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Autore: AnotherStranger    23/12/2012    0 recensioni
Presi le mie solite cuffie ormai consumate e le portai alle orecchie. Il mio iPod fidato riproduceva la solita musica che mi faceva sognare. Mi impazziva lo spirito mentre pensavo.. non a lei, ma al suo sorriso. Dio quanto lo amavo, era uno spettacolo della natura.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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In qualche modo cercai di tornare sulla terra. Fu molto difficile visto che ogni volta che mi perdevo in quei sogni, in quei pensieri,  ne rimanevo bloccata per molte ore, ma in quel momento mi feci forza e tornai a guardare in faccia la realtà.
Il viaggio sembrava interminabile, come se qualcosa mi tenesse bloccata li in autostrada, tra me e lei, tra la sua vita e la mia, tra il tempo e lo spazio. Era incredibile quanto potesse far male il ritorno a casa. Non lo avevo mai provato prima e quello era l’inizio di tutto.
Pioveva. Sentivo il ticchettio delle gocce di acqua che colpivano il parabrezza della macchina. Sembrava stesse grandinando dal forte rumore che si poteva udire. Iniziai davvero a pensare che quel mio stato d’animo facesse si che tutti i miei sensi si alterassero e sentissi tutto più amplificato. Che diavolo ero? Un amplificatore? Ma cosa c’entra? Non lo so, andiamo avanti. Però era vero, sembrava di sentire anche il più sordo dei rumori, quello più debole e silenzioso. Che mi stava succedendo? Nulla, era semplicemente il mio umore che stava andando sotto terra.
Ogni chilometro che percorrevo equivalevano a 2 cellule del mio corpo che morivano. Ma perché stavo facendo tutto quello? Perché il mio corpo iniziava a reagire in questo modo? La spiegazione era semplice e ce l’avevo a portata di mano: ero innamorata.
Qualcuno avrebbe potuto pensare che quella macchina stesse percorrendo quella strada del “dolore” da sola e invece no. Alla guida c’era lui, Marco, l’amico di sempre, il mio migliore amico, l’unico uomo della mia vita. L’avevo conosciuto a scuola quando frequentavamo il primo anno di liceo. No, non mi ero innamorata di lui, ne lui di me, ma avevamo la stessa passione per la musica e ci siamo subito trovati in sintonia. Era un ragazzo bruttino, con l’apparecchio e gli occhiali, un po’ come la maggior parte dei ragazzi all’età di 14-15 anni, ma è proprio vera la legenda che dice “brutto da piccolo, magnifico da grande”. Era diventato il ragazzo che ogni donna avrebbe voluto. Moro con quegli occhi azzurri che da anni erano stati nascosti dalla montatura di quegli occhiali cosi orribile. Denti perfetti, corporatura perfetta, 1 metro e 87 di uomo. Era perfetto. Ma ciò nonostante non ero mai riuscita a provare nulla che andasse oltre l’amicizia. Era come un fratello per me. Una volta avevamo fatto la doccia insieme, ma nessuno dei due aveva provato a toccare l’altro. Era la miglior amicizia che potesse esserci al Mondo.
A parte tutto questo, era anche un bravo guidatore e proprio per questo avevo deciso di fare quel viaggio con lui. Sapevo di potermi fidare, sapevo che se avessi voluto dormire per riposare un po’, non mi sarei "svegliata morta", ma sana e salva. E in quel momento i miei occhi iniziavano a chiudersi, iniziavano a vederci doppio dalla stanchezza, ma cercai in tutti i modi di tenerli aperti.

15 minuti dopo mi risvegliai in un Autogrill. Ero spaesata e non riuscivo a capire dove fossi. Sgranai gli occhi per mettere a fuoco, ma vedevo tutto appannato.

“Dove siamo?” chiesi al mio amico.
“All’inferno!” rise “Su, alzati che andiamo a mangiare qualcosa.”

Feci un verso strano, mi stiracchiai e provai ad alzarmi e a mettere i piedi per terra. Presi il cellulare per vedere che ore fossero e trovai 12 messaggi, 25 notifiche dai vari social e 5 chiamate. E avevo dormito solo per 15 minuti. Guardai le chiamate ed era lei, la mia donna. Guardai i messaggi ed erano varie persone, tra cui sempre lei.
Ovviamente tralasciai gli altri messaggi per leggere i suoi.

“Dove sei?” – “Amore?” – “Che fine hai fatto?” – “Ma stai bene?” – “Perché non rispondi?”

Amavo quando faceva cosi. Mi piaceva da morire leggere quei messaggi e sapere che si stava preoccupando per me. Ovviamente non mi piaceva il fatto che stesse male pensando che magari mi fosse successo qualcosa, quello non lo avrei voluto mai e infatti mi dispiaceva. In ogni caso, le risposi.

“Ciao amore mio, perdonami. Mi sono appisolata un attimo, è tutto ok! Tu come stai?” Inviai e mi incamminai verso l’entrata dell’Autogrill.

Barcollavo, sembravo una drogata ubriaca. Marco mi dava piccole spinte con l’intento di farmi cadere e rideva come un deficiente.

“Smettila che mi fai cadere” dissi sorridendo come una stupida.

Ad un certo punto stavo cadendo davvero e mi aggrappai ad un signore che mi guardò malissimo. Gli chiesi scusa e me ne tornai sui miei passi sotto le risate di quello stupido del mio amico. Ci avvicinammo al bancone della pizza e prendemmo alcuni spicchi. Ci sedemmo e mangiammo. Poi mi squillò il cellulare e come sempre risposi senza guardare chi fosse.

“Pronto?”
“Amore mio..”
“Hey! Ciao amore! Come stai? Siamo in Autogrill che stiamo mangiando qualcosa, vuoi favorire?” dissi sorridendo.
“Tutto ok dai, mi ero soltanto preoccupata! Comunque si dammi tutto, ho una fame che non immagini..”
“Scusami tesoro” feci labruccio anche se non poteva vedermi “Va a mangiare qualcosa che il tuo stomaco non può stare senza cibo. Devi crescere!”

Mi piaceva un casino prendermi cura di lei. Era piccola e tenera. Amavo l’idea che dovessi vivere pensando anche a lei, pensando ad una persona che mi stava donando amore, il suo amore. E so per certo che anche per lei era cosi.

“Vai va, mangia che ci sentiamo dopo!” mi disse sorridendo.
“Hm, va bene, allora ci sentiamo dopo! Ti amo amore mio, ti amo.”
“Ti amo anche io!”
E riattaccammo.

Finii quel pezzo di pizza che a fatica stavo mangiando e uscimmo da quel posto pieno di gente. Portai la Coca Cola con me visto che non l’avevo ancora finita e la bevvi tutto d'un sorso. Ci mancava poco che mi andasse di traverso.

"Hey, calma!" disse Marco preoccupato.

Lo guardai come per dire "Hai ragione" e gettai via quel bicchiere di plastica. Aprì la macchina ed entrammo, chiusi lo sportello e accesi la radio.. avevo bisogno di perdermi nei meandri della mia mente.
  
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