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Autore: Aluah    23/12/2012    4 recensioni
Non aveva la benchè minima idea di cosa potesse regalare a quel ragazzo: utensili vari per la cura delle sue spade li aveva esclusi a prescindere, non ne capiva un ciufolo e non voleva avere una katana sulla coscienza; diminuire il debito che lui aveva con lei, quello mai, nemmeno sotto Naltale; cibo, anche quello era una pessima idea e di vestiti non sapeva nè la taglia nè il gusto visto che lo spadaccino sfoggiava sempre i soliti pantaloni e la solita maglietta, oppure il solito verde Yukata. Era arrivata a considerare persino l' idea di comprargli un libro, ma non era sicura che sapesse leggere più di 5 parole messe in fila.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Babbo Natale a diguno
Natale.
Periodo di regali, gioia, allegria, festoni, cenoni, palle ( quelle dell' albero ovviamente ), stelle e BABBO NATALE!
Quel fantomatico vecchietto che entrava dal comignolo lasciando doni per i piccini, rallegrando le mattina di Natale e rimpinzandosi di biscotti.
- IO NON GIELI VOGLIO DARE! -
Apuunto, biscotti, cosa che di certo il capitano non avrebbe mollato facilmente.
- Eddai Rufy! Ne hai già mangiati una caterva! Lasciane un po' al buon vecchio fratello babbo! - tentò il cyborg, schivando al pelo un morso che il ragazzo di gomma aveva indirizzato al suo polpaccio
- I BISCOTTI SONO MIEI! MIEI! -
Sembrava un cane rabbioso, con la schiuma alla bocca e gli occhi spiritati. La scemenza fatta persona.
- Ma Rufy, come fa Babbo Natale a consegnare i regali se non può mangiare i biscotti? - uno speranzoso Chopper, che oltre al capitano ed al cecchino credeva ancora nel vecchio dispensatore di regali, tentava invano di persuadere il gommoso a mollare la presa su quella scatola di biscotti al cioccolato. Parole al vento.
- CE LA FA BENISSIMO! E' GRASSO! HA TANTE RISERVE! -
No, quelle parole non erano gettate alle correnti d' aria, ma direttamente in una latrina.
Quella mattina, la vigilia per l' esattezza, si erano svegliati tutti di buon umore, rallegrati dallo spirito del Natale che aleggiava nell' aria. Avevano addobbato la Sunny a festa con lunghi e scintillati festoni di colore rosso e oro, fatto l' albero utilizzando una pianta di mandarino di Nami che per l' occasione era stata interrata in un vaso e messa in salone e ripulito la cucina da cima a fondo, così da renderla sfavillante. Avevano pranzato tutti insieme e passato un pomeriggio all' insegna dell' allegria, tra ultimi preparativi e maldestri tentativi di nascondere i ragali agli occchi di chi ancora credeva nella leggenda di Santa Claus, come ad esempio Brook che aveva infilato nella sua capigliatura afro un paio di nuovi occhiali da cecchino per Usop quando si era imbattutio in lui in corridoio. Anche la cena sembrava esser stata priva di qualunque tentativo di guastare quell' atmosfera di pace e tranquillità che si respirava.
Sembrava, per l' appunto.
Subito prima di andare a letto infatti, quando Sanji si era premurosamente occupato della preparazione dello spuntino natalizio per Babbo Natale, i problemi si erano scatenati. Non sarebbe stata una giornata da Mugiwara senza guai, e i componenti della ciurma ormai lo sapevano. Rufy infatti, vedendo quella montagnetta di biscotti al cioccolato guarniti con pasta di zucchero bianca a formare tante piccole stelline ( pan di stelle *-* ), non aveva resistito al richiamo della fame, come se ne avesse poi, avventandosi sui dolci e sbranandoli. Non contento del calcione ricevuto sulla nuca dopo quel gesto dal cuoco, aveva ripetuto più volte la scenetta, reclamando man mano sempre una maggior quantità di quei dolciumi squisiti.
Inutile prenderlo a calci, quello non demordeva.
Avevano continuato con quel botta e risposta, con una botta ancor più forte al magro corpo del capitano, finchè quest' ultimo non si era lanciato a volo d' angelo sulla scatola contenente quelle delizie, afferandola e difendendola come fosse il tesoro dei sette mari. Lo One-Piece era passato in secondo piano.
- NON LI AVRAI MAI! - aveva detto poi correndo tutt' intorno al tavolo, sopra, sotto e di lato a questo, inseguito dal cuoco infoiato e agguerrito a riprendere quei piccoli biscotti di cui anche lui era particolarmente ghiotto.
Il tutto sotto agli occhi allibiti dei rimanenti componenti maschi della ciurma.
- Si accetteno scommesse gente! - annunciò il nasone, estraendo da non si seppe mai dove, un taccuino ed una penna, sul quale prese ad appuntare le somme che il cyborg, lo spadaccino e lo scheletro avevano scommesso.
- Yohohohoho, per me Sanji lo affetta entro venti minuti! - diceva il musicista 
- Per me anche meno fratello! - rispondeva il boss tra un incitamento e l' altro nei confronti dello chef
- Per me sono due cretini e basta - asseriva il verde, non mancando però di puntare quei pochi Berry che aveva in tasca, rimasugli di un prestito della navigatrice, che fortunatamente, in quel caotico momento se ne stava tranquilla nel suo studio a disegnare cartine, in compagnia dell' archeologa, che forse, avrebbe fatto meglio a venire a mettere le briglie al suo fidanzato uscito di testa.
- FERMATI CRETINO! - urlava il biondo infatti, allo stremo di fiato e pazienza, mentre il ragazzo di gomma saltellava ancora allegramente, come un bambino in overdose da zuccheri, che in effetti non era un immagine che si discostava molto dallla realtà.
- BABBO NATALE A DIGIUNO! - rispondeva il moro, arrampicandosi sulle assi di legno come un ragno e ingurgitando allo stesso tempo biscotti. Una fogna per dirla in breve!
- MA STACCI TE A DIGIUNO LATRINA! E RIDAMMI QUEI BISCOTTI! Devo portarli alle mie dee che stanno rinchiuse nei loro alloggi da dopo cena. -
- E Babbo Natale? - chiese la piccola renna, realizzando che l' enfasi che il cuoco aveva messo nell' inseguimento dell' affamato capitano era in realtà improntata ad un' azione cavalleresca, di cui forse nessuno sentiva la necessità.
- LUI E' GRASSO! - urlarono in coro l' inseguitore e l' inseguito, d' accordo questa volta nel sostenere il digiuno del buon vecchio, riprendendo poi l' inseguimento in tuttta la cucina.
Vennero brutalmente interrotti dall' ingresso della cartografa, disturbata nei suoi disegni da quel baccano, intorno alla quale aleggiava un inquietante aurea nero cupo, segno che qualcuno le avrebbe presto prese di santa ragione.
- Cosa. Diavolo. Sta. Succedendo. Qui. - disse, scandendo parola per parola con un tono inquietante e decisamente molto, ma molto poco rassicurante.
- Rufy si è rubato i biscotti destinati a Babbo Natale mocciosa... - rispose lo spadaccino
- E voi stareste facendo tutto questo baccano per... DEI BISCOTTI?! - srillò lei, tirando contro al capitano la prima cosa che le capitò sotto mani, che per sfortuna di questo era un coltello ben affilato che in cuoco aveva poggiato sul tavolo subito prima di iniziare quell' assurda rincorsa, schivandogli il viso, ma prendendogli la casacca rossa che portava, inchiodandolo al muro.
Con le guance piene di cibo ed arruffato in quel modo, Rufy era facilementre paragonabile ad un gorilla appena nato. Un primate di certo lo sembrava. Santa donna doveva essere Robin!
Gli si avvicinò a passo di carica, prendendogli il bavero della camicia e portandoselo all' altezza del mento, guardandolo con sguardo infuocato ed infuriato.
- Fai ancora un altro verso e giuro che non arrivarai a domattina per ricevere i regali. - gli bisbigliò, raggelando l' atmosfera di caos e la voglia di correre in lungo e in largo del ragazzo. Lasciando poi la stoffa della maglia, girò i tacchi, fulminando tutti con lo sguardo. Arrivata sull' uscio della porta si girò l' ultima volta, per assicurarsi che tutti avessero compreso il messaggio:
- E che sia chiaro, se sento ancora una mosca volare, VI BUTTO A MARE! - minacciò, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo udibile anche da terra, che distava circa 5 giorni di navigazione in quel momento.
- Perchè Nami oggi è così sclerotica? - domandò ingenuamente il cecchino, abituato ormai alle crisi di nervi della navigatrice, ma che comunque la vedeva raramente minacciare di morte qualcuno, non con quell' enfasi almeno.
- Il Natale dovrebbe rendere felici, non far venire le mestruazioni alla sorella! - criticò il cyborg, guadagnadosi un occhiata allucinata del resto del gruppo
- Non nominare quel disgraziato in mia presenza! - l' aveva infatti ammonito il nasone, portandosi le mani alle orecchie e tappandosele
- Oh avanti! E' la natura fratelli! - spiegò il carpentiere, nemmeno minimamente disturbato dal nominare quel lato della femminilità
- Si ok, ma fa comunque senso. - aveva ribattuto di nuovo Usop, calandosi questa volta i ricci sui padiglioni auricolari, cercando di isolarli da quella conversazione. Era più forte di lui: la parola mestruazioni gli faceva paura. Forse perchè associava quella al periodo in cui Nami era non intrattabile, ma peggio.
- A parte gli scherzi, che pensate abbia la mocciosa? - si tentò di informare il samurai
- Non saprei. Oggi era tranquilla! Non pensavo nemmeno che potesse essere adirata la mia crostatina... Sarà sicuramente colpa tua! - disse il biondo, guardando accigliato il verde, e accendendosi una sigaretta. La corsa lo aveva sfinito, e qual modo migliore per recuperare il fiato se non una buona dose di nicotina? Mah, era tutto da capire quello li.
- PERCHE' DIAVOLO DOVREBBE ESSERE COLPA MIA! Magari quella sbobba che le hai messo nel paitto non le piaceva!
- IL MIO PURE' NON E' SBOBBA! - si difese il cuoco
- Forse fratello se l' è presa perchè a cena tu hai dormito tutto il tempo e quando le sorella ti ha chiesto cosa tu desiderassi per Natale le hai risposto di lasciarti dormire in pace... - azzardò il boss
- MUFFA DI POLLO CHE NON SEI ALTRO! IMPLORALA DI PERDONARTI! ORA! - lo sgridò lo chef, sospingendolo verso la porta con il coltello che aveva estratto dal muro, liberando così anche il capitano, che ovviamente, non aveva mai smesso di mangiare i biscotti.
Lo spadaccino, messo alle strette da tutti i suoi compagni decise quindi di uscire dalla cucina, sbuffando qualche insolenza e strascicando i piedi.
- A quei due ci vuole una spinta... - aveva detto poi Franky, una volta che Zoro si era allontanato.
- Yohohohoho, chiamala spinta! -
- Tacete voi due! -.
 Non tutti erano d'accordo su quel fronte, ma ovviamente non si azzardavano a mettere i bastoni tra le ruote a qualcosa di palese ormai anche all' ancora della Sunny.

Dopo la sfuriata, Nami si era richiusa nel suo studio, rossa in volto e con un diavolo per capello, ritornando ai suoi disegni nautici, sbiascicando qualche monosillabo ed insulto nei confronti del primo essere che le passasse per la mente. Zoro era il preferito di quel tiro al bersaglio, dove le freccette però erano insolenze di vario tipo.
- Navigatrice, è tutto ok? -
Robin, che era rimasta in religioso silenzio dal momento in cui la sua Nakama aveva fatto ritorno in cabina, aveva ora deciso di prendere la parola, cercando probabilmente di sospingerla verso il ragazzo oggetto delle sue attenzioni.
- ZORO! - rispose quella, non degnando di uno sguardo l' archeologa di bordo, stracciando con stizza un grande foglio sul quale aveva tracciato si e no due linee.
- Cosa ha combinato questa volta? Pensavo che le urla in cucina provenissero dal cuoco e da Rufy... - la provocò la mora, chiudendo il libro che stava leggendo ed alzandosi dal divano sul quale era seduta, avvicinandosi alla scrivania sulla quale la rossa aveva adagiato la testa sconsolata.
- E' sempre colpa sua comunque! E' solo un buzzurro a cui non si capisce cosa si possa regalare, ecco! -
- Sorellina, se è solo questo il motivo per cui ce l' hai tanto con lui, il regalo che lui si aspetta è più semplice del previsto... -
E detto questo, raccattato il volume che era intenta a leggere poco prima, uscì dalla stanza, lasciando come sempre la frase a metà.
C'era da chiedersi se Robin sapesse dire qualunque cosa senza fare giri di parole che confondesero ancor di più l' interlocutore.
No, di certo non ne era in grado, o più semplicemente provava gusto nel vedere la faccia con la quale era solita venir guardata.
- Come se fosse facile capire quell' ominide... - sbuffò, estraendo dal cassetto del mobile una lista sulla quale campeggiava a caratteri rosso fuoco la scritta " REGALI ".
La guardò annoiata e pensierosa, con il mento sostenuto dalla mano ed il busto reclinato in avanti, rigirandosi tra le mani quel pezzo di carta che recava al centro, ben riquadrato uno spazio bianco, di fianco al quale era apposto il nome dello spadaccino. Non aveva la benchè minima idea di cosa potesse regalare a quel ragazzo: utensili vari per la cura delle sue spade li aveva esclusi a prescindere, non ne capiva un ciufolo e non voleva avere una katana sulla coscienza; diminuire il debito che lui aveva con lei, quello mai, nemmeno sotto Naltale; cibo, anche quello era una pessima idea e di vestiti non sapeva nè la taglia nè il gusto visto che lo spadaccino sfoggiava sempre i soliti pantaloni e la solita maglietta, oppure il solito verde Yukata. Era arrivata a considerare persino l' idea di comprargli un libro, ma non era sicura che sapesse leggere più di 5 parole messe in fila.
Persa tra le sue considerazioni, appoggiò la testa sul ripiano di legno di mogano, addormentandosi di sasso.

Nel frattempo, dopo un breve tour meditativo lungo il ponte della barca, lo spadaccino aveva deciso di andare a chiedere una parvenza di scuse alla navigatrice per la rispostaccia tiratale durante la cena. Impresa ardua quella di autoconvincersi, e ancor più ardua quella di dirigersi verso lo studio di quella.
Arrivato davanti alla porta e non sentendo rumori molesti provenire dall' interno della camera, come ad esempio un armadio che veniva violentamente scaraventato a terra, decise di bussare, o meglio il suo buon senso prese quella decisione, il quale aveva momentaneamente imprigionato l' orgoglio.
Bussò una prima volta, non ricevendo alcuna risposta. Ritentò, ma ancora nulla. Che la rossa fosse andata in camera sua? No, la luce era accesa e lei, taccagna com'era, non sprecava di certo olio per lanterne. Piano piano quindi socchiuse la porta, facendo capolino da questa, pronto comunque a scappare nel caso la rossa gli avesse teso un' imboscata. Eppure l' unico spettacolo che gli si presentò fu quello di Nami, abbandonata sulla scrivania, che dormiva profondamente. La testa era girata verso l' uscio della stanza cosicchè il samurai potè vedere l' espressione di assoluta beatitudine che le illuminava il volto. Era semplicemnete meravigliosa quando non urlava a destra e a manca e non malmenava la prima persona che le capitasse sotto tiro, molto spesso lui.
Vedendola però in quella scomoda posizione non potè fare a meno di intenerirsi: sapeva che se la ragazza non dormiva sul morbido la mattina diventava una iena. Forse non era tenerezza, ma istinto di sopravvivenza il suo.
Entrò quindi nella stanza, avvicinandosi alla dormiente figura: tirò leggermente indietro la sedia sulla quale stava seduta, stando attento a non svegliarla, così da poterla sollevare senza urtare il tavolo di legno scuro.
Notò solo allora che, nonostante il sonno in cui la ragazza fosse sprofonadata, stringeva convulsamente un pezzo di carta nella mano destra, sul quale erano appuntati una serie di nomi e di oggetti. Incuriosito da quella lista, dove vide che compariva anche il suo nome, la sfilò lentamente dalla presa della ramata, rimanendo in bilico sulle punte dei piedi per non sfiorarla con il busto.
Gli era sempre piaciuta la calligravia di Nami: lei aveva tanta destrezza con l' inchiostro quanta lui con le spade. Pensava la rispecchiasse anche in un certo senso: tutta curve ed elegante, strumento attraverso il quale lei tentava di realizzare il suo sogno.
Prese quindi a leggere quella misera pagina, divisa in due colonne, il destinatario del regalo e ciò che avrebbe ricevuto: Usop una nuova salopette, quella che aveva in effetti era logora e sgualcita, Franky una camicia hawaiana meno pacchiana di quelle che portava di solito, crederci o meno ne esistevano di decenti, Robin un ciondolo di vetro soffiato che probabilmente la ragazza aveva già preso, visto che questo era cancellato da un tratto di inchiostro, Rufy un buono per un rifornimento di biscotti di prima categoria, che di certo avrebbe apprezzato, Brook un arco per il violino e Chopper una nuova cassettina di pronto soccorso.
L' unico non abbinato a nulla era lui.
Che lei avesse intenzione di non fargli il regalo? No, Nami glielo aveva sempre fatto un pensiero in un modo o nell' altro, ricattandolo poi magari perchè aveva speso soldi per lui, ma comunque l' impegno nell' andare a cercare qualcosa che lo soddisfacesse ce lo aveva messo. E vista la domanda che gli aveva posto durante la cena, probabilmente la mocciosa non sapeva semplicemente cosa inventarsi per quella ricorrenza.
Se lui avesse potuto scegliere un regalo di certo avrebbe scelto lei, impacchettandola e mettendola sotto all' albero per poi poterla scartare la mattina di Natale, togliendole tutto, ma proprio tutto.
Perchè non farlo allora, si chiese. Prendendo infatti la piuma d' oca che la ragazza usava per scrivere, non senza una certa difficoltà, si appoggiò al' angolo della scrivania, accucciandosi e scrivendo nello spazio vuoto nel mezzo del foglio una sola semplicissima parola: Nami.
Riponendo poi il foglio nel primo cassetto del mobile, che essendo aperto suppose fosse quello da dove la cartografa lo aveva precedentemente estratto, lo richiuse, preoccupandosi poi di mettere a letto la rossa. La prese in braccio, passandole un braccio sotto alle ginocchia e uno intorno alle scapole, intenzionato al portarla in camera da letto, cambiando idea quando purtroppo la voce squillante del cuoco echeggiò fuori dalla porta chiusa:
- RIDAMMI I BISCOTTI PER LE MIE AMATE, RAZZA DI FOGNA! -
La caccia al capitano a quanto pare era ancora aperta.
Purtroppo, o per fortuna forse, quell' essere starnazzante aveva destato la bella addoremntata, che iniziò a muovere le palpebre pesanti, emettendo qualche rauco suono di risveglio:
- Ma che, dove sono? - domandò, una volta presa coscienza che il pavimento era alquanto distante dalla sua testa, e che questo era parallelo al suo corpo. Sollevando di poco il capo notò con non poco stupore ed imbarazzo che si trovava in quella posizione perchè sorretta dallo spadaccino, che rosso in volto, la fissava con aria preoccupata e stralunata.
- Beh che ti fissi mocciosa? - le chiese per alleviare la tensione
- Nulla. Pensavo solo che come facchino sei pure scadente - lo rimproverò lei, tentando di nascondere il rossore di cui le sue guance di erano tinte.
- Ma a Natale il tuo livello di acidume non scende mai sotto la soglia?! -
- No! - sorrise la ragazza, prendendosi gioco del Nakama, e sorridendogli ironica
- Se vuoi ti metto giù subito... - disse lui, fecendo finta di lasciarla cadere nel vuoto. Quella, presa alla sprovvista, portò immediatamente le braccia a cingere il collo del verde, lanciando un debole urlo di spavento e aggrappandosi come un koala.
- Sei forse impazzito?! - lo sgridò, non mollando però la presa
- Ha parlato quella che si era addormentata sulla scrivania! Mai pensato di andare a letto presto? - la schernì, riporandola nella posizione iniziale, ovvero vicina al suo volto.
- Dovevo finire una cosa ominide. -
- Cosa? La lista dei regali? Non sai che a quelli ci pensa Babbo Natale mocciosa? Una come te dovrebbe ancora crederci! - la punzecchiò lo spadaccino, ricevendo in cambio uno sguardo adirato.
- Hai sbirciato la mia lista!? - domandò accigliata
- Tanto non c'era scritto nulla per me, quindi non mi sono rovinato sorprese tranquilla strega...- la tranquillizzò, sperando che lei non aprisse quel dannato cassetto e trovasse quella piccola confessione.
- E' solo perchè non so cosa regalarti buzzurro, sei troppo difficile... - confessò, tremando leggermente
- Siete vi donne quelle complicate, non io! - rispose il samurai
- Ma fare regali a noi è oiù facile che a voi uomini! - rispose piccata
- A me basta poco per essere felice -
- Ovvero? Sentiamo Zoro, cosa vorresti per Natale? - chiese con aria solenne, quasi prendendolo in giro
- Una zavorra - rispose ghignando, alludendo al dolce peso che stava in quel momento sollevando
- Una che?! - tra tutte le rischieste che le poteva fare, forse quella era la più stupida e cretina che avesse mai sentito
- Si sai, un peso....- spiegò lui
- E di che genere? - se davvero voleva soddisfare la sua insulsa e stramba richiesta avrebbe dovuto documentarsi meglio
- Ma sai prediligo quelli curvilinei, formosi e con i capelli rossi... - fece il ragazzo, cercando di farle capire che tutto ciò che voleva per Natale era lei in realtà. Con molto fatica, intendiamoci.
Nami sgranò gli occhi, tremando ancora una volta ed intensificando la presa attorno al collo del verde, avvicinadosi così al suo volto, ormai distante solo pochi centimetri, che il ragazzo coprì con impeto e salcio, baciandola dolcemente.
Fu un bacio molto semplice inizilamente, e man mano che prosegiuva più passionale, con una danza di lingue che non lasciava nessun angolo della bocca intonso e non assaporato.
Si staccarono dopo qualche minuto, rossi, molto rossi ed ansanti.
- Buon Natale buzzurro - disse lei, sorridendogli appoggiata alla sua fronte
- Buon Natale mocciosa mia - rispose lui, aprendo la porta dello studio e dirigendosi verso la cabina della ragazza , nella quale avrebbe probabilmente ricevuto il tanto desiderato regalo di Natale.
La sua mocciosa.



Due anni dopo, sempre la sera della vigilia:
- Buzzurro ma che diavolo avevi scritto su quella lista due anni fa? - chiese la rossa sorridendo, rigirandosi nelle mani l' elenco dei regali di due anni prima, del quale non aveva avuto più bisogno evidentemente, dopo aver trovato anche l' ultimo
- Che? - domandò lui, arrivando da dietro e abbarcciandole le vita, baciandole la porzione di collo sotto all' orecchio destro, dove sapeva, lei gradiva particolarmente.
- La lista dei ragali di due anni fa ho detto, di fianco al tuo nome c'è scritto il mio... - ripetè, cercando di reprimere i brividi che quel bacio le aveva scaturito
- Si, ricordo vagamente qualcosa... - mugugnò, baciandola ancora sul collo, massaggiandole in ventre
- A quanto pare il tuo regalo l' hai ottenuto quell' anno no? - lo punzecchiò, appoggiandosi all' ampio petto caldo che la sorreggeva
- Non solo quell' anno... anche questo. - disse lui, accarezzandole ancora la pancia, che da ormai 6 mesi era lievitata notevolemente
- Già, a quanto pare... - ripose lei, accoccolandosi meglio in quel caldo abbraccio famigliare
- Buon Natale mocciosa -
- Buon Natale buzzurro -





Angolo dell' autore:
Tenerezza natalizie! Ho fatto un mix di cretinaggine in stile Rufy e tanto tanto amore!
Avrei voluto postarla la sera della vigilia come da manuale! Ma purtroppo tra pranzi, cene, pranzetti e cenone, più merende e spuntini ingrasserò talmente tanto che non mi alzerò più dal letto, lasciando il computer sulla scrivania fuori portata! Ho quindi voluto assicurarmi che questa storia venisse pubblicata!
BUON NATALE GENTE!
A presto,
Alu.



   
 
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