Mi è stato chiesto di fare un riassunto dei capitoli, è un po' lungo perciò lo metto sotto spoiler.
Cliccate "Spoiler" per poterlo leggere, se non vi interessa, invece, il capitolo è subito dopo =)
SPOILER (clicca per visualizzare)
Nel prologo troviamo Eragon e Murtagh dopo la battaglia di Urû’Baen e, a differenza di Inheritance, il figlio di Brom decide di seguire il fratello per ragioni non meglio precisate. I due vanno prima a Vroengard dove prendono le uova e lasciano un Eldunarí ad Alagaësia perché aiuti Arya ormai diventata Cavaliere.
Dopo essere stati nell’isola, passano per la Grande Dorsale, arrivando ad una casupola dove una vecchia signora “consegna” ad Eragon una bambina di due anni, Nadja, e con lei facciamo la conoscenza di Logan, un bambino di otto anni, orfano che si unisce ai due Cavalieri. Insieme tutti e quattro - più i draghi, ovviamente – lasciano Alagaësia.
Sono passati trent’anni dalla Guerra e possiamo vedere gli Urgralkshad (i Giochi degli Urgali), in particolare ci concentriamo sugli spogliatoi dell’Arena Rossa, dove troviamo quattro misteriosi uomini mascherati dai nomi piuttosto inconsueti (Sundavr, Vrangr, Black e Nay) e, soprattutto, Arya.
Dopo diversi scambi di battute tra i cinque, si passa ai combattimenti veri e propri. Durante l’incontro serrato di Sundavr e Vrangr, Black e Arya hanno un breve dialogo che si conclude con il loro combattimento e la vittoria di Black che si ritrova in finale ad affrontare Sundavr. Dopo uno scontro all’ultimo respiro, Black per sbaglio taglia la maschera dell’avversario, rivelando il volto ormai adulto di Eragon.
Dopo alcune aspre parole della regina degli elfi all’uomo, si scopre anche che Vrangr altri non è che Murtagh. Fanno la loro comparsa una sconosciuta donna bionda che accompagna i quattro e un nuovo drago nero. I due Cavalieri auto-esiliati danno appuntamento all’elfa al palazzo dell’ex- Urû’Baen - ora Ilirea - e lasciano l’Arena.
A palazzo hanno un colloquio con Nasuada (a cui partecipano anche Arya e Roran) in cui si scopre che Black e Nay sono rispettivamente Logan e Nadja, la donna bionda è invece Loralynn, un’ambasciatrice da Mandras, il regno dove Murtagh ed Eragon hanno vissuto per trent’anni. Viene alla luce il fatto che Eragon è a capo di una quarantina di Cavalieri e che lui e Lynn sono venuti ad Alagaësia per cercare ed uccidere l’assassino di Syria, la sorella della regina Mandrasi e figli.
La comparsa di un misterioso drago azzurro che sembra conoscere Eragon, interrompe l’incontro e porta il Cavaliere ad allontanarsi per un paio di giorni.
Durante la sua assenza ci concentriamo un po’ sul resto dell’allegra combriccola. In particolare notiamo il legame tra Logan e Lynn, molto simile a quello madre-figlio, ma soprattutto quello tra Logan e Nadja che scopriamo avere una relazione probabilmente segreta e che questa è leggermente minacciata da una ragazzina viziata a Mandras.
Infine torniamo a concentrarci su Eragon che troviamo in lacrime davanti ad un sepolcro di cristallo, mentre parla ad una persona che deve aver amato molto.
Vediamo il suo ritorno ad Ilirea grazie ad un incontro tra Arya, Fírnen e Liar (il drago di Logan). I due Cavalieri si parlano a lungo, e mentre Arya inizia a capire che del suo grande amico ormai rimane ben poco, Eragon le rivela l’esistenza dei Duecuori, nome che indica sia i nuovi draghi (selvatici e non) il cui corpo si è fuso con gli Eldunarí degli Anziani sia i loro Cavalieri. Liar è uno di questi e dentro di sé ospita anche la coscienza di Glaedr, ma scopriamo anche che il legame tra lui e Logan non è da normali Cavalieri, ma sono “semplicemente” molto uniti.
Alla sera ci ritroviamo nella Sala del Trono del palazzo dove si festeggia la Liberazione dell’Impero. Viene fuori che Eragon è un re e c’è un grande litigio tra lui e Nasuada, ma soprattutto, grazie al Cavaliere, si schiude un nuovo uovo nelle mani di un giovane ragazzo, Kevan.
Il giorno dopo Logan inizia subito ad addestrare Kevan, ma Aros (un luogotenente di Arya nei Cavalieri di Alagaësia) non trova che debba essere uno straniero ad occuparsi di certe faccende. I due si scontrano e Logan gioca un po’ con lui fino a quando perde le staffe e arriva quasi ad ucciderlo. Viene però fermato da Murtagh ed Eragon, iniziando così un nuovo combattimento con quest’ultimo. Alla fine il Cavaliere pone una strana domanda al suo erede che risponde e gliela rigira. La risposta enigmatica di Eragon lascia tutti sbigottiti e lui lascia il luogo del combattimento portandosi dietro un grande silenzio
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Le urla della donna erano strazianti, piene di dolore, laceravano l’anima con la loro distruttiva potenza.
L’uomo correva senza freni, cercando di raggiungerla. Preso dall’agitazione non riusciva a trovare la stanza giusta, apriva le porte del castello senza pensare, dava uno sguardo all’interno e poi continuava a correre e correre e correre. Le grida sembravano provenire da ogni parte, mandandolo in confusione.
Ma lui non si arrendeva. Le gambe imploravano invano di fermarsi senza essere ascoltate e continuavano a correre e correre e correre.
«Papà!», una voce squillante e preoccupata lo richiamò, riuscendo a fermarlo. Un bambino biondo gli veniva in contro, gli occhi verdi scuri pieni di terrore. «Papà!», urlava. «Hanno preso la Mamma, Papà! Lei gridava, ma non si sono fermati». Si buttò addosso all’uomo, piangendo a dirotto.
Il padre lo guardò intensamente. «Hai visto dove l’hanno portata?», chiese impaziente. Ma il bambino continuava a piangere e ad urlare. Gli prese il volto fra le mani, incrociando i suoi occhi. «Dove l’hanno portata? L’hai visto?», ripeté.
Il bambino annuì. «Di là», indicò un corridoio alla loro destra. «Le faranno del male, Papà?», frignò.
L’uomo non rispose e ricominciò a correre. Il figlio si appese alla sua mano, spaventato, correndo a sua volta.
Arrivarono davanti ad una grande porta di massiccio legno nero, sentendo finalmente le urla nitide e forti. Un altro uomo attendeva lì davanti. Indossava dei suntuosi abiti rossi con uno stemma ricamato sopra. Appena si accorse della presenza di padre e figlio, abbracciò il primo sorridendo felice.
«Come sta andando?», chiese l’uomo sudato ed ansante.
«Non mi lasciano entrare e dubito accetteranno anche te, ma dicono che non ci sono problemi».
«Cosa succede, Papà? Dov’è la Mamma?», domandò il bambino confuso e piangente.
Il padre non lo ascoltò, troppo impegnato a fissare il nero legno della porta, l’uomo in rosso, invece, si abbassò verso di lui. Gli scompigliò dolcemente i capelli. «La Mamma sta bene, piccolo. Fra poco tornerà e avrà una sorpresa, vedrai».
Il bambino sorrise smettendo di piangere. Mamma aveva una sorpresa e a lui piacevano le sorprese.
Un urlo improvviso, più forte degli altri, riempì l’aria, spaventando i tre. Durò qualche attimo, poi il silenzio si protrasse a lungo.
Il padre non resse che un minuto prima di buttarsi contro la porta, aprendola di scatto.
Gridolini femminili di sorpresa si levarono al suo ingresso, ma sopra ogni altro suono, spiccava un lamentoso e sano pianto, tipico dei neonati.
Una donna castana scosse la testa divertita e gli porse un piccolo urlante fagotto insanguinato.
«Congratulazioni, è una bellissima donnina».
Il volto dell’uomo, prima contratto dalla preoccupazione, si distese in un ampio sorriso e le guance gli si rigarono di lacrime di commozione.
La piccola socchiuse leggermente gli occhi per guardarlo, incontrò il suo sguardo dolce e a poco a poco si calmò. L’uomo sentì centinaia di emozioni pervaderlo, era ebbro di felicità e di gioia.
Un flebile e stanco sussurro lo distrasse dalla contemplazione di quel piccolo miracolo. «Capisco che lei possa essere bellissima, ma vorrei anche io le mie coccole annesse alle congratulazioni».
L’uomo si girò verso il grande letto della stanza su cui una donna con il volto madido di sudore lo guardava amorevolmente. Si avvicinò a lei velocemente, rendendosi conto che non era rimasto nessun’altro nella stanza tranne loro tre.
«Non è bellissima», sussurrò sedendosi al suo fianco e scostandole i capelli biondi sparsi sui cuscini. «È magnifica, come te».
La donna sorrise ancora di più e cercò di sporgersi verso il suo volto. L’altro si abbassò quel tanto che bastava per arrivare alle sue labbra. «Ti amo», disse depositandole un piccolo bacio a stampo.
«Ti amo anche io», rispose lei.
La bambina si dimenò tra le braccia del padre, allungandosi verso la madre, curiosa. La donna felice oltre ogni dire l’accolse sul suo petto.
«Non è vero».
La guardò interrogativo.
«Non è come me, è dieci, cento, mille volte meglio. E diventerà come te. Una tua copia al femminile, vedrai», rivelò al marito.
Lui sorrise baciando la fronte ad entrambe.
Un piccolo bussare interruppe quel piccolo idillio familiare. La donna castana di prima entrò piano. «Scusate l’interruzione», sussurrò, «ma dobbiamo lavare la piccola. Mezz’ora e ve la riportiamo».
Con riluttanza l’uomo le passò il piccolo miracolo ora addormentato, poi la donna corse fuori.
I due coniugi rimasero lì per diverso tempo, semplicemente contemplandosi, sussurrandosi frasi piene di emozioni e ricordi, e scambiandosi qualche carezza e qualche fuggevole bacio.
Solo quando la bambina fu di nuovo tra le loro braccia parlarono di nuovo.
«Come vuoi chiamarla?», chiese l’uomo.
«Myra», rispose sicura la donna. «Ha un espressione da Myra».
«E Myra sia, allora».
Si guardarono sorridenti, gli occhi colmi di lacrime di felicità. E risero. Risero sentendo che nulla avrebbe potuto spezzare la perfezione di quel momento.
Ma, lentamente, le risate della donna si trasformarono in urla disperate, le lacrime divennero di dolore e si fecero di sangue. La vita si ritrasse da quel perfetto corpo lasciando solo delle fredde spoglie.
La bambina non c’era più.
E, scritto sul cuscino con la scarlatta linfa vitale, solo due parole:
Ti aspetto.
Eragon si svegliò gridando. Aveva il respiro affannoso ed il corpo sudato nonostante avesse lanciato chissà dove le pesanti coperte scure del letto.
Si passò una mano sul volto stravolto dalla disperazione, accorgendosi solo allora delle lacrime che continuavano a solcargli le guance. In un attimo ricordò perfettamente tutto l’incubo e il peso di tutto il suo dolore si fece più pressante sulle spalle, togliendogli il fiato, lasciandolo completamente devastato.
Era per questo che odiava dormire: ogni sua più piccola debolezza si ingigantiva e gli si rivoltava contro nei modi più subdoli. I sogni erano solo quelli più distruttivi.
Si sentì soffocare dai ricordi e da quelle quattro pareti verdi che lo circondavano. Corse al piccolo terrazzo della stanza, spalancando le porte e uscendo nella gelida aria invernale, incurante di essere vestito solo con dei leggerissimi pantaloni di tela.
Lo sbalzo termico riportò lucidità alla sua mente, ma non placò il suo pianto a cui, a poco a poco, si aggiunsero dei forti singhiozzi. Si appoggiò al parapetto, stringendo il granito così forte da vedere le sue nocche diventare bianche. Alzò il viso al cielo urlando tutta la sua disperazione. Non si curò di poter svegliare qualcuno, né di essere visto in quel momento di totale debolezza. Continuò a gridare mentre la luna piena veniva coperta dalle nuvole nere, come se condividesse il suo dolore.
Il vento freddo soffiava leggero ricordandogli le delicate carezze del sogno, gli amati brividi che lo avevano attraversato durante quei brevi baci, e come questi gli fossero stati brutalmente strappati via. Cadde a terra, completamente sopraffatto dalla potenza distruttiva dei ricordi. Saphira e Light cercarono di consolarlo, ma lui li ignorò, concentrandosi esclusivamente sui suoi lamenti e sulla sua sofferenza.
E rimase lì per tutta la notte, rannicchiato su sé stesso, senza riuscire a trovare pace, fino a quando la luce del giorno lambì il suo corpo e le trombe suonarono festive un nuovo ingresso in città.
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Bene, allora, Buon Natale, innanzi tutto =)
Il capitolo era pronto da un bel po', ma io volevo aspettare Natale (con un certo disappunto di Edo XD)
Forse può sembrarvi un po' corto come capitolo, ma mettere l'incontro con Orik nello stesso capitolo sarebbe stato troppo "indelicato". E poi non dite che non voglio bene ai personaggi di cui scrivo! XD
Parlando di ciò che è successo... devo dire che all'inizio non credevo voler scrivere questa scena, in realtà neanche esisteva, ma poi ho visto il video di "Lullaby" dei Nickelback e mi è sembrata perfetta, soprattutto per introdurre la grande devastazione mentale di Eragon che però si comprenderà meglio tra due/tre capitoli.
Se avete domande, come al solito, potete chiedere e io vedrò se posso rispondere.
Infine ringrazio Edo, Kia e Puccia per aver recensito lo scorso capitolo.
Alla prossima (che non sarà fra un mese),
Akil
P.S.
Dato che a Natale puoi fare quello che non vuoi fare mai (è corretto, fate silenzio!), che ne dite di lasciarmi una piccola recensioncina? Anche solo per dirmi (in modo educato) nella frase X hai sbagliato a scrivere Y! Suvvia, anche solo una volta in tutto l'anno *faccia implorante*
P.P.S.
@Edo: mi dispiace, ma alla cava avevano finito sia il cristallo nero che il marmo bianco... Scolpita interamente nel diamante con il cavallo in oro, zaffiro e rubino non va bene, vero?