Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Gloria Bennet    24/12/2012    9 recensioni
Bonnie si ritrovó a pensare a Damon, quello vero e, per puro caso o forse per destino, i suoi occhi si posarono sull'alta e stretta libreria a destra del camino. Tenendo in braccio il gatto si avvicinó e vide incise nel legno, all'altezza dei suoi occhi delle lettere. Formavano una parola, un nome. "DAMON"
In quel momento la serratura scattò...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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4. Everything has changed


 

Dopo aver scoperto quel libro, Bonnie decise di non farne parola con nessuno. Si fidava di Theophilia, ma non completamente. Non dopo che le aveva mentito. E di sicuro non l'avrebbe detto a Damon. Meno sapeva, meglio era. Gli unici a conoscenza di quel segreto erano lei e il gatto. Entrambi non avrebbero proferito parola. L'unico problema era che avrebbe dovuto vedere Damon fuori dal pensionato, ora che non poteva più entrare. E le dispiaceva più di quanto volesse ammettere. Cercò in tutti modi un antidoto possibile, ma non ci riuscì. Andò a dormire, quando ormai era quasi giorno e, non vedendo la sua sagoma scura stagliarsi contro le fiamme brillanti del camino, si rattristò. Almeno era rimasto l'altro Damon a farle compagnia. Ma, per sua sfortuna, non sarebbe stato fastidioso quanto quello vero.


 

Damon non voleva vedere il suo pettirosso. Insomma l'avrebbe sempre voluta vedere, ma in quel momento migliaia di domande si stavano insinuando nella sua testa. Bonnie era sveglia e brillante. Sarebbe riuscita ad aprire quel libro? A svelare quella parte di sé che non rivelava da anni, forse addirittura da secoli? Non poteva permettere che accadesse, né ora, né mai.

E poi sapeva che lei aveva sempre tenuto a lui, ma non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che avesse passato tutto il giorno a cercare un rimedio all'incantesimo che avrebbe dovuto tenerlo lontano. Non capiva il perché o forse, lo capiva a tal punto, da non volerlo sapere.

Era chiaro che Bonnie lo volesse rivedere ed era certo che questo non sarebbe stato un bene per lei, ma neanche per lui. Così trascorse la notte volando tra gli alberi, nascosto dalla sua identità volatile, confondendosi tra gli altri corvi.


 

 

Le persone che si amano possono essere separate dalle circostanze della vita ma,

anche se solo in sogno, la notte appartiene a loro.
[Patti Smith]

 

 

 

Il giorno seguente Bonnie uscì dal pensionato per andare in centro città. Voleva andare al parco. Confondersi nel verde della vegetazione. Dimenticare chi fosse. Dimenticare che il mondo era infestato dal male e il suo compito era quello di liberarlo. Tentò anche di dimenticare Damon, ma questo era impossibile. Più si convinceva di non pensarlo, più desiderava averlo accanto a sé.
Trovò conforto nella lettura. Si portò al parco un volume che aveva trovato in libreria, intitolato “The Nine Unknown”*. L'aiutò a distrarsi, a lasciarsi andare al piacere infinito dell'immaginazione. A librarsi, volando in alto nel cielo, sentendosi meno sola. Faceva freddo, ma quelle pagine la scaldavano.


 

Come back and tell me why
I’m feeling like I’ve missed you all this time,
And meet me there tonight
And let me know that it’s not all in my mind .

[Everything has changed]

 

 

La sera arrivò ancora e insieme al suo manto scuro giunse anche la solitudine. Bonnie si sentiva sola. Le mancava Zander. Ora poteva dirlo, ma soprattutto le mancava Damon. Sapere che non sarebbe più potuto entrare la rendeva triste, molto triste. Era come se quella stanza avesse perso il colore che non aveva mai avuto senza di lui.
Così quando sentì bussare alla finestra del balcone non pensò minimamente che potesse trattarsi di Damon. Alzò gli occhi e vide i suoi. Era proprio fuori dalla finestra...Sbatté le palpebre e lo vide ancora. Era reale, a così poca distanza da lei.

«Che aspetti a farmi entrare Bonnie?» lei lo fissò, incredula.

«Mi dispiace, ma non puoi entrare. La signora Flowers ha fatto una pozione per proteggere dal male la casa. Per impedirti di entrare. Ho provato a cercare un rimedio in tutti i modi, ma non ho trovato niente»

«Quella vecchia stupida non ha capito niente! Questa stanza é immune ai suoi intrugli magici, altrimenti come avrei potuto cavarmela in tutti questi anni?»

Bonnie si alzò dal letto, raggiungendo la finestra. Solo il vetro la separava dallo sguardo di Damon. «Allora ti invito a entrare, anzi a rientrare nella tua stanza Damon Salvatore»

Non appena gli aprì la finestra, le fece un inchino. «Ti ringrazio Bonnie McCullough»

Bonnie non riuscì a resistergli. Le sue braccia gli cinsero le spalle e lo abbracciò forte, come se dovesse aggrapparsi a lui per sopravvivere. Le era mancato. Forse aveva sentito ancora di più la sua mancanza perché aveva temuto di non rivederlo. Damon rispose a quell'abbraccio con intensità. Era inaspettato e, per questo, ancora più gradito. Affondò la testa nel suo vortice di capelli rossi, che profumavano di vaniglia e muschio bianco, e sorrise. Sorrise perché ovunque andasse, nessun posto sapeva di casa quanto l'abbraccio della sua streghetta.

 

 

Vorrei essere abbracciato così, come fosse l’ultima volta ogni volta. Senza che lo sia.
[Massimo Biasotti]

 

 

 

Non seppero con certezza quando si staccarono, ma i loro occhi erano ancora incatenati da un incantesimo più forte di quello che Theophilia aveva scagliato.
Damon guardò il suo usignolo, forse lei avrebbe potuto scoprire quella parte di lui. Forse avrebbe dovuto per capirlo veramente, ma lui non era ancora pronto.
Guardandola negli occhi riusciva a trovare un po' di sollievo, ma non bastava. Sapeva che Bonnie avrebbe fatto di tutto per scoprire quel segreto.

E lui cosa avrebbe potuto fare per impedirglielo? E poi, voleva davvero impedirglielo?
«Ti sono mancato Pettirosso?»
Lei arrossì. «Diciamo che ho temuto di non poterti più vedere, almeno qui dentro»
Damon le sorrise. «Beh nei tuoi sogni ormai mi vedi ogni notte da quando mi hai visto nudo»
Le sue guance assunsero una tinta ancora più cremisi.

«Damon, mi hai appena fatto rimpiangere di averti abbracciato. Smentisco tutto quello che ho detto finora prima che tu lo possa usare contro di me»

Il vampiro scoppiò a ridere. «Allora é meglio che tu stia zitta»
«Sarà difficile, ma ci proverò. Stanotte dove hai intenzione di dormire?»
«Vorrei vendicarmi della signora Flowers..» Bonnie gli diede una sberla sul braccio

«Non farlo. Per quanto discutibili possano essere le sue motivazioni, avrà pure avuto le sue ragioni per agire cosi»
«Agli ordini capo, allora dormirò, da bravo vampiro quale sono, sul divano»
Bonnie gli sorrise. Quella notte invece, lei non avrebbe dormito...


 

Dopo essersi messa il pigiama, si infilò nel letto a baldacchino e aspettò che Damon iniziasse a russare profondamente per rialzarsi. Cauta, a piedi nudi, raggiunse la libreria e riprese il libro di incantesimi che aveva recuperato dal baule. All'interno c'era l'incantesimo di cui aveva bisogno. Grazie a quello, sarebbe riuscita a penetrare nella mente di Damon. Forse avrebbe scoperto qualcosa di utile. Non essendo vigile, non aveva difese che oscurassero i suoi ricordi e i suoi pensieri. Bonnie lo pronunciò e si avvicinò a lui, pregando che anche l'altro Damon non si mettesse a miagolare proprio in quel momento. Si avvicinò al divano. Lui era steso, sempre a torso nudo e stava sorridendo. Sembrava una statua greca. Era troppo perfetto per essere vero. In ogni caso lei non si fece distrarre dal suo aspetto divino. Posò delicatamente le mani sul suo viso e chiuse gli occhi. Non avrebbe approfittato del suo stato di incoscienza per scoprire tutto quello che nascondeva, avrebbe solo aperto tutti i pensieri e/o ricordi collegati al segreto del finto libro. La cosa che la stupì maggiormente, non appena tutti questi pensieri le apparvero davanti agli occhi, fu che erano sfocati. Era come se anche la coscienza di Damon li volesse oscurare. Cancellandoli tutti per dimenticarli, rendendoli fantasmi di ricordi repressi, di segreti che non dovevano essere svelati. Ma qualcosa di strano, oltre alle immagini oscurate, lo vide. Le riapparve la scritta incisa sulla libreria. Bonnie lasciò andare il volto di Damon e restò a bocca aperta. Allora la chiave era lì, proprio a due passi da lei. Entro quella stessa notte avrebbe scoperto che cosa si celava dentro quel libro... In quel momento però il gatto miagolò, svegliando Damon. Bonnie rabbrividì e ora, cosa si sarebbe inventata? Se solo fosse stata veloce come un vampiro, avrebbe potuto correre a letto! Ma non poté farlo. Lui la guardò, mezzo addormentato e biascicò il suo nome...«Streghetta, come mai qui?» lei sussurrò, cercando di essere credibile «Volevo solo guardarti perché non riuscivo a dormire»

«E che cosa esattamente del mio aspetto dovrebbe indurre al sonno?»

«Il fatto che stavi dormendo così beato, per esempio»

«Okay, questa é una scusa già migliore. Domani ti voglio portare in un posto. É un po' lontano e dovremo camminare tanto perciò il mio consiglio é quello di farti una bella dormita»

«E cosa ti dice che io verrò?» gli chiese lei, maliziosamente.

«Come si sono sgranati i tuoi grandi occhi da cerbiatta quando l'ho detto, il modo in cui stai sorridendo, il cuore che batte più forte, il tuo sguardo..tutto insomma»

«Non posso proprio rifiutare a quanto sembra»

«Esatto! E ora dormi! Se potessi ti soggiogherei, ma non funzionerebbe»

«Che pensiero gentile Damon, davvero! Buonanotte vampiro odioso!»

Quella notte Bonnie si ritrovò a sognare quello stesso vampiro che tanto odiava. E non era la prima volta che lo faceva.


 

Damon tentò di svegliarla in ogni modo, la chiamò continuamente, urlò il suo nome e arrivò persino a cantarlo. Ma lei continuava a russare. Così provò nell'unico modo che gli era rimasto: con la forza. Andò sul letto e si adagiò sopra di lei, poi le sussurrò nelle orecchie:

«Lo so che ti piace, é tutta la notte che ansimi»
Bonnie aprì gli occhi non appena sentì il corpo statuario di Damon sopra il suo.

Era pesante. O per lo meno pesava più di lei. Quando i suoi occhi si aprirono, Damon era ancora in quella posizione.

«Perché sei su di me?» gli chiese, senza sapere se essere divertita o terrorizzata.

«E che idiozia stavi dicendo prima?»

«Queste sono troppe domande e c'è troppo poco tempo per risponderti. Siamo già in ritardo, perché hai dormito troppo. Neanche un cannone ti avrebbe svegliato»

«Ma sono solo le otto. E, Damon, so che molte si potrebbero eccitare avendoti sopra, ma io sto per vomitare. Mi stai comprimendo lo stomaco»

Arrossì non appena si accorse di quello che aveva detto, ma il peso sul suo stomaco era tale che la distolse subito dall'imbarazzo.

«Solo tu puoi rovinare un momento così eccitante Pettirosso»


 


 

Mezz'ora dopo partirono verso un posto sconosciuto e, secondo Damon, meraviglioso.

«Perché tutto questo mistero intorno alla nostra destinazione?» gli chiese, mentre erano in macchina.

«Perché così ti posso anche spaventare. Per quel che ne sai, potrebbe essere il luogo in cui torturo le mie vittime» Bonnie scoppiò a ridere.

«Sarei lieta di diventare la prossima vittima da macellare»

Adesso fu Damon a ridere, seguendo la risata della sua streghetta. Si ritrovò a perdere di vista la strada (non che ci fosse bisogno che la guardasse) e fissare il suo sorriso cristallino. I capelli rossi le scendevano lungo le spalle, come raggi del sole che la illuminavano di colore in contrasto con la sua pelle. Gli occhi brillavano di più e le labbra erano schiuse per dare spazio al suono melodioso della sua risata di riempire l'aria, rendendola più dolce, rendendola più respirabile.

«Che c'è Damon?» gli chiese lei, accorgendosi del suo sguardo.

«Sei proprio un usignolo. La tua risata ha un suono divino.»

Bonnie restò senza parole, quella non era decisamente un'affermazione da Damon. Non sapeva però che era proprio da lui ora. Perché quando lei scoppiava a ridere, lui scoppiava a vivere.


 

Quando lei scoppia a ridere, io scoppio a vivere.

[Filippo Meneghetti]


 

 

Dopo un'oretta di viaggio trascorsa rubandosi sguardi, sorridendosi e ascoltando i propri battiti giunsero a destinazione. Erano al limitare di un bosco. Sembrava una zona montagnosa e gli alberi spogli permettevano di vedere meglio il colore del cielo terso che li avvolgeva. Era una giornata serena, l'ideale per un'escursione.
«Meno male che ho messo le scarpe da ginnastica» esclamò Bonnie quando i suoi piedi toccarono terra.

«Ti avrei potuta portare in spalla se non le avessi messe»

«Da quando tutta questa galanteria?» gli chiese lei, accettando il braccio che le porse e stringendolo al suo.

«Da sempre Streghetta»

Bonnie lo guardò nei suoi occhi scuri che, in quel momento, abbagliati dalla luce del sole, sembravano blu. Forse aveva ragione lui. Forse era sempre stato così, ma lei non aveva mai colto a fondo il suo lato gentile. Strinse più forte il suo braccio e si lasciò guidare dentro al bosco.

«É proprio bello qui» disse lei.
«Il meglio deve ancora venire però»

Stavano camminando fra gli alberi, seguendo il pendio della montagna.

Si udiva lo scrosciare di un corso d'acqua lì vicino.
Una cascata probabilmente.

«Come mai mi hai voluta portare qui?»

«Anzitutto perché non c'è segnale e quindi quell'adorabile lupacchiotto non ti può contattare...» Bonnie gli diede una sberla sul braccio, ma poi lo strinse ancora.

«...E poi perché quando saremo in cima ne sarà valsa la pena»

«E se io non riuscissi ad arrivare in cima? Non sono molto allenata»

«É per questo che ho portato qualcosa da mangiare, così ti ricarichi di energie»

Si staccò da lei e le porse la mano. «Vieni con me»

Lei guardò la sua mano tesa verso la sua e una parte di sé, naturalmente, la voleva stringere, ma non sarebbe stato giusto. Insomma era giusto che lei si trovasse lì da sola con Damon? Era giusto che si sentisse così bene, così felice con lui? No, non lo era. Perché lei era fidanzata con Zander. Non avrebbe dovuto stare con Damon, ma non avrebbe mai pensato potesse essere un'uscita così simile a un appuntamento. Per questo, seppur a malincuore, guardò la sua mano e gli sorrise, senza stringerla.

«Ce la posso fare da sola a seguirti»

Lui la guardò un po' deluso, ma capì.

«Se lo dici tu»

La capiva, eppure avrebbe voluto intrecciare le dita con le sue. La guidò verso la cima... Il suono scrosciante della cascata si stava avvicinando. Si guardò indietro, Bonnie stava odorando delle pianticelle violacee che crescevano fitte li intorno.

«Non lo farei se fossi in te. Sai che cosa sono?»

«Aconito, l'ha messo Theophilia nella pozione contro di te» rispose lei, riprendendo il passo.

L'aria era fresca come un bocciolo di rosa appena schiuso. Si arrampicò e la vide. La cascata. Era magnifica. Un corso d'acqua cristallina che scendeva dalla montagna e col suo getto effervescente inondava le rocce.

«É bellissima» disse lei.

I raggi del sole si irradiavano sulla superficie dell'acqua, creando giochi di luce e colore. Appoggiò i piedi su una roccia bagnata e perse l'equilibrio. Sarebbe di certo caduta se Damon non l'avesse afferrata in tempo. Era tra le sue braccia, salva.

«Forse avresti dovuto tenermi la mano»

Bonnie si limitò a sorridergli.

«Forse non ne ho bisogno se ci sei sempre tu a salvarmi»

Damon la rimise a terra e quando Bonnie cercò la sua mano, si stupì. La prese nella sua, e la strinse. Insieme, senza dire niente, raggiunsero la cima. Era pomeriggio ormai. Gli alberi erano ancora più radi, ma le conifere con il loro verde smeraldo tingevano il paesaggio di colore, insieme al cielo rosa e cobalto. Bonnie trattenne il respiro.

«Ti piace?» le chiese Damon.

«É da togliere il fiato» Lui le sorrise.

Stava pensando che era lei a togliere il fiato, ma stette zitto. I suoi occhi castani scrutavano con ammirazione la natura e lui si ritrovò a memorizzare ogni dettaglio dell'espressione attenta e concentrata del pettirosso. Era in sua contemplazione.


 

And all I feel in my stomach is butterflies
The beautiful kind, making up for lost time,
Taking flight, making me feel right
[Everything has changed

Taylor Swift & Ed Sheeran]


 


Distolse lo sguardo da lei per riposarlo sul tramonto. Non era niente, insomma stava guardando il cielo con Bonnie. Era una cosa normale tra amici. Ma allora perché sentiva il suo cuore fermo, battere? Perché sentiva mille farfalle dalle ali sgargianti volare dentro il suo stomaco? Non lo voleva sapere, voleva solo godersi il momento.

Bonnie sapeva che la Signora Flowers aveva ragione quando le aveva detto che quando si ama qualcuno è per sempre, altrimenti come si poteva spiegare l'emozione che stava provando in quel momento? Stava volando insieme a Damon. Erano fermi, ancorati al suolo, ma a lei sembrava di volare in alto nel cielo. Non era lì, era in un altro mondo. Quel mondo che condivideva solo con Damon.
Solo in quel momento, quando il sole calante si infiltrò tra di loro, si accorse che la sua mano era ancora intrecciata alla sua...

Anche lui se ne accorse e i suoi occhi si posarono nei suoi per restarci finché il sole non scomparve dietro alle montagne.


 

Le cose più semplici sono le più straordinarie, e soltanto il saggio riesce a vederle.
[Paulo Coelho]

 

 


 

* libro uscito nel 1923 e scritto da Talbot Mundy.

 

 

 

A/N

 

Questo è il mio regalo di Natale per voi!

Per chi continua a leggere questa fiction e per tutti coloro che hanno usato parole dolcissime per descriverla, andando oltre le parole, dritte alla loro essenza.

Per chi non si limita a leggere, ma a immaginare con tutti e 5 i sensi quello che scrivo, insomma questo capitolo è tutto dedicato a voi ;)

Auguro a tutti un felice Natale, sia pieno di sorprese e felicità.


Ancora tanti auguri e ancora tanti grazie,

un abbraccio ;*


-Gloria
 

   
 
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