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Autore: Alexiel_Slicer    24/12/2012    5 recensioni
Circa il 20% della popolazione è o è stata vittima di stalking. L’80% è di sesso femminile, il 70% ha avuto esiti psico relazionali spesso gravi, il 17% denuncia, nel 90% esiste una rapporto di conoscenza.
Le dinamiche dello stalking sono agite nel: 55% circa nelle relazione di coppia.
"Credevo che lui fosse la cosa più bella che mi era capitata, credevo che era il mio sogno avverato, ma non sapevo che presto si sarebbe trasformato in un incubo diventato realtà."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO CINQUE


Quella sera mi ero addormentata senza volerlo. Troppo esausta, troppo al limite.
I miei occhi chiedevano pietà e mi ero lasciata vincere permettendomi il lusso di farli chiudere per qualche minuto.
Quando li riaprì era passata solo un'ora scarsa. Non riuscivo a dormire, nonostante la stanchezza, non ci riuscivo. Il mio sonno era tormentato dalla paura che incupiva i miei sogni.
Fuori nevicava. La prima neve d'inverno, proprio ad un passo dal Natale. La città si era magicamente imbiancata di quel freddo candore.
Sarebbe stato bello guardarla con occhi diversi e respirare quell'atmosfera di pace tranquillamente, ma quello scenario stonava nella mia situazione.
Improvvisamente sentii la porta d'ingresso sbattere al piano di sotto. A quel rumore sobbalzai e lasciando la stanza scesi lentamente un gradino alla volta.
Mi trovai davanti alla porta che sbatteva ripetutamente a causa del vento. Andai a chiuderla subito e la fermai, poi mi guardai intorno spaventata.
E se fosse entrato? Se fosse dentro casa?
Corsi nel salone, diretta al tavolino su cui tenevo il telefono, ma quando le mie mani toccarono la fredda superficie vuota alla mente mi ritornò l'immagine del telefono lanciato contro il muro, da me stessa, e distruggersi.
"Dovresti dormire lo sai? E' tardi".
Quella voce mi mozzò di netto il respiro.
Mi voltai di colpo incontrando il volto di Tom in penombra.
"N-non dovresti essere qui" balbettai.
"Guardati, tremi come una foglia. Hai paura? Lo sai che non dovresti avere paura di me".
La sua voce era glaciale, distaccata, innaturale. Sembrava, anzi era la voce di un pazzo.
"T-Tom per favore esci".
"Non dirmi di andarmene, non cacciarmi! Io ho tutto il diritto di stare qui!" sputò tra i denti.
"Non arrabbiarti...per favore...".
"Io sono calmo, calmissimo".
Si avvicinò a me con grandi falcate e una volta avermi raggiunta iniziò ad annusarmi come un segugio.
"Quanto mi era mancato il tuo profumo" disse afferrandomi per i capelli e portarmi la testa all'indietro, per poi iniziare a baciarmi il collo.
"Non mi toccare!" urlai spingendolo via.
Scappai. Mi gettai verso la porta correndo.
"Non puoi scapparmi, Alexia!" ringhiò lui dietro di me.
In preda al panico armeggiai con il chiavistello impiegando troppo tempo per sfilarlo a causa delle mani che mi tremavano.
Tom mi agguantò per la pancia e mi scaraventò a terra.
"Odio quando mi sfuggi! Perchè vuoi farmi arrabbiare?!" disse portandosi su di me.
Scalciai, mentre strisciavo indietreggiando per allontanarmi da lui "Stammi lontano!" gli urlai contro.
Malamente mi misi in piedi, scivolando sul pavimento liscio.
Mi precipitai al piano di sopra e mi chiusi a chiave nella mia stanza. Spalancai la finestra ed iniziai ad urlare con tutta la voce che avevo in corpo in direzione della casa dei vicini, nella speranza che mi sentissero "Aiuto! Aiuto!".
Andai avanti così fin quando la voce non mi venne meno e Tom non buttò giù la porta.
"Smettila di urlare! Smettila!" mi intimò sbattendomi contro il muro. Proprio in quell'istante le luci della casa accanto si accesero.
Fece per sbottonarsi i pantaloni, mentre io mi dimenavo. Al culmine della disperazione infilzai le unghie nel suo viso graffiandolo.
Si allontanò e ne approfittai per scappare.
"Puttana!" mi urlò dietro furioso.
Inciampai e quell'errore mi fu fatale. Riuscì a prendermi e mi tirò per i capelli lungo il corridoio, per infine scaraventarmi sul letto.
Mi baciò violentemente, introducendo prepotentemente la sua lingua nella mia bocca. La morsi ed allungando una mano sul comodino afferrai il pesante vaso di vetro che vi stava sopra e lo feci scontrare contro la sua testa frantumandolo. Perse i sensi e scesi dal letto. In quel movimento una scheggia di vetro andò a conficcarsi nella pianta del mio piede facendomi uscire un gemito di dolore.
Nonostante zoppicassi riuscii a scendere ugualmente al piano inferiore e finalmente varcare la soglia: la salvezza.
In lontananza udii le sirene della polizia. I vicini mi avevano sentita e avevano chiamato i soccorsi.
Sfinita mi lasciai andare sulla candida neve gelida.

-Qualche giorno più tardi-
L'incubo era finito. Tom era stato arrestato ed io ero potuta ritornare alla mia vita, alla normalità.
Uscivo di nuovo di casa, dormivo, mangiavo, ero serena. Lui non c'era più a farmi paura, non era più fuori dalla mia casa, niente più messaggi, niente più incubi.
Una mattina bussarono alla porta. Andai ad aprire e quando vidi chi si trovava dietro di essa per un istante la paura mi assalì di nuovo: gli stessi lineamenti di Tom, ma fortunatamente non era lui.
Era Bill, il fratello gemello che non aveva mai voluto farmi conoscere.
"Ciao, scusami non volevo disturbare...tu sei Alexia, giusto? Io sono Bill, il fratello di Tom".
"Cosa vuoi da me?".
"Oh, per favore. Non devi temermi, io non sono come mio fratello. Sono venuto solo per scusarmi per quello che ha fatto...vedi lui non si comporta in quel modo per cattiveria...".
"Per favore, non giustificarlo!".
"Io non lo sto giustificando, ma tu meglio di me sai qual'è il suo problema...".
"Q-quale problema?".
"Non lo sai?".
"No. Cosa dovrei sapere?".
"Mio fratello soffre di personalità multipla...è come se avesse una parte buona e un'altra...cattiva...quella parte quando non prende le sue medicine prevale sul vero Tom, quello buono, facendolo diventare ossessivo, violento, possessivo...era da un pò che non prendeva le sue pillole che lo tenevano a bada, ma io non me n'ero mai accorto. Mi faceva credere che le prendeva, quando invece le buttava via nello scarico del wc...".
"Io...io non sapevo niente".
"Capisco...".
"Ed adesso lui dov'è?".
"In un ospedale psichiatrico dove riceve le giuste cure...nel suo stato non può certo andare in carcere. Per la legge ha l'infermità mentale...lo so che non dovrei chiedertelo, ma se puoi tenere per te questa storia mi faresti un grande favore. Le nostre fan non sanno del suo stato e se lo venissero a sapere sarebbe un grosso guaio per la band...".
"Tu non puoi chiedermi questo! Ha tantato di farmi del male e mi ha reso la vita un inferno!".
"Lo so, ma quello non era il vero lui...suppongo che tu abbia amato mio fratello. Fallo in nome di quando eravate felici...".
"Potrebbe succedere a qualcun'altra, capisci? Oggi sono stata io, domani? Ci potrebbe essere qualche altra ragazza nella mia situazione!".
"Non succederà, te lo prometto!".
Quelli che mi fissavano supplichevoli erano i suoi stessi occhi. Gli occhi del Tom di cui mi ero innamorata.
"Va bene..." mormorai.
"Grazie, grazie davvero".
"Voglio vederlo, però. Per l'ultima volta...ma non voglio che lui veda me".
Bill annuì.

Quel posto era un luogo così spento e triste. Tom era lì, in una della tante stanzette in cui alloggiavano i pazienti.
Indossava una tunica bianca a pois azzurri e stava seduto sul bordo del letto con il viso tra le mani.
Mai e poi mai avrei immaginato di vederlo in quello stato, in quel posto.
Lui era stato sempre Tom, il mio fidanzato, il ragazzo che amavo. Lui era il mio sogno. Il mio pazzo, folle sogno.
 


FINE 

  
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