinarti pensavo di essere impazzita, di vedere cose che non esistevano. Da quando ci siamo separati, due anni fa, a quando ho iniziato a seguirti, due mesi dopo, avevi avuto un cambiamento così repentino nel carattere che non ti riconoscevo. Da lì ho iniziato a capire, a capire cosa avevo perso. Intendo mantenere tutto ciò che ti ho scritto, Eragon. D’ora in poi, se lo vorrai, sarò sempre con te."
"Apprezzo queste tue parole, Arya. Ma riguardo all’ultima parte… ritengo, per ora, che sia più opportuno che tutto rimanga come è stato finora. Tu per me sei stata una grande distrazione, durante la guerra. Ora ho un compito ancora più importante: addestrare i nuovi Cavalieri. Per cui, almeno finché Dusan non completerà l’addestramento, preferisco che tu rimanga qui a rappresentarmi. Ti amo ancora, Arya, non pensare a questo come a un rifiuto. Ma la stessa saggezza che tu hai visto e voluto in me mi sta facendo prendere queste decisioni dolorose. Un giorno, col tempo, staremo insieme. Ma ora no, non è il momento."
Arya aveva le lacrime agli occhi, ma disse:"Hai ragione, solo che non volevo più aspettare. Avevi il diritto di sapere i miei sentimenti." E lo baciò di nuovo.
"Né avrei voluto aspettare un giorno di più. Ti ringrazio, Arya, per aver dato un senso alle mie speranze."
L’elfa si staccò da lui, e gli disse: "Ti prego però di non dire nulla a nessuno, almeno finché dovrai rimanere alla guida dell’ordine dei Cavalieri. Questo deve rimanere fra me, Saphira e Fìrnen."
"Vel einradhin iet." La mia parola. "Elrun ono."
"Bè, si è fatto tardi, vado a dormire. Che hai intenzione di fare domattina? Addestrerai Dana?"
"Certo. E Saphira addestrerà Atma e Fìrnen."
"Posso assisterti?"
"Ne sarei lieto."
"Allora a domani. Grazie di essere venuto, Eragon."
"Sono venuto perché Fìrnen fosse addestrato. E, in egual misura, per rivederti."
"A domani, Cavaliere." L’elfa chiuse la porta dietro di sé, e Eragon la sentì scendere le scale. Il Cavaliere, ancora scosso per le azioni di Arya, solitamente più riservata e meno incline a queste manifestazioni, si spogliò, si coricò sul suo letto e si addormentò. Era su Saphira, e la dragonessa ruggiva tutta la sua rabbia. Sotto di lui, una grande battaglia infuriava, più grande di quella delle Pianure Ardenti. Sentì dall’alto uno stridio agghiacciante, poi un altro. Poi, a fianco a lui, Iormungr precipitò, con un’ala completamente ustionata. Dalla parte opposta, Heridor fece lo stesso. Eragon guardò in alto, ma il sole oscurava la sua vista. Vide un dardo precipitare verso il suo braccio destro, e contemporaneamente sentì un sibilo profondo. Eragon!
Eragon si svegliò, madido di sudore. Accanto a lui c’era Saphira, che lo guardava con occhi pieni di apprensione. Il Cavaliere capì che era stata lei a chiamarlo. Grazie. Disse.
La dragonessa gli inviò un’immagine di Arya. Così si è fatta avanti eh?
Ha solo esternato i suoi sentimenti.
Cosa che non aveva mai fatto finora. Firnen mi aveva detto che aveva intenzione di fare qualcosa di insolito per la sua razza, ma non immaginavo tutto questo.
E tu con lui?
Ci siamo… divertiti. Disse Saphira con una punta di malizia.
Eragon sbirciò nei suoi ricordi e arrossì. Sei qui da molto?
Un paio d’ore. Dormivo beatamente, ma il tuo incubo mi ha svegliato, e ti vedevo contorcerti nel sonno. Così ti ho svegliato.
Ti ringrazio.
Torna a dormire, ora, piccolo mio. Domani ti aspetta una lunga giornata. Ci sono io con te.
Eragon, confortato, tornò a dormire, e la dragonessa infuse in lui ricordi piacevoli, come il volo con Ismira o i momenti passati con Arya la sera prima. Il mattino dopo, Eragon si svegliò all’alba, cercò Dana con la mente per informarla di recarsi alla rupe di Tel’Naeir, poi si vestì e fece colazione con il cibo portatogli dagli elfi nella notte. Mentre lui faceva colazione, Saphira si stirò come un gatto, poi disse: Fai bella figura con Arya, oggi, mi raccomando. Non cacciarti in qualche guaio con l’addestramento di Dana.
E tu giurami che sarai un’insegnante inflessibile per Firnen come per Jura e Akor.
Lo giuro.
Bene. Sei pronta?
Certo, piccolo mio.
Saphira si accucciò per consentirgli di salire, poi si alzò in volo dalla casa che condividevano, puntando alla rupe di Tel’Naeir. I due arrivarono poco tempo dopo, e trovarono Arya e Fìrnen ad aspettarli. L’elfa lo abbracciò, poi lo salutò. Fìrnen, invece, mordicchiò Saphira sulla coscia sinistra. Una decina di minuti dopo arrivò Dana, vestita con una tunica verde come le foglie in primavera,  in chiaro stile elfico, un paio di stivali nuovi e, pendente al fianco sinistro c’era una spada elfica protetta da un fodero color quercia. A fianco a lei trotterellava Atma. La ragazza scambiò i saluti con Eragon e Arya, e il drago fece lo stesso. Poi Dana ringraziò Ayra dei vestiti e della spada. La regina rispose che non doveva preoccuparsi, che finché sarebbero stati loro ospiti avrebbero ricevuto questo trattamento. "Atma, tu seguirai Saphira e Fìrnen, oggi. Dana, tu rimarrai con me e Arya, per proseguire il tuo addestramento"
"Sì, maestro" Risposero entrambi contemporaneamente, lei con la voce, lui con la mente.
Presero a eseguire la Rimgar, tutti e tre, e Eragon constatò – ma lo sospettava – che l’elfa era infinitamente più flessibile di lui, eseguendo senza alcun problema la maggior parte delle pose del quarto e ultimo livello dell’esercizio. Dana invece aveva ancora problemi col primo, ma era comprensibile, poiché si esercitava da una settimana circa. Dopo la Rimgar Arya accompagnò Dana al ruscello per lavarsi il sudore, e quando le due donne tornarono andò lui. Mentre andava, informò mentalmente Arya del successivo passo dell’addestramento, cioè il combattimento. L’elfa rispose che avrebbero aspettato lui per continuare. Eragon si lavò nel ruscello, come ai tempi del suo addestramento, solo che oggi non c’era Oromis con lui. Dopo essersi lavato, tornò al capanno, dove trovò Dana contratta in una smorfia e Arya che con espressione naturale lo salutò. Subito dopo anche Dana recuperò l’abituale espressione e lo salutò. "Perdonami" disse l’elfa."Volevo solo testare le sue abilità nel combattimento mentale. L’hai addestrata bene, Ebrithil Eragon."
"E’ lei che apprende bene e in fretta. Potrei essere il miglior insegnante di Alagaesia, ma se l’allievo non si applica nello studio gli insegnamenti valgono ben poco."
"Ti ringrazio, maestro."
"Iniziamo con le armi, Dana?"
"Prima vorrei combattere io con te, Eragon"lo interruppe Arya. "Dana potrebbe imparare molto vedendoci combattere. E poi vorrei vedere quanto sei migliorato in questi due anni. Se sei migliorato, ovviamente."
"Certo che sono migliorato, Arya Drottining. Tu, piuttosto, sei migliorata o sei rimasta in ozio per due anni?"
"Non ti resta che scoprirlo, yelid iet." Detto questo, l’elfa sfoderò Tamerlèin, e ne smussò i bordi con il solito incantesimo. Eragon si stupì nel sentire quell’epiteto pronunciato da lei, e si rallegrò che Dana non sapesse ancora l’antica lingua molto bene. Sfoderò Brisingr a sua volta, la smussò e si piazzò a trenta piedi da lei in posizione difensiva. Arya assunse la stessa posizione e i due presero a aggirarsi studiandosi a vicenda. Dopo un minuto Arya lo caricò, lanciando un ringhio felino per distrarlo. Eragon alzò Brisingr a parare l’affondo diretto al petto, ma l’elfa spostò Tamerlèin all’ultimo istante, mirando alla coscia destra. Eragon schivò il colpo spostandosi di lato, e l’elfa superò il punto in cui si trovava prima a una velocità esorbitante. Eragon recuperò l’equilibrio e tentò di colpire Arya, ancora sbilanciata, ma, prima che Brisingr arrivasse sul braccio teso dell’elfa, lei lo ritrasse e sferrò un colpo sul lato piatto della lama azzurra, con l’intendo di fargli perdere la presa sulla spada. Eragon non si fece sorprendere, ma spostò la lama verso il braccio scoperto di Arya, che di nuovo scartò di lato e si allontanò da lui. Continuarono così per mezz’ora, poi entrambi riuscirono, contemporaneamente, a superare la guardia dell’altro e puntare le spade alle rispettive gole. "Siamo entrambi morti" rise Arya.
"Già. Sei migliorata, Arya Drotting."
"Non quanto te. Chi ti ha addestrato?"
"Gli ho giurato di non dirlo a nessuno, ma se verrai con me quando sarà il momento potrai conoscerlo. Ne rimarresti… affascinata."
Arya inarcò un sopracciglio. "Davvero?"
"Sì." Poi Eragon si rivolse a Dana. "Con chi preferisci combattere?"
"Se per te non è un problema, vorrei misurarmi con Arya."
"Certo. Dammi la tua spada." Dana gliela porse e lui, dopo averla smussata, gliela restituì.
Le due donne presero a studiarsi, Dana più nervosa del solito. Dopo un breve combattimento durato non più di una decina di minuti, Arya atterrò Dana, che era completamente esausta. Le due combatterono altre due volte, e Dana durò sempre meno. Dopo l’ultimo combattimento, Eragon accompagnò Dana sul ceppo che usava anche lui durante il suo addestramento e le diede le stesse istruzioni che le dava quando si recava nel boschetto vicino al castello. Quando tornò, si sedette a fianco di Arya, che appoggiò la testa sulla sua spalla. Lui le cinse in fianco con la mano destra, posandola sulla gamba destra di lei. Arya gli chiese di raccontarle ciò che gli era accaduto in quei due anni, ma lui fu piuttosto vago a causa del suo giuramento al Primo Cavaliere. Per contro lei gli raccontò una parte degli avvenimenti nella foresta: erano nati tre bambini, ad Ellesméra, e altri sette in tutta la foresta. Tutti da coppie sopravvissute dopo aver partecipato alla guerra.  Quando esaurirono la voglia di parlare, i due rimasero così, felici della rispettiva compagnia, attendendo il ritorno di Dana, che tornò due ore dopo essere andata a meditare, e riferì molte delle cose che vi erano, ma non ancora abbastanza da esaurire le richieste di Eragon e Arya. I tre pranzarono insieme, e al pomeriggio fu la volta delle lezioni di Antica Lingua. Dana stupì Arya per le sue conoscenze, e l’elfa si complimentò con Eragon per l lavoro svolto.  Alla sera, dopo aver accompagnato Atma e Dana al palazzo di Tialdarì, Eragon e Arya cenarono nuovamente insieme, nella casa del Cavaliere. Dopo cena i due si coricarono sul letto i Eragon, Arya con la testa posata sul petto del compagno, e rimasero a contemplare il tramonto. Quando il sole fu tramontato, Arya si alzò e propose: "Vorrei accompagnare Dana a visitare Ellesméra. Che ne pensi? Non può rimanere sempre chiusa nella sua stanza."
"Certo, stavo per proportelo io. Potremmo farle fare visita anche a Runhon, nel frattempo. Ho come la sensazione che necessiterà di una spada molto presto."
"Lo penso anche io." Arya aiutò Eragon ad alzarsi, gli diede un piccolo bacio e si avviò giù dalle scale. Eragon si rivolse a Saphira. E tu? Non vieni?
Certo che vengo. Non posso permettere che tu e Arya vi… lasciate andare in pubblico.
Non lo faremmo mai.
Forse. Ma un po’ di controllo non vi farà male.
Che dici, mi porti giù tu o scendo le scale?
Non hai la forza per fare le scale, pigrone? Dai, andiamo…
Eragon montò su Saphira, che saltò fuori dalla sua entrata e planò delicatamente nella radura sotto la sua casa. Arya arrivò pochi secondi dopo. "Pensavo mi accompagnassi sulle scale, Cavaliere."
"Volevo scambiare due parole con Saphira" Mentì Eragon.
Ah si? E quali? Ridacchiò la dragonessa.
Insieme andarono a prendere Dana al palazzo di Tialdarì, e la ragazza fu entusiasta di andare con loro. Portarono lei e Atma a esplorare Ellesméra, e Dana si sorprese nel vedere l’albero di Menoa, perché non aveva mai visto nulla di così grande, e si sorprese ancora di più nello scoprire che l’albero era vivo e senziente. La visita da Runhon la lasciò scossa. Si era abituata alla cortesia e alla gentilezza degli elfi e trovarne una così burbera l’aveva spiazzata. Circa a mezzanotte la riportarono a casa, e Arya disse:"Domani sera se ti va potremmo proseguire con il giro della città, Cavaliere."
"Mi piacerebbe moltissimo."
"Bene. A domani, Dana-finiarel." Per la prima volta la ragazza capì il significato dell’appellativo.
"A domani, Regina Arya e maestro Eragon."
Eragon accompagnò Arya alla rupe su cui si era addestrato, e le disse: "Oggi hai rischiato, con quello Yelid iet. E se Dana avesse saputo che significava?"
"Potrei giustificarlo dicendo che l’ho detto per turbarti, che in effetti non è molto lontano dalla realtà. Lo penso veramente, ma l’ho detto anche per turbarti, ma non ha funzionato."
"Sono abituato ai tuoi giochetti."
"Lo immaginavo. Buonanotte, Eragon Ammazzatiranni." I due si diedero un bacio di commiato e si separarono.
Passarono circa due mesi, in cui Dana fece enormi progressi, arrivando a lanciare il suo primo incantesimo e riuscendo nella meditazione. Parallelamente Eragon e Arya sfruttavano ogni loro momento libero insieme, separandosi solo per dormire. I due raggiunsero un livello di intimità mai raggiunto prima, ma in pubblico il fatto era ancora sconosciuto. L’unica che forse sospettava qualcosa era proprio Dana, per il fatto che i due andavano sempre a prenderla insieme per farle esplorare Ellesméra, e per il fatto che con le sue conoscenze di Antica lingua era arrivata a comprendere il significato di Yelid. Secondo Saphira, anche Atma stava progredendo magnificamente, e l’intento dei due era di ripartire da Ellesméra soltanto dopo che il drago avesse sputato fuoco, e fosse quindi diventato abbastanza grande da portare il suo Cavaliere, e combattere. Firnen invece, forse perché aveva iniziato l’addestramento in età relativamente avanzata, progrediva molto più lentamente, tanto che addirittura Atma era più abile di lui. Saphira era preoccupata, e spesso se ne lamentava con Eragon, che la rassicurava come meglio poteva, dicendole che avrebbe imparato presto. In quel periodo i due una volta ogni due o tre giorni i due volavano insieme, partecipi ognuno delle gioie e delle preoccupazioni dell’altro. Un giorno, mentre Eragon addestrava Dana a controllare i vari elementi – erano alle prese con il fuoco – percepì due presenze sospette avvicinarsi. Si preparò a combattere, sia mentalmente che fisicamente, e avvisò Saphira e Arya, che era andata con lei. Percepì come risposta un ruggito da parte della dragonessa, e l’elfa lo avvisò che sarebbero tornati in caso di pericolo concreto. Non disse nulla a Dana, poiché la ragazza era impegnata a manipolare il colore di un fuoco fatuo blu grande un pugno, e preferì non distrarla. Dai recessi alberati della Du Weldenvarden emerse un gattone peloso, che Eragon faticò un attimo a riconoscere. Pochi passi dietro al gatto avanzava Angela, vestita con una tunica verde come le foglie d’estate e il cappello con le rune incise a cui l’aveva visto lavorare a Ilirea quando si era congedato da Nasuada. Le rune, completate, recitavano Raxacollicofallapatorius. Ovviamente, il gatto al suo fianco era Solembum. Angela si piantò davanti Eragon e gli disse: "Bè? Sei andato da tutti fourché da me? E’ così che si tratta un’amica che oltretutto ti ha salvato la vita un paio di volte? Sarai anche il capo dei Cavalieri, ma sei anche un gran villano!" Dana si voltò, ma Eragon le fece cenno di non muoversi e aspettò con pazienza il termine del sermone con cui l’erborista lo informava di quanto villano fosse, del fatto che aveva dovuto raggiungerlo da Teirm e che era stato un viaggio pieno di insidie, che per fortuna nessun coniglio mannaro l’aveva attaccata e che per poco non si perde nella foresta. Quando finì, Eragon disse: "Hai ragione, Angela. Ho sbagliato a non venirti a trovare, ma non sapevo dove fossi. La prossima volta ti cercherò con la divinazione prima di partire"
"Molto bene." Poi si rivolse a Dana."Tu sei il Cavaliere Dana, vero? Molto piacere, sono Angela, e sono un’erborista. Come ti sembra Ellesméra?"
"E’… un onore, Angela. Ellesméra è… bellissima, la città più bella di Alagaesia. Ma… come sai il mio nome?"
"Basta sapere dove ascoltare. So anche che vieni da Agrod’est, e che il tuo drago si chiama Atma."
Dana spalancò la bocca.
"Eragon, io e te dobbiamo parlare in privato, più tardi."
"Non mancherò."
"Bene. Dana, avanti, mostrami che hai imparato!"
La ragazza guardò Eragon, esitante. Lui le fece un cenno di approvazione, per cui lei si preparò a lanciare la magia. Prima che potesse dire una sola parola, però, Angela mormorò qualcosa e Dana si ritrovò con mani e piedi poggiati a terra, impossibilitata a muoversi. Dana fu stupita dall’attacco della maga, per cui impiegò qualche istante per formulare il controincantesimo. Poi disse: "Itgala du vanyalì sem huildar reimr un kalfya iet." A poco a poco Dana riprese a muoversi, con grande fatica, e poco dopo Angela sciolse l’incantesimo."Ottima difesa, Dana. Complimenti. Hai imparato bene, inoltre conosci la magia da meno di due mesi, per cui sei già ad un ottimo livello. Eragon, ti aspetto davanti all’albero di Menoa stasera. Devo passare a salutare un paio di amici. Arrivederci!" E si allontanò di fretta, seguita da Solembum.
"A… arrivederci." disse Eragon ancora interdetto. Angela lo lasciava sempre così: senza parole. Anche Dana sembrava condividere il suo disagio. "Maestro… chi era quella donna? E come fa a sapere tanto?"
"Vorrei sapere anche io chi è. Il suo nome, o meglio, quello che usa, è Angela, ed è una maga umana vecchia oltre ogni dire.  Sospetto non sia nemmeno umana, ma se glielo chiedessi dopo la risposta sarei più confuso di prima. Vive a Teirm, ed è stata un’ottima alleata nei combattimenti contro l’impero. Buona parte della conquista di Dras-Leona la dobbiamo a lei."
"Ah. E’ sempre stata così… bizzarra?"
"Da quando la conosco. Comunque, ottima scelta di parole. Oltre a te, solo Dusan aveva evitato gli assoluti nel suo primo controincantesimo"
"Gli assoluti?"
"Sì, gli incantesimi che prevedono solo la morte come alternativa al successo. Non avresti mai potuto battere Angela in una battaglia magica e mentale. Probabilmente nemmeno io potrei. O forse sì, con l’aiuto di Saphira. Ma non voglio provare. Probabilmente è la migliore maga di Alagaesia. Le ho visto fare cose che ritenevo impensabili. Ma non divaghiamo. Visto che Angela ha fatto emergere quell’argomento, ora inizieremo a parlare degli incantesimi di difesa. Ma prima, dammi una mano."
Dana arrossì, e porse la mano destra a Eragon, che la prese nella sua e attraverso di essa le passò una quantità di energia sufficiente a farla ristorare completamente. "Ecco. Ora saprai difenderti adeguatamente. Iniziamo…" Dana lo ringraziò e Eragon iniziò a istruirla sugli incantesimi di difesa di ogni genere, da quelli di contromagia a quelli che permettevano di individuare e neutralizzare un veleno, a quelli che fermavano spade, frecce e altre armi. Ogni volta che la ragazza memorizzava un incantesimo, Eragon la attaccava, e lei era costretta a difendersi.
Alla sera, dopo averla accompagnata nei suoi alloggi, Eragon si congedò da lei e andò da Angela. Saphira, Firnen, e Atma avevano deciso di proseguire l’addestramento con lezioni di volo notturno. Andò all’albero di Menoa, dove vide Angela seduta su una radice molto alta con la schiena appoggiata al tronco. Solembum era su uno dei primi rami dell’albero, accucciato a fianco di Maud. "Buonasera, Angela."
"Buonasera, liberatore di Alagaesia"
"Che mi volevi dire di così importante?"
"Nulla, solo fare due chiacchiere su cose che nessuno sa. Tranquillo ho già evocato un incantesimo per impedire a chiunque di origliare. Com’è stato incontrare il tuo omonimo?"
"Direi… inaspettato. Lui e Bid’daum sono i primi Cavalieri, per cui io e Saphira abbiamo imparato molto da loro. Ma… come sapevi che ci eravamo incontrati?"
"Perché quando ho letto il suo futuro ho visto un incontro particolare… e quando ho letto il tuo anche. Perciò non mi sono opposta quando hai detto di lasciare Alagaesia, sebbene sapessi benissimo che in quella direzione non l’avresti lasciata. Ti avrebbe fatto solo bene incontrarlo… e poi speravo di reincontrarti prima o poi. Non volevo che te ne andassi per sempre. Sei un tipo interessante sai?"
"Quindi tu sapevi tutto?"
"Certo. In un certo senso, vi ho fatti incontrare io. Come va con Arya? Sì, so tutto anche di voi due."
Eragon arrossì, imbarazzato. "Doveva rimanere un segreto."
"Tranquillo, non lo saprà nessuno oltre a me. Nemmeno Solembum lo sa. Dovete mantenere un segreto, e io sono la persona giusta. Chi ha più segreti di me? E inoltre l’avevo previsto, ricordi?"
"Hai ragione, ma non avevi detto che non riuscivi a prevedere se sarebbe andata a finire bene o male? Comunque ti sarei grato se non lo dicessi."
"Infatti lei ti ha respinto inizialmente vero? Comunque ti ho già detto che non lo farò mai."
"Bene. Sappi allora che va molto bene. Non potevo sperare di meglio."
"Molto bene. Ora me ne vado, Eragon ammazzaspettri, perché Galbatorix si è suicidato." La donna si alzò e se ne andò, seguita da Solembum e da Maud. Eragon si alzò a sua volta dal tronco di Linnea e si incamminò verso il suo alloggio. All’interno lo aspettava Arya. L’elfa lo baciò e gli disse: "Che voleva Angela, yelid?"
"Parlarmi di una persona che ho conosciuto al castello."
"Ah. E null’altro?" L’elfa sembrava invidiosa.
"Sa tutto di noi due."
Arya spalancò la bocca."Davvero?"
"Sì, ma mi ha assicurato che nessun altro lo saprà finché non lo decideremo noi."
"E’ troppo tardi perché io vada a casa, ora. Posso dormire qui?"
"Certo."
L’elfa lo baciò di nuovo e si preparò per la notte. Dormirono abbracciati, il petto di lei appoggiato sulla schiena di lui, il braccio destro dell’elfa attorno al fianco di Eragon. Il mattino dopo, Eragon si svegliò e si divincolò dalla dolce stretta di Arya, che ancora dormiva. Salutò e svegliò Saphira, che era arrivata quella notte e non aveva nascosto la sua gelosia nelle poche battute che si erano scambiati prima di addormentarsi, e andò a lavarsi nello stanzino. Quando uscì, trovò Arya che si rivestiva. L’elfa disse: "Buongiorno, Yelid iet."
"Buongiorno, glind"
"Ti aspetto fra poco alla rupe con Dana, Atma e Saphira. Io vado a cambiarmi e a lavarmi. A dopo." E uscì dalla casa. Eragon si vestì a sua volta, fece colazione e andò a prendere Dana al palazzo di Tialdarì. Insieme andarono alla rupe di Tel’naeir, dove Arya li aspettava, già lavata e con una tunica diversa. Iniziò così un altro giorno per maestri e allievi.
   
 
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