Ehm,
ehm...
Dai,
so che non mi odierete: a Natale siamo tutti più buoni e io
ho
deciso di aggiornare proprio oggi così da farvi anche un
piccolo
regalino.
Altro
regalo: non mi dilungherò affatto con le note.
Ho
solo una cosa da dire: chiedo scusa per la brevità delle
risposta
alle recensioni, ma mia madre chiama e devo preparare il dolce per
domani.
Ebbene
sì, oltre alla scrittrice – che non è
che mi riesca così bene
xD- faccio anche la cuoca a tempo perso.
Che
è davvero tempo perso, anche se fino ad ora non ho ancora
avvelenato
nessuno e i miei muffin sembrano essere apprezzati.
Ultima cosa: il banner è opera di Lights, bravissima
come al solito.
Bene,
ora vi lascio.
Buona
lettura!
Capitolo VIII
Un'offerta che devi rifiutare
Lila
sbatté le palpebre un paio di volte per accertarsi di essere
davvero
sveglia, stavolta.
Era
stato strano trovarsi nel sogno di Thor, a chissà quanti
chilometri
-o forse mondi- di distanza. Non sapeva come fosse possibile, ma era
sicura che non ci fosse niente di razionale in quella connessione.
Decise
che non era il momento di pensarci. Aveva ancora sonno e il tepore
del corpo caldo di Loki premuto contro il suo era molto piacevole.
Si
acciambellò ancora di più contro di lui e
affondò il viso contro
il suo petto, chiudendo di nuovo gli occhi.
Si
ricordò all'improvviso di una cosa importante che doveva
fare e alzò
lo sguardo sul volto di Loki.
Stava
guardando di fronte a sé e sembrava molto concentrato.
Forse
non si era accorto del fatto che si fosse svegliata.
“Buongiorno”
la salutò.
Lila
gli rivolse un mezzo sorriso mentre gli passava le braccia intorno al
collo e lo stringeva a sé con quanto più affetto
poteva.
Voleva
trasmettergli esattamente ciò che aveva avvertito
nell'abbraccio di
Thor, tutto il calore che il dio aveva cercato di comunicarle
affinché lo portasse con sé per donarlo a Loki.
“E'
da parte di tuo fratello” sussurrò.
Loki
non capì cosa stesse dicendo e quando Lila si
scansò la inchiodò
con lo sguardo.
“Cosa
stai dicendo?”
Fu
allora che Lila gli spiegò cosa era appena successo,
premurandosi di
affermare che no, non era un semplice sogno. Lo aveva capito subito
quando aveva aperto le palpebre e aveva visto la luce accecante del
primo pomeriggio.
All'inizio
non aveva capito dove fosse eppure aveva iniziato a camminare, mossa
da chissà quale istinto e ad un certo punto si era trovata a
fissare
due bambini che giocavano.
Non
ebbe bisogno che qualcuno le dicesse di essere ad Asgard e che quelli
erano Thor e Loki da piccoli: lo sapeva, semplicemente.
Li
stava osservando, all'ombra di un salice, quando qualcosa aveva
attirato la sua attenzione. Un uomo alto, biondo e aitante era
comparso nel suo raggio visivo, ma chissà da quanto tempo
era lì
senza che lei se ne accorgesse: Thor.
Anche
lui stava guardando i due giocare e si era avvicinata. Ciò
che lui
le aveva detto era stato illuminante e poteva tornarle utile.
Doveva
ideare un piano ed era sicura che la copia del Tesseract potesse
tornare utile, anche se non sapeva bene come.
Lila
decise che nessuno poteva aiutarla come Loki in quel momento
perciò
quando ebbe finito di raccontare gli espose il problema.
“Tu
puoi aiutarmi a ideare un piano” concluse. Poi Lila
notò di essere
ancora stretta a lui e che la distanza tra le loro labbra era quella
di un soffio.
Il
cuore prese a martellarle nel petto e sbatté le palpebre,
confusa da
quella sensazione di calore e dal desiderio di allungarsi quel tanto
che bastava per sfiorarle.
Ne
ricordava la consistenza e la morbidezza tentatrici, ma poi
pensò a
Steve e si disse che non avrebbe dovuto farlo.
Scosse
lievemente il capo per togliersi dalla mente quei pensieri e
tornò a
concentrarsi sul vero problema.
“Se
davvero sono pronti con la copia del Tesseract”
iniziò Loki
“allora potrebbero davvero mettere in atto il tuo
piano”
“Pensi
che lui ci cascherebbe? Pensi che direbbe loro dove
ci tiene,
anche se lo catturassero? E, ultima ma non meno importante, credi che
voglia davvero il Tesseract”
“Credo
che sia l'unica cosa che possa desiderare”
confermò, ma poi scosse il capo e dovette convenire con lei
che no, non avrebbe
funzionato.
“E
se variassimo un po' il piano di base?” le propose dopo
qualche
minuto di silenzio. Lila socchiuse le palpebre e ne incontrò
gli
occhi, resi più luminosi dall'idea che aveva in mente.
“Spiegami”
“Abbiamo
sempre pensato di dover fargli confessare dove siamo, ma se bastasse
attirarlo lontano da qui?”
Lila
lo guardò come se fosse impazzito “Vuoi tentare la
fuga? Sei
impazzito, Loki? Ci sono un milione di motivi per cui non
funzionerà”
“Pensaci:
se sarà lontano per cercare di rubare il Tesseract ai
Vendicatori,
spiegherà tutta le sue forze, magari facendone entrare
qualcuna allo
S.H.I.E.L.D. Ciò che a noi importa è il fatto che
qui la guardia
sarà molto diminuita”
“Certo” lo prese in giro lei “e una
volta usciti da qui che facciamo? Chiediamo gentilmente
dov'è
l'uscita?”
“No.
Recuperiamo il mio scettro e torniamo sul Elivelivolo”
Lila
rimase alcuni minuti in silenzio, ponderando il piano. Nella sua
mente prese vita tutto ciò che avrebbe potuto andare storto
e le
possibili conseguenze, tuttavia non riuscì a pensare a una
soluzione
migliore.
In
ultima analisi, non le restava che fidarsi di Loki. Lei non sapeva
nulla del loro nemico e forse neanche Loki, anche se lo aveva visto
il giorno prima, quando lo avevano torturato.
In
ogni caso, non restava loro che fare supposizioni e sperare che
andasse tutto bene. Era, purtroppo, la loro unica
possibilità di
salvarsi.
Alla
fine sospirò sconfitta.
“E
va bene, Loki”
L'uomo
le sorrise e Lila si sorprese del modo in cui riuscisse a farle
venire voglia di sorridere ogni volta. Era contagioso, ecco.
Fece
per stiracchiare le labbra in un sorriso, ma vennero carpite in un
bacio da Loki. In realtà, forse definirlo tale era esagerato
dato
che si limitò a sfiorarle le labbra con le proprie, ma tanto
bastò
a far fremere entrambi.
Lila
sentì i brividi correre lungo la spina dorsale. Sapeva di
star
commettendo un errore, ma quando quel contatto finì il suo
primo
impulso fu di cercarne ancora e non riuscì a pentirsene.
“Sai”
gli disse quando si separarono e mentre si tirava a sedere
“credo
di avere una mezza idea per migliorare il tuo piano”
“Il
nostro piano” la corresse mentre copiava
i suoi movimenti
“Comunque, di cosa si tratta?”
“Lui
– e, tra le parentesi, se sapessi il suo nome
sarebbe carino
dirmelo- deve sapere che i Vendicatori hanno il Tesseract”
gli
rispose solo.
“E
tu hai intenzione di dirglielo”
“Verranno
a prendere uno di noi per farlo parlare, Loki. Andrò
io”
Quando
Loki fece per parlare e opporsi Lila lo precedette “Niente
storie.
Tu sei già ferito e non è il caso di vedere fino
a che punto il tuo
fisico può resistere, ok? Qualunque cosa mi faranno, la
sopporterò
e poi fingerò di confessare” concluse.
Loki
la guardò negli occhi. Erano gli occhi della ragazza che lo
aveva
affrontato tante volte quando voleva conquistare la Terra, lo stesso
sguardo deciso e sgombro di chi sa cosa deve fare.
Chissà,
forse Lila era semplicemente un'imprudente, ma Loki si trovò
ad
ammirarla lo stesso. Era così diversa da lui... tanto da
essere
complementare.
Capì
che niente l'avrebbe dissuasa, così si limitò a
prenderle una mano
e a baciarla, attirandola di nuovo a sé.
Lila
non oppose resistenza e si lasciò intrappolare dalle braccia
di
Loki.
“Oggi
sei molto arrendevole” le fece notare e la sentì
ringhiare
qualcosa contro il suo petto per poi pizzicargli un braccio. Con un
sorriso si massaggiò l'arto dolorante.
“Dicevi?”
gli chiese sbattendo le ciglia in un'espressione così
fintamente
innocente che non avrebbe ingannato nessuno.
“Niente,
scherzavo”
Lila
rise e per un attimo non furono più seduti su uno squallido
pagliericcio, dispersi chissà dove.
Poi
però la porta si aprì ed entrambi tornarono seri.
La
prima cosa che Lila fu tentata di fare quando vide la creatura che
era entrata fu arretrare, ma si impose di rimanere immobile. Sulla
porta c'era lui. Non si aspettava che si scomodasse lui stesso per
venirli a prendere, ma evidentemente si sbagliava.
La
prima volta che si era trovata a scontrarsi con lui non lo aveva
osservato bene, ma ora che poteva farlo si rese conto che poteva
apparire un uomo qualunque.
Era
alto, con la pelle più chiara che avesse mai visto e
inquietanti
occhi neri, in netto contrasto con i capelli biondo platino.
Non
era certo il genere di aspetto che avrebbe conferito a un super
cattivo, anche se Lila doveva ammettere che le ricordava un po' gli
antagonisti nei film fantasy che suo fratello adorava tanto.
Nonostante
questo, l'aura intorno a lui sembrava pregna di negatività e
grave,
come se con la sua sola presenza potesse privare ogni animo della
gioia e della capacità di sperare.
Se
il primo impulso fu quello di arretrare, il secondo fu il ringhio che
le salì lungo la gola quando lo vide avvicinarsi.
Dovette
fare violenza su se stessa per evitare che sgorgasse dalle labbra, ma
quando vide il sorriso derisorio sul viso di quella creatura non
riuscì più a frenarsi.
Ringhiò,
come una leonessa pronta a difendersi dal suo aggressore, ma lui non
smise un attimo di ghignare.
“Possiamo
riprendere da dove ci siamo interrotti, dio degli Inganni?”
Dapprima
Lila sbatté le palpebre, confusa, ma quando
sollevò Loki e lo
strattonò lontano da lei comprese e sussultò.
Scattò
a sedere “No! Lui non ti serve, prendi me!”
“Che
generosità, ragazzina. Ma non preoccuparti,
arriverà anche il tuo
turno”
Lila
tentò di colpirlo, ma la creatura la spinse brutalmente per
terra e,
con una risata roca, scomparve insieme a Loki.
Lila
si alzò e si fiondò sulla porta, battendo
vigorosamente i pugni
contro il legno al punto di graffiarsi le mani, lanciando maledizioni
e imprecando.
Sapeva
che era un gesto sciocco e privo di utilità, ma era l'unica
cosa che
potesse fare. L'idea di restare ad attendere la faceva impazzire
perciò continuò a colpire l'uscio con quanta
più forza aveva in
corpo.
Era
consapevole che non avrebbe risparmiato a Loki le peggiori torture e
quella consapevolezza la logorava da dentro, procurandole un dolore
sordo e rabbia cruda.
Provare
rabbia era un bene, si disse. Le impediva di scivolare nel vortice
della debolezza e la manteneva forte e aggressiva al punto giusto.
Alla
fine si lasciò cadere a terra, sfinita dal conflitto
interiore,
dalla preoccupazione e dal sonno irrequieto.
Si
accoccolò contro il muro di pietra, freddo e nudo, e
lasciò che a
riscaldarla fosse l'abbraccio di Morfeo.
*
Aveva
sempre saputo che la frusta non era la peggiore delle sofferenze che
Phobos -questo era il suo nome, avrebbe dovuto dirlo a Lila una volta
tornato nella cella- avrebbe potuto infliggergli e lo aveva compreso
a pieno quando aveva visto avvicinarsi il suo aguzzino con un sorriso
crudele e tra le mani ferri arroventati.
Ora
che quegli stessi strumenti lo stavano infilzando lentamente, per
fargli sentire tutto il dolore possibile, non poteva fare altro che
maledirli tutti, imprecare contro di loro e bestemmiare i loro nomi.
Era
l'unico modo che aveva per sfogare l'atroce sofferenza che lo
dilaniava.
Ogni
volta che credeva di essere arrivato al limite scopriva che non era
così e che poteva andare molto oltre. Sembrava non esserci
un
confine a cui aggrapparsi per resistere.
Poi,
proprio quando stava pensando che Thanos avrebbe continuato fino alla
fine dei suoi giorni, la tortura cessò.
Ma
il dolore non diminuì e l'aria fredda che attraversava le
pareti e
gli sfiorava la carne viva era una sofferenza atroce.
Si
abbandonò contro le catene che lo tenevano in piedi e che
gli
graffiarono i polsi già lividi.
Non
c'era parte di lui che non soffrisse in quel momento, ma si costrinse
ad alzare lo sguardo sul suo avversario.
“Questo
è solo l'inizio, dio degli inganni” gli
ricordò Phobos e Loki
fremette involontariamente quando gli si avvicinò.
“Ho
passato molto tempo a cercarti. Mi stupisce vederti al fianco di
quegli insulsi umani. In realtà, avevo sentito parlare del
tuo
tentativo di conquistare la misera potenza della Terra e speravo che
volessi essere mio alleato in questa missione”
Non
gli diede il tempo di rispondere che gli afferrò il viso e
lo
sollevò ancora di più. Loki gemette per quel
movimento inaspettato
e brusco.
“Dovrei
ucciderti subito e mettere fino a questo gioco, ma potresti ancora
essermi utile. Ho una proposta per te, dio degli inganni”
Phobos
comprese che lo stava ascoltando e stirò le labbra in un
sorriso
crudele. Riuscire a catturare Loki era stato provvidenziale per i
suoi piani: poteva sfruttarlo fino a quando si fosse dimostrato utile
e solo allora ucciderlo.
Avrebbe
preso due piccioni con una fava, come dicevano su quell'insulso
pianeta: Loki sarebbe morto e lui avrebbe ottenuto ciò che
voleva.
L'unica
nota stonata nei suoi piani era la presenza di quella ragazzina, la
Vendicatrice. Non aveva previsto che qualcuno li seguisse per salvare
Loki, ma era un problema da poco.
Se
ne sarebbe sbarazzato in fretta una volta ottenuto il Tesseract:
dopotutto era una fragile umana.
“Il
tuo compito è semplice, Loki. Combatterai al loro fianco e
poi mi
porterai il Tesseract al momento opportuno. Farai ciò che ti
viene
meglio, ingannare e tradire, in cambio della sua vita”
Cadde
il silenzio.
Era
un'offerta allettante, si disse Loki. Non si illudeva che Phobos lo
avrebbe davvero risparmiato, ma in quel modo gli avrebbe dato il
tempo di fuggire o di fare qualunque cosa per salvarsi.
Avrebbe
dovuto accettare: si sarebbe salvato e poco gli sarebbe importato se
la stessa fortuna non sarebbe toccata agli altri Vendicatori.
Tuttavia,
quando prese seriamente in considerazione l'idea
di accettare
e di gettare alle ortiche la seconda possibilità che tutti
gli
avevano offerto, si rese conto di non poterlo fare.
Hai
un'occasione, non me ne far pentire, così
gli aveva detto Lila.
Non
poteva tradirla, si rese conto. Non voleva farlo
perché spezzare il cuore di Lila -la donna che amava e che
lo
accettava così com'era- sarebbe stato spezzare anche il
proprio.
Ma
non era solo per Lila che lo faceva; lei era l'unica ad avergli
concesso la sua fiducia.
Anche
Thor lo aveva fatto e, per quanto avrebbe preferito ignorare quelle
sensazione, non voleva deluderlo ancora una volta.
Per
quanto avesse provato -e, davvero, lui ci aveva provato così
tanto!-
non riusciva a non considerarlo un fratello. Forse a parole poteva
anche rinnegarlo, ma dentro di sé non avrebbe mai potuto
cambiare
quella realtà.
Una
volta accettati quei pensieri, fu facile prendere una decisione.
“Grazie,
ma mi vedo costretto a declinare l'offerta” un
ghignò gli si
delineò sul viso nel vedere l'espressione furiosa di Phobos.
“E
sia, dio degli inganni. Non ti ucciderò ora: la tua tortura
sarà
lenta e scoprirai cos'è davvero il dolore”
Fece
un cenno a uno dei suoi super uomini, che fino ad allora era rimasto
in disparte, e quello tirò di nuovo fuori i ferri ardenti.
La
tortura era appena iniziata e sarebbe andata avanti per le lunghe.
*
“Tu
hai sognato Lils. E avete parlato della sua idea del cubo”
riassunse Steve con una punta di fastidio.
“Non
credo fosse proprio un sogno” rimuginò Thor. A
dire il vero non ne
sapeva molto -l'esperto di magia, annessi e connessi era Loki- ma era
abbastanza certo che quella cosa, qualunque cosa fosse, non era un
parto della sua mente.
Non
del tutto almeno. Certo era che non era per niente facile capire di
cosa si trattasse, perciò aveva smesso di chiederselo e
aveva
accettato la cosa così com'era.
“Qualunque
cosa fosse” sbottò Steve, liquidando la questione.
Thor
lo guardò di traverso. Decise di non prendersela, dopotutto
Steve
era solo preoccupato, esattamente come lo era lui: immaginava come
dovesse sentirsi.
“E
se anche fosse un sogno nessuno potrebbe biasimarti, Thor”
intervenne Tony per alleggerire un po' l'atmosfera, riuscendo a
strappare un mezzo sorriso a tutti.
Persino
Steve sospirò e sollevò le labbra in un accenno
di sorriso. No, non
lo avrebbero biasimato, ma solo invidiato, si disse Capitan America.
Esattamente come stava facendo lui in quel momento.
Avrebbe
tanto voluto sognarla lui, Lils. Almeno avrebbe potuto mettere a
tacere un po' di quel senso di mancanza e privazione che da due
giorni a quella parte non lo abbandonava mai.
E
sapeva che non sarebbe stato come avere Lila accanto in carne e ossa,
ma sarebbe stato sempre meglio che niente.
Si
abbandonò ad un sospiro silenzioso.
“Non
riesco a capire perché ti abbia chiesto a che punto siamo se
pensa
che non possa funzionare” osservò Steve.
“Oh
Capitano, mio Capitano. E' evidente che ha un piano” lo
informò
Tony.
“E
perché non lo ha detto a Thor?”
“Non ne ha avuto il tempo”
lo informò l'asgardiano “quando ha tentato di
parlare di nuovo ha
cominciato a sparire”
“Quindi
cosa dovremmo fare?” chiese Natasha.
“Temo
che l'unica alternativa che ci resta è aspettare e seguire
il corso
degli eventi” considerò Bruce massaggiandosi le
tempie.
Quella
situazione era davvero massacrante. Non solo dovevano cercare di
sconfiggere un nemico più sfuggente del fumo, ma ora
dovevano anche
salvare Lila e Loki senza sapere dove si trovassero. E purtroppo la
ricerca poteva estendersi in qualunque luogo: la Terra, altri mondi,
altri universi addirittura. Era una ricerca letteralmente infinita.
“A
meno che Lils non si degni di farci un'altra visitina per comunicarci
le sue intenzioni” riassunse Tony, senza tracce di sarcasmo
nella
voce.
Succedeva
raramente che Anthony Stark non infarcisse le sue frasi con una buona
dose di ironia, ma quando accadeva era il chiaro segno della
gravità
della situazione.
Tutti
annuirono e si congedarono: era oramai notte inoltrata e ognuno non
vedeva l'ora di andare a letto.
Steve
si coricò nel proprio, ma il sonno tardava ad arrivare. Il
materasso
erano freddo e vuoto e le lenzuola oramai avevano perso il classico
profumo di rose, gelsomino e cocco di Lila.
Non
riusciva a dormire dalla sua parte del letto, a toccare i suoi abiti
e le sue cose né a entrare nella sua stanza. Eppure sarebbe
stato
facile: la porta era lì, proprio di fianco alla sua. Non
sarebbe
stato difficile entrare e magari alla fine si sarebbe sentito meglio.
Forse
era quello il punto.
Sentire
il profumo di lei, vedere le sue cose... tutto gliela avrebbe fatta
sentire più vicina. Si sarebbe cullato nella dolce illusione
di
averla accanto, forse avrebbe potuto addirittura immagine la dolce
consistenza delle sue labbra o delle sue carezze.
E
per qualche ora gli sarebbe bastato ricordare, salvo poi tornare
bruscamente alla realtà. Sarebbe caduto dalle nuvole e
l'urto
sarebbe stato cento volte più doloroso della sensazione di
vuoto che
provava in quel momento.
Forse
avrebbe dovuto amarla meno, si disse. Chissà, se non si
fosse
buttato con tutto il suo cuore in quella relazione forse ora avrebbe
ancora la possibilità di non uscirne a pezzi.
Eppure
era certo che se anche fosse tornato indietro, anche sapendo cosa lo
attendeva, non avrebbe esitato ad amarla con tutto se stesso.
Era
innamorato, non c'era altro da dire, e Lila gli mancava da morire.
Alla
fine chiuse gli occhi e si lasciò carpire dalle braccia di
Morfeo.
Continua