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Autore: Kristye Weasley    24/12/2012    3 recensioni
Cosa succederebbe se, dopo tutto il tempo "sprecato" dietro a Joker, Harley decidesse di farla finita? Come reagirebbe il criminale più subdolo di tutta Gotham? Questa storia, di mia invenzione, parla di questa situazione ipotetica, e vedrà coinvolti Joker e Harley Quinn, Poison Ivy e, ovviamente, Il Cavaliere Oscuro. Hope you like it!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva lasciato il parcheggio con tutta la calma possibile, per gustarsi l’allegria che il cadavere di Charles Madison le suscitava, e anche in quel momento, non riusciva a togliersi il sorriso dalla faccia. Era seduta sul ciglio della strada, maledicendo quelle dannate voci perché non accennavano a ritornare. Una volta riempivano le sue giornate, e ora non avevano nemmeno fatto sentire la loro presenza, nemmeno una volta. Iniziava quasi a pensare di essere veramente impazzita, e che le voci fossero solo il frutto malato del suo cervello. Ma se così fosse stato, avrebbero dovuto dirle ciò che voleva lei, e non contraddirla su tutto… O forse no? Non ricordava una sola frase, ma sapeva che gli aveva detto di non fidarsi di Charles, gli aveva detto di raccontare ad Ivy dei regali e della corte che il medico le faceva. Tutte cose che lei non pensava minimamente, e che per quanto psicopatica, così la definivano, non poteva aver elaborato da sola. Quei concetti dovevano per forza provenire da una mente estranea al suo corpo, ma chi, se non era Mister J? Certo, lui avrebbe potuto mentire, cosa gli impediva di farlo, ancora una volta? Scosse il capo, afflitta senza un preciso motivo. Il Joker non aveva niente da perdere quando si erano incontrati, quindi, avrebbe potuto confessare senza rischi. Invece era realmente sorpreso quando aveva accennato all’altra persona che le parlava in testa. Sorrise al pensiero che c’era qualcosa che il Principe del Crimine non aveva calcolato, qualcosa che la rendeva speciale, rispetto a lui. Non sapeva chi era stato a impiantare quella strana coscienza nel suo cervello, ma per la prima volta nella sua vita da criminale, si sentiva un passo davanti al suo compagno.

< Potrei offendermi, per esser stato paragonato a lui, sai? >

La bionda sobbalzò nel sentire che finalmente riceveva risposta, dopo aver pensato così a lungo. Aveva una sola opportunità, e non era disposta a lasciarsela sfuggire. Voleva risposte, e le avrebbe avute.
“Ho bisogno di sapere chi sei” pensò nella maniera più autoritaria che si costrinse ad usare.

< Non credo sia una buona idea, Harley >

Beh, almeno non ammetteva che era frutto della sua pazzia. Rispetto alle aspettative, era già un bel passo avanti.
“Hai cercato di salvarmi da Charles Madison, e hai cercato di rimandarmi dal Joker. Devo sapere chi ringraziare, o chi prendere a calci”

< Mi stai minacciando, Harleen Quinzel? >

“Sto cercando di convincerti a rendere la cosa il più breve possibile per tutti e due. Perché, in qualche modo, io ti troverò, e anche se dovessi metterci anni, ti tirerò fuori dal tuo buco”

< Buco è proprio un termine esatto, per me… >

Si stava facendo prendere in giro da una voce con scarsissimo senso dell’umorismo. Era veramente il colmo.
“Voglio solo sapere chi sei, e perché l’hai fatto. Non mi sembra di chiedere molto, visto che tu mi hai violentato il cervello, non credi?”

< Violentato è una parola grossa, Harley. E poi potrei dirti il motivo anche ora, senza svelare la mia identità >

“Sì, potresti…” Harley non sapeva come reagire, e non sapeva nemmeno giustificare in modo credibile perché volesse incontrare quella persona.

< Ci incontriamo tra trenta minuti all’incrocio della sesta e della quattordicesima. Non cercarmi, mi farò trovare io >

La Quinzel era incredula di fronte a questo cedimento del suo avversario mentale, e sorrise soddisfatta di fronte a quella flebile vittoria. Avrebbe avuto la possibilità di incontrare il suo aguzzino, porgergli tutte le domande che l’assillavano da tempo, e forse… Accarezzò l’impugnatura del suo martello con un gesto affettuoso, come se fosse l’unico amico che le era rimasto, e forse era proprio così. Si alzò con un salto, cercando di ricordarsi dove si trovava quel posto indicatole solo qualche secondo prima, e iniziò a correre a più non posso. C’era molta strada da fare, e lei non aveva tempo da perdere: se davvero voleva che le cose si sistemassero, doveva fare in fretta. Non sapeva cosa il futuro aveva in serbo per lei, ma se c’era un’unica cosa di cui era sicura, era che quella storia andava terminata. Stavolta per sempre.
 
L’incrocio tra la sesta e la quattordicesima Avenue di Gotham City aveva un unico particolare che lo rendeva riconoscibile: uno dei palazzi era circondato da impalcature ormai vuote, visto l’ora tarda. Stavano per costruire una serie di condomini, e in quel lato della città nessuno era ancora venuto ad abitare, e nessuno era così stupido da passare di lì, al calar del sole. Solo i criminali come lei non temevano di essere da soli lì dentro, ma chissà perché, Harley quella sera aveva paura. Non perché non fosse una criminale, i giornali la definivano come una delle peggiori, nonostante avesse sempre bisogno di una spalla. L’incontro con “la voce”, che avrebbe dimostrato di avere anche un corpo, le stava mettendo una certa ansia. Era in netto anticipo, nonostante si fosse attardata a controllare se ci fossero o meno controlli di sicurezza. Era sorpresa che nonostante l’evasione e l’omicidio di Charles, nessuno la stesse ancora cercando, ed era già pronta a scappare se il suo nemico mentale si fosse rivelato uno qualsiasi della polizia, oppure un mitomane deciso a consegnarla, prendendosi la bella taglia depositata con tanto amore sulla sua testa. Una leggera brezza le accarezzava le braccia, e faceva muovere le fronde degli alberi, che già sapeva, avrebbero comunicato alla sua migliore amica, Poison Ivy, la sua posizione. Si era distratta solo per un istante, senza accorgersi della presenza alle sue spalle, che le bloccò le braccia e la bocca con una presa decisa.
< Non urlare, o ti sbatto dentro prima che tu abbia il tempo di dire A > disse una voce robotica che temeva di conoscere fin troppo bene. Una voce che l’aveva sbattuta ad Arkham non troppo tempo prima. Il Cavaliere Oscuro l’aveva colta di sorpresa: era stata ingenua a non pensare che, se la polizia non era in giro per le strade, è perché di lei se ne sarebbe occupato qualcun altro. La ragazza annuì, girandosi poi verso l’uomo pipistrello, scrutando la sua maschera dall’espressione gelata.
< Siete stati bravi, però…Pensavo c’avreste messo più tempo > disse Harley con espressione sarcastica, andando a brandire il martello dietro la propria schiena. Se proprio Batman voleva catturarla, avrebbe dovuto sudare le proverbiali sette camicie.
< Tardi? > chiese l’uomo in una domanda particolarmente retorica < Avevamo detto mezzora, Harley >.
La bionda rimase per un istante impassibile, prima di capire a cosa si riferisse, e la sua mano intorno al martello iniziò a tremare. No… Non poteva essere vero… Non doveva essere vero…
< Tu stai bleffando… > provò a contraddirlo lei, mentre lui, con una calma quasi innaturale, posizionò una specie di auricolare sul proprio orecchio.
< No, Harleen… >
Disse l’uomo pipistrello, mentre la sua voce rimbombava, deviata e trasformata, all’interno del suo cervello. Per un attimo la bionda si sentì mancare di fronte a quella tremenda scoperta, che iniziava realmente a farle mancare il fiato. Non aveva senso… Perché Batman voleva farla ritornare dal Joker? Perché voleva difenderla da quello schifoso opportunista di Charles Madison?
< E’ molto semplice, Harleen… Un mio collaboratore e amico, ha fatto una scoperta molto interessante, di recente. Utilizzando il concetto di sonar, estendendolo a tutti gli apparecchi telefonici e delle parabole della città, abbiamo scoperto come tracciare una mappa di tutta Gotham. Avevo promesso di distruggere quella macchina, ma sono venuto a sapere di un fattore interessante… Sembrerebbe che soggetti deviati, o con problemi mentali più o meno importanti, creino con il loro cervello delle onde elettromagnetiche più intense delle persone sane. E’ bastato criptare le tue frequenze per fare tutto questo >.
Non si sarebbe dovuta sorprendere che avesse sentito le sue domande, e si mise ad osservare con odio l’auricolare, che si tolse prontamente dall’orecchio.
< Ho fatto tutto questo, Harley, perché il mio obiettivo non eri tu, ma Joker, ovviamente… Dopo i problemi che mi sta dando, in questo periodo, avevo bisogno di trovarlo e di metterlo con le spalle al muro, per questo cercavo di convincerti a tornare da lui, in modo che io potessi seguirti. Per quanto riguarda Charles… Pensavo anche io che lui fosse sincero con te, Harley, per quello ho sempre detto di non fidarti di lui, mai pensando che il suo intervento potesse tornarmi utile lo stesso… >.
Harley era impietrita, con lo sguardo rasoterra, tentando di capire perché fosse stata così tremendamente stupida da non farsi nessuna domanda.
< Che cosa vuoi da me? > chiese senza sollevare gli occhi dalla strada, arresa all’evidenza che non aveva modi per opporsi, o più semplicemente, che non aveva più la forza per farlo.
< Voglio solo che tu mi dica dov’è >.
La bionda rimase perplessa giusto per un secondo, non troppo sicura di aver capito bene.
< Scusami un attimo… Perché dovrei dirtelo, se già lo sai? >.
< Devi dirmelo, Harleen, perché io non so dove sia… Dopo che Ivy ti ha detto della sua condizione di salute, cosa a cui non credo assolutamente, quindi non cercare di fregarmi, c’è stata un’interruzione nelle frequenze, è come se tu… Avessi smesso di pensare, ecco. Per questo motivo, io non so dove si trovi, e tu me lo dirai. Ora >.
Sulle labbra della Quinzel crebbe un sorriso divertito, finalmente c’era una notizia non totalmente negativa, in quella storia.
< E io cosa ci guadagno? > chiese con tono canzonatorio, mentre l’uomo mascherato non faceva una piega.
< Per questo aiuto volontario che mi darai, io farò finta di non averti mai visto, e se non ti farai scovare dalla polizia, per me sarai libera di andare. Il tuo uomo è diventato molto più sfuggevole del solito, di recente, e solo tu puoi andare e venire come se niente fosse. Io lo so, tu lo sai… >.
La Quinn si prese il mento tra l’indice e il pollice, fingendo di star pensando a quanto appena detto da Batman. Lei sapeva già che cosa fare, ma voleva creare un po’ di pathos, e far pensare a B.Man che non avrebbe accettato. Lo avrebbe fatto, perché le parole dell’uomo pipistrello le avevano aperto gli occhi, e non credeva assolutamente alla bugia del “di recente”. Quello era il tassello del puzzle che le mancava per risolvere l’intricato problema che era sempre stata la sua esistenza. In molti le avevano sempre chiesto quale fosse il motivo che l’aveva spinta ad innamorarsi del Principe del Crimine così perdutamente, senza possibilità di opposizione da parte di nessuno. Non era mai stata in grado di dare una risposta, o di trovare una colpa… Ora ce l’aveva davanti.
Si spiegavano un numero incredibile di cose, con il fatto che lui l’avesse sempre tenuta sotto osservazione, che leggesse nella sua mente senza però mai parlare. Aveva avuto bisogno di parlare soltanto in quel periodo, perché voleva che facesse qualcosa per lui, perché Mister J era diventato stranamente invisibile e felpato nei movimenti. Il motivo per il quale Batman era sempre davanti a loro, però, era quello. Sventava tutti i loro piani perché sapeva già cosa sarebbero stati, ancor prima di darle il tempo di pensarli. E i suoi sentimenti per il Joker… In realtà non esistevano, ecco perché non sapeva spiegarli. Era stato ancora una volta l’uomo pipistrello a rovinare tutto, a modificare ciò che pensava e a farla innamorare dell’uomo più sbagliato per cui potesse cadere.
< Come funziona, quell’aggeggio? > chiese la bionda, indicando l’auricolare che ora giaceva innocuo nella mano del Cavaliere Oscuro.
< Tempo fa, c’era un macchinario enorme per svolgere questo lavoro, non molto maneggevole, in effetti… Con il passare del tempo, abbiamo fatto qualche modifica, e tutto quello che ci serve è questo > spiegò nuovamente l’uomo, aprendo la mano e mostrando il “violatore” della sua mente.
< Farò quello che mi hai chiesto, B.Man… Ma ad una condizione > sentenziò Harley, sporgendo la mano verso quella del giustiziere mascherato. Lui capì immediatamente, depositando l’auricolare in mano alla ragazza, che lo fece subito cadere per terra, come se temesse che scottasse.
< Se vuoi scusarmi un momento… > dice, prima di allontanarsi di qualche passo. Come solo qualche ora prima, librò il martello nell’aria, facendolo schiantare contro la strada, e distruggendo in piccolissimi pezzi la tecnologia che l’aveva costretta a subire tutto quello.
< Mi aiuterai? > chiese l’uomo pipistrello, senza posare lo sguardo sull’auricolare appena ridotto in mille pezzi.
< Non credo di avere alternative, B.Man >.
 

< Piccola stupida… Joker non ama nessuno, eccetto forse se stesso. Svegliati, Harleen! Ti ha usata sin dal primo momento in cui sei entrata ad Arkham >















NOTA DELL'AUTRICE: CON QUESTO CAPITOLO CHE "SCOPRE" L'ULTIMO ""MISTERO"" DELLA MIA STORIA, VI AUGURO UN BUON NATALE!
  
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