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Autore: Luna Malfoy    14/07/2004    16 recensioni
E’ noto che la droga dà assuefazione, qualunque tipo essa sia, non se ne può fare a meno. E Ginevra Weasley, dolce come il frutto a cui aveva rubato l’aroma, era la sua droga. [OneShot dedicata a Marcycas - The Lady of Darkness]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Questa fanfic contiene alcune scene di carattere violento e alcune relative al sesso. Non sono particolarmente eccessive e descrittive, tuttavia chi pensasse di poter non sopportare questo genere di situazioni, è pregato di non continuare a leggere.*

*

« Dedico questa oneshot a Marcycas - The Lady of Darkness. Una delle migliori autrici presenti su EFP. Quando tornerai, come già avrai saputo leggendo le risposte alle ultime recensioni che mi hai lasciato, io sarò a Roma e di conseguenza non potremo più comunicare tanto spesso via commenti. Sappi che sono stata felice di conoscerti, via web e che spero che ci sentiremo ancora, magari via e-mail =) Un bacio. »

 

 

 The Perfect Drug

 

Draco Malfoy sussultò all'improvviso, portandosi seduto sul letto a baldacchino. Il dormitorio era immerso in un silenzio irreale, rotto dal solo russare dei suoi compagni di camera, Tiger e Goyle su tutti. La luna brillava alta nel cielo, illuminando una splendida e fresca serata autunnale. 

Si portò una mano sul petto, nel vano intento di regolarizzare il respiro. Sentiva il cuore battergli a ritmo incessante e piccole gocce di sudore, scivolargli dalla fronte fin sul collo. 

 

Di nuovo quegli effetti, ancora quel sogno che gli tormentava le notti. Nuove situazioni, frasi diverse -e ugualmente senza senso, a parer suo-, ma sempre lo stesso soggetto. Non ce la faceva più. Sentiva la fronte bruciargli. Aveva la gola arsa. Senza contare quella fastidiosa sensazione di vuoto al risveglio. E che risveglio poi!

 

Strisciò fuori dalle coperte, scostando da un lato le cortine verdi e indossando una vestaglia da camera in seta ricamata, sopra i soli pantaloni di cotone nero. 

La Sala Comune era maledettamente rilassante, quando era il solo ad occuparla. Nessun compagno idiota in cerca di aiuto per i compiti, nessun commento stupido di quei due scimmioni che lo seguivano ovunque e per fortuna, neanche la voce irritante di Pansy Parkinson. 

 

Gettò un'occhiata all'orologio da taschino, prettamente babbano, che gli era stato regalato per un compleanno, da un amico. L'aveva conservato solo perché d'oro e perché, nonostante tutto gli pareva un'idea originale, il che la diceva grossa, con quella massa di decerebrati che lo circondava. 

Erano a malapena le tre di notte. 

Non poteva continuare così. Il suo fisico non avrebbe retto molto a lungo. Più volte aveva pensato di farsi preparare un sonnifero da Madama Chips, ma altrettante volte si era bloccato a metà strada tra la Sala Comune dei Serpeverde e l'infermeria. Quell'impicciona dell'infermiera lo avrebbe costretto a subire una delle sue pallosissime visite e gli avrebbe fatto mille domande. No, non era esattamente ciò che voleva lui.

 

Quello che chiedeva era un po' di sano riposo. 

 

Restò incantato ad osservare un punto indefinito di fronte a lui, dritto verso il fuoco che scoppiettava nel camino sempre acceso. Atto a riscaldare quei sotterranei così freddi, dove erano relegati gli studenti della sua Casa. Ma in realtà non guardava nulla. Si era perso di nuovo nei suoi pensieri e solo dopo qualche minuto, si era deciso a scrollare il capo e ritirarsi nella sua camera, per cercare di riaddormentarsi. 

 

- - - - - - - - - - - - - -

 

Infilò una mano nella tasca interna del mantello, controllando ancora una volta l'orario. Il corridoio che conduceva all'aula di Storia della Magia non gli era mai parso così lungo e pesante da percorrere. Nonostante il passo veloce, costatò che era in atroce ritardo ed era convinto che stavolta quel fantasma logorroico di Rüf non gliel'avrebbe fatta passare liscia. 

 

Udì uno scalpiccio alle sue spalle e un istante dopo, una furia mora e boccolosa, era avvinghiata al suo braccio. Abbassò di poco lo sguardo; Pansy gli sembrava una bambina piccola tante volte. E proprio per questo le dava immensamente fastidio. Era viziata e immatura. Tutto ciò che in una ragazza non riusciva proprio a sopportare. Inoltre, si era ormai reso conto, che si trattava di una cosa a pelle. Non c'era quel qualcosa, che i ragazzi di quell'età definivano "chimico". O più volgarmente, ormonale. Non si era mai eccitato col suo profumo addosso, non aveva mai avuto l'ardente desiderio di toccare la sua pelle o sfiorarle i capelli, più di quanto non fosse necessario. Non aveva mai provato, verso di lei, ciò che ogni adolescente normale dovrebbe sentire: desiderio. 

 

"Anche tu in ritardo, Draco?!" Domandò festosa, stringendo più del dovuto il braccio del biondino e sorridendogli maliziosa. 

 

Il Serpeverde sistemò la manica del mantello, con alcune dita libere dall'ingombro del libro, seguitando a camminare, con aria altera. "Sì e se continui a tirarmi a quel modo, finirò per peggiorare la mia situazione."

 

"Quanto sei freddo." Si lamentò, sporgendo il labbro inferiore di un bel rosa acceso, con fare infantile. 

 

"Quanto sei appiccicosa." 

 

Un gruppetto misto, che gli sembrò riconoscere come Grifondoro, li sorpassò ridacchiando. Non ebbe modo di constatare chi fosse presente tra di loro e se fossero veramente della Casa avversaria, non aveva prestato troppa attenzione allo stemma sul mantello nero. Era certo però, che con loro non c'erano nè San Potter, né la Mezzosangue, né tantomeno Lenticchia... perché di sicuro se ne sarebbe resto accorto se nel mezzo, ci fosse stato o meno uno di quegli sporchi Weasley. 

 

Un delicato aroma fragolino, però, lo stordì momentaneamente.  Sentì che lo avvolgeva con tutta la sua dolce intensità, catturandogli i sensi. 

Fu automatico, per lui, cercare di risalire alla proprietaria di quel profumo così stimolante. 

Si voltò verso il gruppo che svaniva dietro l'angolo, arrestando per un po' il suo passo accelerato; la ragazza ancora attaccata con forza al suo braccio, per nulla intenzionata a mollarlo. 

Quell'essenza aleggiava ancora a mezz'aria, nel corridoio, ma ormai non c'era più nessuno tranne lui e la sua compagna. 

 

"Hai cambiato profumo, Pansy?!" Le chiese, inarcando un sopracciglio con piglio indagatore. 

 

La mora Serpeverde sbatté un paio di volte le palpebre, scuotendo appena i boccoli scuri. "Oh no! E' sempre quello che mi ha regalato Millicent."

 

Storse il naso, ricordando a qualche profumo alludesse... o meglio, cercando di ricordare. Con suo immenso stupore si rese conto che, non ci riusciva. Non riusciva a concentrarsi su nessun altro odore, che non fosse quella penetrante fragranza alla fragola che aveva sentito qualche minuto prima. E tutto ciò era sconvolgente. Pansy adorava quel profumo che le era stato regalato, quasi ci faceva il bagno; perciò era più che abituato ad annusarlo costantemente, impossibile che non lo ricordasse!

 

"Che succede, Draco?!" 

 

Il biondo scrollò le spalle. "Niente... affrettiamoci!"

 

-

 

Non era poi così male quella situazione. Per molti, impegnarsi nella ronda notturna, obbligo di ogni buon prefetto, era una vera noia, una pura e semplice scocciatura. Solo lui, a quanto sembrava, la trovava rilassante. Primo, perché non aveva nessuno intorno. Secondo, perché anche se fosse andato a dormire, allo stesso orario dei suoi compagni, non avrebbe comunque chiuso occhio. Tanto valeva occupare il tempo con qualcosa di diverso, seppur noioso.

 

In quel corridoio sembrava tutto apposto. 

 

Giunse alla fine, evitando di ascoltare il cicaleccio di un paio di ritratti, raffiguranti donne d'epoche antiche, che lo indicavano e commentavano, sebbene non avesse capito ancora cosa.

 

"Lumos!" Pronunciò, facendo illuminare la punta della bacchetta, per proseguire in un posto per niente raggiunto dai raggi di luna e a dirla tutta, un po' inquietante. 

 

Si fermò di colpo. Non poteva averne la certezza assoluta, ma per un attimo, gli era parso di udire un rumore. Un rumore di passi, per la precisione. Passi che si muovevano verso di lui. Alzò la bacchetta, cercando di individuare il possibile fuggiasco notturno. 

 

Niente. Il corridoio sembrava perfettamente sgombro, fatta eccezione per qualche armatura, disposta accanto alle pareti e il lieve russare di un ritratto: un uomo anziano, seduto su uno scanno lavorato. 

 

Fece per tornare sui suoi passi, ma qualcosa lo trattenne. 

 

Fragole...

 

Di nuovo quel profumo che aveva sentito al mattino. Non poteva sbagliarsi, assolutamente no. Lo aveva avuto nelle narici tutta la giornata, non riusciva a toglierselo dalla testa, difficilmente avrebbe potuto sbagliarsi. No, anzi, era escluso che potesse. 

 

Si fermò in mezzo al corridoio, riducendo gli occhi a due strette fessure, cercando di aguzzare la vista, in quel buio pesto. Il rumore di prima, però, sembrava svanito nel nulla. Il che rendeva tutto molto più difficile, realizzò. Se non che... 

Se si concentrava, riusciva ad avvertire qualcosa. Un respiro, quasi certamente. Sì, non c'erano dubbi. C'era qualcuno nel corridoio e quel qualcuno, stava tentando di calmare il proprio respiro. 

 

Avanzò a tentoni, portando le mani avanti, come fosse cieco. Chi lo avesse visto in quel momento, lo avrebbe quasi certamente dato per pazzo. Draco Malfoy, in piena notte, che giocava a mosca cieca con un fantasma, in uno dei tanti luoghi isolati di Hogwarts. 

La bacchetta, stretta sotto un braccio e ancora accesa, gli permetteva di vedere ben poco. 

 

Quando fu molto vicino ad una vecchia armatura, poté udire distintamente un verso. La fuggitiva (perché quel profumo apparteneva per forza ad una ragazza) doveva essere lì vicina e doveva essere anche abbastanza spaventata, da cercare di trattenere il fiato, lasciandosi sfuggire un suono che l'aveva tradita. 

 

Mosse le mani in punti imprecisati, trovando dinanzi a sé solo aria; fino a quando, allungandosi un po', percepì qualcosa di fresco e morbido, sotto il palmo. Un tessuto. Lo tirò a sé con forza, indugiando un po' quando lo sentì crollare ai suoi piedi. 

 

Di nuovo quell'essenza e stavolta ce l'aveva davvero vicina; alzò la bacchetta, rendendo più o meno chiara l'immagine di chi era di fronte a lui. 

 

"Dannazione!" Imprecò a voce bassa; l'esile figura, perché per quanto buio fosse, riusciva a capire che si trattava di qualcuno molto più basso, anzi bassa, di lui, gli nascondeva il volto con le braccia incrociate. "Nox!"

 

Senza perdersi d'animo l'afferrò per un polso, trascinandosela dietro con ancora in mano quel pezzo di stoffa e la bacchetta ormai spenta. 

Doveva trovare un punto più illuminato, un posto dove riuscisse finalmente a capire chi si stava portando dietro e soprattutto, a chi appartenesse quel profumo, che in quegli istanti lo stava nuovamente stordendo. 

 

Quando furono in un punto meno oscuro del corridoio, la trasse vicino ad un finestrone. Rischiarata dalla pallida luce lunare, la ragazza mostrò il suo volto, ad un Draco Malfoy alquanto shockato. 

 

Una chioma fulva, rossa come il fuoco e notevolmente scompigliata, un paio di profondi occhi azzurri, una bocca carnosa, del colore delle ciliegie e una pelle bianca, spruzzata di lentiggini. I tratti del viso, morbidi, come quelli del corpo. Esile, minuto, abbondante solo dove strettamente necessario, racchiuso in una camicetta bianca, fin troppo stretta, di cui i primi bottoni slacciati. Le lunghe gambe magre, lasciate scoperte da una gonna scolastica forse un po’ corta. Un calzino abbassato alla caviglia e l’altro alzato a coprire il polpaccio sodo. Ai piedi, un paio di semplici ballerine nere.

 

“Tu.” Soffiò quasi strozzato dalla sua stessa aria.

 

Ginny lo guardò un po’ spaesata. Non seppe dire se aveva paura di lui, o semplicemente di quello che poteva farle, avendola scoperta a girovagare per i corridoi a quell’ora. “M-Malfoy…”

 

Lo sguardo di Draco cadde a metà tra il collo e il seno, della rossa. Un piccolo segno violaceo spiccava sulla pelle d’alabastro. Gli venne spontaneo sfoderare uno dei suoi ghigni, poco apprezzati. “Ma guarda un po’ chi abbiamo qui. Ginevra Weasley, la piccola principessa delle toppe, di ritorno da un non troppo galante incontro notturno.”

 

Gli occhi azzurri di lei saettarono. “Non sono affari tuoi!”

 

“E’ qui che ti sbagli mia cara!” Sibilò maligno, strattonandole il braccio con fare minaccioso.

 

Non riusciva a controllarsi, a reprimere quell’impulso di schiaffeggiarla. E non sapeva perché. Tutto ciò non faceva altro che aumentare la sua collera! Non lei. Una Weasley non poteva avere quel profumo, che aveva osato circuirlo, non aveva alcun diritto di averlo!

 

Ginny si morse piano il labbro inferiore, brillante di un misero residuo di gloss trasparente. “Mi fai male…”

 

“Pensi che me ne importi qualcosa, Weasley?!”

 

La giovane Grifondoro sgranò gli occhi. “No, certo che no. A te non importa niente di nessuno. Se non di te stesso, vero Malfoy?!”

 

“Non. Osare. Mai. Più. Rivolgerti. A me. Con quel. Tono.” Scandì bene, lasciandole di scatto il polso e afferrandola per le deboli spalle. “Chiaro?!”

 

Ginevra digrignò i denti, divincolandosi dalla presa salda del biondino e puntandogli il dito indice sul petto. “Malfoy, guai a te se azzardi a toccarmi un’altra volta! Non hai il diritto di farlo!”

 

Draco sfoderò di nuovo il suo ghigno gelido. “E invece chi ne ha il diritto, piccola pezzente? Il responsabile di quel bel marchio, forse?!”

 

La rossa si mostrò scandalizzata, coprendosi alla bene meglio un po’ tutto il decolleté, non riuscendo a capire esattamente dove fosse il succhiotto. “Dean è il mio ragazzo!! Lui… lui può…”

 

“Che può, si era notato.” La schernì con indosso una maschera di biasimo.  “Quello che mi chiedo è: perché mai un tipo come Dean Thomas, perde tempo con una mocciosa babbanofila, come te?!”

 

Uno schiaffo ben assestato, sulla guancia, lo zittì definitivamente. Sconvolto, e incredibilmente soddisfatto per quella reazione, inaspettata, si portò una mano sul colpo ricevuto. La guardò sparire nel buio del corridoio, dopo avergli strappato di mano quel pezzo di stoffa, restando con ancora impresso quell’aroma, che persisteva nell’aria, nonostante lei già non ci fosse più.

 

-

 

Il suo bellissimo gufo reale planò sulla tavola dei Serpeverde. Puntuale come sempre. Afferrò in fretta la sua copia della “Gazzetta del Profeta” e quella di “Pluffe e Bolidi”. Nessuna lettera di sua madre o suo padre, allegata. Meglio non poteva chiedere. Odiava rovinarsi la giornata, già a partire dalla colazione.

 

Gettò un rapido sguardo a Tiger e Goyle, seduti uno alla sua destra e uno alla sua sinistra, intenti ad ingozzarsi come sempre. Un moto di disgusto lo assalì, facendolo decidere a servirsi della sua razione di porridge, uova e bacon. Ignorò volutamente Pansy, che gli si era seduta di fronte e gli lanciava qualche sorrisino complice, nel vano tentativo di attirare la sua attenzione il più possibile.

 

I suoi occhi, però, corsero alla figura che si intravedeva in mezzo alle sagome di alcuni studenti di Tassorosso e Corvonero, che si stavano alzando dalle loro tavolate. L’espressione sul viso della Parkinson, aveva un che di gioioso. Evidentemente, si ritrovò a pensare Draco, credeva che la stesse guardando. Ma no. No, lui era tutto preso dal gruppo di Grifondoro, intenti a parlottare tra di loro tre tavoli più avanti.

 

O per lo meno, Lenticchia e San Potter parlavano, perché invece, la Mezzosangue-sotto-tutto-io stava leggendo un libro di dimensioni spropositate, sorseggiando qualcosa da un calice e la stupida stracciona flirtava in maniera indecente con il moretto seduto accanto a lei.

 

Non che stessero facendo nulla di volgare o inguardabile. Questo no.

 

Se ne stavano fronte contro fronte, però, con un sorriso ebete assolutamente odioso stampato sulle labbra. Le braccia di lei, avvolte intorno al collo del ragazzo e quelle di lui… già. Dov’erano finite le mani di lui?

Draco scosse la testa freneticamente. Probabilmente le aveva stretto la vita, con fare mieloso.

Continuò a studiare i due, ignari del suo sguardo curioso, fino a quando Dean abbassò la testa, nascondendo il volto in mezzo alla chioma fulva di Ginny, quasi sicuramente baciandole il collo.

 

Disgustoso…

 

“Che scena riprovevole!” Mugugnò Pansy, avendo intuito –finalmente- la traiettoria dello sguardo del biondino. “Come si fa a baciare, in quel modo poi, una come lei! E’ quanto di più rivoltante abbia mai visto, non è vero, Draco?!”

 

Questi si limitò ad annuire, tornando a dedicarsi alla sua colazione.

 

-

 

Quell’ora doppia, di Trasfigurazione, lo aveva veramente buttato a terra. La McGranitt sapeva essere tremenda, quando voleva. Aveva avuto la brillante idea di togliere ai Serpeverde ben 30 punti, per uno stupido errore di calcolo nel suo tentativo di trasformare uno scarafaggio in un piattino da the. Ma cosa ben peggiore, lo aveva ripreso e umiliato davanti a Potter e la sua allegra combriccola. Inaudito.

 

Aveva bisogno di rinfrescarsi un po’ le idee e aveva imparato, in ben sei anni di scuola, che non c’era niente di meglio di una bella passeggiata nel parco di Hogwarts, per sbollire rabbia e nervosismi. Nel momento in cui, quindi, gli si parò davanti la porta che dava all’esterno, il suo umore mutò immediatamente.

 

Quando fu lì lì per varcare la soglia, però, qualcuno gli andò a sbattere contro, cadendo in maniera molto goffa per terra. Era sul punto di lanciare un epiteto poco carino al distratto di turno, ma con sua somma sorpresa e soddisfazione si accorse che si trattava di una ragazza. O meglio, della Granger.

 

“Guarda dove vai, Mezzosangue!” Esclamò allontanandosi subito dopo, con aria altezzosa, senza neppure l’intenzione di aiutarla ad alzarsi da terra o a raccogliere i libri, che le erano sfuggiti di mano durante la caduta.

 

Quel piccolo incidente di percorso, non fece che accrescere il suo ritrovato buonumore. Punzecchiare Sfregiato o chiunque lo circondasse, gli regalava sempre una sensazione di appagamento, alleggerendogli subito qualsiasi tensione.

 

Percorse quella specie di labirinto che formavano le siepi curate dalla professoressa Sprite, raggiungendo quel posto isolato e tranquillo, che aveva scoperto l’anno precedente. Un luogo che era solito frequentare in situazioni come quella. Il suo albero preferito. Una vecchia quercia secolare, nascosta da un bel verde rigoglioso.

 

Fu con un certo stupore, misto a indignazione, che trovò quel posto già occupato.

 

Da quella posizione non riusciva a scorgere con esattezza, particolari che lo facessero risalire all’occupante di quel posto che era ormai suo di diritto. Inutile dire che il suo sdegno crebbe, quando si rese conto che l’invasore non era uno, bensì due. Una coppia.

Non gli risultò difficile intuire che fossero impegnati in qualcosa di molto piacevole, per rendersi anche solo conto di aver usurpato il suo piccolo eden.

 

Si spostò lievemente, quel tanto da riuscire a capire chi fossero i due. Notò il ragazzo, di schiena per tre quarti, baciare con voracità le labbra della giovane preda; una mano, si accorse Draco, era sparita sotto la camicetta bianca, ormai alzata quasi fin sotto il seno e l’altra… non ne era certo al cento per cento, ma dato l’ordine scomposto in cui versava la gonnellina corta e grigia, era quasi sicuro le accarezzasse la gamba snella.

 

“Mhm… Dean, basta…” Sentì pronunciare con stizza. “…potrebbero vederci!”

 

“Chi vuoi che ci veda qui? Siamo nascosti…” Udì ancora, stavolta in risposta, prima che il ragazzo spostasse le labbra dalla bocca, di quella che aveva ormai identificato come Ginevra, al collo della stessa.

 

Malfoy strinse i pugni con forza, fino a che le nocche delle mani non divennero rosse.  Non aspettò certo di sapere cosa decidessero di fare i due, se proseguire quello spettacolo a dir poco penoso o smettere lì e fatto dietro front, percorse al contrario la strada fatta pochi minuti prima, rientrando al castello.

 

-

 

“Draco, puoi aiutarmi con questo compito di Pozioni?!” Gli domandò tristemente Pansy, sedendosi di fianco a lui all’immensa tavolata e distraendolo dal suo lauto pasto.

 

Il biondo alzò gli occhi dal piatto di pasticcio di rognone, con una smorfia infastidita. “Possibile che tu debba rompermi le palle nei momenti meno opportuni, Parkinson?! Non vedi che sto mangiando e soprattutto, il tuo cervello ha smesso di funzionare? E’ domenica, vorrei evitare di pensare alle lezioni, almeno fino a stasera!”

 

La mora ripropose il broncio da bambina, mostrandosi dispiaciuta. “E dai! Proprio perché è domenica, abbiamo più tempo a disposizione. Gli altri giorni, tra lezioni e allenamenti, non hai mai tempo per aiutarmi…”

 

Ed effettivamente, ciò che aveva detto Pansy, era vero. Essendo al sesto anno, non poteva prendere sotto gamba nessuna delle lezioni che aveva scelto di proseguire dopo i G.U.F.O., inoltre aveva anche gli allenamenti di Quidditch, che non erano poco, da quando Marcus Flitt si era diplomato e aveva lasciato a lui la squadra, in veste di Capitano.

 

Con un sospiro seccato, che fece comparire sul volto della sua compagna un largo sorriso, annuì. “D’accordo. Andiamo in biblioteca, appena finito di pranzare. Così avremo a portata di mano tutti i libri che ci servono per completare la tua maledetta relazione.”

 

“Grazie! Sei un tesoro!” Esclamò esultante la mora Serpeverde, provocandogli un ringhio sommesso. Tutto poteva sentirsi definire, Draco, meno che un tesoro. Lui non era un tesoro. Era cattivo, arrogante, sadico, crudele, non era certo come Potter, lui!

 

La parola di un Malfoy, però, era pur sempre una parola d’onore. Sebbene suo padre non avesse la stessa identica idea. Quindi, come concordato, a fine pranzo i due si alzarono dal tavolo della loro Casa e seguiti a ruota, come sempre, da Tiger e Goyle, che continuavano a gozzovigliare con delle merendine, anche durante il tragitto, percorsero i corridoi che li avrebbero condotti sino in biblioteca.

 

A metà dell’ultimo corridoio che rimaneva loro, per raggiungere la meta, Draco si bloccò. Non riuscì a mettere nell’ordine esatto se avesse sentito prima quel profumo, ormai fin troppo familiare, o visto la coppietta di Grifondoro, camminare nella direzione opposta alla loro.

 

Le sue gambe, però, si mossero da sole, facendogli riprendere il cammino. Sembrava inseguisse quell’essenza, si era rassegnato a trovarla ovunque andasse, a respirarla ovunque si trovasse. Sempre. E tutto ciò era veramente troppo!

 

Senza badarci troppo, passò in mezzo a Dean e Ginevra, urtando quest’ultima e facendole cadere a terra il blocco di libri che aveva tra le braccia. Non sapeva se in realtà, si aspettava un reazione da parte sua, magari un rimprovero, o un attacco da parte del paladino che l’accompagnava, ma ignorò di proposito l’urlo poco signorile che gli lanciò il Grifondoro e quando li ebbe oltrepassati, si accorse con rammarico che avrebbe di gran lunga preferito che a rispondergli male fosse stata lei. Ginny. La quale però non aveva fatto una piega e si era inginocchiata a raccogliere i tomi.

 

“Oh scusa, non ti avevo vista.” Fece con un palese finto tono dispiaciuto, voltandosi verso di loro. Sogghignò nel guardare lo sguardo infuocato con cui Dean Thomas, sperava forse di fulminarlo.

 

“Non fa niente.” Rispose atona lei, senza neppure voltarsi, ma alzandosi e riprendendo a camminare lungo la sua strada, seguita dal compagno.

 

Un’improvvisa, bruciante rabbia, si fece spazio in lui, mentre quella fragranza alla fragola gli invadeva i polmoni, impedendogli di respirare.

 

-

 

Odiava quel posto. Avrebbe preferito la tranquillità sudicia e puzzolente della Testa di Porco. Ma no! I suoi compagni avevano avuto la brillante idea di trascinarlo ai Tre manici di scopa. Avrebbe tanto voluto rifiutare e rimanere ad Hogwarts, a cercare di dormire, almeno quel giorno. Ormai non chiudeva occhio da ben tre settimane. Peccato che gli altri non fossero di quell’avviso e nonostante le ripetute minacce di morte, che aveva lanciato loro, lo avevano quasi trascinato in quel pub del cavolo, promettendogli che non avrebbero fatto molto tardi e che, se necessario, sarebbero rientrati ad Hogwarts, addirittura prima del resto della scolaresca.

 

Non credeva, però, che il fato gli fosse così avverso.

 

Così come aveva messo posto nel locale di Madama Rosmerta, infatti, una pessima visione gli si era parata dinanzi agli occhi.

Ginevra Weasley era seduta al bancone del pub, impegnatissima in una fitta conversazione con la proprietaria. Rimase stupito di se stesso, nell’apprendere che si era imbambolato a fissarla, con un’aria tra l’incuriosito e il perfido. Non ne aveva perso una sola mossa.

Sentì la gola che gli bruciava, quando vide il boccale di burrobirra fumante, raggiungere, sfiorare e quindi appoggiarsi alle labbra piene e rosse di Ginny. E lui ne aveva seguito ogni azione, quasi al rallentatore.

 

Sbatté più volte gli occhi, come per svegliarsi da un sogno e si gettò un’occhiata intorno. Il resto del gruppo dei Serpeverde aveva occupato uno dei tavoli più nascosti ed erano intenti a parlottare di non voleva neanche lui sapere cosa. Adocchiò velocemente Zabini, che gli passava accanto con un boccale di liquido caldo e glielo tolse dalle mani, non premurandosi nemmeno di chiedergli scusa, ma d’altronde, non sarebbe stato un comportamento da Malfoy.

 

Camminò velocemente verso il bancone in legno, approfittando di un momento di interruzione della chiacchierata tra la rossa Grifondoro e la donna, occupata a servire un cliente appena arrivato.

Con mossa felina passò accanto alla ragazza, seduta su uno sgabello e fu con sua grande meraviglia, che si rese conto di quanto calore emanasse, nonostante fosse una fredda sera autunnale.

 

Senza rifletterci su troppo, fece finta di inciampare e rovesciò la burrobirra, calda, addosso alla malcapitata.

 

Ginny sobbalzò per lo spavento e per il bruciore, scoccando uno sguardo di rimprovero all’artefice di quella distrazione.

 

“Malfoy…” Sibilò astiosa; gli occhi azzurri di colpo incupiti. “Dovevo immaginarlo! Cos’è? Neanche stavolta mi hai vista?!” Si asciugò con un tovagliolo di carta, recuperato nel mucchio sul ripiano.

 

Draco non rispose subito. Rimase ad inebriarsi di quel gustoso profumo fruttato che la caratterizzava, mischiato ad un pesante odore di burrobirra, che le aveva impregnato il mantello nero. “Sai com’è Weasley, sei un tipo che passa inosservato.”

 

“Così inosservato, da avere la sfortuna di incontrarti ovunque io vada, Malfoy.” Soffiò a denti stretti, alzandosi dallo sgabello.

 

Il biondo si finse turbato. “Oh la piccola, insulsa Weasley, si lamenta! Credimi, non è per mio piacere personale, che finiamo per incontrarci, razza di stracciona!”

 

Quest’ultima battuta, con relativa offesa, non sortì l’effetto sperato e cioè una risposta secca e pungente. Ginevra strinse i pugni lungo i fianchi e gli riservò un’occhiata omicida, prima di uscire in fretta e furia dal locale, sbattendosi la porta alle spalle.

 

Soltanto quando l’odore di fragole, sembrò iniziare a diradarsi, Draco si scosse e decise di andarle dietro, per tormentarla un altro po’.

 

La trovò dopo poco, seduta su una panchina ai margini del marciapiede. Aveva la bacchetta in una mano e la stava usando per pulirsi il mantello con la magia. Il volto candido e gentile, rischiarato dai raggi di luna e concentrato. Si sedette al suo fianco, continuando a fissare però il cielo stellato, con noncuranza.

 

“Che vuoi, adesso?!” Sbottò seriamente spazientita, osservando la figura che aveva seduta accanto.

 

Di nuovo, il profumo di Ginny lo confuse. “E’ meglio se rientri. Il tuo principe azzurro sarà in pensiero se non ti vede.”

 

“Non ci dobbiamo vedere, stasera.” Affermò irritata la rossa, riponendo la bacchetta nella tasca e alzandosi di scatto dalla panchina, troppo affollata per i suoi gusti.

 

Quello che nessuno dei due riuscì a spiegarsi, fu la presa salda di una mano di Draco, sul suo polso, per impedirle di allontanarsi più di quanto non avesse già fatto. Rimasero in piedi per un po’, a scrutarsi incerti negli occhi, senza dire una parola.

 

“Che strano.” Non mancò di puntualizzare, inappropriato, il ragazzo. “Di solito siete incollati, com’è che oggi non avete appuntamento? Quel Grifondoro da strapazzo ha finalmente aperto gli occhi su chi stava frequentando?!”

 

Una mano di Ginny si alzò, pronta a mollargli un ceffone, ma lui fu più svelto, bloccandole anche quella. “Sei un viscido, lurido serpente, Malfoy. Mi disgus-“

 

Non seppe dire neanche lui come e specialmente perché, ma le sue labbra le tapparono la bocca, impedendole di continuare a sciorinare veleno sulla sua persona. La strinse possessivamente per la vita, facendo aderire quel corpo così snello e morbido al suo.

La stava divorando con un bacio, se ne rendeva conto, ma la cosa che lo turbava più di tutto è che non aveva alcuna intenzione di smettere. Con uno scatto veloce la spinse dietro un albero e contro la dura corteccia, affondandole una mano nella chioma soffice.

 

Non gli importava neppure che le piccole manine bianche di lei, premessero sul suo petto provando a farlo allontanare e smettere quella tortura gratuita. Aveva solo il suo odore in mente, addosso, dentro di lui e solo di quello gli importava. Sentirla vicina, stringerla, morderla, gustarla come un frutto succoso e maturo.

 

“Ginny!!”

 

La voce imperiosa e in quegli attimi anche inopportuna, di Lenticchia, lo costrinse a staccarsi da lei. Non fu abbastanza svelto da cogliere la strana luce che illuminava il suo sguardo azzurro, né forse voleva farlo, dal momento che mantenne gli occhi chiusi, totalmente rapito dall’intensità della fragola.

Fatto sta che la sentì scivolare via dalle sue braccia e subito dopo, una sensazione di vuoto lo avvolse.

 

-

 

Dopo quell’episodio, i suoi tentativi di dormire la notte furono, come previsto, pressoché impossibili. Se poi ci si metteva la fastidiosa abitudine di quei trogloditi di russare, allora si poteva tranquillamente togliere il “pressoché”.

Erano più o meno venti minuti, che continuava a camminare avanti e indietro per la Sala Comune, a piedi nudi e petto scoperto, quando un brontolio dello stomaco, gli ricordò che aveva saltato la cena quella sera, troppo indaffarato con i compiti di Difesa contro le arti oscure. 

 

Afferrò distrattamente la giacca del pigiama che aveva lanciato su un divano della sala ed uscì. Sapeva che non ci sarebbero state giustificazioni se lo avessero beccato. Era senza divisa e di conseguenza senza distintivo da prefetto. Senza contare che il giro d’ispezione, quella sera, era già stato portato a termine.  Altrettanto bene però, sapeva di non essere tanto stupido da lasciarsi scoprire e in fondo, rifletté, quella non era la prima volta che fuggiva di notte.

 

Con molta calma e con circospezione, superò tutti i corridoi e i passaggi nascosti, raggiungendo tranquillamente le cucine, tirando un sospiro di sollievo. Non era stato scoperto. 

 

Fortunatamente, pensò, a quell’ora gli elfi domestici non erano in servizio. Lo aveva imparato in tutti quegli anni, dopo che aveva appreso come raggiungere quel posto, rischiando più volte un brutto incontro con Gazza o quella gatta spelacchiata di Mrs Purr. Ovviamente se richiamati, sarebbero accorsi all’istante, pronti e impazienti di preparare qualsiasi cosa desiderasse il visitatore.

 

Un rumore improvviso lo bloccò nello stanzone antistante le cucine, completamente immerse nel buio, eccezion fatta per la flebile luce, di qualche torcia sulle pareti.

 

Distinse una sagoma, seduta ad uno dei tavoli da lavoro utilizzati degli elfi. Era di spalle e non si meravigliò di riconoscere i lunghi capelli rossi, sciolti sulle spalle, quanto di non avvertire la solita profumazione. Aveva bisogno di sentirla, si ritrovò a pensare. O non avrebbe mai creduto che quella era proprio Ginevra Weasley.

 

Aggirò qualche ostacolo, parandosi di fronte a lei. Sorrise appagato nel notare la smorfia di spavento che era comparsa sul volto della Grifondoro. Aveva persino lasciato ciò che stava mangiando, a metà tra la bocca e il piatto.

 

“E tu cosa ci fai qui?!” Le domandò sornione, sedendosi su una sedia di fianco alla sua.

 

Ginny deglutì il vuoto, abbandonando il pasticcino, che era pronta a mordere, nel piatto e pulendosi le mani su un canovaccio, prima di portare l’attenzione del suo sguardo sul pigiamino azzurro che indossava.  “Non ho cenato stasera, avevo troppi compiti in arretrato.”

 

“Ma che curiosa coincidenza!” Esclamò con voce strascicata. “…e io che crede-“

 

“Credevi cosa?! Che facessi provviste per i tempi di magra, Malfoy?!” Lo interruppe tagliente. “Davvero, sei monotono. Te l’ha mai fatto notare nessuno?!”

 

Draco sgranò gli occhi. Da quando la piccola Weasley rispondeva alle sue provocazioni? “Di me tutto si può dire, meno che sia monotono. Spiacente di deluderti.”

 

Ginevra scosse la testa. Doveva aver notato il tono malizioso, con cui si era espresso. “Beh, in tutto c’è una prima volta. Congratulazioni.” L’occhiata pungente che gli riservò lo fece sorridere.

 

La guardò afferrare uno dei bignè nel piatto. Un pasticcino tondo, glassato di rosa. Aveva scelto proprio quello alla fragola. Beh, curiosa come cosa, non c’era che dire! Ora davvero tutto il lei, gli ricordava quel frutto rosso acceso. A partire dai capelli e poi le sue labbra e il suo profumo, e adesso, anche il suo sapore sarebbe stato lo stesso.

 

Allungò una mano verso di lei, bloccandosi quando la vide sussultare, forse spaventata. Non appena la notò distendere i nervi, gliela posò su una guancia, pulendole un lato delle labbra, sporco di crema rosata. E poi fece qualcosa che la sconvolse non poco, a giudicare dall’espressione che tradì. Portò il dito in bocca, gustando quel sapore fruttato e cremoso, residuo del dolcetto.

 

“M-ma che fai?!” Gli domandò scombussolata.

 

Draco alzò gli occhi vitrei e argentati sul suo volto, costellato di efelidi. “Il tuo sapore è molto più buono.”

 

La squadrò ben bene, godendo del forte rossore che si era impadronito delle sue gote. Scattò in piedi quando la vide alzarsi e tentare di sfuggirgli. No, non glielo avrebbe permesso. Non di nuovo. 

Le bloccò un polso, senza troppa forza e la costrinse a voltarsi verso di lui. Un suo braccio le avvolse la vita, alzandole di poco il tessuto azzurro della giacca e facendolo rabbrividire per quel contatto caldo con la sua pelle morbida.

 

Ginny scoppiò in una risata argentina. Tastò un po’ con la mano libera sul tavolo, fino ad incontrare ciò che stava cercando. Poco dopo, sulle labbra del biondo, spiccava un bel po’ di panna, spiaccicata. Per non essere da meno, anche lui si diede da fare e, rubato un po’ di cioccolato da una torta –lasciata su un ripiano vicino- gliela cosparse sul volto col dito, a mo’ di disegno indiano.

 

Scoppiò una vera e propria guerra all’ultimo intruglio, fino a che, ansanti e appiccicosi di creme varie, non si ritrovarono di nuovo stretti in un abbraccio. Entrambi con un sorriso, assai diverso, dipinto sul volto.

 

“Non te ne andrai.” Sussurrò ad un centimetro dal suo viso, con gli occhi chiusi e la bocca semi aperta.

 

Sentì il fiato tiepido, aromatizzato alla fragola, solleticargli il naso. “Non me ne andrò.”

 

Chi fosse entrato in quel momento, non avrebbe potuto credere ai propri occhi. Draco Malfoy, borioso Serpeverde nemico di babbani e babbanofili, stava baciando Ginevra Weasley, con una carica passionale e una veemenza tale, da non sembrare reali.

Le mani del Serpeverde vagarono per un po’ sulla schiena della rossa, per poi passare all’azione e slacciare i primi bottoni sul davanti del pigiama. Aveva bisogno nuovamente di quel contatto bruciante. Rivoleva la sua pelle. E il suo profumo… sì, soprattutto quel profumo. Ormai ne era diventato schiavo.

Lasciò che le dita di Ginny gli scorressero tra i ciuffi biondi, scompigliandoli più di prima, permettendole di tirarli quando un’ondata di piacere un po’ troppo forte si impadroniva di lei. Non sentiva dolore in quegli istanti, non era contemplato nel suo cervello, niente che non riguardasse la strega che aveva incollata alle labbra.

Scese con la bocca a morderle il collo, con avidità, infischiandosene del verso a metà tra il piacere e il dolore, che sfuggì alla Grifondoro. Avrebbe sopportato, si disse, così come lui aveva dovuto sopportare quella lunga agonia, prima di averla. La lasciò libera di muoversi e sorrise contro la pelle della sua spalla, quando si accorse che piano piano gli stava sfilando la giacca nera, lasciandola scivolare a terra.

Difficile che qualcuno riconoscesse quei due ragazzi, lei seduta su un mobile della cucina, le gambe magre strette al bacino di lui, come Ginny e Draco.

 

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Da quella notte, gli incontri tra di loro si erano più o meno regolarizzati. Con l’aiuto del Mantello dell’Invisibilità, preso in prestito a San Potter, Ginny sgattaiolava nel dormitorio di Draco, o in un qualsiasi altro punto della scuola in cui si erano dati appuntamento.

 

Quella sera lui aveva volentieri rinunciato ad andare ad Hogsmeade, fregandosene delle osservazioni dei suoi compagni di Casa, come quasi sempre del resto.

 

Di certo non se ne era pentito. O perlomeno, questo registrò la sua mente, quando riaprì gli occhi e percepì un corpo caldo accanto al suo. Più che caldo, rovente, si corresse.

Ginevra era avvolta dalle lenzuola di cotone verde, le lunghe gambe longilinee lasciate scoperte e comodamente appoggiate alle sue, così come le braccia stancamente abbandonate sul suo petto.

 

Si mosse appena, cercando di non svegliarla e affondò una mano in quei ciuffi color sangue, respirandone la fragranza.

Se gli avessero mai domandato, quale fosse la sua fissazione, avrebbe risposto “l’odore delle fragole”. Quello stesso odore che era ormai come una droga per i suoi sensi e che lo accompagnava sia durante il giorno, quando riusciva persino a sentirselo addosso, sugli abiti, sia la notte, quando mentre faceva l’amore con Ginny, lo assaporava direttamente dalla sua pelle.

 

Chiunque, si ritrovò a pensare, avrebbe potuto capire la sua situazione. E’ noto che la droga dà assuefazione, qualunque tipo essa sia, non se ne può fare a meno. E Ginevra Weasley, dolce come il frutto a cui aveva rubato l’aroma, era la sua droga.

 

D’ora in poi riuscirò a dormire tranquillo…

 

 

FINE

 

 

Eccomi qui, con un’altra oneshot.

Devo dirla tutta? Sicuri? Ok… questa storiella, di un capitolo appena (appena si fa per dire, visto la lunghezza ^^’’) era partita come una Harry/Ginny, perché in teoria io vorrei scrivere una ff su questa coppia, ma più ci pensavo, più mi rendevo conto che, nonostante io non sia una fan accanita di una o dell’altra coppia (escludendo quindi l’altra a priori), questa “trama”, calzava meglio ad una Draco/Ginny. Ed eccola qui ^^

Spero che sia di vostro gradimento, sebbene stavolta l’argomento scelto sia molto più leggero e quindi proponibile come “commedia romantica”.

 

Alla prossima =)

 

Luna Malfoy

 

Fatemi sapere che ne pensate ^^

 

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