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Autore: AnotherStranger    19/12/2012    0 recensioni
Presi le mie solite cuffie ormai consumate e le portai alle orecchie. Il mio iPod fidato riproduceva la solita musica che mi faceva sognare. Mi impazziva lo spirito mentre pensavo.. non a lei, ma al suo sorriso. Dio quanto lo amavo, era uno spettacolo della natura.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chiusi il cellulare senza rispondere perchè venni pervasa da una sensazione di amore e appartenenza che iniziava a divorarmi l'anima nel più dolce dei modi. Aspettavo di riprendermi e poi scriverle quel "Sei la mia vita" che tante volte si era sentita dire.
Guardai ancora una volta fuori e iniziai a vedere che il cielo si stava ingrigendo, insieme al mio umore. Mi mancava. Dio se mi mancava. Avrei dato la mia stessa vita, i miei giorni di vita che mi restavano per abbracciarla un'ultima volta. Ma sapevo che prima o poi avrei riavuto quei momenti e iniziai a convincermi che molto presto ci saremmo tenute di nuovo per mano.
Guardavo quelle nuvole che si muovevano velocemente li su nel cielo e il sole che piano piano andava tramontando. Sentivo ancora il cinguettio degli uccelli che di li a poco si sarebbero ritirati nei loro nidi, insieme alle loro metà e ai loro cuccioli. Avevo sempre pensato che qualsiasi essere vivente, animale o uomo che fosse, avesse un qualcuno in grado di completarlo. Si, perchè noi da soli non siamo nessuno. Siamo l'inizio di un qualcosa che deve essere completato. Il primo piano di un grattacielo, le stelle senza la luna, i biscotti senza il latte. E quando nasciamo e siamo soli, siamo niente. Aspettiamo tutta la vita di trovare quel pezzo mancante che ti riempie la vita e i giorni. Qualcuno con il quale condividere le emozioni belle e brutte, qualcuno con cui ridere, con cui piangere, con cui fare l'amore nel buoio della notte. Qualcuno in grado di tenerti in piedi quando stai per cadere. Qualcuno che riesca a ripescarti da quel baratro in cui sei caduta. E io, si io, l'avevo trovata. Quell'esserino tanto dolce che riusciva a farmi sorridere anche quando la vita non aveva intenzione di farmi stare bene. Bastava un solo gesto e tutto assumeva un sapore diverso. Il nero si tingeva non di bianco, ma di tutti i colori dell'arcobaleno, gli occhi inondati di lacrime diventavano perle luminose impreziosite di acqua profumata. Tutto cambiava e nulla aveva più senso, se non lei.
Iniziavo a pensare a quel viaggio che sembrava interminabile, ma cercavo in ogni modo di distrarmi e di pensare a qualcosa che mi facesse trascorrere il tempo. Pensare a lei mi faceva stare bene, mi metteva di buon umore. Ad un certo punto venni colta da un improvviso squillo di cellulare e non mi restò che rispondere senza nemmeno guardare chi fosse.

"Pronto?"
Nessuno rispondeva. Silenzio assurdo. Continuavo.
"Pronto?"
Ma ancora nulla. A quel punto tolsi il cellulare dall'orecchio e guardai il destinatario, ma "Sconosciuto" era l'unica parola che si leggeva in quella miriade di simboli. Hm, chissà chi era. Tornai di nuovo nei miei pensieri. Lei. Rimasi a fissare per un bel po' quel pupazzo che mi aveva regalato tre giorni prima e venni trasportata indietro nel tempo.
"Ma guardalo! E' bellissimo" Credo di essermene innamorata.." dissi sorridendo.
"Lo vuoi? Lo vuoi vero?" sorrise "Mi scusi, potrebbe darmi quel pupazzo, per favore?"
"Non dovevi!" esclamai guardandola con gli occhi dell'amore.
"Ti amo. E' perchè ti amo." e mi strinse la mano.

A quel tocco rabbrividii come nessuno mai e tirai un sospiro che la spaventò a dir poco.
Cristo quanto era bella. Tornai alla realtà come se il ricordo fosse svanito usando l'opzione "dissolvenza". Sembrava tutto incasinato e il passaggio dal mondo dei sogni alla realtà divenne alquanto traumatico. Venni catapultata in quella diavolo di realtà che in un certo senso mi stava uccidendo. Avevo bisogno di urlare e di piangere e non riuscivo a capire il perchè. Anzi, il motivo lo sapevo, era quasi inutile ripeterselo.
"Manchi come l'aria in una camera chiusa priva di finestre, come la stelle in una nottata grigia e come il verde delle foglie nei periodi invernali." . Finalmente le risposi al messaggio.
Non facevo altro che pensare a lei in continuazione. Ma che potevo farci. Tutti sappiamo che l'amore ci rende stupidi, ma è proprio quello che ci fa capire quanto la vita sia meravigliosa, quanto bisogna viverla appieno e quanto sia meravigliosamente bello viverla insieme alla persona che ami. E insomma, questi sono i miei soliti pensieri.
Avevo voglia di ridere. Si, riuscivo a passare da un'emozione all'altra in meno di due secondi. Ne avevo bisogno. Strinsi forte a me quel pupazzo che aveva cosi tanta importanza e mi sentii pervadere il corpo da un calore che da qualche ora non riuscivo più a sentire: il calore di quella donna che amavo tanto. Quel calore accompagnato dal profumo del suo corpo che mi ubriacava il cervello. Non saprei descriverlo, non credo esistano parole per farlo, so solo che era davvero buono e che morivo dalla voglia di odorarla ogni volta che ero li tra le sue braccia. Mi piaceva sentirmi parte del suo mondo. Anzi, che dico, sentirmi il suo mondo.
Lei era il mio tutto, il mio morire, il mio vivere. Era la mia unica e sola ragione di vita. Che altro avrei potuto volere? Forse un unicorno che ci avrebbe portato in giro per i boschi color dei suoi occhi.
  
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